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giovedì 21 gennaio 2016

Mancini, Sarri e quell'Italia un po' morbosa



Nella foto: Mancini (a sinistra) e Sarri prima del litigio

L'altroieri sera, un martedì come tanti altri, è andata in onda su una rete nazionale una piccola scaramuccia. Al termine della partita Napoli-Inter, finita 0 a 2 per i lombardi, i due tecnici, Maurizio Sarri e Roberto Mancini, si sono accapigliati sulla quantità dei minuti di recupero e si sono scambiati qualche parolaccia.

Sarri ha dato a Mancini del fr.., mentre quest'ultimo lo ha appellato come vecchio c.zz..e. In definitiva, si sono espressi un po' come Renzi e Juncker in questi ultimi giorni, soltanto che in politica si va per la sublimazione dell'eloquio. Nel calcio, che, come si ripete sempre, non è un gioco per signorine, non si va per il sottile e ci si esprime in termini diretti.

"Amici come prima": l'amore e i pugni di Mancini

E' anche vero che nel calcio le liti del campo si esauriscono al triplice fischio finale, salvo alcuni casi di una certa gravità (come il pugno di Ferrigno che mandò in coma Bertolotti, per intenderci).

Chi lo dice che queste cose si esauriscono al novantesimo? No, non è stato solo Sarri ad affermarlo, ma Mancini stesso, in una intervista da calciatore, a 33 anni, del 1998, in cui emergono spunti interessanti anche d'altro genere. L'articolo si chiamava "Il mio calcio, amore e pugni". Ecco le parole che affidava l'ottimo "Mancio" alla penna di Alessandro Tommasi, di Repubblica: 

"Non ce n' è bisogno, racconto io. Corini aveva possibilità enormi, era uno di quei giocatori che li vedi e dici: "Questo è bravo davvero, si può costruire la squadra intorno a lui". Invece s' è perso per strada. Quella volta lì sbagliava, continuava a sbagliare, e non accettava le critiche". Così lei lo mise kappaò. "Ci fu una lite e volarono colpi, sì. Ma non perché Mancini dice che si fa così, e così bisogna fare. E' che io avevo in testa il bene della squadra, lui no. Ma ho litigato - e ho fatto a pugni - anche con Francis, con Brady, con Vierchowod. Con Briegel, perfino". Briegel: tedesco, ex decatleta, un metro e 87 per 80 chili: una bestia. Ci voleva incoscienza. "No, ci voleva amore. Per la Sampdoria. E io lo avevo, l' ho sempre avuto. Ma lo avevano tutti quelli del gruppo storico, Vialli, Mannini, Cerezo, Vierchowod... Il che non ci impediva di litigare, di alzare la voce, e le mani. Una volta Casarin - ancora arbitrava - entrò nel nostro spogliatoio dopo la partita: io e Vierchowod ce le stavamo dando, ma forte, sul serio; lui uscì subito, agitatissimo, e andò a chiamare Mantovani: "Corra, si ammazzano". Roba normale, invece. 

E fatta bene, nel senso che non c' erano mai strascichi, l' incidente si apriva e si chiudeva lì. Perché anche per litigare ci vuole intelligenza".


Parole simili le ha dette Sarri: "Nel calcio sono normali momenti di tensione, ho chiesto scusa a Mancini e lo farò di nuovo, ma in genere nel calcio tutto finisce col fischio dell'arbitro, ci si abbraccia e si fa la pace. Del resto anche lui mi ha detto: "Vecchio c.zz..e" (Il trainer interista è andato a inseguirlo negli spogliatoi con fare aggressivo, ndr)

Insomma, Mancini non faccia troppo la signorina imbarazzata, lui che s'è preso a cazzotti con la metà dei suoi compagni di squadra. Molti media hanno dato troppa importanza all'episodio. 

La Zanzara, programma radiofonico di Radio24 noto per la sua satira e la sua leggerezza, ha parlato di questo, con la condanna netta dei due conduttori alle dichiarazioni omofobe di Sarri. Sempre su Radio 24, anche nel programma "Tutti convocati", dove si parla di calcio, già due puntate sono state dedicate a questo.

