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sabato 27 febbraio 2010

Pietro Antonio Colazzo, storia di un'eroe

(Articolo di Maurizio Salvi, pubblicato sul sito dell'Ansa.)
KABUL - Con una azione fulminea, brutale, un commando di talebani ha sconvolto nuovamente il centro di Kabul, attaccando con una grande quantità di esplosivo ed armi automatiche tre hotel nell'area di Shahr-i-Naw e provocando la morte di 16 persone, fra cui Pietro Antonio Colazzo, funzionario dell'intelligence italiana.
Un consigliere diplomatico della presidenza del consiglio che "operava presso l'ambasciata italiana", hanno spiegato le autorità italiane da Roma. In Afghanistan da due anni al servizio dell'Agenzia informazioni e sicurezza esterna (Aise), Colazzo era il numero 'due' a Kabul. Ed ha partecipato attivamente a contrastare l'azione dei terroristi, ha spiegato il capo della polizia afgana riferendo che "era coraggioso. Con grande sangue freddo, nel pieno dell'operazione terroristica, stava fornendo indicazioni alla polizia locale sui movimenti dei guerriglieri, quando è stato abbattuto da uno di loro".

E proprio grazie al suo intervento e "le sue informazioni" ha permesso di mettere in salvo altri quattro italiani che si trovavano nell'hotel, prima che un kamikaze vi si facesse esplodere. Nell'attentato di oggi, oltre a Colazzo, sono rimasti uccisi anche un regista francese, tre agenti di polizia afghani e una decina di cittadini indiani mentre si registra oltre una trentina di feriti. L'attacco è scattato all'alba quando almeno otto uomini fra cui alcuni kamikaze sono entrati in azione - secondo una ricostruzione delle autorità afghane - puntando su alberghi frequentati da stranieri, fra cui il Safi Landmark Hotel, ospitato in un edificio di nove piani insieme al Kabul City Centre, il più lussuoso centro commerciale della capitale afghana. Di fronte a quest'ultimo è esplosa un'autobomba che ha provocato un profondo cratere, mentre i talebani penetravano al suo interno, sparando all'impazzata ed investendo contemporaneamente una guest house, la Park Residence, dove si trovava appunto Colazzo, ed il vicino Hamid Hotel.

Con telefonate alle agenzie di stampa, un portavoce dei talebani Zahibullah Mujahid, ha rivendicato l'operazione "portata a termine da otto mujaheddin", senza fornire indicazioni esplicite sui suoi obiettivi. In una conferenza stampa, il capo della polizia afghana, Abdul Rahman, ha riferito che con ogni evidenza gli attaccanti cercavano di individuare gli stranieri ospitati negli hotel, evidentemente essendo a conoscenza che almeno uno di essi aveva un accordo con l'ambasciata dell'India, distante poche centinaia di metri, ed ospitava quindi un gran numero di cittadini indiani. Unanime la condanna in Italia e durissima anche la reazione del presidente della repubblica afghano Hamid Karzai, per il quale "si è trattato di un'azione terroristica diretta contro cittadini indiani che stavano aiutando il popolo afghano". "Questi attacchi contro di loro - ha ancora detto - non danneggeranno le relazioni molto solide che abbiamo con l'India". Fra le vittime indiane, personale sanitario di un ospedale pediatrico, diplomatici consolari e funzionari governativi.

Gli analisti non escludono che in questo modo i talebani abbiano manifestato il loro dissenso per il riavvicinamento fra Pakistan ed India che potrebbe rafforzare la lotta al terrorismo segnato da un incontro ufficiale a livello di sottosegretari avvenuto ieri a New Delhi per la prima volta dai sanguinosi attentati di Mumbai del novembre 2008. La clamorosa operazione ha messo fine a oltre cinque settimane di tregua nella capitale afghana, dopo l'attacco portato il 18 gennaio dai talebani a numerosi obiettivi della 'zona rossa', non lontano dal palazzo presidenziale, con un bilancio di 12 morti e gravissimi danni materiali. Essa colpisce di nuovo l'Afghanistan mentre è in pieno svolgimento l'Operazione Mushtarak (in lingua dari, Insieme), condotta da migliaia di militari afghani e della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (Isaf) contro i talebani nell'area centrale della provincia meridionale di Helmand, a Marjah e Nad Ali. Due giorni fa il governatore di Helmand ha issato la bandiera tricolore afghanistan su una casa quasi al centro di Marjah, di fronte a centinaia di persone in festa.

