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mercoledì 20 novembre 2024

lunedì 18 novembre 2024

Se son Razzi voleranno


Olaf Scholz chiama Putin, spinto dalla crisi e dalla confusione che regna nella sua testa e nel suo governo.

Le cancellerie occidentali danno lezioni di democrazia alla Russia. 

In effetti la sovranità e il rispetto del voto popolare in Europa sono tali che appena gli Stati Uniti eleggono un nuovo presidente e prima ancora che entri in carica,

in Germania inizia una crisi di governo e la stessa presidente della Commissione Ue Von Der Leyen, che già ha pochi rapporti con gli elettori, sembra essere in discussione.

Contano gli Yankees insomma, mica il volere degli elettori.

Dopo aver minacciato militarmente il capo del Cremlino con la credibilità di Chihuaua che fronteggia un Alano, il cancelliere Tedesco ora invita Putin ad essere accomodante e a cercare accordi di pace.

Il paese dei Teutoni è in crisi e il periodo buio è solo iniziato.

Dopo aver programmato la dismissione delle centrali nucleari, le folli sanzioni alla Russia hanno aumentato i costi della produzione e si sono rivelate una mossa autolesionista. 

Risultato: le fabbriche chiudono.

La Cina andrebbe contrastata con dazi e si dovrebbe scoraggiare l'esodo della produzione verso paesi a basso costo e desindacalizzati. Finora In Germania, come in Italia e in Europa, si è fatto l'opposto. 

Le politiche di austerity, di alta tassazione, di desalarizzazione degli operai e dei dipendenti (che spendono dunque di meno) hanno fatto il resto.

Il gasdotto Nord Stream è saltato in aria. Anche i bambini sanno ormai che questo è avvenuto su mandato degli Americani.

I leaders Tedeschi non solo non hanno protestato ma hanno fatto finta di apprezzare. Loro sono dei Fantozzi allo stato puro. Non hanno coraggio di dire no al paese egemone. In più mancano di idee e di qualità. Sono dei meri passacarte, delle teste di legno la cui unica prerogativa è prendere ordini.


Missili, Biden e Antonio Razzi




Mentre la Germania piange, Biden concede l'utilizzo di razzi a lungo raggio all'Ucraina, portando avanti una escalation dagli effetti imprevedibili.

L'intento è chiaro: porre Donald Trump in una futura condizione di non poter negoziare più la pace come promesso, rendendosi popolare presso i propri cittadini che non vogliono la guerra e non vogliono finanziare Zelensky.

Trump riuscì a mettersi d'accordo su testate balistiche e armi nucleari con Kim Jong Un, oggi alleato di Putin. Da uomo di affari, sicuramente negozierà con successo anche con il presidente Russo.

Quanto a Kim, mi piace fantasticare che il vero tessitore della pace missilistica Usa-Corea del Nord fu l'allora senatore Pescarese Razzi, che all'epoca si recava spesso a Pyongyang.

Forse è successo davvero o forse il Nostro si è imposto in una realtà parallela ma qualcosa di speciale lo ha fatto, me lo sento.

Con tutti i suoi difetti, Antonio Razzi è riuscito a prevalere sui razzi con la r minuscola. In un Occidente piccolo piccolo nelle sue leadership, il buon senso del piccolo e caparbio ex migrante Abruzzese  giganteggia.




Il pop classicheggiante dei Cesarians (Uk)

I Cesarians sono una delle più belle perle nascoste del panorama musicale Britannico.

Hanno uno stile ben preciso. É un pop retrospettivo che strizza l'occhio ad epoche e luoghi lontani, fatti di locande con mobili e pavimenti di legno, sale da tè con tazze e teiere di ceramica decorata, gente in abiti antichi di tessuto, scarpe di cuoio, cieli del nord con squarci di sole tra le nuvole, lande destinate al pascolo e al silenzio.

Il cantante ha il ciuffo ribelle dell'artista e rughe ancora giovanili di chi ha vissuto e macinato chilometri e veste in uno stile classico ma al tempo stesso ribelle.







Le foto del giorno: Budapest, zona Parlamento

 


















La prima foto è un monumento a Istvan Bibó (1911-1979) politico e giurista di alto livello.

Seconda foto: porta del Parlamento.

Terza e quarta foto: panoramica della zona del Castello, lato Buda.

Quinta foto: il monumento sulla scalinata è dedicato a Attila József (1905-1937) poeta.

Sesta foto: statua su un palazzo dedicata a István Széchenyi(1791-1860) intellettuale e politico Ungherese.

Settima foto: palazzo residenziale.

Ottava foto: linea tram 2-23.

Nona e decima foto: palazzo residenziale.

Undicesima foto: palazzo residenziale.

Dodicesima foto: la  colonna che culmina con l'urna e dedicata a Batthyány Lajos (1807-1849), primo ministro d'Ungheria e personaggio prominente nei moti rivoluzionari Ungheresi ed Europei del 1848.

