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lunedì 24 marzo 2014

Rapina rocambolesca in centro a Pescara


Nella foto: la vetrina di "Gaeta" dopo la rapina

Pubblicato su: Pescaraoggi.it

Sfondata con un'auto la vetrina di "Gaeta": presi diversi vestiti di pregio

Sono le 20:50 di Domenica sera e nel centro di Pescara sono quasi tutti a casa per la cena; improvvisamente si avvertono un rombo e un rumore di vetri infranti. E' iniziata così la disavventura per i proprietari del negozio Gaeta, che si sono visti devastare l'attività di famiglia che prende il loro cognome. 

Ecco la dinamica: Un uomo a bordo di una Fiat Uno blu scuro targata Teramo e probabilmente rubata, entra con la macchina nel negozio, mandando i vetri in frantumi e si impossessa di alcuni vestiti; nel frattempo è già accorso un altro uomo sui 35 anni circa, robusto e alto. Coraggiosamente lo affronta e tenta di bloccarlo. Si tratta di un carabiniere in borghese, che però non riesce nell'intento.

Il ladro fugge, lasciando la macchina parcheggiata quasi con ordine, rivolta nel senso opposto all'esercizio commerciale.

Questo è quanto avvenuto in poche decine di secondi, ma c'è un dato importante da chiarire: ad attenderlo vi sarebbe stato un complice a bordo di un altro veicolo.

Il motore della Fiat Uno che ha funto da ariete, alimentato a gas, è rimasto acceso fino all'arrivo delle forze dell'ordine. Il fatto che la macchina fosse rivolta dal lato inverso rispetto al negozio lascia presumere che lo sfondamento sia avvenuto a marcia indietro. 

E' una vecchia tecnica denominata "ramraid", ovvero l'abbattimento di una vetrina tramite un mezzo di locomozione a scopo di rapina. Poco più in là è stata rinvenuta una giacca celeste, caduta durante la fuga del criminale. 

Il negozio ha subito la distruzione di mobili, manichini e della vetrina, oltre ovviamente alla merce trafugata. Il danno è quantificabile in decine di migliaia di euro.

Una volante della polizia è giunta poco più di dieci minuti dopo e ha avviato le perizie e le indagini sul fatto. 

Andrea Russo 

martedì 11 marzo 2014

Il fondamentalista riluttante




Vi proponiamo, per trascorrere una serata di svago e di riflessione, un film disponibile sia in dvd che in internet streaming.

Il titolo già fa riflettere
 
E' un lungometraggio dal nome particolare, che già fa riflettere prima ancora di vederlo, osservando l'insegna pubblicitaria.

Iniziamo a darvi un primo indizio. La prima congettura che viene da fare, è che metà del pubblico meno intellettuale, sentendo un nome simile, abbia disertato le sale. 

La seconda è che il titolo è un ossimoro, una contraddizione espressa in due sole parole.

La prima parola indica una volontà forte e fanatica, la seconda un atteggiamento neutrale e quindi opposto.

Eppure "Il fondamentalista riluttante" è stata una delle realizzazioni più importanti del 2012.

La trama

Un brillante giovane Pakistano, Changez Khan, incontra in un bar di Lahore un giornalista Americano (Liev Schrieber), che poi si rivelerà una spia.

Changez nasce in una famiglia dell'elite Pakistana, si laurea negli Stati Uniti e poi viene arruolato da una compagnia come analista finanziario.

Dopo l'11 settembre, le vicende della politica internazionale e il sentimento di diffidenza da parte degli americani faranno scattare in lui un ritorno alle origini.

Changez, in fondo al suo cuore, ha sani principi, è animato da una grande volontà e da sentimenti buoni verso la propria famiglia. 

In America in poco tempo viene a contatto con il volto più feroce del capitalismo: il suo ruolo  è di spingere le aziende ad ottimizzare la produzione licenziando parte del personale.

