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mercoledì 14 maggio 2025

Il Catania vince ma il Pescara passa il turno: 1-2 all'Adriatico



Nella foto: Lorenzo Meazzi. Fonte: Pescara calcio

È stata una partita dura, combattuta, equilibrata. Non c'è stato l'assalto all'arma bianca degli Etnei come tre giorni fa, anzi nel primo tempo le occasioni più nitide le ha avute il Delfino.

Meazzi si è mostrato in grande spolvero e ha garantito una certa spinta al reparto offensivo, tra l'altro con due conclusioni nel primo tempo.

Le due squadre hanno attaccato senza tatticismi, con continui capovolgimenti di fronte.

Al 71' Di Gennaro ha segnato di testa per il Catania, ma otto minuti dopo un contropiede di Meazzi ha messo in condizione Tonin di realizzare una rete pesantissima, che ha di fatto messo una ipoteca sulla qualificazione degli Abruzzesi.

Al 91' il Catania si è riportato avanti grazie a Montalto su una azione rocambolesca, ma al 100' il risultato nell'arco delle due gare ha avvantaggiato a compagine di Silvio Baldini.

Nonostante infatti il totale delle reti sia 2 a 2 tra andata e ritorno, il Pescara vanta una posizione di classifica superiore.

Domani alle 11:30 si attendono i sorteggi per gli abbinamenti del prossimo turno, quindi sapremo presto chi sarà il prossimo avversario dei biancazzurri.


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Argomenti: calcio, serie C, play off

martedì 13 maggio 2025

Palazzina Laf, un buon film incentrato su una storia vera



Immaginate di avere delle forti divergenze, motivate, con la vostra azienda. Immaginate poi che i proprietari e i dirigenti, per punirvi, vi metta insieme ad altre decine di colleghi, in un ufficio dove avete una scrivania, una sedia e niente, in assoluto, da fare. 

Nessun incarico, nessuna pratica, nessun foglio da riempire, nessun lavoro di concetto. Nulla.

È quanto è successo, nella realtà, a parecchi impiegati dell'Ilva di Taranto. La famiglia Riva, che aveva rilevato le acciaierie, negli anni '90 stabilì che servivano più operai e meno impiegati. 

Cercò di convincere dunque chi lavorava dietro a una scrivania con una qualifica ben precisa a mettersi a fare il saldatore o l'addetto al funzionamento dei macchinari.

Per punire i dissidenti, costoro vennero mandati nella cosiddetta palazzina Laf, senza incarichi effettivi. Percepire uno stipendio pieno senza fare nulla poteva sembrare attraente all'inizio, ma a lungo andare i dipendenti iniziarono a soffrire psicologicamente. 


Consideriamo pure il fatto che nel sud Italia chi lascia un lavoro a tempo indeterminato con uno stipendio dignitoso ha grandi difficoltà a trovare alternative, se vuole cambiare. 

Il film è ben gestito dal regista e protagonista Michele Riondino, che punta molto sul lato grottesco della situazione, ma al tempo stesso rende bene il senso del dramma di impiegati vittima di una strana forma di mobbing, che vogliono recuperare una dignità nel loro lavoro, non soltanto avere uno stipendio. 

È una pellicola dunque di impegno civico, sullo sfondo di una Taranto inquinata dove in tanti ancora si ammalano per le polveri presenti nell'aria. 




Bravo è Riondino, che tra l'altro è Tarantino, nel ruolo del delatore. Altrettanto grintoso e realistico è Elio Germano nella parte del dirigente cattivo. 

Un cast di comprimari valido, inoltre, sorregge il film nel suo equilibrio tra farsa e crisi. Solo nella parte finale forse si indugia troppo nell'esplorare gli stati d'animo anzichè mandare avanti la storia. Anche la fase di riscatto finale della classe lavoratrice poteva probabilmente essere sviluppata ulteriormente. 

Si tratta comunque di un buon film, che diverte e fa riflettere. 