Tredicesima foto: tempio riformato (protestante)

Quattordicesima foto: palazzo residenziale (1938)

Quindicesima foto: porta in ferro battuto e vetro. 

Le foto sono state scattate da me nella mattina del 18 Novembre 2024.
É possibile utilizzarle a patto che venga menzionata la fonte: Andrea Russo - andrearusso.net

domenica 17 novembre 2024

Foto del giorno: Palazzo in stile Brutalista a Budapest



Un Pescara deludente impatta ad Arezzo: lo 0-0 sta stretto ai Toscani



I Toscani sono stati determinati e ben organizzati, il Delfino con poche idee è stato salvato dal portiere Plizzari

Una partita scialba può capitare ogni tanto anche ai migliori. L'imporante è tenere il timone ben saldo e non perdere la rotta.

Un punto fuori casa è comunque utile. La Torres, che era seconda, ha perso con l'Entella e questo è un risultato positivo per gli Abruzzesi. La vittoria della Ternana no invece, specialmente perchè Le Fere hanno dato l'ennesima prova di forza liquidando in casa la Lucchese con un debordante 5 a 0.

Il Delfino di Mister Baldini oggi si è reso pericoloso una sola volta su colpo di testa grazie a Pellacani, a fronte delle numerose occasioni prodotte dai Toscani, che avrebbero meritato la vittoria.

Solo "Santo" Plizzari ha detto no coi suoi guantoni alle ottime conclusioni avversarie.

L'attesa ora è per Pescara-Milan Futuro e Pescara-Pineto, entrambe in casa. Due appuntamenti all'Adriatico, dunque, Giovedì 21 Novembre alle 20:45 e Lunedì 25 Novembre alle 20:30. 


Classifica:
 
Pescara 33 
Ternana 30 
Virtus Entella 30 
Torres 29 
Arezzo 25 
Campobasso 23 
Vis Pesaro 23 
Pianese 23 
Rimini 21 
Gubbio 21 
Carpi 18 
Pineto 17 
Perugia 15 
Spal 14 
Lucchese 14 
Pontedera 13 
Ascoli 12 
Milan Futuro 11 
Sestri Levante 11 
Legnago Salus 8

sabato 16 novembre 2024

Arezzo-Pescara, Domenica 17 Novembre: Probabili formazioni e ultimi aggiornamenti



Alle 3:00 del pomeriggio del 17 Novembre va in scena il match Arezzo-Pescara. Silvio Baldini è contento: "I ragazzi si allenano con molto impegno senza bisogno di essere sollecitati (..) Secondo una statistica siamo la prima squadra attualmente in Europa per maggior numero di recuperi palla"

Il difensore Pierozzi e il centrocampista Dagasso hanno problemi fisici leggeri e partiranno dalla panchina.

Meazzi verrà schierato in funzione di mezzala, pur avendo la capacità di giocare in maniera più avanzata.




Il tecnico Aretino Troise ha detto di aver lavorato sulla mentalità di squadra da inculcare dai suoi ragazzi. "Siamo consci che nelle ultime partite potevamo raccogliere più punti e siamo pronti per i prossimi incontri con un coefficiente di difficoltà molto alto (..) 

Finalmente questa settimana sono riuscito ad avere tutti gli effettivi, prima ho parlato della defezione del difensore centrale Gigli che probabilmente partirà dalla panchina, Righetti e Coccia sono in ballottaggio, non so ancora se schierare Chiosa e devo ancora decidere se in avanti giocheranno Gucci o Ogunseye".

Probabili formazioni:

Arezzo 


Trombini, Montini, Del Fabro, Chiosa, Righetti; Mawuli, Santoro, Renzi; Pattarello, Tavernelli, Ogunseye (Gucci). 

Pescara:

Plizzari, 

Staver, Brosco, Pellacani, Crialese, 

Valzania, Squizzato, Meazzi,

Merola, Cangiano, Vergani.

Diretta alle ore 15:00 su Rete 8 e su Sky calcio

E ora come fa Elon Musk?

 
Piero Pelù, Elio e le Storie Tese e Alessandro Gassmann abbandonano X. 

Onestamente a me piacciono tutti artisticamente. 

L'attore succitato me lo ricordo per questo:






Sono sicuro che Gassmann non ami lo schiavismo, ma forse non sa che nel sud Italia è pieno di Africani che raccolgono i pomodori in condizioni disumane. 

Il punto vero è che gli artisti mainstream non sono al centro del mondo e la gente non pende dalle loro labbra, specie quando si indignano a senso unico.

Collabora con me. Scrivimi a: andrearusso1979@hotmail.it 

venerdì 15 novembre 2024

I dem riscoprono il Sovranismo

Ci voleva Elon Musk a generare un sentimento patriottico e Sovranista. E ora che siamo tutti uniti per la causa, l'Italia è pronta per conquistare il mondo (isole comprese).


