E' molto fiero dei suoi l'allenatore della Reggina Gregucci: "Abbiamo sofferto, i miei ragazzi hanno corso molto ed hanno battuto una grande squadra come il Pescara. Abbiamo bloccato gli attaccanti e le sovrapposizioni dei centrocampisti. Nel contempo abbiamo fatto degli ottimi contropiedi. Ora bisogna continuare così, e tornare ad una posizione di classifica che sia più consona alle nostre potenzialità".
Zeman ritiene che non sia stato, tutto sommato, una brutta partita:
"Abbiamo avuto un ritmo un po' più lento. E' la seconda partita che perdiamo con la Reggina, ma non è una questione di modulo visto che all'andata ne avevano uno diverso. Piuttosto ci hanno influenzato le botte prese e qualche errore arbitrale. La Reggina ha fatto delle ottime ripartenze, dal canto suo".
Insigne non è contento della prova data, nonostante lui sia uno dei pochi sopra la sufficienza: "Non abbiamo giocato come sapevamo, anche per noi attaccanti è dura contro una squadra che si chiude così: le difficoltà con i campi di allenamento e gli stop dovuti alla neve non hanno influito sulla preparazione atletica, perchè abbiamo lavorato duramente. E' una partita "no" e ci può stare".
Andrea Russo
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sabato 25 febbraio 2012
Bonazzoli e Ragusa affondano il Pescara
Un campionato lungo come quello di serie B determina momenti di calo psichico e fisico in tutte le squadre. Non è un dramma dunque per il Pescara perdere una partita in casa, quando la classifica le sorride. E' proprio delle grandi squadre rialzarsi in fretta, ed è lì il suo futuro banco di prova.
La Reggina invece fa festa e si gode un meritato 0-2 che la rimette in carreggiata. Il trainer dei Calabresi Gregucci non nasconde le sue ambizioni di play off e un successo del genere dà una grossa spinta morale agli amaranto.
I primi minuti sono di studio, fino a quando segna colui che, come avevamo preannuinciato è la "bestia nera" del Pescara: Freddi incorna, colpisce la traversa e Bonazzoli è bravo a ribattere in rete. I padroni di casa accusano il colpo e ci mettono del proprio per far andare male le cose: passaggi sbagliati, svarioni difensivi, attaccanti ben marcati che però fanno poco movimento per liberarsi.
Il 5-3-2 degli ospiti è molto elastico, perchè quando la Reggina sembra appiattirsi tutta in difesa ecco dei contropiedi micidiali che hanno come protagonisti i vari Barillà e Bonazzoli.
La reazione del Pescara si sostanzia in due conclusioni di Lorenzo Insigne al 30' e al 42'.
Al 5' s.t. Immobile, velocissimo, si inserisce in piena area di rigore servito da Sansovini, difende il pallone spalle alla porta ma quando si gira il suo tiro è debole e la palla è facile preda dell'ottimo portiere Zandrini.
Al 24' Ragusa, in contropiede, elude il tentativo di fuorigioco biancoazzurro, e infila un incolpevole Anania. 0-2, il pubblico locale dell'Adriatico è sbigottito.
C'è negli ultimi 15 minuti un tentativo di forcing del Pescara, con il solito Insigne a creare occasioni insidiose, ma il risultato non si sblocca. Da segnalare un chiaro fallo di mano in piena area al 70' di D'Alessandro (il terzo in questa gara da parte degli amaranto).
La gara termina senza troppi sussulti e la Reggina se la aggiudica meritatamente non tanto per il gioco espresso ma per la maggior concretezza.
Andrea Russo
venerdì 17 febbraio 2012
lunedì 13 febbraio 2012
Dopo la neve, arriva il Festival. L'Italia si divide tra "melodici" e "annoiati".
Per chi odia l'eccesso di smancerie, è un brutto periodo: dopo aver fatto i conti con la neve ed averla vissuta con disagio anzichè con gioia, ecco che il festival della canzone più famoso del mondo torna, nel giorno della festa di San Valentino: un uno-due micidiale che metterà lo spettatore meno classicista al tappeto per un po'.
C'è però chi ancora ama Morandi e Celentano. C'è stato un periodo, negli anni '70, in cui il Festival non emozionava più e quasi era scomparso dalla tv stessa, che lo trasmetteva in versione ridotta. Per ironia della sorte, era lo stesso periodo in cui Gianni Morandi veniva messo da parte dai media.
Per un certo pubblico avanti con gli anni (in un paese come il nostro di ultrasessantenni) Morandi e Celentano continuano ad essere ben accetti nelle case Italiane, anche per tre ore e mezza ogni sera per sei giorni.
Molti giovani, però, non amano la scontatezza di buona parte dei testi, l'eccessiva melassa, la formula "ingessata" con i soliti ospiti internazionali e la scarsa innovatività nella parte strumentale dei brani in concorso. Inoltre i concorrenti passano in secondo piano, e questo è oggettivo: su tre ore e mezza in genere, due ore e mezza sono dedicate a gags, comici, pubblicità e ospiti, e un'ora scarsa, anche meno, alle canzoni in gara.
Resta il fatto che (escluse le tv musicali) in Rai, Mediaset e La7 scarseggiano programmi che permettano di ascoltare jazz, rock, musica classica, elettronica o qualcosa di più sperimentale.
C'è però chi ancora ama Morandi e Celentano. C'è stato un periodo, negli anni '70, in cui il Festival non emozionava più e quasi era scomparso dalla tv stessa, che lo trasmetteva in versione ridotta. Per ironia della sorte, era lo stesso periodo in cui Gianni Morandi veniva messo da parte dai media.
Per un certo pubblico avanti con gli anni (in un paese come il nostro di ultrasessantenni) Morandi e Celentano continuano ad essere ben accetti nelle case Italiane, anche per tre ore e mezza ogni sera per sei giorni.