Sarri omofobo e Mancini gay sì o no, l'Italia discute nei bar tra un maritozzo e un cornetto.

Si ci sofferma sulle parole, su una frase infelice, che non è stata nemmeno detta di fronte ad un microfono o ad una telecamera, ma che è stata riportata.

L'Italia che si scandalizza è quella parte grande del paese che non sa più ridere e dare il giusto peso alle cose. Se il tecnico del Napoli merita anni di radiazione, come ha detto qualcuno, cosa meritano tutti i giocatori che settimanalmente fanno risse in campo? Cosa merita Delio Rossi che "scazzottò", come direbbe un certo commentatore molisano, Adam Liajic? 

Cosa meriterebbe Serse Cosmi, che durante un Siena Pescara mostrò il pugno a Calaiò, reo di aver sbagliato un goal facile? Cosa merita Mourinho che fece il gesto delle manette all'arbitro, o Garcia che fece il gesto del violino sempre all'arbitro? E che dire di Platinì che in Coppa Intercontinentale, per protestare contro l'annullamento di un suo bellissimo goal regolare, si distese sul prato di fianco a mò di pic nic?

Quando Mancini disse: "Fr.... di m...a"!

Ma i colpi di scena non sono finiti: Mancini, nel 2001, convocò un giornalista della Gazzetta dello sport, Alessio Da Ronch, reo di aver svelato la lite tra lui (allora allenatore della Fiorentina) e il suo giocatore Amaral e gli lanciò una serie di insulti tra cui "Fr. di m...a!", di fronte a dei testimoni.

L'ossessione del politically correct

Se ormai basta una parola, quale essa sia, per scandalizzarci, perchè non vengono vietati tutti quei film comici degli anni 70',  80' e 90' dove si pronunciano offese contro i Gay? Perfino Totò nella parodia di un kolossal disse: si sono sbagliati, invece di darmi degli schiavi Traci, mi hanno dato due schiavi froci (che si tenevano per mano, ndr).

E che dire allora del tanto osannato Checco Zalone, che piace proprio perchè viola il "politically correct"? Nel suo primo film "Cado dalle nubi" cantava "gli uommini sessuali sono tali e quali a noi, noi normali... sanno ridere, sanno piangere, sanno battere le mani...proprio come noi persone sani..."

Quante cose becere diciamo noi tutti ogni tanto, parlando con gli amici, al bar, per strada, al lavoro? Quante cose più gravi di questa facciamo? Siamo umani, si sbaglia e anche Sarri, come noi, non ha detto queste cose di fronte a un microfono e le telecamere hanno carpito solo il suo gesticolare con Mancini.

Roberto Mancini è stato un grande giocatore e, pur giocando in nazionale, non ha avuto molto spazio in azzurro perchè ai suoi tempi c'erano i vari Vialli, Schillaci, Baggio, Zola e tanti altri. Come allenatore, dopo poca gavetta ha compiuto una grande carriera.

Maurizio Sarri invece era un impiegato di banca che ha scalato quasi tutte le categorie dilettantistiche e professionistiche, una ad una, prima di allenare una grande squadra. E' attualmente uno dei migliori trainers italiani e ha rivitalizzato un Napoli che ora è primo in classifica e che non giocava così bene da molti anni.

Merita rispetto. E' un uomo, ha sbagliato e verrà sanzionato dagli organi calcistici competenti.  Non merita però di essere messo alla gogna e di fare da capro espiatorio per tutti i mali del calcio. Tra questi, il primo è il fanatismo di molti addetti ai lavori e tifosi.

Probabilmente lo stesso Mancini, tra qualche giorno, avrà parole più accomodanti e i due contendenti faranno la pace.

Chiudiamola con una battuta; il decreto sulle depenalizzazioni ha derubricato l'ingiuria come illecito penale: non ci si macchierà più la fedina penale con un "vaffa". I due tecnici forse volevano sperimentare il gusto di sfogarsi finalmente senza conseguenze pesanti.

lunedì 18 gennaio 2016

Renzi e la lotta per la flessibilità. Perchè togliere il fango con un cucchiaino?