Ma il problema dell'Italia è Raffaele Fitto?

Storie di sovranismo Italiano, alla ricerca della poltrona perduta.

Giorgia Meloni fa pressioni su Bruxelles e sulla sinistra Italiana affinchè l'interesse nazionale prevalga.

Tuttavia un dubbio sorge: basta una poltrona a negoziare politiche congeniali all'Italia?

Vi propongo questo mio video odierno in merito.

Buona visione.


giovedì 14 novembre 2024

La linea dei tram 2-23 a Budapest, una delle più belle del mondo

 

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mercoledì 13 novembre 2024

Baldini, l'uomo che ha riportato il sorriso alla gente di Pescara

Spontaneo, verace, a volte fin troppo ruspante, ma anche filosofo e leader motivatore:  Silvio Baldini racchiude tutte caratteristiche.

Nessuno credeva che il calcio potesse risorgere proprio quest'anno a Pescara, mentre durante il lungo calciomercato estivo illustri sconosciuti rifiutavano di venire a giocare nella città del Vate.

Nessuno tranne lui.

Il Delfino prendeva porte in faccia a destra e a manca da giocatorini anonomi e modesti, forse anche per questioni di poche decine di migliaia di euro di ingaggio.

I tifosi facevano cortei di protesta e Pescara intera si apprestava a vivere solo dei ricordi dei tempi magici di Galeone, Zeman e Oddo.

Poi la scintilla: dopo poche partite ci si rende conto che la squadra gioca con la testa leggera, libera di pensieri.

La condizione atletica è ottima, la difesa è solida e a centrocampo si vedono anche i muscoli, caratteristica quasi sempre assente nel gioco biancazzurro.

Le squadre più forti sulla carta come Ternana, Torres ed Entella vengono subito messe in riga e il Delfino sembra già staccare tutti.

Il merito è soprattutto di Baldini, quasi un filosofo prestato al calcio che ci parla di sogni e di magia e non vuole solo la serie B, ma anche la A in due anni. Lui ci crede e iniziamo a crederci anche noi.

Vi lascio anche un mio video di approfondimento

Buona visione.




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domenica 10 novembre 2024

La vera forza del Pescara è l'unità del gruppo


Nella foto: il centrocampista della Nazionale Estone e del Pescara Georgi Tunjov

Battuto ieri anche il Sestri Levante 1-0 all'Adriatico. I giocatori ragionano in funzione dei compagni e sono motivatissimi

Era dai tempi della promozione in serie A con Zeman che non si notava una tale determinazione nei giocatori biancazzurri.

La squadra va tutta nella stessa direzione, e gli unici che sembravano indietro nell'entrare in questa mentalità, ovvero Squizzato e Tunjov, stanno recuperando appieno.

É vero, il primo si è fatto espellere un po' ingenuamente, nella penultima partita in trasferta a Pesaro. Tuttavia ha trovato una certa costanza di rendimento.

Tunjov invece, ieri ha deciso la partita. Subentrato al '72, al '77 ha sbloccato il match e regalato i tre punti al Delfino, con un tiro su punizione molto potente da circa trenta metri. Il portiere avversario non è stato impeccabile in questa occasione, ma va dato merito all'Estone di aver calciato bene.

Galvanizzato dal goal poi, il centrocampista di Narva ha corso molto per attaccare e difendere, aiutando molto i compagni. Mister Baldini dice che "è un ragazzo fragile emotivamente e bisogna volergli bene e incoraggiarlo". 

Sembra che il tecnico degli Adriatici stia toccando le corde giuste anche con lui, raccontando di averlo elogiato in allenamento per un movimento tattico in cui era migliorato. Inoltre ha fatto lo stesso davanti alle telecamere e ai giornalisti dopo il match: "Io l'ho visto da come si è concentrato mentre calciava e ho pensato che era più facile che facesse goal che il contrario. Bravo!"

Quello che ha impressionato è l'aggressività con cui i giocatori sono entrati in campo, con la voglia di annullare l'avversario sul piano del gioco.

Manca un bomber in attacco, ma la squadra sopperisce con grande grinta e a coloro che svolgono più il ruolo di punta come Vergani, Tonin e in parte Ferraris, vanno solo fatti i complimenti.

Vergani è già al terzo anno con la maglia del Pescara. Non aveva convinto appieno nè Colombo nè Zeman, che da tecnici ne avevano apprezzato le doti fisiche ma che non avevano riscontrato una sufficiente determinazione. Questo è quanto affermavano anche molti tifosi.

Quest'anno i goal non sono molti da parte sua ma il ragazzo dal volto pulito e dai capelli ricci di Segrate ha mostrato una grinta da leone, spingendo in avanti e contrastando con decisione.