domenica 14 febbraio 2010

La grande narrativa va in scena al Teatro Immediato


Nella foto: Edoardo Oliva
Stasera, presso il Teatro Immediato di Via Gobetti va in scena "La morte di Ivan Il'ic", rilettura del romanzo omonimo di Lev Tolstoj, adattata dallo sceneggiatore Roberto Melchiorre e dal regista Edoardo Oliva. L'allestimento scenico è di Francesco Vitelli.

E' la storia di un giudice, Ivan Il'ic Golovin, che viene colpito da una disfunzione incurabile manifestatasi in seguito ad una caduta. Percorre gli ultimi giorni della sua vita, tra la paura dell'inevitabile ed il senso di rabbia per l'ingiustizia della morte. Lui, che sente di essere un uomo onesto, non si rende conto di come possa toccargli un destino così crudele.

Mentre muore però, si sente immerso in uno spazio buio e vede alla fine una luce, nella cui è destinato a rimanere in eterno. In quel momento tutte le sue ire verso la sua famiglia, che non erano altro che lo sfogo per le sue difficoltà gravi, si tramutano in gioia e in senso di affetto.

L'opera fu scritta nel periodo in cui Tolstoj si convertì al Cristianesimo, e quella luce che il protagonista vede durante la sua dipartita sta appunto a significare l'esistenza di un'aldilà in cui si è richiamati da un'entità superiore e una grande gioia ci avvolge.

martedì 9 febbraio 2010

Straordinaria performance di Vytautas Kernagis nel film: Kažkas atsitiko (Qualcosa è successo)


Scena molto suggestiva in stile anni'80, in cui il cantautore lituano interpreta "Santechnikas iš Ukmergės" - "L'idraulico di Ukmerges".
La canzone parla di un idraulico che vive in una piccola città della Lituania, Ukmerges appunto, e non vuole andare lontano, perchè sente che lì ha tutto ciò di cui ha bisogno, nella sua piccola, carina e insignificante città.
Come qualcuno ha notato, nemmeno avrebbe potuto andarci, se avesse voluto, perchè all'epoca la Lituania faceva parte dell'U.r.r.s. e nessuno poteva uscire dai suoi confini, fatte salve rare eccezioni. Non si poteva nemmeno andare in vacanza altrove.
***
Testo della canzone:
Non potrò mai più tornare in Giamaica,
perchè non ci sono mai stato
e perchè nessuna ragazza dai bei capelli corvini e dagli occhi neri ha mai voluto baciarmi
Non annegherò mai nei suoi profondi e vellutati occhi , quando i rossi tramonti caleranno sulla baia di Montego Bay
***
Montego bay, Montego Bay, lavoro come iraulico a Ukmerges
Montego Bay, Montego Bay, lavoro come idraulico a Ukmerges
***
Non ci andrò mai lì, non chiedetemi di spiegarvelo meglio,
sto riparando un tappo
e ogni tanto dò un'occhiatina al mappamondo
non posso tornare indietro
e non ne ho bisogno
tutto quello che il mio cuore desidera è qui
e anche la mia Zose Gargasaite, pure lei è qui
insieme a un bel panorama di Ukmerges
***
Montego Bay, Montego Bay lavoro come idraulico a Ukmerges
Montego Bay, Montego bay, lavoro come idraulico a Ukmerges
***

L'abitacolo della Samara 3 porte


Lada Samara berlina: il retro


Non è mia intenzione fare pubblicità, ma mi colpisce piacevolmente il fatto che in Russia producono ancora auto in stile anni '70-'80, e credo esistano parecchi estimatori del genere.



http://translate.google.it/translate?js=y&prev=_t&hl=it&ie=UTF-8&layout=1&eotf=1&u=http%3A%2F%2Fwww.lada.ru%2Fcgi-bin%2Fautoimg.pl%3Fid%3D4460&sl=ru&tl=it



La Lada Samara, una vecchia conoscenza per chi ha un minimo di passione per le auto, è in vendita ad esempio a 6000 euro scarsi come prezzo base, ed ha un motore euro 3. In Italia si vende abbastanza la Lada Niva, che è stata adattata al mercato europeo ed è una euro 4.

martedì 2 febbraio 2010

Gli Italiani hanno ripreso ad emigrare. La singolare storia di Karim.