Le vicende reali del resto già fornivano parecchio materiale per raccontare una storia non banale e per di più grottesca, stimolando facilmente la fantasia di un artista che vuole rappresentarla nel migliore dei modi.

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Argomenti: recensioni, cinema, Taranto, Ilva

Quando la copia è meglio dell'originale

Nel 1981 l'ottima Randy Crawford incideva "You might need somebody".

Rispondeva il gruppo Estone Elektra con una ottima cover: "Keegi"

Personalmente trovo più intensa, più espressiva e di maggiore senso drammatico la versione Estone. La cantante dovrebbe essere Kadri Hunt.

Infine ho trovato anche un adattamento italiano eseguito dalla indiscutibile Anna Oxa. In questo caso però il testo non convince e l'interpretazione, seppur buona, a mio parere è leggermente inferiore alle altre due.

Nel secondo video è contenuta anche Meid Kaasa Muusika Viib , che rielabora un brano di Stacy Lattisaw: Jump to the beat.

Buon ascolto.





lunedì 12 maggio 2025

Buon Compleanno a Zdeněk Zeman


I migliori auguri a Mister Zeman e una pronta e completa guarigione dai problemi fisici che ha avuto di recente. Classe 1947, nato a Praga, è nipote da parte materna di Čestmír Vycpálek, allenatore della Juventus negli anni '60. 

Si trasferì a Palermo nel 1968, in seguito alla Primavera di Praga e alla conseguente repressione Sovietica. Diplomato Isef, non ha avuto una carriera da calciatore, ma si è imposto con le sue idee innovative fin dai primi anni '80. 

Tra le squadre allenate con cui ha ottenuto i risultati più eclatanti c'è il Foggia di fine anni '80-primi anni '90. Noto per il suo calcio offensivo e per le preparazioni atletiche durissime impartite ai giocatori, predilige spesso i giocatori dalla tecnica scarna ma dal grande sacrificio, anche se ha lanciato la carriera di attaccanti devastanti come Signori, Baiano ed Immobile. 

Il suo migliore risultato con una grande squadra è stato il secondo posto nel 1994-1995 con la Lazio. Il suo ultimo grande successo è sicuramente la promozione con il Pescara nella stagione 2011-2012 di serie B, in cui arrivò primo e aiutò a crescere calcisticamente talenti come Verratti, Immobile, Insigne e Caprari. 

Zeman viene ricordato però soprattutto per la sua integrità morale, per la sua signorile schiettezza, per la sua laconicità e per la bravura nel far maturare i giovani calciatori. Viene ritenuto oltre che un allenatore un insegnante di calcio, sia pure con un carattere non sempre facile. 

Grazie, Mister, per il divertimento che ci hai regalato e auguri ancora.



Perché l'elefante è il simbolo di Catania?


Nelle foto: La fontana dell'elefante e lo stemma della città di Catania


L'associazione tra l'elefante e la città di Catania salta presto all'occhio di tutti coloro che si relazionano alla realtà Etnea.

Lo scopriamo nel simbolo del Catania Calcio, lo vediamo raffigurato sui palazzi governativi, lo troviamo in piazza integrato all'obelisco in Piazza del Duomo.

Fino al 1239 il simbolo della città era San Giorgio, ma Federico II sottrasse il dominio della città ad un Vescovo Conte che la governava e così il nuovo simbolo col pachiderma detto "U liotru" fu ufficialmente introdotto in una riunione del Regno di Sicilia tenutosi a Foggia.

La leggenda parla del mago Eliodoro, che nell'VIII secolo dopo Cristo avrebbe creato l'elefante dalla lava e si sarebbe divertito ad andare in giro per Catania sul suo dorso.

Eliodoro era un mago burlone: soleva comprare merce dai mercanti con oro e pietre preziose, che appena passavano nelle mani del venditore si trasformavano in sassi.

Un'altra leggenda che si perde nella notte dei tempi parla di un elefante che scacciò le belve feroci dalla città, difendendone gli abitanti.

Alla fine del 1700 il principe Ignazio Paternò di Castello addusse il simbolo elefantiaco alla presenza del circo in città, che lo raffigurava negli ornamenti di scena.