É probabile che i dirigenti Sebastiani e Foggia abbiano cercato di costruire una squadra di gente con piedi buoni ma umile. Lo dimostra il fatto che non siano arrivati i "signorini grandi firme" che pure erano stati cercati durante il mercato estivo, ma per i quali la società non ha voluto svenarsi.

Forse a Gennaio una punta con la fama da cannoniere arriverà, ma se il Pescara continua così, non ci sarà spazio per nessuno. Il Delfino in tal caso rimarrà al primo posto. Oggi le inseguitrici Ternana e Torres hanno pareggiato a Perugia e a Rimini, allontanandosi dunque di altri due punti. L'Entella invece continua la sua corsa, dopo aver battuto il Gubbio 2-1.

Ieri a fine gara il tecnico del Sestri Levante Andrea Scotto ha detto: "La Ternana è la squadra più forte del girone in termini di singoli, ma il Pescara merita di essere prima perchè è più squadra, gioca bene e all'attacco (cosa che a me piace) e ha una determinazione incredibile".


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sabato 9 novembre 2024

La fantastica leggenda della WWF e di Dan Peterson

Per i bambini degli anni '80 e '90 Dan Peterson e i ragazzi della World Wrestling Federation erano degli eroi, dei fratelli maggiori, padri putativi e leggende dai poteri speciali che rimanevano scolpiti nei nostri cervelli a imperitura ed eterna memoria.

Dan Peterson, ometto piccolo di fisico ma grande per capacità ed empatia, è stato uno dei migliori allenatori del basket europeo e l'inconfondibile commentatore dei match del Wrestling Americano.

Non solo: Dan è anche un personaggio poliedrico e dalle mille risorse, capace di fare business e di adattarsi a contesti diversi.

In quei fantastici anni ci presentava, con il suo accento a stelle e strisce, incredibili personaggi come Koko B. Ware, Hulk Hogan, Andrè The Giant, The Million Dollar Man, Macho Man, Kamala, Honky Tonk Man, The Barber, Big Boss Man, Jake The Snake, Paul Roma e tanti altri. Che spettacolo, che gioia!

Se vi va, godetevi il video e iscrivetevi al mio canale youtube, è gratis!





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venerdì 8 novembre 2024

Piccolo messaggio a Richard Geere


Caro Richard Geere.

Salisti sulla nave Open Arms delle Ong per dire a noi Italiani che dobbiamo ospitare i migranti dai barconi, senza particolari limitazioni, sapendo che poi essi conviveranno con i poveri giá presenti in Italia.

Tu che hai fatto soldi a palate facendo film. Soldi guadagnati e meritati per carità, ma fai una vita da privilegiato da quarant'anni e c'è chi ha lavorato molto più duramente di te.

Tu che ti alzi la mattina e puoi permetterti un giardino grande come un campo da golf. 

Tu che ti sei accompagnato alle migliori bellezze del mondo.

Tu che sei Americano, non vivi in Italia e non vivi le difficoltà di ogni giorno dell'uomo Italiano (anche se mi dicono che ti trasferirai presto in Europa)

Tu, insomma, non puoi fare il solidale con il territorio degli altri, venire sulla barca diretta in Italia e dirci cosa fare.

Anche alla luce della vittoria di Trump, è ora che porti qualche decina di migliaia di migranti in qualche sconfinata tenuta che sicuramente puoi permetterti nelle campagne americane e dare a loro alloggio e sostentamento.

Le ragioni per cui Trump ha vinto le elezioni


Nelle elezioni Usa di Martedì, come ormai tutti sanno, Trump ha stravinto, con un divario di oltre 5 milioni di voti rispetto alla rivale Kamala Harris.

Nonostante i sondaggi palesemente fasulli e fallimentari, a cui tra l'altro ci siamo abituati negli ultimi decenni, questa vittoria e anche questo margine me li aspettavo.

Troppi erano i motivi che facevano pendere la bilancia per la vecchia volpe The Don.

Nonostante anch'egli non sia esente da sproloqui e da espressioni fortemente fuori dalle righe, la debacle democratica era troppo marcata e non riusciva soprattutto a compensare i pregi che il Tycoon Newyorchese indubbiamente ha.

Trump, nonostante i detrattori, ha un carisma che pochi presidenti hanno avuto. Pochi in Usa hanno ottenuto il consenso e l'entusiasmo dei seguaci della propria corrente politica al di là delle idee e degli intenti proposti.

Basta un dato di fatto per rendere l'idea: prima delle Presidenziali del 2016 buona parte dei Repubblicani non voleva Trump. Cercarono di metterlo in competizione con diversi candidati di estrazione sociale ed etnica diversa, ma non ci fu nulla da fare: la base voleva lui e lui vinse le primarie.