Nelle foto: Matteo Renzi e Jean Claude Juncker

Abbiamo assistito negli ultimi giorni ai "botta e risposta" tra Matteo Renzi e il Presidente della Commissione Europea Jean Claude Juncker sulla flessibilità dei conti, ovvero su un aumento delle risorse da spendere a deficit che il Presidente del Consiglio vorrebbe usare per investimenti sulla crescita.

Juncker ha replicato piuttosto duramente, dicendo che la flessibilità in Europa l'ha introdotta lui e non il Premier italiano. In ciò si contraddice, perchè in un discorso elogiò il semestre europeo a guida Italiana proprio per aver messo in primo piano il tema della flessibilità.

Le cose stanno così: L'Unione Europea, per volere della Germania (e come previsto 30 e oltre anni fa da politici importanti come Margaret Thatcher e Bettino Craxi) sta imponendo dei tagli draconiani alla spesa pubblica degli stati europei, facendo sprofondare il vecchio continente in una forte crisi economica ormai cronicizzata.

C'è chi esce dalla crisi e chi no

Ci sono concetti semplici da capire: se uno stato spende, mette in circolo risorse per l'economia reale. Se fa il contrario ed opera tagli alla sanità, alla scuola e al welfare, oppure impone tasse, il benessere della popolazione scende.

Dopo la crisi del 2008, gli Stati Uniti hanno stampato miliardi e miliardi di dollari, con il famoso acquisto di titoli di stato da parte della banca centrale. Questi soldi sono andati in parte a ricapitalizzare le banche, in parte a produrre investimenti pubblici (infrastrutture, spesa pubblica, sussidi, stipendi statali etc)

E' in sostanza ciò che fece Franklin Delano Roosvelt con il New Deal dopo la crisi del 1929. L'economia americana tornò a livelli di pil e a livelli di occupazione pari al periodo pre-crisi, perchè lo stato diede lavoro a milioni di persone finanziando opere pubbliche.

Quando c'è una crisi, insomma, uno stato, tramite la banca centrale, dà al popolo più denaro in vari modi, per far riprendere l'economia.

L'Europa illuminatamente diretta da Angela Merkel, dopo la crisi del 2008, ha fatto il contrario: ha imposto più tasse e tagli al welfare, togliendo risorse alle genti d'Europa anzichè darle.

Le bugie sul debito pubblico

E' una sciocchezza il pericolo "debito pubblico" tanto sventolato dagli estabilishment europei: non è stato mai un problema.

Gli Stati Uniti hanno un rapporto debito pubblico/pil enorme mentre quello del Giappone è ormai giunto al 250% e lo stesso fondo monetario internazionale, composto non proprio da buoni Samaritani, dice che è tutto ok.

Usa e Giappone hanno però la propria moneta e gestiscono in autonomia le proprie politiche economiche, gli stati sottoposti all'euro no.

Il risultato è sotto gli occhi di tutti e questo non può essere eccepito: l'Europa è sprofondata in una forte recessione economica (dove più dove meno) ma nella sostanza intere economie nazionali sono andate a picco.

Cosa vuole Renzi dall'Ue?

Matteo Renzi, se volesse risolvere il vero problema della crisi italiana dovrebbe stracciare gli accordi di austerità con l'Unione Europea, instaurare una Banca Centrale nuovamente legata ad interessi prettamente nazionali e fare in modo che questo istituto crei moneta per finanziare la ripresa.

Non è avvenuto niente di tutto questo. Prima di diventare Segretario del Partito Democratico e poi Presidente del Consiglio, l'allora sindaco di Firenze è andato servilmente a fare visita ad Angela Merkel. 

Fu un atto di deferenza e forse la ricerca di una investitura che mise subito le carte in tavola.

Da allora si comprese che il nuovo leader non avrebbe esercitato quel cambiamento di rotta, coraggioso e sferzante, di cui la nostra amata Italia aveva bisogno nei rapporti con i partners europei.