La statua con l'obelisco risale al 1737, quando l'architetto Giovan Battista Vaccarini restaurò l'elefante danneggiato dal sisma del 1693 e lo incastonò nell'obelisco sopra la fontana che ancora oggi notiamo in Piazza Duomo e che prende appunto il nome di "Fontana dell'Elefante".




domenica 11 maggio 2025

Il Catania attacca, il Pescara vince: 0-1 per gli Abruzzesi al termine di una gara sofferta



Nella foto in alto: Davide Merola viene festeggiato dai compagni. Nella seconda foto: con freddezza, il talento Campano scavalca Dini con la classica "palombella"


Serata infuocata stasera a Catania nel primo turno della fase nazionale dei play off. Lo Stadio Massimino nel quartiere Cibali era infatti gremito da 18000 spettatori. La squadra di casa non ha deluso i suoi sostenitori, scendendo in campo molto bene, con grande concentrazione e organizzazione di gioco.

Tuttavia gli ospiti hanno mostrato altrettanta concentrazione, aspettando con pazienza l'attimo giusto per colpire, non lasciandosi condizionare da un tifo avverso estremamente vivace. 

La trasferta è stata infatti vietata ai supporters Adriatici e misure simili sono state prese per i Catanesi nella gara di ritorno.


Il Primo tempo

I rossoblu tentano di aggredire i difensori avversari nella loro area e spendono tante energie.

Il Delfino soffre ma non perde la testa. La difesa si conferma rocciosa mentre i centrocampisti sono riusciti a costruire il gioco di rimessa nonostante il forte pressing subito.

Il Catania conta quattro azioni degne di nota, di cui due soltanto realmente pericolose.

Il Pescara si muove bene in contropiede ma preferisce non esporsi troppo vista la forte pressione dell'Elefante.


Il Secondo tempo




Nella seconda frazione i padroni di casa devono cedere qualcosa in termini di fiato e gli Abruzzesi si fanno vedere più spesso dalle parti del portiere Dini.

Al 70' Plizzari risponde alla grande a un gran tiro di Di Tacchio, ma all' '84 un bel contropiede porta Merola a tu per tu con il portiere. Il trequartista di Santa Maria Capua Vetere dimostra concentrazione e freddezza, superando Dini con un bel pallonetto.

Il Pescara va dunque in vantaggio e mantiene il risultato fino alla fine, capitalizzando al massimo le poche occasioni da rete avute.



Conclusioni


Il Catania ha giocato meglio, ha mostrato aggressività e motivazione e avrebbe potuto ottenere molto di più. 

Dal canto suo però il Pescara ha gestito bene la gara, accettando di rinunciare al proprio gioco per difendersi e soffrire, beffando l'avversario al momento giusto.

Mercoledì si giocherà in Abruzzo e per passare il turno i rossoblu dovranno vincere con due goal di scarto. 

A parità di goal nei due incontri il Delfino ha un vantaggio dato dal regolamento, giacchè vanta una posizione di classifica migliore nel suo girone.


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Argomenti: Pescara, calcio, Catania, play off

Riccardo Cioni - In America


Negli anni '80 indubbiamente c'erano molti contenuti filoamericani nel cinema, nei programmi televisivi e nella musica pop. Questo brano francamente non lo conoscevo fino a pochi mesi fa.

La melodia è semplice e orecchiabile, fatta esplicitamente per essere commerciale.

Non è forse un brano indimenticabile (e infatti non mi risulta che sia circolato molto in questi decenni tra radio e tv.

Tuttavia agli occhi del pubblico di oggi il videoclip può sembrare divertente e ingenuamente accattivante, con tanto di coreografia ben eseguita.

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Grazie a tutti voi per avermi seguito in tutto questo tempo.

Le visite registrate dall'inizio delle misurazioni di google analytics a metà 2010 sono oltre 465000.