Molti giovani, però, non amano la scontatezza di buona parte dei testi, l'eccessiva melassa, la formula "ingessata" con i soliti ospiti internazionali e la scarsa innovatività nella parte strumentale dei brani in concorso. Inoltre i concorrenti passano in secondo piano, e questo è oggettivo: su tre ore e mezza in genere, due ore e mezza sono dedicate a gags, comici, pubblicità e ospiti, e un'ora scarsa, anche meno, alle canzoni in gara.
Resta il fatto che (escluse le tv musicali) in Rai, Mediaset e La7 scarseggiano programmi che permettano di ascoltare jazz, rock, musica classica, elettronica o qualcosa di più sperimentale.
sabato 11 febbraio 2012
Neve a Pescara: contenuti i danni
Ritengo di essere onesto intellettualmente quando scrivo, e come ho criticato la corrente amministrazione comunale Pescarese in passato, ora mi sento di elogiarla.
C'è stata, in queste settimane, e continuerà ancora, una delle nevicate più intense nella storia della città. Anche i più anziani non ne ricordano una più forte.
Gli interventi per l'agibilità delle strade sono stati nel complesso tempestivi e i disagi sono stati attenuati.
Tutte le forze addette alla sicurezza si sono date da fare, anche di notte: vigili del fuoco, forze di polizia compresi i vigili urbani, semplici cittadini che hanno spalato le strade per loro stessi e per gli altri.
Sono state reclutate centinaia di persone dal Comune, per spalare la neve a pagamento, e si è data la possibilità ai disoccupati locali di fare qualche soldo, invece di ricorrere (a pagamento) all'esercito i cui soldati vengono già pagati bene.
La Gestione Governativa merita un plauso: ha ridotto al minimo i disagi, e i pulman urbani sono passati piuttosto regolarmente.
E' questo un ente che produce buoni servizi a prezzo contenuto: i biglietti da 90 minuti costano un euro e consentono di andare fuori città anche, fino a Chieti o a Penne, ad esempio.
I biglietti giornalieri costano 2 euro e 50, mentre a Perugia circa 5 euro.
A Norwich, una città inglese delle stesse dimensioni di Pescara, un biglietto giornaliero costa circa 5 sterline (ed il servizio è penoso) altrimenti si paga 1 sterlina ( pari a un euro e venti circa) ogni due-tre chilometri .
C'è stata, in queste settimane, e continuerà ancora, una delle nevicate più intense nella storia della città. Anche i più anziani non ne ricordano una più forte.
Gli interventi per l'agibilità delle strade sono stati nel complesso tempestivi e i disagi sono stati attenuati.
Tutte le forze addette alla sicurezza si sono date da fare, anche di notte: vigili del fuoco, forze di polizia compresi i vigili urbani, semplici cittadini che hanno spalato le strade per loro stessi e per gli altri.
Sono state reclutate centinaia di persone dal Comune, per spalare la neve a pagamento, e si è data la possibilità ai disoccupati locali di fare qualche soldo, invece di ricorrere (a pagamento) all'esercito i cui soldati vengono già pagati bene.
La Gestione Governativa merita un plauso: ha ridotto al minimo i disagi, e i pulman urbani sono passati piuttosto regolarmente.
E' questo un ente che produce buoni servizi a prezzo contenuto: i biglietti da 90 minuti costano un euro e consentono di andare fuori città anche, fino a Chieti o a Penne, ad esempio.
I biglietti giornalieri costano 2 euro e 50, mentre a Perugia circa 5 euro.
A Norwich, una città inglese delle stesse dimensioni di Pescara, un biglietto giornaliero costa circa 5 sterline (ed il servizio è penoso) altrimenti si paga 1 sterlina ( pari a un euro e venti circa) ogni due-tre chilometri .
Accettare il rischio delle calamità
C'è una tendenza, in Italia, alla polemica ad oltranza, ad un distorto senso civico che si esplica nella denuncia, come se fossimo diventati tutti reporters d'assalto.
Per quanto riguarda le catastrofi naturali, bisogna riconoscere che c'è un limite alle responsabilità dei singoli.
L'alluvione che ha colpito un intero quartiere di Genova è frutto di una responsabilità collettiva e di un fenomeno naturale: migliaia di persone hanno costruito per decenni lì e diverse amministrazioni hanno dato il via libera alla cementificazione: se è vero che lì non bisognava costruire, le eventuali colpe sono di molti.
La neve che ha colpito duramente il centro Italia è un fatto raro, che non avveniva in queste proporzioni da decenni: è normale che vi siano disagi ed episodi tragici anche.
Se si accetta di antropizzare un territorio, si devono accettare le calamità.
Ricordiamoci che l'uomo ha accettato, volente o nolente, questo rischio: in Giappone vivono 120 milioni di persone sotto il rischio dei sismi, l'Italia è prevalentemente montuosa e sismica, sull'Etna si costruiscono impianti sciistici e alberghi, e ci sono paesi nelle immediate vicinanze.
Napoli conta un milione di abitanti circa e il Vesuvio è ancora attivo.
L'intera California è costruita su faglie immense, grandi come l'Italia o la Francia, come superficie.
Si accetta il rischio, e a volte non se ne può fare a meno.
Per quanto riguarda le catastrofi naturali, bisogna riconoscere che c'è un limite alle responsabilità dei singoli.
L'alluvione che ha colpito un intero quartiere di Genova è frutto di una responsabilità collettiva e di un fenomeno naturale: migliaia di persone hanno costruito per decenni lì e diverse amministrazioni hanno dato il via libera alla cementificazione: se è vero che lì non bisognava costruire, le eventuali colpe sono di molti.
La neve che ha colpito duramente il centro Italia è un fatto raro, che non avveniva in queste proporzioni da decenni: è normale che vi siano disagi ed episodi tragici anche.
Se si accetta di antropizzare un territorio, si devono accettare le calamità.