Ora Renzi chiede una piccola deroga dalla stabilità dei conti: briciole, dallo 0,4 allo 0,8% in più del nostro Pil per dare un po' di ossigeno al paese. 
Sta cercando di limitare in piccolissima parte una politica totalmente sbagliata, ottenendo delle risposte negative e molto arroganti.

La soluzione sarebbe invece uno strappo netto a tutto ciò che c'è stato di recente.

Gli Stati Uniti hanno generato la crisi internazionale e sono stati i primi ad uscirne, perchè anche se fanno errori, poi sanno cosa fare.

L'Europa ha voluto l'austerity e il risultato è sotto gli occhi di tutti.

In realtà è dagli anni '90 che l'Europa impone politiche di austerity (che in Italia si sono tramutate in tasse e governi tecnici capitanati dai vari Amato, Dini, Ciampi, Maccanico, Monti e Letta), dicendo che queste misure ci serviranno per stare meglio. Stiamo ancora aspettando.

La politica economica europea ci ha immersi nel fango fino al collo. Ora Renzi sta litigando per togliere un cucchiaino di quel fango.

martedì 5 gennaio 2016

Undicesimo viaggio in Lituania - aggiornamenti e consigli



Nota bene: per problemi tecnici gli accenti sono un po' fuori posto.

Ricordate il mio primo post sulla Lituania? Potete rintracciarlo nell'archivio, tra i primissimi contenuti pubblicati su questo blog. Ogni tanto vi ho tenuti aggiornati, in seguito alle mie esperienze nel Baltico. Dopo quasi nove anni le mie impressioni si sono evolute e i viaggi, con quello compiuto qualche tempo fa, sono diventati undici.

Il boom del 2007

Si tratta di un paese interessante, non banale, che continua a dare spunti nuovi ad ogni visita. Ho visto questo paese già intraprendente nel 2007 e già nettamente evoluto rispetto alle descrizioni risalenti ai tempi dell'Urss.

In quel periodo giunsero ingenti fondi per lo sviluppo dall' Unione Europea ed il Pil ebbe un notevole incremento. E' anche vero, altresi', che negli ultimi anni ci sono stati degli aumenti salariali, anche se non soddisfacenti in tutti i settori. Negli ultimi anni parecchie persone si sono lamentate del fatto che il proprio salario non cresce al ritmo dell'inflazione.

La crisi internazionale del 2008

Ho visto, attorno al 2010, questo paese retrocedere in seguito alla crisi internazionale. A Kaunas (la seconda citta' per grandezza) in particolare, vidi nel corso principale parecchie vetrine vuoti e parecchi negozi sfitti rispetto agli anni precedenti.

Il recupero degli ultimi anni

Negli ultimi due anni o tre anni, invece, il paese ha ripreso a crescere e questo e' visibile specialmente a Vilnius. Gli ultimi centri commerciali, per esempio, sono stati inaugurati pochi anni fa. Ce ne sono parecchi e alcuni di questi, come Akropolis, sono enormi.

Visitate Vilnius

Vilnius e' bellissima. In essa si fondono molti stili: barocco, gotico, bizantino.

Poi ci sono gli splendidi e sfarzosi grattacieli, le case colorate di legno in stile western (come nel quartiere di Zverynas), la torre della tv di eta' sovietica, alta oltre trecento metri e con un ristorante in cima dalla formidabile vista panoramica.

Infine una nota a parte la meritano i parchi piccoli e grandi e i boschi che ci sono anche in zone centrali della città.

 

Nelle foto: sirenetta su una sponda del fiume Vilnele e un angelo, entrambi ad Uzupis

Aggiungo anche il quartiere con le strade strette e un po' simile a un villaggio francese di Uzupis.


Uzupis è simbolicamente la "Repubblica degli artisti" con una sua costituzione e riconosciuta dallo stesso governo nazionale.

Vilnius è piena di divertimenti, disco pubs, strip clubs con in locandina ragazze strepitose. Si dice che alcune siano provenienti anche da paesi vicini come la Bielorussia.