Si parlò addirittura di estrometterlo dalla candidatura nonostante la vittoria alle primarie, fatto avvenuto una sola volta in precedenza, ma i vertici repubblicani si misero il cuore in pace.

Negli anni successivi The Don divenne sempre più catalizzante nel partito Repubblicano, tanto dal diventarne il leader indiscusso.

E' diventato Presidente nel 2016, ha perso nel 2020, è stato accusato di tutto da una magistratura non sempre imparziale. Dopo l'assalto dei suoi seguaci a Capitol Hill, di cui venne considerato ingiustamente il mandante, visto che non aveva mai dato nessun  ordine in tal senso, sembrava finito.

Tutte le forze che gli si sono contrapposte, dalla magistratura ai media ai movimenti Me Too, sono serviti solo a rafforzarlo, un po' come avvenne con le campagne anti Berlusconi.

Trump ha governato per quattro anni tra luci e ombre. Qualche risultato si è visto ma mantenendo solo parte delle promesse.

Non riuscì a rilanciare l'industria americana come promesso, avrebbe potuto gestire meglio il periodo del Covid, anche se non fu facile per tutti i governi. Strappò qualche buon accordo internazionale.

Quanto alla Harris, è stata vice presidente di un mandato fallimentare, che ha condotto ad una guerra per procura in Ucraina, all'inflazione e all'aumento del prezzo degli idrocarburi in Usa. Biden non è stato in grado di arginare la furia genocidiaria di Nethanyau. 

Inoltre è deperito fisicamente e mentalmente.

Kamala Harris invece, giovanilissima per essere una ultrasessantenne, si è segnalata per sproloqui privi di senso e per risposte sarcastiche ai giornalisti che le chiedevano dettagli sugli aiuti all'Ucraina.

E' stata più credibile di un Biden ormai stanco come candidata alle Presidenziali, ma non ha convinto.

Ecco in sintesi le ragioni della debacle democratica:

1 Trump ha carisma, nonostante l'età avanzata e qualche sproloquio.

2 Trump ha capacità solide di imprenditore e di negoziatore, che ha fatto intravedere quando ha trattenuto una azienda in Usa, mentre era già pronta a trasferirsi in Messico o quando ha trovato un difficile accordo col Coreano Kim Jong Un.

3 Trump non ha provocato l'escalazione della guerra in Ucraina, contenendola verso il Donbass e lasciandola relegata agli accordi di Minsk.

4 Il piano di cambiare l'America da poliziotto del mondo invischiato in guerre a decine di migliaia di chilometri di distanza a uno Stato che guarda più a quello che succede al suo interno, migliorando l'economia, il benessere, diminuendo la disoccupazione, rendendo le strade più sicure e limitando la immigrazione irregolare ha affascinato molti Americani, che ci credono ancora.

5 Kamala Harris dal canto suo ha battuto l'accento sui temi sociali, sulla inclusione, sul diritto all'aborto, ha cercato di virare anche lei in parte verso lo stop all'immigrazione incontrollata, ha cercato di ottenere i voti delle cosiddette minoranze etniche e delle donne, in quanto donna e di origini Indo-Jamaicane.

Non è servito. Non basta essere donna per farsi preferire dalle donne, bisogna essere donne capaci. Non basta essere di colore per avere dalla propria parte gli Africani, bisogna dimostrare di fare i propri interessi.

6 Trump parla sia nello stile del linguaggio sia nei contenuti alla pancia e al cuore della gente semplice e di chi va al concreto, non ad un intellettualismo sofisticato. In tal senso ha squarciato la diffidenza delle popolazioni della provincia, delle città piccole e medie ma a sorpresa anche quella di molte grandi città. Molti ispanici e afroamericani hanno votato per lui e addirittura tra i pochi artisti famosi che si sono schierati con lui ci sono stati  50 cent e Kanye West.

7 Il massiccio supporto delle star di Hollywood e dei cantanti a Kamala Harris è stato quasi un boomerang. 

In una America che conta periferie dilaniate dalla terribile droga Fentanyl, dalla povertà incalzante, dall'aumento dei prezzi che porta a dormire in macchina perfino persone che lavorano,

la gente comune ha preso in antipatia i proclami dei vip privilegiati.

The Don evidentemente parlava al suo cuore meglio di De Niro e di Taylor Swift.

8 I falliti attentati a Donald Trump dimostrano che ci sono lobby a lui ostili.  Viste le troppe incongruenze dell'attentato di Butler, in Pennsylvania, sono sicuro che in tanti, come me, non hanno creduto alla versione dell`attentatore solitario.

Di conseguenza, questo li ha spinti a votare per la vittima.


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Ne riparliamo a Budapest - Puntata nr. 3. Zelensky e Orban fanno pace

Fino a un anno fa  Zelensky era uno strenuo censore di Orban, reo di non inviargli armi (anche se ha ospitato centinaia di migliaia di rifugiati Ucraini. Negli ultimi mesi i due hanno incominciato a parlarsi, in occasione di vari summit internazionali. 