Ricordiamoci che l'uomo ha accettato, volente o nolente, questo rischio: in Giappone vivono 120 milioni di persone sotto il rischio dei sismi, l'Italia è prevalentemente montuosa e sismica, sull'Etna si costruiscono impianti sciistici e alberghi, e ci sono paesi nelle immediate vicinanze.
Napoli conta un milione di abitanti circa e il Vesuvio è ancora attivo.
L'intera California è costruita su faglie immense, grandi come l'Italia o la Francia, come superficie.
Si accetta il rischio, e a volte non se ne può fare a meno.
domenica 5 febbraio 2012
Ijo colpisce ancora: Il suo album "Step Sequence" è online
Non è facile riassumere in maniera semplicistica un lavoro come "Step Sequence" pubblicato per la Blikmuzik da Audrius Vaitiekunas, al secolo Ijo, ribattezzatosi per alcuni lavori come questo col nome "300 degrees" . Sin da bambino ha armeggiato con attrezzi musicali, radio, riproduttori di suoni e diavolerie elettriche ed elettroniche varie. Ha usato sintetizzatori, ha spaziato lungo vari generi.
Ha imperversato nella scena underground londinese, ha tanti segreti da mettere in musica e da rivelare ancora.
La dimostrazione sono queste 10 tracce realizzate con un sintetizzatore, drum machines ed altri strumenti retrò risalenti ai primi anni '80.
Sono brani da studiare, ascoltare e riascoltare, perchè non entrano subito in testa.
Ad un ascolto più attento, però, il sintetizzatore sembra quasi aprire varchi nello spazio, nel tempo e nella memoria. Sono suoni che sembrano fare un viaggio in ognuno di noi, adattandosi alle nostre percezioni individuali.
Una musica d'atmosfera, strumentale, elettronica, notturna, leggermente vintage, eppure trasversale, che non fa il verso a nessuno. Quest'ultimo concetto è fuori discussione, quando Ijo suona.
Ecco il link in cui è possibile ascoltare gratuitamente i brani per intero.
www.blikmuzik.net/album/step-sequence
Il Canone Rai: è giusto pagarlo?
Risulta essere il canone rai la tassa più odiata dagli italiani, e questo è emerso da diversi sondaggi svolti negli ultimi decenni. E' giusto pagare 112 euro quando poi vengono elargite centinaia di migliaia di euro per esibizioni di 20 minuti di Benigni e Celentano?
In venti minuti tali personaggi intascano più di quanto molti di noi faranno in tutta la loro vita.
Una volta Penelope Cruz venne a Sanremo e disse all'intervistatore: oh come mi piace l'Italia, qui mi sento a casa, e andò avanti con tutti questi salamelecchi per venti minuti.
Nel Dopo-Festival, all'una di notte, Chiambretti svelò l'arcano: le avevano dato un compenso di 250 000 euro, per quei venti minuti. Per chiacchierare.
Ma chi di noi, se venisse invitato in una trasmissione tv in Spagna e gli dessero 250 000 euro, non direbbe: "Adoro la Spagna!" "Ho anche la canottiera del Barcellona", avrei detto io, mentendo biecamente.
Ad un cittadino che vive con poco 112 euro fanno comodo. Ma se lo dovessero mettere davanti a una scelta, ovvero togliere il canone e cancellare diversi varietà, impoverire le reti rai, magari rinunciare ai tg regionali e mandare a spasso un po' di gente che lavora nell'emittente pubblica, sarebbe ancora dello stesso avviso?
Un'altra soluzione per non pagare il canone sarebbe aumentare la pubblicità, che ora ha un limite massimo che Mediaset e La 7 non sono tenuti a rispettare.
Con il finanziamento soltanto tramite pubblicità la Rai sarebbe una vera e propria rete commerciale, e si misurerebbe ad armi pari con Mediaset, e non da una posizione di favore.
E' utopistico pensare comunque che i partiti rinuncino al loro controllo sul di essa.
Un altro modo per ridurre un po' il canone sarebbe retribuire di meno chi prende stipendi milionari, tra i vari presentatori, ed eventualmente rimpiazzare chi se ne va con talenti emergenti o lasciati in disparte, che in un paese come il nostro, con 60 milioni di anime, non sono pochi.
Potrebbe essere un rischio, ma potrebbe anche funzionare: Bisogna ricordare infatti che la Rai non solo valorizza i personaggi dello spettacolo e del giornalismo, ma li crea. Tante persone hanno acquisito fama e potere unicamente grazie alla visibilità che ha dato loro la Rai. Senza di essa, ora i loro compensi sarebbero enormemente inferiori.
Di certo c'è che non sapremo mai se è possibile risparmiare su questa elefantiaca emittente senza impoverirla più di tanto, fino a quando non si proveranno nuove strade, che il connubio dirigenti-politici non vogliono minimamente percorrere, nonostante i tempi di crisi. Gli anchormen continueranno a sventagliarci in viso la loro ricchezza spropositata rispetto a ciò che fanno, destando nel pubblico un indissolubile e contraddittorio sentimento di amore e odio.
In venti minuti tali personaggi intascano più di quanto molti di noi faranno in tutta la loro vita.
Una volta Penelope Cruz venne a Sanremo e disse all'intervistatore: oh come mi piace l'Italia, qui mi sento a casa, e andò avanti con tutti questi salamelecchi per venti minuti.
Nel Dopo-Festival, all'una di notte, Chiambretti svelò l'arcano: le avevano dato un compenso di 250 000 euro, per quei venti minuti. Per chiacchierare.
Ma chi di noi, se venisse invitato in una trasmissione tv in Spagna e gli dessero 250 000 euro, non direbbe: "Adoro la Spagna!" "Ho anche la canottiera del Barcellona", avrei detto io, mentendo biecamente.