Ci sono diverse università e studenti da tutto il mondo, che nei fine settimana affollano le vie del bellissimo centro storico in stile barocco.

D'estate il movimento notturno c'è un po' tutti i giorni, ma in primavera, autunno e in inverno i disco-pubs sono semivuoti tranne che il Venerdì e il Sabato.

A Vilnius ci sono ristoranti che chiudono anche abbastanza tardi, mentre a Kaunas in molti chiudono alle 22- 22 e 30.

Kaunas, Klaipeda, Nida


 Nella foto: i fiumi Neris e Nemunas si uniscono a Kaunas

La Lituania però non è solo Vilnius e Kaunas. C' è la bella citta' portuale Klaipeda, in stile germanico ( lì c'erano i Tedeschi un tempo)


 Nella foto: il porto di Klaipeda

Vicino a Klaipeda c'e' la penisola dei Curi, una lingua di territorio con boschi, spiagge e villaggi nordici di case colorate, tra i quali il più noto è Nida. C'è anche una zona con dune di sabbia come nel deserto! Nida confina con una exclave russa, sottratta ai tedeschi dopo la guerra. Si tratta del distretto di Kaliningrad, che fa capo all'omonima città. 

Un tempo Kaliningrad si chiamava Konigsberg ed era la città del filosofo Immanuel Kant. A Nida c'è la casa di vacanza dello scrittore tedesco Thomas Mann (che ora funge da museo a lui dedicato) e il museo dell'ambra.




Nella foto: dune a Nida

Palanga, invece, fuori da questa penisola, è una città per il turismo estivo. Per intenderci, Nida è la Capri lituana e Palanga è la piccola Rimini locale.

In città grandicelle come Panevezys e Siaulai (si pronuncia Shauleei) si dice che la vita sia piuttosto noiosa.

Nelle città piccole e medie c'è più povertà e tassi di disoccupazione più elevati. L'alcolismo è un problema diffuso e il tasso di suicidi è alto, ma in provincia questi problemi si accentuano.

Nondimeno, l'entroterra diventa molto bello d'estate: boschi, laghi e torrenti puliti, cicogne, corvi a centinaia che gracchiano appesi agli alberi come scimmie facendo un baccano tremendo, vacche, pecore e altro.

Trasporti

In tanti corrono con la macchina come pazzi. Il codice della strada è un optional.

Non attraversate mai fuori dalle strisce: in pochi lo fanno lì e gli automobilisti, che corrono tanto, non si aspettano questo.

Ci sono taxi vecchi e nuovi che costano pochi euro a corsa. Che bello: taxi Audi 80, con tappetini in pelliccia grezza, musica a volte lituana a volte russa alla radio (pop psichedelico con ritmo tunz tunz o allegri ritornelli stile Ricchi e Poveri); tassisti che parlano poco inglese; tassisti che leggono i messaggi sul telefonino mentre corrono a 85 all'ora.

Chiamate il radiotaxi per non farvi fregare sulla corsa e pagherete 5 o 6 euro al massimo.

Non fermate mai un taxi per strada.

Per quanto riguarda la gente, l'atmosfera rilassata della provincia si sente anche a Vilnius, che ha strade larghe e un traffico poco caotico.

Il taxi-autobus è un pulmino che si ferma dove volete voi. E' economico e pratico. In Italia non esiste.


Contatto con la gente

In alcuni paesi come quelli britannici la vita è scandita da regole e regolette.
I lituani sono più flessibili e  creativi e in questo assomigliano agli italiani. Ci sono analogie anche in altri atteggiamenti; del resto loro sono in maggioranza cattolici. Un atteggiamento molto "free" riguarda ad esempio il cibo: l'orario di pranzo e cena è spostato a piacimento e non è frequente vedere persone al ristorante alle 4 del pomeriggio.

Gli uomini sono a volte un po' rozzi ma sinceri. Ci sono pochi snob. Ci sono molti maschi tamarri. Ci sono teste rasate e facce da ceffi. Non è sempre così però e soprattutto tra i giovani lituani ci sono molte menti brillanti e anticonvezionali.