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venerdì 9 maggio 2025

Habemus papam: un film senza filo logico ne' scopo

Ritengo che questo sia il periodo migliore per recensire un film che avevo in mente da un bel po' di tempo per qualche spunto interessante.

L'idea di realizzare un film su un papa appena eletto in crisi, che non si sente pronto, era una idea interessante, soprattutto nel 2011, prima che Ratzinger si dimettesse e prima che nascessero varie serie televisive in stile Netflix.

Il problema è che questa opera di Nanni Moretti  non va in nessuna direzione.

Ci sono  degli spunti interessanti che vengono però abbandonati e si perdono nel nulla.

C'è un nuovo papa eletto in conclave che inizialmente rifiuta la nomina, ma non si capice bene il perchè e per tutto il film il protagonista non trova chiarezza ne' pace.

C'è uno psicologo che dovrebbe aiutare a sbloccare la matassa ma non sortisce nessun effetto, se non quello di organizzare un torneo di pallavolo tra i cardinali, trovata di per sè carina visivamente ma pur sempre fine a sè stessa.

C'è addirittura una seconda psicologa ma anche lei non conclude nulla. 

Nei primi film Moretti era fissato con i dolci e la cioccolata, poi è apparso spesso come psicologo anche nelle opere di altri registi. Nell'ultimo "Il sol dell'avvenire" lo psicologo lo fa a fare un altro ma tale personaggio è un anziano professionista in fase avanzata di rincoglionimento.

Ci sono attimi di ironia e di rilassatezza (e quindi sei portato a pensare che il film finalmente viri sulla commedia). 

Ci sono attimi di sconcerto (e pensi che ormai evolva un dramma). 

Il neopapa fugge per la città e si aggrega in segreto ad una compagnia di teatro, sua vecchia passione, fino a salire sul palco anche lui in una rappresentazione. A quel punto tu pensi che il film evolva verso una soluzione "fantasy" in cui coraggiosamente il personaggio si libera di panni così ingombranti per seguire le sue passioni e il suo vero io. Macchè.

Il neopapa si reca di nuovo in Vaticano, esce  per il primo saluto alla folla in Piazza San Pietro e annuncia una seconda volta, definitivamente, che lui rinuncia. Il film dunque si conclude con un cardinale che fa una smorfia di dolore. Dovrebbe essere un gesto di profondo sconforto ma sembra più un tifoso dell'Inter che si lamenta del rigore sbagliato da Beccalossi.

Da vecchio comunista rosso (sia pure sbiancato parecchio fino a un rosa quasi impercettibile) ci si aspettava forse una coraggiosa critica della Chiesa (e lì ci sarebbero stati molteplici spunti da utilizzare).

Moretti sceglie di non farlo, anzi, dipinge i cardinali con una certa simpatia e perbenismo.

Scelta legittima, la sua, ma poi, in definitiva, il film non da un senso compiuto allo sconforto e ai dubbi che vorrebbe porre.

Non basta un sempre ottimo Nanni Moretti come attore, un Jean Michel Piccoli sempre carismatico ma ormai imbolsito dagli anni e un contorno di ottimi interpreti noti al cinema italiano.

Peccato perchè Habemus Papam è a tratti gradevole e grazioso, ma da un artista come Moretti ci siamo abituati a ben altro. Anche la colonna sonora di Fabio Piersanti non convince con il suo scontato stile altezzoso, polifonico ed epico.

Affidarsi al solito Nicola Piovani come in tante avventure precedenti sarebbe stato quasi al cento per cento più proficuo.

È un'occasione persa perchè si poteva affrontare la sfida di trattare un tema complesso.

Questo Habemus Papam ricorda i film recenti su Andreotti, Craxi e Berlusconi in cui si evita di affrontare i personaggi nella complessità della loro esperienza di ascesa, consolidamento e declino e ci si sofferma invece solo su alcuni aspetti.

Quando affronti il Real Madrid ti prepari bene per fare una bella figura, altrimenti perdi cinque a zero.

Moretti ha scelto la seconda opzione.


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Categorie: recensione, cinema, Nanni Moretti