Orban è sempre stato un solido alleato di Trump e precorrendo i tempi gli ha preparato il terreno: con il suo placet si è recato da a Kiev dallo stesso Zelenky, a Mosca da Putin e perfino in Cina da Xi Jin Ping.

Si è esposto ben prima delle elezioni Usa a favore di Trump, mentre i leaders europei obbedivano ai dettami di Biden, per poi esprimere grande entusiasmo per il tycoon Newyorchese all'indomani della sua vittoria alle elezioni.

Ieri nel meeting della Ue, col semestre a presidenza Ungherese ancora in corso, Zelensky e Orban si sono parlati.

Pur trovandosi in disaccordo su alcuni punti, è chiaro che Zelensky dovrà avere il suo omologo Magiaro come interlocutore diplomatico al fine di concordare la fine della guerra con la Russia.




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lunedì 4 novembre 2024

Ne riparliamo a Budapest - Puntata 2 - La Geopolitica ai tempi di Orban

Una nuova serie su Budapest - Puntata 1


"Ne riparliamo a Budapest"

Ho ritenuto giusto inaugurare una serie di video su Budapest, per scoprirne i vari segreti e sfatare tante leggende metropolitane. 

Con questa serie, a cui ne seguiranno altre su argomenti diversi, il mio blog fa un salto di qualità:

comunica informazioni peculiari e personali tramite video e non più in forma scritta. 

Già pubblicavamo dei video ma solo per dare spazio a contenuti di creazione altrui. 

Sarà dunque un blog classico ma anche un videoblog. Se siete interessati, iscrivetevi al mio canale su youtube.


sabato 2 novembre 2024

La strana favola dell'Occidente altruista

Nelle foto: Victoria Nuland, Madeleine Albright e Henry Kissinger, eminenze grigie e strateghi della politica di ingerenza Americana                                                                                                   
In fondo certe cose già le sappiamo, ma un po' perdiamo il focus. Lo facciamo perchè ci coccoliamo nella nostra vita ancora abbastanza comoda, in una situazione di democrazia, sia pure abbastanza limitata da vari fattori.

Bisogna avere una certa ingenuità per credere che i paesi occidentali a guida Americana (quindi con gli Usa che comandano e gli altri che obbediscono più o meno servilmente) abbiano a cuore le sorti democratiche degli altri paesi.

Gli Stati Uniti hanno una lunghissima e anche recente storia di colpi di Stato da loro costruiti e finanziati. Lo abbiamo visto in Venezuela, Argentina e Cile con governi nazionalisti o con uomini di fiducia come Carmona o Guaidò. Lo abbiamo visto anche  in Liberia con Charles Taylor.

Ce ne siamo accorti anche nella Libia del dopo Gheddafi, divisa talora in tre, talora in due pezzi e in mano a ceffi della peggiore risma. Lo sanno tutti del resto che Haftar è un bonaccione, tenero e simpatico come Homer Simpson.

Gli esempi sarebbero infiniti. Dall'Afghanistan dove erano andati gli  per "esportare la democrazia" gli Americani se ne sono andati dopo vent'anni accordandosi con i terribili Talebani, proprio quelli che volevano combattere.

L'Unione Europea doveva in teoria essere un super-Stato che si sarebbe dovuto affrancare dalla sua sudditanza atlantica. Ha costituito invece negli ultimi anni un mezzo per fare il salto di qualità verso un leccapiedismo ancora più estremo, 

in cui Presidenti della Repubblica, Primi Ministri, Cancellieri e Presidenti del Consiglio dei Ministri piccoli piccoli sono pronti quasi ad entrare in guerra pur di compiacere il paese egemone.




Costoro erano pronti a stracciarsi le vesti per il referendum in Moldavia sull'adesione alla Ue quando sembrava perso e hanno gridato a brogli elettorali sostanzialmente inesistenti in Georgia.

Della Moldavia la Ue se n'è sempre infischiata, lasciandola nella povertà, nel degrado e nello spopolamento. Quanto all'Ucraina,  l'ha mandata a morire, ben sapendo che inviare le armi avrebbe solo prolungato la sua agonia generando perdita di territori, più morti e più distruzione. 

Della Georgia alla Ue frega men che meno, se non in qualità di nazione subalterna. 

Bruxelles le ha inviato dei fondi, questo è vero, ma per obbedire pedissequamente ad ogni diktat e per sottomettersi alle lobby. Quando il paese Caucasico ha promulgato una legge contro le invadenti ONG che condizionano a suon di quattrini la sua vita politica interna

e quando perfino l'opposizione ha votato la legge contro l'ideologia gender e il suo insegnamento delle scuole, la Von Der Leyen ha puntato i fucili.