La Lituania NON è una meta di turismo sessuale come pensano alcuni. Le donne sono socievoli e curiose ma non è come a Cuba o in Thailandia. Le esponenti del gentil sesso sono bellissime e sveglie; indipendenti e tradizionaliste; moderne e concrete; ingenuamente positive, talvolta, ma forti e determinate, talora ciniche.

I giovani sono molto allegri a Vilnius, ma sono anche disincantati. Per perseguire le loro ambizioni vanno nel Regno Unito o in Norvegia, facendo lavori pesanti anche se hanno la laurea e anche se le università e le scuole lituane sono di buon livello.

In Lituania si lavora tanto, spesso per pochi soldi e non c'è la cultura della qualità del lavoro. Si accetta di fare ritmi assurdi senza pensare a come migliorare, lavorando più col cervello e con meno stress.

In Uk e altrove ho visto immigrati lituani che fanno lavori pesanti anche se sono intelligenti. Spesso se ne fregano di imparare la lingua locale e lavorano all' estero per anni magari comunicando sul posto di  lavoro con qualche collega connazionale.

Si dice che la mazzetta a medici, infermieri e polizotti sia ancora diffusa, ma io non ho esperienze per verificarlo.

Minoranze consistenti

Ci sono forti minoranze di persone di origine russa, bielorussa, ucraina, polacca. In questo paese a maggioranza cattolica vi sono comunque molti ortodossi e perfino luterani. Non c'è da stupirsi, in un paese che ha dovuto, anche in tempi non troppo lontani, mutare consistentemente i propri confini e il proprio status di indipendenza.

Prima della shoah in Lituania, come nella vicina Polonia, c'erano molti ebrei e ancora oggi vi sono delle sinagoghe e dei toponimi con riferimenti in tal senso. 

Forse è anche per questo che il nome Edita, di origine ebraica, è ancora molto diffuso, così come esiste a Vilnius un quartiere denominato Jeruzale.

Business!


Due dei grattacieli di Vilnius



La tassazione è più bassa che in Italia. Fare business non è troppo difficile, anche se la moneta circolante non è tantissima.

Per un  piccolo business un ristorante, un minimarket di alimentari o un negozio di moda italiana può funzionare. Aggiungerei anche una lavanderia a gettoni con annessa stireria: ce ne sono poche.

In provincia ci sono cittadine piuttosto grandi senza il cinema. Questo sarebbe un bel business e non avreste concorrenti.

Bisogna conoscere prima la lingua, avere un  capitale quasi pari a quello che usereste in Italia, fare ricerche di mercato e affidarsi a un commercialista locale. Imparate a conoscere il posto e la gente prima di investire.






Nelle foto: la torre della tv di Vilnius e una veduta dal ristorante panoramico, in cima

Ristoranti e alberghi


I ristoranti e i locali notturni sono molto ben arredati a Vilnius. Spesso sono franchising.

A Vilnius si serve molto la cucina internazionale. La cucina tradizionale si basa spesso su patate e ingredienti simili al burro. Alcuni piatti sono pesantissimi, altri sono zuppe.

In genere con 8 euro potete fare un pasto completo.

I prezzi sono un po' aumentati, anche grazie all'euro, ma la Lituania in generale è un paese a buon mercato e in provincia la vita costa davvero poco. Un albergo in provincia, di buon livello, può costare anche venti euro a notte.

La qualità della ristorazione e degli alberghi è molto buona, comunque. I costi sono contenuti e se cercate bene potete trovare anche appartamenti e cottages fantastici in campagna a basso prezzo.

Ci sono ostelli che al prezzo di quindici-venti euro vi offrono una camera solo per voi con colazione inclusa! Ricordate però che sono ostelli e quindi un po' di adattamento ci vuole. Vanno bene solo per la gente non troppo schizzinosa.

Ricordate che nei ristoranti si dà sempre una mancia, anche nei bar.

Il fascino dei palazzi sovietici


Nella foto: Fabijoniskes

Fuori dal centro abbondano le palazzine costruite in età sovietica, come nei quartieri Pasilaciai e Fabijoniskes.