Deluso da una relazione con la fotografa Erica (Kate Hudson), da incomprensioni con parte della società locale e delle istituzioni, dal lavoro che tanto gli dà economicamente ma altrettanto gli crea conflitti di coscienza, torna nella madrepatria e diventa professore universitario.

Sembra un ripiego più che onorevole e gli studenti lo amano da subito. 

L'incontro con dei fondamentalisti islamici  lo renderà sospetto presso la Cia, però. 

Quello che ci si chiede fino alla fine del film è: ha ceduto alle sirene dell'estremismo o è rimasto fedele a sè stesso?

La verità verrà fuori in un rocambolesco finale in cui rischierà la vita, tra tumulti studenteschi e agenti americani pronti all'azione con le armi in mano.


Tutto funziona bene
 
Il film convince un po' sotto tutti gli aspetti. In particolare,  la trama si dipana in maniera credibile, c'è una profondità nei contenuti ma anche una certa suspense propria dei films di spionaggio.

Il protagonista Riz Ahmed è una bella scoperta ed è ben supportato dagli incontri-scontri con Liev Schreiber e Kate Hudson, due ottimi attori con alle spalle un intenso curriculum Hollywoodiano.

Una menzione speciale la merita anche Kief Sutherland nella parte di uno spietato manager avente la sua base operativa nei grattacieli Newyorkesi.

In lui gli autori intravedono il punto di congiunzione tra il peggio di oriente e occidente: c'è una scena in cui un leader dell'islam estremista si trasforma in lui.

Significativa è la sua frase: "Bisogna partire dai fondamentali": il suo Corano sono i testi di economia, che interpreta con radicalismo, proprio come i terroristi interpretano le Sacre Scritture con spirito fanatico.


La visione di un Islam moderato

L'opera ha il merito di chiarire il punto di vista di quell'Islam moderato e colto che non cerca lo scontro, ma che continua a fare i conti con un colonialismo mascherato e subisce le tentazioni delle frange teocratiche e nazionaliste.

Rispetto al libro omonimo di Mohsin Hamid da cui il film è tratto, la trama è diversa e il finale vira verso scene di spionaggio e di azione. 

Mira Nair conferma il suo talento

In effetti la svolta della regista Indiana Mira Nair ben si confà con le esigenze del grande schermo, sebbene in passato ella abbia proposto films piuttosto diversi, come il romantico Kama Sutra e il gradevole Monsoon Wedding.

L'artista proveniente da Bollywood è un esempio di come risorse esterne ad una nazione possano arricchirla. 

Con quest'opera è riuscita ad unire la spettacolarità a dialoghi e contenuti profondi. E' un notevole passo in avanti rispetto alle spy stories che la settima d'arte d'oltreoceano spesso propone.
Andrea Russo



domenica 9 marzo 2014

Vacanze di relax e pesca in Lituania?


La Lituania è nota per la sua natura in buona parte ancora incontaminata. Oltre a città d'arte come Vilnius e Kaunas, potete godervi boschi, fiumi e laghi in cui è ancora spesso possibile fare il bagno, d'estate.

Se vi interessa trascorrere delle piacevoli giornate in un cottage immerso nel verde e scoprire un paese ricco di sorprese, vi consiglio il sito: www.relaxepescainlituania.com .

Potrete scoprire il fascino di una villa dall'architettura tipica del nord-est europeo, in un villaggio ospitale e sereno.

sabato 8 marzo 2014

Buona Festa della Donna, senza strumentalizzazioni




Ricordo che una volta ero in viaggio da Chieti a Pescara. Il pulman era pieno di studenti. Dietro di me, una ragazza della Basilicata parlava con le amiche. Il suo fidanzato, nella città natale, era gelosissimo e  la seguiva per controllarla. 

I genitori non le davano la possibilità di uscire liberamente. Perfino il fratello, come a volte succede ancora nel sud Italia, era geloso e si sentiva in diritto di controllarla costantemente.