Non solo: ha gettato la maschera. 

Tutta questa indignazione per difendere le lobby celate dietro alle Organizzazioni Non Governative dimostra il suo amore per i potenti, non certo per i valori democratici.

Sulla Russia, tanto per cambiare, La Ue obbedisce a quello che stabilisce Biden, anche a proprio danno.

Risultato: paghiamo gli idrocarburi a prezzo rialzato e le sanzioni sono diventate un "boomerang". 

Agli Americani l'unica Russia che piace è quella in ginocchio. Quando c'erano Gorbaciov e Eltsin, due leaders filo-atlantici, 

gli Americani hanno mostrato poco rispetto, poca cooperazione e hanno dopo pochi anni allargato i confini militari della Nato, nonostante le aperture importanti fornite, nei primi anni della sua presidenza, dallo stesso Putin. Quest'ultimo fino al 2008 credeva in una possibile cooperazione commerciale e militare, sia con gli Usa che con la Ue.

Si dovette ricredere.

Quando Gorbaciov invece, dopo avere avviato le privatizzazioni consigliate dagli Americani, chiese aiuto economico nel noto summit del G7 di Londra del 1991, Gli Stati Uniti glielo negarono, contribuendo alla fine del suo mandato e della Perestroijka

Le cosiddette guerre fatte per abbattere il dittatore di turno sono solo scuse: quando c'era la guerra Iran - Iraq Saddam Hussein andava benissimo agli americani, che lo foraggiavano e lo appoggiavano.

Tuttora Usa e stati occidentali intrattengono ottimi rapporti con i paesi della penisola Araba, che non sono certo dei campioni di democrazia.




Certo, ad Ovest il rispetto dei diritti umani e democratici, nonchè una situazione perdurante di benessere generalizzato lo fanno tuttora preferire a stati illiberali come Cina e Russia. 

In generale quasi tutti gli Stati del mondo hanno un lato cooperativo e volto al progresso.

Tuttavia, non bisogna credere che i popoli siano fatti solo da babbei pronti a bersi ogni retorica melensa.

L'Europa non è un "giardino fiorito" circondato dai Barbari come afferma Josep Borrell, Alto Rappresentante Europeo per gli Affari Esteri e la sicurezza.

Gli Stati Uniti non sono un faro di civiltà e portatori di valori democratici. Non sono liberatori di popoli oppressi. Semmai esportano la democrazia a suon di bombe e questo non è carino.

Il fatto di essere, da Italiani, necessariamente legati a loro non deve esimerci dal vedere le cose obiettivamente e se necessario, alzare il dito e porre delle obiezioni.

 

Tropico: Piccolo buio

Un pezzo sciolto e Rythm and blues che mi ricorda il migliore Neffa


Senza Riguardo, streaming di Giovedì 31 Ottobre 2024

Tra i temi trattati: elezioni in Georgia, in Usa e in Liguria, caso dossieraggi, politiche della sanità, manovra fiscale

Vi presento: Bubu Tagghete

Ogni Venerdì alle 17, vi consiglio Bubù Tagghete, su rt.radioterapia.it

Piccola postilla Georgiana

La presidente Georgiana ha chiaramente e ripetutamente dichiarato di non poter dimostrare le sue accuse di brogli elettorali da parte di Sogno Georgiano.

Nel primo video che vi propongo lo sostiene al minuto 28:00 e nel terzo breve video lo riafferma, come nel quarto video

Un magistrato l'ha convocata per documentare le sue accuse, lei non si è presentata.

E' molto grave che una Presidente della repubblica chiami la popolazione in piazza per protestare contro presunti brogli elettorali, con il rischio di scontri e di guerra civile, per poi non riuscire a dimostrare nessuna, nemmeno in minima parte, delle sue accuse, sostenendo addirittura che non sia sua competenza farlo.

Vi consiglio: 

1 Un ottimo video che ben spiega la situazione da parte del videoblogger Andrea Lombardi.

2 Uno streaming della rivista di Geopolitica Limes

3 Un breve servizio in Inglese di Euronews che comunica la rinuncia della Presidente di comparire di fronte ad un giudice per dimostrare i brogli.

4 Una intervista di Sky News, in Inglese, in cui il giornalista le fa notare che l'Ocse non ha valutato le elezioni come "truccate".




Come la stampa trasforma Mikhail Khodorkovsky in un nobile esule


L'intervista di Monica Maggioni a K. Al minuto 16:16 la spontanea ammissione del magnate dei suoi trascorsi violenti

In un clima di stampa ostile alla Russia in occidente, tornano utili anche stratagemmi poco corretti, soprattutto nei confronti dei cittadini.

E' così che la stampa Italiana e occidentale in genere sta rispolverando, ammantandolo di una nuova identità, un personaggio come Mikhail  Khodorkovsky.