Ad un cittadino che vive con poco 112 euro fanno comodo. Ma se lo dovessero mettere davanti a una scelta, ovvero togliere il canone e cancellare diversi varietà, impoverire le reti rai, magari rinunciare ai tg regionali e mandare a spasso un po' di gente che lavora nell'emittente pubblica, sarebbe ancora dello stesso avviso?
Un'altra soluzione per non pagare il canone sarebbe aumentare la pubblicità, che ora ha un limite massimo che Mediaset e La 7 non sono tenuti a rispettare.
Con il finanziamento soltanto tramite pubblicità la Rai sarebbe una vera e propria rete commerciale, e si misurerebbe ad armi pari con Mediaset, e non da una posizione di favore.
E' utopistico pensare comunque che i partiti rinuncino al loro controllo sul di essa.
Un altro modo per ridurre un po' il canone sarebbe retribuire di meno chi prende stipendi milionari, tra i vari presentatori, ed eventualmente rimpiazzare chi se ne va con talenti emergenti o lasciati in disparte, che in un paese come il nostro, con 60 milioni di anime, non sono pochi.
Potrebbe essere un rischio, ma potrebbe anche funzionare: Bisogna ricordare infatti che la Rai non solo valorizza i personaggi dello spettacolo e del giornalismo, ma li crea. Tante persone hanno acquisito fama e potere unicamente grazie alla visibilità che ha dato loro la Rai. Senza di essa, ora i loro compensi sarebbero enormemente inferiori.
Di certo c'è che non sapremo mai se è possibile risparmiare su questa elefantiaca emittente senza impoverirla più di tanto, fino a quando non si proveranno nuove strade, che il connubio dirigenti-politici non vogliono minimamente percorrere, nonostante i tempi di crisi. Gli anchormen continueranno a sventagliarci in viso la loro ricchezza spropositata rispetto a ciò che fanno, destando nel pubblico un indissolubile e contraddittorio sentimento di amore e odio.
venerdì 3 febbraio 2012
Alcune considerazioni su Monti e il suo Governo.
Negli ultimi anni, abbiamo collezionato una serie di dichiarazioni che dimostrano la distanza dai problemi della gente comune della nostra classe dirigente. Chi ha la pancia piena, vede un mondo bello ed ideale. Ma per chi combatte ogni giorno, George Clooney conierebbe il motto: "No maccheroni, no party".
Padoa Schioppa, che purtroppo non è più tra di noi, affermò: "Le tasse sono belle" e "Gli italiani sono dei bamboccioni".
Rotondi se ne uscì con: "Si potrebbe fare a meno della pausa pranzo, io lo faccio spesso". Brunetta insultò un gruppo di precari: "Siete l'Italia peggiore".
Ora Monti ci illumina d'immenso: "Il posto fisso è di una noia mortale".
Per chi ogni giorno deve fare i conti con le sue tasse, il posto fisso è un punto d'arrivo da difendere strenuamente, signor Monti. E' la linea di spartizione tra: "l'andare a vivere sotto i ponti con tutta la mia famiglia o assicurarmi un futuro"
Chi sa fare solo un lavoro e perde il posto a 40 anni, dove va? Chi lo assume?
Lei afferma che ci vuole più flessibilità e facilità di licenziamento, per rilanciare l'economia. Ci raccontavano questa favoletta anche negli anni '90 quando furono introdotti i contratti di lavoro precario, ed abbiamo visto i risultati.
Migliorare l'economia non vuol dire far arricchire gli imprenditori, ma creare lavoro e benessere per tutti.
L'azienda è un valore solo perchè crea lavoro e contribuisce al benessere collettivo.
In Germania i sindacati decidono insieme all'azienda sui licenziamenti, gli scioperi sono rarissimi, la vita costa di meno e i salari sono più alti, ma nonostante ciò l'economia è in crescita. Nelle fabbriche tedesche, se c'è un calo di produttività iniziale, si riduce di un'ora o due il turno di lavoro a tutti, ma nessuno viene licenziato.
Si cerca di rilanciare l'economia togliendo diritti ai lavoratori, questa è una costante da quasi 20 anni.
I piccoli e medi imprenditori si sentono abbandonati dagli esecutivi di entrambi gli schieramenti, non di meno dai "governi tecnici". L'economia va a rotoli, da decenni ormai, e la nostra classe dirigente l'ha determinata e non sa dare una soluzione al problema.
I mercati finanziari nell'ultimo mese si sono calmati, la borsa è in discreta ripresa, il differenziale tra i titoli di stato tedeschi e quelli italiani è diminuito. Per quanto riguarda l'economia reale,
quella dei posti di lavoro, di chi produce beni e servizi, e di chi, anche se lavora nel settore pubblico, ha il diritto di non essere tassato a dismisura, non si vede niente di buono ancora.
Un giovane su tre è disoccupato, migliaia di aziende sono fallite negli ultimi anni, altre sono ad un passo dal baratro. Aspettiamo tutti un migliramento...
Padoa Schioppa, che purtroppo non è più tra di noi, affermò: "Le tasse sono belle" e "Gli italiani sono dei bamboccioni".
Rotondi se ne uscì con: "Si potrebbe fare a meno della pausa pranzo, io lo faccio spesso". Brunetta insultò un gruppo di precari: "Siete l'Italia peggiore".
Ora Monti ci illumina d'immenso: "Il posto fisso è di una noia mortale".
Per chi ogni giorno deve fare i conti con le sue tasse, il posto fisso è un punto d'arrivo da difendere strenuamente, signor Monti. E' la linea di spartizione tra: "l'andare a vivere sotto i ponti con tutta la mia famiglia o assicurarmi un futuro"
Chi sa fare solo un lavoro e perde il posto a 40 anni, dove va? Chi lo assume?
Lei afferma che ci vuole più flessibilità e facilità di licenziamento, per rilanciare l'economia. Ci raccontavano questa favoletta anche negli anni '90 quando furono introdotti i contratti di lavoro precario, ed abbiamo visto i risultati.