Quando dunque le chiedevano perchè fosse andata a Chieti a studiare, visto che a molti sembrava una località di scarso interesse, rispondeva: "Per me Chieti e l'Abruzzo rappresentano la libertà".

Ebbene, vi sono delle discriminazioni nei confronti delle donne, disparità di trattamento frutto di una cultura retrograda.

A volte alcuni omicidi vengono commessi proprio per una presunzione da parte degli uomini di possedere la donna come se fosse un oggetto.

Ben vengano dunque tutte le misure, legislative e di sensibilizzazione, per arginare il problema.

Il punto però è che ultimamente politici e media generalizzano il fenomeno, compiendo automaticamente l'equazione: omicidio di un uomo nei confronti di una donna- uguale: assassinio a sfondo maschilista.

Molti fatti di sangue del genere avvengono per ragioni a sè stanti: un amore non ricambiato, un tradimento, uno stato psicologico labile, la perdita del supporto economico etc etc.

Non avviene però, che gli uomini, uniti in una sorta di lega dei maschilisti, si siano messi d'accordo per far fuori le donne.

Oggi, a Cesano Maderno, in provincia di Monza, sono state arrestate una moglie e una figlia per l'omicidio del padre.

Quattro giorni fa, invece, una donna di Rovito, in provincia di Cosenza, ha ucciso il suo bambino di 11 anni e poi ha tentato il suicidio, in reazione alla fine della storia con suo marito.

Cosa dovremmo dire allora? Che si tratta di femminismo, di prevaricazione femminile?

La verità è che molte donne della politica chiedono il voto delle donne perchè dicono di rappresentarle tutte, e strumentalizzano queste vicende.

Poi vi sono le cosiddette salottiere radical chic, mogli annoiate di dirigenti di partito o di professionisti affermati che fondano associazioni e fanno conferenze stampa, scrivono libri talvolta, ma di concreto non fanno molto per aiutare le donne in difficoltà, oltre a parlare tanto.

Soprattutto non ho mai sentito parlare costoro di schiavismo e di prostituzione, visto che tra le donne, le principali vittime di omicidio, sono proprio le prostitute.

Cosa hanno fatto queste signore con un bel make up sul viso per scongiurare la situazione che si ripete purtroppo in migliaia di strade italiane? Le prostitute non sono chic come loro, non frequentano i salotti mondani e non vestono all'ultima moda come loro, sarà questo il motivo di una certa indifferenza.

Passiamo per una volta, dalle parole ai fatti.

Quanto si è parlato di femminicidio? Tanto.

Quanto si è fatto per arginare la violenza, per intervenire in tempo dopo tante denunce cadute nel vuoto? Poco.

Questi signori e signore della politica si attivino.

Forse se tante volte il corpo femminile viene esposto nei manifesti pubblicitari, è perchè le modelle lo vogliono.

Forse se in tante si vendono, dandosi al potente di turno, è perchè decidono di farlo.

E quante volte abbiamo assistito a fatti giudiziari e di cronaca in cui una donna si concedeva ad un politico e poi si ritrovava a lavorare nei suoi uffici?

Facciamo qualcosa di concreto dunque:

organizziamo corsi di autodifesa, mettiamo in pratica delle strategie, facciamo campagne di istruzione concrete.

E possibilmente, mettiamo in chiaro il fatto che ci sono tanti uomini nudi nella pubblicità odierna e che festeggiare l'8 marzo mettendo una banconota negli slippini degli spogliarellisti svuota tutto il senso della Festa della Donna.

Buon 8 Marzo a tutte le donne che affrontano la vita seriamente, ogni giorno, e lo fanno senza ipocrisie e finti vittimismi.




mercoledì 5 marzo 2014

La Grande Bellezza tra il vecchio, il nuovo e ciò che è immutabile


Ieri, per la prima volta, Mediaset ha proposto, in chiaro (ovvero senza strumenti di tv a pagamento) il film fresco di premio Oscar "La Grande Bellezza".