Gli italiani hanno ripreso ad emigrare. E non è un fenomeno solo degli ultimissimi anni. Burocrazie lente e inefficienti, sistema del lavoro poco meritocratico, prevaricazione dei datori di lavoro, troppe tasse.

La singolare storia di Karim Gorjux: un Italiano della provincia di Cuneo emigrato in Lituania, paese più povero del nostro sulla carta, ma che gli sta dando delle soddisfazioni.

L'intervista proviene da uno dei più famosi siti di italiani all'estero, "Italians in fuga".

D: Ci racconti come sei finito in Lituania?

R: La storia è veramente lunga, ma bene o male sul mio blog parte proprio dall’inizio di tutta questa avventura. Nel lontano 2003 un mio amico vola per le vacanze a Riga, in Lettonia. Lui ha la mia età e in quell’anno aveva 23 anni.

Dopo ben due settimane a Riga, si innamora perdutamente di una ragazza e pur di avvicinarsi ad essa, riesce ad organizzare l’erasmus a Klaipeda, in Lituania, che dista “soli” 400km dalla capitale lettone.

Come ogni buon studente erasmus che si rispetti, il mio amico invità me a stare da lui per una vacanza durante l’inverno tra il 2004 e il 2005 ed è qui che a Klaipeda conobbi Rita, la mia attuale moglie.

D: Che lavoro fai?

R: Mi occupo di consulenze informatiche e lavoro esclusivamente online. Ho un sito che descrive bene i miei servizi ed i clienti li trovo per passaparola e conoscenze. Usando skype, un sito web e la fantastica connesione ad internet che la Lituania offre, mi posso permettere di lavorare in casa senza problemi.

D: Come fai per la lingua?

R: In Lituania la maggior parte delle persone parla l’inglese. Il Lituano lo capisco per un buon 50%, per le cose importanti, di prima necessità, non ho problemi, ma tutto sommato lo parlo ancora troppo poco.
In casa, dato che abbiamo una figlia, parlo solamente italiano per permettere alla bimba di crescere bilingue. Con mia moglie invece ho instaurato la buona abitudine di parlare italiano dopo poco tempo che ci siamo conosciuti in modo da insegnarle la mia lingua.

D: Cosa offre la Lituania che l’Italia non offre?
La Lituania è un paese europeo con una storia travagliata e, rispetto all’Italia, una carenza di “mezzi”. La Lituania non è un paese ricco, è piccolo ed è abitato da appena 3 milioni e mezzo di persone. L’inverno è freddo e buio, le estati sono fresche e ventilate.

R: Molti pensano alla Lituania come un paese dell’est, ma a differenza dello stereotipo della Romania, Moldovia o paesi geograficamente ad est, la Lituania si trova a Nord dell’Europa a poche centinaia di km dalla penisola scandinava. Klaipeda, la città dove vivo, si affaccia sul mar baltico e dista 400 km da Stoccolma.

Politicamente la Lituania apparteneva all’est europeo, dato che solo dal 1991 è indipendente dall’ex URSS. Ora nel 2010 la Lituania è un paese che tenta di crescere a discapito delle apparenze e del passato.

Da italiano ci sono molte cose che la Lituania offre e che in Italia non trovo o non esistono:

L’asilo per mia figlia è economico, professionale, attrezzato e soprattutto disponibile. Porto mia figlia alle 7:30 del mattino e vado a prenderla alle 17.

Internet sia wifi che residenziale è veloce ed economico. Persino il bus che collega la città alle capitali come Riga o Vilnius, ha il wifi internet tra i suoi servizi.

Le banche sono economiche e aperte tutti giorni fino a sera inoltrata, persino la domenica.

I negozi di alimentari sono aperti fino alle 22.