Migliorare l'economia non vuol dire far arricchire gli imprenditori, ma creare lavoro e benessere per tutti.
L'azienda è un valore solo perchè crea lavoro e contribuisce al benessere collettivo.
In Germania i sindacati decidono insieme all'azienda sui licenziamenti, gli scioperi sono rarissimi, la vita costa di meno e i salari sono più alti, ma nonostante ciò l'economia è in crescita. Nelle fabbriche tedesche, se c'è un calo di produttività iniziale, si riduce di un'ora o due il turno di lavoro a tutti, ma nessuno viene licenziato.
Si cerca di rilanciare l'economia togliendo diritti ai lavoratori, questa è una costante da quasi 20 anni.
I piccoli e medi imprenditori si sentono abbandonati dagli esecutivi di entrambi gli schieramenti, non di meno dai "governi tecnici". L'economia va a rotoli, da decenni ormai, e la nostra classe dirigente l'ha determinata e non sa dare una soluzione al problema.
I mercati finanziari nell'ultimo mese si sono calmati, la borsa è in discreta ripresa, il differenziale tra i titoli di stato tedeschi e quelli italiani è diminuito. Per quanto riguarda l'economia reale,
quella dei posti di lavoro, di chi produce beni e servizi, e di chi, anche se lavora nel settore pubblico, ha il diritto di non essere tassato a dismisura, non si vede niente di buono ancora.
Un giovane su tre è disoccupato, migliaia di aziende sono fallite negli ultimi anni, altre sono ad un passo dal baratro. Aspettiamo tutti un migliramento...
Michel Martone, un "figo" con genitori importanti
Destano reazioni le dichiarazioni di Michel Martone, diventato docente universitario a soli 26 anni e figlio di Antonio Martone, ex Presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati. Non spetta a me giudicare se questa parentela lo abbia aiutato a far carriera, ma da quanto risulta dai suuoi titoli nel 2001 it.wikipedia.org/wiki/Michel_Martone ci sono professori universitari che per diventarlo hanno dovuto affrontare ben altre fatiche e presentare ben altre pubblicazioni e curriculum.Questo vale anche per il suo curriculum del 2006, quando è diventato Professore Ordinario.
La sua dichiarazione: "Chi non si laurea entro 28 anni è uno sfigato"
presenta molte lacune in termini di logica.
Innanzitutto, chi lavora e studia ovviamente ci metterà di più a laurearsi, e potrebbe essere uno studente valido.
In secondo luogo, c'è gente che non è portata per gli studi, ma che è valida ugualmente.
In molti settori non è necessario lo studio, e l'uomo si valuta anche per altre doti: il coraggio, la generosità, l'intelligenza pratica, nelle attività manuali, e spesso anche nelle arti: si pensi al chitarrista autodidatta Jimi Hendrix. Molti politici di spicco di tutto il mondo non avevano la laurea, gli scrittori Steinbeck e Piero Chiara non avevano fatto studi regolari, Albert Einstein fu bocciato diverse volte a scuola, molti giornalisti famosi non hanno un diploma universitario.
Qualcuno che non ha studiato e fa il muratore, ha costruito la bella casa di Martone. Qualcuno che fa il cameriere, lo ha servito al tavolo. Qualcun altro che fa il cuoco ma non sa fare le equazioni di secondo grado, gli ha preparato da mangiare.
Concentrandoci dunque sul valore logico della frase di Martone, (più che sulla sua offensività), essa risulta un'affermazione superficiale, da cui probabilmente si può dedurre, se 2+2 fa 4, che un "figo" per lui è un figlio di qualcuno importante.
La sua dichiarazione: "Chi non si laurea entro 28 anni è uno sfigato"
presenta molte lacune in termini di logica.
Innanzitutto, chi lavora e studia ovviamente ci metterà di più a laurearsi, e potrebbe essere uno studente valido.
In secondo luogo, c'è gente che non è portata per gli studi, ma che è valida ugualmente.
In molti settori non è necessario lo studio, e l'uomo si valuta anche per altre doti: il coraggio, la generosità, l'intelligenza pratica, nelle attività manuali, e spesso anche nelle arti: si pensi al chitarrista autodidatta Jimi Hendrix. Molti politici di spicco di tutto il mondo non avevano la laurea, gli scrittori Steinbeck e Piero Chiara non avevano fatto studi regolari, Albert Einstein fu bocciato diverse volte a scuola, molti giornalisti famosi non hanno un diploma universitario.
Qualcuno che non ha studiato e fa il muratore, ha costruito la bella casa di Martone. Qualcuno che fa il cameriere, lo ha servito al tavolo. Qualcun altro che fa il cuoco ma non sa fare le equazioni di secondo grado, gli ha preparato da mangiare.
Concentrandoci dunque sul valore logico della frase di Martone, (più che sulla sua offensività), essa risulta un'affermazione superficiale, da cui probabilmente si può dedurre, se 2+2 fa 4, che un "figo" per lui è un figlio di qualcuno importante.
Pescara calcio: le storie di Nicco e di Immobile
Focalizziamo un attimo il mercato di Gennaio del Pescara: sono andati via Pinsoglio, Giacomelli, Petterini, Nicco e sono arrivati Ragni (un ritorno), Nielsen e Caprari.
Il caso di Gianluca Nicco merita una nota in particolare: secondo alcune fonti, Zeman non l'ha più fatto giocare perchè coinvolto nel giro degli idagati lo scandalo del calcioscommesse. In pratica il boemo avrebbe detto (il condizionale è d'obbligo): regolarizza la tua posizione e poi ti faccio giocare.
Nicco potrebbe essere colpevole, ma potrebbe anche essere estraneo ai fatti, ed essere stato tirato in ballo ingiustamente.