Si tratta di un uomo non estraneo alla violenza fisica, accentratore di risorse pubbliche, protagonista di frodi, evasioni fiscali, pratiche poco trasparenti, monopolismo.

Era un oligarca che ricorreva ai paradisi fiscali per consolidare e difendere enormi capitali, mentre il suo paese era in ginocchio moralmente e materialmente.

Oggi viene descritto come un nobile esule e in molte trasmissioni tv, incontri e podcast, si evita di fargli domande scomode. Alludo anche a Monica Maggioni, membro importantissimo dei vertici Rai, che si è ben guardata di chiedergli conto delle sue responsabilità, fino a quando a sorpresa lui stesso ha menzionato due suoi scontri armati per le strade di Mosca nel 1991 e nel 1993.

Chi è Khodorkovsky

Mikhail Khodorkovsky è un ex oligarca Russo, ex uomo più ricco del paese, proprietario della Yukos, colosso degli idrocarburi e seconda azienda nazionale del settore a quei tempi.

Uomo vicino a Boris Eltsin, si fece largo grazie alle sue aderenze politiche e al suo senso degli affari, in una situazione di debolezza delle istituzioni quale quella dei primi anni '90.

In quegli anni la Federazione Russa era in ginocchio. La disgregazione dell'Unione Sovietica, il fallimento di parte del suo apparato produttivo, la povertà notevolmente incrementata, anni di iperinflazione avevano generato, nel caos, l'emergere di monopolisti disinvolti che acquisirono a basso costo le aziende che poco prima appartenevano alla collettività.

Il petrolio per la Russia è un bene strategico e da esso dipende la sussistenza dell'intera nazione. Khodorkovsky rilevò la Yukos a prezzi stracciati. La prese indebitata e la lasciò tale.  Influenzò pericolosamente numerosi esponenti politici grazie al suo strapotere finanziario.

Poi arrivò Putin e convocò i monopolisti che si stavano partendo il paese. Chiese a loro di stare dalla sua parte, cooperando con le direttive del governo e non finanziando le forze di opposizione.

Chi non si sarebbe adeguato sarebbe stato messo fuori gioco, con metodi che andavano dai più blandi a quelli più brutali.

Khodorkovski non si adeguò, sfidò Putin e finì in carcere, con sentenze distanziate nel tempo e con accuse varie tra cui figuravano appropriazione indebita, frode fiscale, riciclaggio di denaro.

Fu dunque una vittima? Non propriamente.

Sul fatto che Putin sia un dittatore e che in Russia non ci sia una democrazia almeno nella misura in cui la intendiamo in occidente, non ci piove.

Tuttavia, ci sono dei distinguo da compiere.

La lotta contro Putin fu sicuramente determinante per la incarcerazione di Khodorkovsky. Tuttavia in larghissima parte le accuse erano vere. 

Rese la Yukos una società offshore, distraendo risorse enormi dal controllo statale di provenienza, con l'aggravante di trattare come un bene proprio qualcosa che dovrebbe essere al massimo sotto licenza di sfruttamento economico, ma di proprietà pubblica: gli idrocarburi.

Creò la sedicente European Union Bank ad Antigua, mezzo di numerose truffe, che portò al fallimento.

Condusse altre operazioni discutibili dal punto di vista della trasparenza, con procedure dubbie adottate dalla sua banca Menatep per esempio.

Dopo dieci anni di carcere e dopo aver perso buona parte dei suoi averi e delle sue attività, pur rimanendo ricco e con proprietà prestigiose in giro per il mondo, fu oggetto di un provvedimento di grazia firmato da Putin.

Fu dunque una vittima della vendetta del dittatore originario di San Pietroburgo?

Sì, perchè in altre condizioni, soprattutto con Eltsin al comando, su molte vicende si sarebbe sorvolato.

Meritava la galera?

Decisamente sì.

Se i monopolisti come Khodorkovsky avessero preso il sopravvento sul potere politico, come già era avvenuto, lo Stato si sarebbe reso mero esecutore della loro ingordigia. La situazione in Russia sarebbe stata nettamente peggiore di quella attuale (gli anni '90 lo dimostrano).

Ora in Russia c'è un potere statale forte, illiberale, ma che ha riportato ordine e che ha generato una crescita economica di cui hanno fruito in molti. Ancora oggi il Prodotto Interno Lordo Russo cresce nonostante la guerra e le sanzioni.

Su Putin, sulla guerra in Ucraina, su ciò che avviene nei paesi eurasiatici si possono fare lunghe discussioni ed esprimere critiche.

Gettare fumo negli occhi facendo passare rapaci oligarchi per nobili imprenditori che "volevano portare in Russia democrazia e trasparenza", come in molti hanno detto e scritto, equivale a ignoranza nel migliore dei casi e a cattiva fede nel peggiore.


Nella foto: una sfilza di video beatifica l'ex magnate Russo