C’è un’ampia disponibilità di taxi e taxi collettivi per poter girare la sera se si vuole gustarsi un po’ di vino al ristorante.

L’autostrada è gratuita e ben curata.

I lavori pubblici sono veloci ed efficaci. Spesso lavorano ad orario continuato, anche la notte

Le spiagge sono TUTTE pubbliche, non esiste il concetto di spiaggia privata

La burocrazia è praticamente inesistente.

I trasporti pubblici funzionano e tutti paesi sono collegati con servizi bus.

Queste sono le cose che mi sono venute in mente, ma sul mio blog, negli anni ho pubblicato articoli dettagliati su questo argomento.

Quali sono le difficoltà di emigrante in Lituania?

Italiano? Celentano! MAFFIA! Maccaroni! Molte volte mi sento stereotipato appena dico di essere italiano, la nostra fama mi precede, ma per fortuna non è sempre un fatto negativo.

I Lituani, generalmente, hanno una buona opinione dell’Italia, ma negli ultimi anni, l’invasione turisti italiani in Lituania attratti dalle belle ragazze (le lituane hanno la fama di essere tra le più belle donne d’europa), ha esportato l’esatta rappresentazione dello sterotipo che paesi come gli Stati Uniti, l’Inghilterra o la Germania (tanto per citarne alcuni) hanno di noi.

Di conseguenza mi capita di conoscere persone diffidenti semplicemente perché sono italiano, ma a Klaipeda gli italiani residenti sono davvero pochi e quindi non è un problema così grave da farmi sentire un emarginato.

La Lituania piace a chi….

Piace a chi ama il nord, il freddo, le foreste, i laghi, la natura e le bionde.
Da turista la Lituania è da visitare assolutamente nel periodo Giugno - Luglio, se avete fortuna di essere qui in un bel periodo vi potete anche fare il bagno nel baltico.

Da residente posso consigliare la Lituania a chi piace una vita tranquilla in un paese dalla bassa densità demografica ed immerso nella natura. Occhio all’invero però! Il buio ed il freddo non sono consigliati alle persone solari e a rischio depressione.

D: Consigli per chi vuole seguire le tue orme?

R: Il problema più grande per chi vuole venire a vivere qui sono i soldi. Escludo a priori la possibilità di lavorare per un’azienda lituana, il dover imparare la lingua e un compenso che difficilmente arriva a 600€ mensili è una soluzione rischiosa e difficile. Ci sono buone opportunità per gli investitori visto il prezzo contenuto della mano d’opera e l’assenza di dogane alle frontiere.

Un’ultima possibilità sarebbe quella di farsi assumera da un’azienda italiana (o comunque appartenente ad eurolandia) con sede in Lituania e farsi trasferire qui con lo stipendio in euro. Chi ci riesce ha praticamente fatto un terno al lotto.

Io ho scelto di farmi pagare in euro, ma pagare le tasse in Lituania, ma il mio lavoro è prettamente legato all’informatica ed a internet.

http://www.italiansinfuga.com/2010/01/15/emigrare-in-lituania-da-chi-lha-fatto/


Il blog di Karim: www.karimblog.net

Cambiamo gli italiani, cambierà la politica

Il cambiamento non parte dalla politica, ma dagli italiani.
La politica italiana è espressione del suo popolo. Sono politici più o meno di professione nel nostro paese centinaia di migliaia di persone. Vi sembra una cifra troppo alta?
Calcoliamo: un migliaio di parlamentari, un centinaio di consigli e giunte provinciali, diverse migliaia di comuni (anch'essi con relativi consigli e giunte).

Senza contare organi dello stato con cariche di nomina politica (enti strumentali, comunità montane...).
Non c'è distinzione tra il politico e il cittadino comune.
Non siamo noi per primi, comuni cittadini, a chiedere aiuti e raccomandazioni? Non siamo noi che abbiamo imparato a fare strada costretti a volte anche per forza maggiore a fare i furbi?
C'è una parte di italiani, consistente, che va avanti con le gambe sue, d'accordo. Non si può però negare il malcostume generalizzato.
Siamo diventati molli. Basta poco per farci crollare il mondo addosso e non sempre il nostro spirito di sacrificio è all'altezza della situazione.