Hanno un fascino particolare, grigio ma addolcito dalle spianate verdi che li circondano. Il territorio di Vilnius e della Lituania è sostanzialmente piatto e privo di montagne e vi ritroverete magari a guidare per queste larghe strade suburbane. Ampi spazi e costruzioni non troppo ammassate l'una sull'altra come in Italia.

I quartieri così hanno un fascino selvaggio e spesso non distano da boschi cittadini enormi e lussureggianti.


Sono cose come queste che fanno della Lituania un posto gradevole e selvatico.

I kommunalka

In età sovietica, fino agli anni '70 all'incirca, si costruivano palazzi con bagno e cucina in comune, chiamati kommunalka. Stalin li voleva fatti così per rendere più integrale il concetto di vita in comune: la comunità come una grossa famiglia allargata.

Le famiglie lì vivevano in delle specie di monolocali. Per andare in bagno o in cucina uscivano dalle loro stanze imboccando un corridoio. Per ogni piano c'era un bagno e una cucina.

Sebbene dagli anni '90 in poi vi siano state tante ristrutturazioni, posso dire con certezza che a Vilnius ci sono ancora un bel po' di kommunalka e generalmente sono abitati da persone povere.

Altre volte vengono adattati ad ostello (in un ostello è normale condividere i servizi).

Altri tipi di abitazioni

Dopo il governo di Stalin si iniziarono a pensare edifici con servizi e un po' più spaziosi, per migliorare le condizioni di vita della popolazione.

Anche tra queste tipologie abitative, comunque, lo spazio mediamente è sui 70-80 metri quadri e pochi appartamenti raggiungono o superano i 100 mq. 

Per avere più spazio si può cercare tra le ville, oppure tra i palazzi costruiti prima e dopo l'Urss.

A Vilnius, nel centro storico, vi sono dei bellissimi palazzi antichi residenziali con stradine e cortili interni. Sono spesso ben tenuti e sono abitazioni deliziose, in cui regna una discreta quiete, essendo quella zona della città quasi del tutto priva di traffico. Ovviamente sono abitazioni nel cuore della città e hanno un prezzo relativamente alto.

In Lituania si usano molto meno che in Italia tapparelle e avvolgibili. Gli italiani che abitano lì sanno bene cosa questo comporti: abituati a dormire al buio, la luce del mattino può dare fastidio. A giugno, quando le giornate durano molto, il sole sorge già alle 4- 4 e mezzo.

Clima

Tenete presente che Lituania-Lietuva deriva da lietus, che vuol dire pioggia. Lituania vuol dire terra della pioggia. Altri invece dicono che Lietuva derivi da un flauto di età romana chiamato litus.

La pioggia abbonda in autunno ed inverno. In estate ci sono giornate anche piuttosto calde. In certi giorni si raggiungono massime temperature anche di 30 gradi, ma di giorno la media è di venti-venticinque gradi. A giugno fa notte alle 22 e 30 e oltre.

D'inverno si raggiungono talora i -20, ma le temperature variano tra i +5 e i -10.

D'inverno la notte scende verso le tre- tre e mezzo del pomeriggio.

La pioggia abbondante rende la natura, d'estate, verdissima e anche Vilnius, in quel periodo, ha delle verdi colline mozzafiato.




venerdì 1 gennaio 2016

Considerazioni sul 2015. Quali prospettive per il nuovo anno?

Gennaio è stato un mese molto "caldo" dal punto di vista del terrorismo: mentre Boko Haram faceva saltare in aria dei bambini-kamikaze in Nigeria, dei ragazzi affiliati all'Isis portavano a termine la strage di "Charlie Hebdo" e uno di loro,Amedy  Coulibaly, prendeva in ostaggio 20 persone in un supermercato, uccidendone 4.

L'intelligence Francese in tale occasione ha palesato evidenti problemi di organizzazione, con i terroristi liberi di circolare in tutto il territorio europeo e soprattutto, entrare e uscire dalla Francia per procurarsi le armi.
Il settimanale Charlie Hebdo, tra l'altro, era già stato attaccato dai fondamentalisti con la sede andata a fuoco.