La giustizia fai-da-te di cui stiamo parlando, dunque, è quantomeno discutibile: il Pescara non ha messo in campo per mesi un giocatore che ha dato un ottimo contributo alla squadra negli scorsi anni, e poi addirittura l'ha ceduto al Frosinone, dove, evidentemente, non la pensano allo stesso modo. In Italia vige il principio che si è innocenti finchè non si è condannati in via definitiva. Tale principio ha una "ratio": basterebbe accusare qualcuno, altrimenti, per distruggergli la carriera, farlo ritrovare senza lavoro, metterlo alla pubblica gogna. Perchè dunque non aspettare i giudici? Se Nicco è colpevole, ne pagherà le conseguenze, ma se è innocente, vuol dire che è ed era, un giocatore degno del Delfino.
Il centrocampista Nielsen ha già giocato alcune partite, ed ha fatto una buona impressione, entrando da subito nei meccanismi di gioco. L'attaccante Caprari è ancora da vedere, ma se ne parla molto bene.
Nel frattempo, il Genoa ha acquistato, per quasi 4 milioni di euro, l'attaccante juventino, in prestito al Pescara, Ciro Immobile. Quest'ultimo, avvantaggiato dallo spregiudicato modulo offensivo del tecnico Zdenek Zeman, sta segnando goals a raffica. L'anno scorso però era a Grosseto, dove pur evidenziando le sue doti, ha segnato poco, perchè i toscani giocavano con un accorto 4-5-1. Il talento di Immobile era già noto da tempo agli addetti ai lavori, ma con Zeman che gli ha permesso di segnare a valanga il costo del suo cartellino è lievitato. Il club adriatico è stato bravo ad ottenerlo in prestito, ma forse ci voleva più coraggio: prendere Immobile ad Agosto costava meno, e investire su un talento così giovane sarebbe stata un'ottima mossa: probabilmente con 4-5 milioni si poteva acquistare l'intero cartellino, quest'estate.
La prospettiva per il futuro invece è questa: il Pescara è primo e ha serie chances di andare in seria A. Insigne e il già citato Immobile, che in questa squadra fanno letteralmente la differenza, sono in prestito quest'anno, ed è probabile che l'anno prossimo vadano via. La società ha investito poco in questa stagione, e ha avuto la sorpresa di ritrovarsi prima spendendo 4 spiccioli, ma senza guardare lontano. In serie A occorreranno investimenti seri. In un contesto, però, in cui l'azionista di maggioranza, pur con i suoi meriti, si fa da parte per spese di gestione (la questione "Poggio degli Ulivi") e per cifre molto inferiori, rimaniamo perplessi.
Andrea Russo
per la testata Abruzzoblog.it
giovedì 2 febbraio 2012
mercoledì 1 febbraio 2012
L'America affascina ancora, nonostante i suoi difetti
Ammetto che è un imprinting forte, quello di guardare in tv sin da piccoli i telefilms americani, quelli della California perennemente baciata dal sole, in cui si atteggia immortalato per sempre nel fiore degli anni l'agente Poncharello dei Chips
o il pure abbronzato Michael Knight di Supercar, diventato poi dieci anni più tardi il bagnino Mitch in Baywatch, o ancora il duo Starski e Hutch, un po' più datato.
L'estetica la faceva da padrona, con le ragazze in bikini, le comparse maschili palestrate sulla spiaggia, persino una varietà di sex-appeal studiata: i mori Starski e Poncharello contrapposti ai loro compagni di lavoro biondi.
Era una mossa per attrarre gusti femminili più variegati, una tecnica rudimentale quanto volete, ma che funzionava e funziona, ancora oggi, con le veline di Striscia La Notizia.
Le sparatorie non fanno paura, nei telefilm, anzi sembra che i protagonisti si divertano a rischiare la pelle.
Passava così nel subconscio l'idea di una California depurata dalle cose brutte e in cui gli aspetti positivi risaltavano: soldi, belle macchine, belle donne, palme, spiagge, sole, caldo rilassante.
Ed in effetti, si dice che i Californiani siano gente mediamente rilassata, nei loro microclimi di San Francisco, Los Angeles o San Diego, che oscillano tra i 15-20 gradi invernali e i 20-30 gradi estivi: un'eterna primavera, pochi giorni di pioggia, il freddo quasi non esiste, il caldo non è quasi mai afoso e mai troppo forte.
Si sogna ancora la California, come nella canzone, si fa sognare.
Il realismo di noi che siamo cresciuti, diventati adulti e abbiamo sviluppato un senso critico ora non ci fa più pensare che quello sia il paradiso in terra, e che magari si vive anche peggio che da noi: una microcriminalità che ha facile accesso a pistole, fucili e simili, come se si trattasse di giocattoli, semina morti in misura enormemente superiore rispetto alle mafie italiane, anche nell'assolata California, in cui, fino a poco tempo fa, avevano eletto governatore Arnold Schwarzenegger, alias Terminator, Commando, L'Implacabile etc etc.
Un personaggio nè fine nè particolarmente dotato intellettualmente, che incredibilmente è diventato uno statista, se è vero che gli stati americani sono grandi come e più dell'Italia e della Francia, ed hanno autonomie ben più forti delle nostre regioni. Il popolo Californiano è talmente rilassato che si affida a Schwarzenegger e costruisce intere città su faglie lunghe migliaia di chilometri: viene da pensare che siano degli incoscienti.
Eppure.. eppure..
Eppure la macchina burocratica negli States funziona, gli sprechi di soldi pubblici sono pochi, la gente paga le tasse, chi delinque viene punito, i monopoli commerciali vengono distrutti, si spreca energia ma a quanto pare se lo possono permettere, la benzina costa venti-trenta centesimi al litro, si vive molto più liberamente, senza paura del giudizio degli altri, si veste in maniera semplice e sportiva, si mangia tanto e male e si diventa obesi ma in tanti poi si rimettono in sesto perchè si fa anche tanto sport.
La crisi finanziaria del 2008 è partita da lì, come quella del '29. Ma indovinate chi sono stati i primi a riprendersi? Loro. L'economia è in netta ripresa, l'occupazione anche. Loro, gli americani, con i loro mezzi semplicistici, forse a volte rozzi, ma pratici.
Hanno in più di noi un paio di cose: sono fieri di essere come sono, al di là della realtà stessa.
C'è na cultura che incoraggia l'ego smisurato, ad essere ognuno una star.
Per quanto sguaiato, questo principio ha i suoi punti di forza.
Perchè loro, ed ecco il secondo punto, hanno fatto proprio un piccolo, semplice postulato: se vuoi, puoi. Se ti impegni, ce la fai.
Se vuoi qualcosa, devi lavorare duro. Per quanto può sembrare scontato, gli europei non mettono in pratica tale insegnamento.
A noi europei, in particolare a noi italiani, piace dividerci in guelfi e ghibellini, dare le colpe dei nostri insuccessi agli altri, alla politica, al papa, ai comunisti, alla guerra fredda ormai alle spalle, alle congiunture astrali, mai alla nostra voglia di farcela, alla nostra mancanza di coraggio.
Un imprenditore americano rischia i suoi soldi, se cade, finisce col sedere per terra.
Poi però si rialza, il più delle volte.
Qui solo una parte fa così: tanti, troppo imprenditori ricevono fondi dallo stato, li sperperano, li intascano furbescamente, truffano le istituzioni e il prossimo. L'imprenditore piange sempre sulla spalla del politico, in Italia. Senza la comunella politico-imprenditore non si muove foglia.
Tanto c'è uno stato elefantiaco, che allatta i suoi figli anche quando sono cresciuti e hanno la barba.
E forse sarà il lavaggio del cervello della tv americanizzata, oppure una giusta intuizione, ma il fascino di una terra in cui la gente ha coraggio rimane.
Lo spirito del pioniere è negli statunitensi: è l'atteggiamento di attraversare l'oceano o grandi distanze di terra da colonizzare mettendosi in gioco, dicendo: rischio, come va va, se cado mi rialzo, perchè qui vedo orizzonti immensi e lontani...
o il pure abbronzato Michael Knight di Supercar, diventato poi dieci anni più tardi il bagnino Mitch in Baywatch, o ancora il duo Starski e Hutch, un po' più datato.
L'estetica la faceva da padrona, con le ragazze in bikini, le comparse maschili palestrate sulla spiaggia, persino una varietà di sex-appeal studiata: i mori Starski e Poncharello contrapposti ai loro compagni di lavoro biondi.
Era una mossa per attrarre gusti femminili più variegati, una tecnica rudimentale quanto volete, ma che funzionava e funziona, ancora oggi, con le veline di Striscia La Notizia.
Le sparatorie non fanno paura, nei telefilm, anzi sembra che i protagonisti si divertano a rischiare la pelle.
Passava così nel subconscio l'idea di una California depurata dalle cose brutte e in cui gli aspetti positivi risaltavano: soldi, belle macchine, belle donne, palme, spiagge, sole, caldo rilassante.
Ed in effetti, si dice che i Californiani siano gente mediamente rilassata, nei loro microclimi di San Francisco, Los Angeles o San Diego, che oscillano tra i 15-20 gradi invernali e i 20-30 gradi estivi: un'eterna primavera, pochi giorni di pioggia, il freddo quasi non esiste, il caldo non è quasi mai afoso e mai troppo forte.
Si sogna ancora la California, come nella canzone, si fa sognare.
Il realismo di noi che siamo cresciuti, diventati adulti e abbiamo sviluppato un senso critico ora non ci fa più pensare che quello sia il paradiso in terra, e che magari si vive anche peggio che da noi: una microcriminalità che ha facile accesso a pistole, fucili e simili, come se si trattasse di giocattoli, semina morti in misura enormemente superiore rispetto alle mafie italiane, anche nell'assolata California, in cui, fino a poco tempo fa, avevano eletto governatore Arnold Schwarzenegger, alias Terminator, Commando, L'Implacabile etc etc.
Un personaggio nè fine nè particolarmente dotato intellettualmente, che incredibilmente è diventato uno statista, se è vero che gli stati americani sono grandi come e più dell'Italia e della Francia, ed hanno autonomie ben più forti delle nostre regioni. Il popolo Californiano è talmente rilassato che si affida a Schwarzenegger e costruisce intere città su faglie lunghe migliaia di chilometri: viene da pensare che siano degli incoscienti.
Eppure.. eppure..
Eppure la macchina burocratica negli States funziona, gli sprechi di soldi pubblici sono pochi, la gente paga le tasse, chi delinque viene punito, i monopoli commerciali vengono distrutti, si spreca energia ma a quanto pare se lo possono permettere, la benzina costa venti-trenta centesimi al litro, si vive molto più liberamente, senza paura del giudizio degli altri, si veste in maniera semplice e sportiva, si mangia tanto e male e si diventa obesi ma in tanti poi si rimettono in sesto perchè si fa anche tanto sport.
La crisi finanziaria del 2008 è partita da lì, come quella del '29. Ma indovinate chi sono stati i primi a riprendersi? Loro. L'economia è in netta ripresa, l'occupazione anche. Loro, gli americani, con i loro mezzi semplicistici, forse a volte rozzi, ma pratici.
Hanno in più di noi un paio di cose: sono fieri di essere come sono, al di là della realtà stessa.
C'è na cultura che incoraggia l'ego smisurato, ad essere ognuno una star.
Per quanto sguaiato, questo principio ha i suoi punti di forza.
Perchè loro, ed ecco il secondo punto, hanno fatto proprio un piccolo, semplice postulato: se vuoi, puoi. Se ti impegni, ce la fai.
Se vuoi qualcosa, devi lavorare duro. Per quanto può sembrare scontato, gli europei non mettono in pratica tale insegnamento.