Le stesse pecche si sono riscontrate a Novembre, con la strage del Bataclan e le altre operazioni  avvenute in contemporanea, che hanno convinto finalmente Hollande ed altri leaders europei a prendere misure più decise.

E' stato l'anno delle migliaia di morti nel Mediterraneo per i migranti, con l'Europa ancora una volta disunita ed indecisa sul da farsi.

Si sono acuiti i conflitti in Iraq e Siria, con l'Isis che è entrato in possesso di una notevole porzione di territori e solo l'intervento di Francia e Russia ha fatto capovolgere l'esito dei combattimenti, almeno in parte.

E' stato l'anno di Papa Francesco, che ha avuto il merito di iniziare un'opera di pulizia morale nella Chiesa, in cui non pochi sacerdoti e prelati hanno attuato ruberie, malversazioni, abusi su minori.

Al tempo stesso, non ha retroceduto nella richiesta nel rispetto dei valori di tutte le religioni. Ha condannato i terroristi ma al contempo anche coloro che li provocavano con vignette pornografiche e offensive.

Ha detto chiaramente che la chiesa non deve condannare solennemente chi divorzia, ma deve stargli vicino.
Ha dichiarato altresì che essere gay non è una cosa negativa.

Ha rinnovato le accuse ad una politica corrotta e poco vicina alla gente e ha spronato la gente più abbiente alla solidarietà.

Mentre il conflitto in Ucraina si è parzialmente ridotto, Vladimir Putin ha ribadito che risponderà all'avanzata dei paesi Nato ai confini col suo territorio. Tra sanzioni ed embarghi reciproci con i paesi dell'occidente, è nato anche un dissidio con la Turchia per l'abbattimento di un aereo militare russo.

Il 2015 ha visto anche il ritiro anticipato di Giorgio Napolitano, per il quale un settennato sarebbe stato davvero troppo lungo.

Gli e' subentrato Sergio Mattarella, tutto sommato la persona ideale in un momento del genere: sobrio, schivo, equilibrato e soprattutto poco interventista, dopo che Napolitano aveva debordato dal suo ruolo di arbitro della politica, per fare e disfare le tele delle larghe intese e sponsorizzare uno come Monti, gradito alla Germania e alle banche.

Infine l' ultima considerazione la lasciamo per il premier greco Tsipras, che aveva illuso molti che l'Europa potesse davvero cambiare verso. Si e' prostrato invece alle imposizioni di banche, euroburocrati e Germania, accettando condizioni ben piu' umilianti di quelle richieste prima della sua finta ribellione.

La Grecia avrebbe potuto risollevarsi recuperando la sovranita' monetaria, ma e' mancato i coraggio di farlo.

L'immagine piu' divertente dei giorni di luglio in cui si e' deciso tutto rimarra'
quella di Varoufakis, il ministro delle finanze Greco "rock". Andava in giro in giacca e t shirt e usciva insieme alla moglie dal palazzo del governo senza scorta. I due indossavano i caschi e filavano via in moto verso la liberta'.

Forse tornera' in America dove c'e' una indipendenza vera da paesi stranieri e c'e' la normalita' di avere una moneta sovrana da gestire negli interessi del paese.

Cosa avverra' nel nuovo anno?

Innanzitutto partiremo con la consapevolezza, maturata nel 2015, che i paesi anglosassoni, teoricamente amici dei banchieri e del capitalismo, trovano il modo di far prosperare l'econonia reale e la gente comune.

L'Ue, con la sua insulsa austerity, privilegia le banche e manda a rotoli le aziende.

Il quantitative easing di Draghi da' liquidita' solo alle banche, mentre quello fatto in America ha portato investimenti pubblici che hanno fatto ridurre drasticamente la disoccupazione.

Il 2016 sara' un buon anno se l'Europa cambiera' rotta in questo senso e capira' che mediare tra Stati Uniti e Russia conviene, anziche' comminare inutili sanzioni al popolo di Putin, che difende il suo ruolo di capo di una potenza egemone.