A noi europei, in particolare a noi italiani, piace dividerci in guelfi e ghibellini, dare le colpe dei nostri insuccessi agli altri, alla politica, al papa, ai comunisti, alla guerra fredda ormai alle spalle, alle congiunture astrali, mai alla nostra voglia di farcela, alla nostra mancanza di coraggio.
Un imprenditore americano rischia i suoi soldi, se cade, finisce col sedere per terra.
Poi però si rialza, il più delle volte.
Qui solo una parte fa così: tanti, troppo imprenditori ricevono fondi dallo stato, li sperperano, li intascano furbescamente, truffano le istituzioni e il prossimo. L'imprenditore piange sempre sulla spalla del politico, in Italia. Senza la comunella politico-imprenditore non si muove foglia.
Tanto c'è uno stato elefantiaco, che allatta i suoi figli anche quando sono cresciuti e hanno la barba.
E forse sarà il lavaggio del cervello della tv americanizzata, oppure una giusta intuizione, ma il fascino di una terra in cui la gente ha coraggio rimane.
Lo spirito del pioniere è negli statunitensi: è l'atteggiamento di attraversare l'oceano o grandi distanze di terra da colonizzare mettendosi in gioco, dicendo: rischio, come va va, se cado mi rialzo, perchè qui vedo orizzonti immensi e lontani...
Il Pescara passa a Crotone: soffre, rimonta e dà un'ennesima prova di maturità.
Qualcuno è ancora incredulo, a Pescara: dopo 16 anni la squadra del cuore, quella in cui tutti i suoi abitanti si riconoscono (e con loro buona parte dell'Abruzzo) è prima in classifica, di nuovo, con un calcio molto simile a quello di Galeone, che ancora più indietro nel tempo, tra la fine degli anni '80 e i primi anni '90, la portò per ben due volte a confrontarsi in un torneo con Milan, Inter e Juve. Profeta di questa nuova impresa, a metà del suo cammino, è Zdenek Zeman, il taciturno boemo che ieri, mentre le sorti della gara erano in bilico e il suo collega Crotonese Drago si sbracciava come un ossesso, stava impassibile in panchina, impeccabile più del barone Nils Liedholm.
Ma veniamo alla gara: un confronto vibrante, che ha offero agli spettatori suspense, agonismo e gesti tecnici d'alto livello.
Il Crotone ha dovuto soccombere (1-2 il punteggio finale) ma ha venduto cara la pelle.
Al 29' Immobile fa tremare la traversa della porta difesa da Belec.
I padroni di casa ricambiano il favore prima con la botta di Gabbionetta (grande la respinta del portiere adriatico Anania).
Gli ospiti cercano di sfondare in velocità, i padroni di casa cercano il possesso di palla, ragionano e quando attaccano operano una fitta serie di passaggi a ridosso dell'area di rigore avversaria.
Al 42' passa in vantaggio il Crotone: dormita della difesa abruzzese, che lascia liberi ben due giocatori: ne approfitta Florenzi che trafigge dalla sinistra Anania con un bel diagonale. Poco dopo Loviso, con una splendida punizione a girare, colpisce la traversa.
Al 4' minuto di recupero del primo tempo, Immobile, sempre vivo nel corso della gara, vince un rimpallo e piazza la palla alla destra del portiere Belec: 1 a 1.
La gara, che sembrava essersi sbloccata, riprende con una nuova fase di studio: squadre abbottonate, poche occasioni da una parte e dall'altra, gioco maschio e un certo equilibrio in campo.
Ma all'88' , dopo uno scambio Verratti-Gessa-Zanon, quest'ultimo dalla destra, sul fondo, lascia partire un cross che incontra la testa di Cascione, bravo ad inserirsi nella mischia. E' un goal che vale oro, perchè il Pescara porta così a casa i tre punti e si ritrova solo al comando, seguito dal Torino (vincente 1-0 in casa col Vicenza) e dal Sassuolo (bloccato sullo 0-0 a Cittadella)
Andrea Russo
per la testata giornalistica Abruzzoblog.it
Ma veniamo alla gara: un confronto vibrante, che ha offero agli spettatori suspense, agonismo e gesti tecnici d'alto livello.
Il Crotone ha dovuto soccombere (1-2 il punteggio finale) ma ha venduto cara la pelle.
Al 29' Immobile fa tremare la traversa della porta difesa da Belec.
I padroni di casa ricambiano il favore prima con la botta di Gabbionetta (grande la respinta del portiere adriatico Anania).
Gli ospiti cercano di sfondare in velocità, i padroni di casa cercano il possesso di palla, ragionano e quando attaccano operano una fitta serie di passaggi a ridosso dell'area di rigore avversaria.
Al 42' passa in vantaggio il Crotone: dormita della difesa abruzzese, che lascia liberi ben due giocatori: ne approfitta Florenzi che trafigge dalla sinistra Anania con un bel diagonale. Poco dopo Loviso, con una splendida punizione a girare, colpisce la traversa.
Al 4' minuto di recupero del primo tempo, Immobile, sempre vivo nel corso della gara, vince un rimpallo e piazza la palla alla destra del portiere Belec: 1 a 1.
La gara, che sembrava essersi sbloccata, riprende con una nuova fase di studio: squadre abbottonate, poche occasioni da una parte e dall'altra, gioco maschio e un certo equilibrio in campo.
Ma all'88' , dopo uno scambio Verratti-Gessa-Zanon, quest'ultimo dalla destra, sul fondo, lascia partire un cross che incontra la testa di Cascione, bravo ad inserirsi nella mischia. E' un goal che vale oro, perchè il Pescara porta così a casa i tre punti e si ritrova solo al comando, seguito dal Torino (vincente 1-0 in casa col Vicenza) e dal Sassuolo (bloccato sullo 0-0 a Cittadella)
Andrea Russo
per la testata giornalistica Abruzzoblog.it
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