Il regista Paolo Sorrentino ha voluto fare, nel suo tipico stile, il remake della "Dolce Vita". E in effetti vengono riproposti, in chiave attuale, gli stessi elementi: feste danzanti, vizi notturni, personaggi celebri tra cui è possibile distinguere chi si è fatto da solo e chi appartiene a ceti borghesi e nobiliari storicamente abbienti o comunque facenti parte di cerchie elitarie.

Tutti chiedono al protagonista Jep, interpretato da Tony Servillo, perchè, dopo l'unico libro che ha scritto e che gli ha dato il successo molti anni addietro, lui non abbia pubblicato più niente. 

E' una domanda che ricorrerà per tutto il film e sebbene, come è normale, gli artisti cerchino di dare delle spiegazioni complesse e di intorbidire nei meandri della loro fantasia e dei loro pensieri risposte che sono semplici, la verità è elementare e ancor di più banale.

Lui dice di non aver trovato "La Grande Bellezza", che la sua vità è il "Nulla" e non si può scrivere un romanzo sul nulla. La verità più spicciola e concreta è che Jep è un vizioso, che si è lasciato andare ai piaceri della vita e se lo può permettere perchè ha raggiunto uno stato di benessere materiale.

Per quanto riguarda l'intera costruzione del film, proprio come nella "Dolce Vita" si assiste ad un susseguirsi di eventi senza una trama vera e propria. Tra fatti seri e feste di lusso c'è gente fricchettona che si lascia andare in pose addirittura demenziali e che sniffa talvolta cocaina, mostrando il suo vestito esotico e il suo ultimo lifting.

Difetti
Secondo chi vi scrive, La Grande Bellezza non è un capolavoro. E' senz'altro un buon film, con degli spunti sagaci, tanti attori d'alto livello e un certo senso estetico. E' ovvio però che nel momento in cui esso cerca di ricalcare La Dolce Vita, con ambientazioni e situazioni simili, finanche l'incontro notturno con le prostitute e la stessa sortita in Via Veneto, l'effetto deja vu è dietro l'angolo.

Inoltre la storia fa i conti con lo scarso approfondimento psicologico di alcuni personaggi: quello interpretato da Carlo Verdone ad esempio, il migliore amico di Jep, un artista teatrale insoddisfatto e un po' macchiettistico nella sua incertezza. 

Nel suo ritorno al villaggio da cui era venuto ricorda un po' il padre di Mastroianni ne "la Dolce Vita". C'è una la differenza però: per l'anziano padre Roma è stata un'esperienza fugace da vivere per trasgredire di quando in quando, per l'altro si è trattato di una ricerca di gloria e di realizzazione, di un progetto di vita che non si è concluso bene.

Poi c'è il personaggio di Sabrina Ferilli: nel film è la figlia di un gestore di night club, che lascia intuire un passato burrascoso di cui però viene a galla pochissimo. Ha un atteggiamento disincantato verso la vita, ma sarebbe il caso di andare più a fondo. Invece, all'improvviso, muore, dicendo un attimo prima di essere malata. 

Eppure, per come appare all'occhio della telecamera, è perfettamente in salute e si esibisce nello strip tease mostrando il proprio corpo seducente, sebbene secondo la sceneggiatura abbia già 42 anni.

E ancora qualcosa di fastidioso lo possiede una specie di Madre Teresa di Calcutta che viene ospitata da Jep in un suo viaggio a Roma. Ha un aspetto grottesco e un'espressione del viso stupida, nonostante sia una donna da tutti riconosciuta sotto un'aura di santità e riverita da tutti. 

Il regista, insomma, non le conferisce l'unica cosa che dovrebbe essere rilevata: una donna suora, vecchia e rugosa, che ha scelto la povertà con coraggio, non risulta credibile se, al di là del suo aspetto fisico, non comunica un senso di decoro e una dignità nel viso. 

C'è in lei invece qualcosa di repellente che ricorda il Superciuk del fumetto Alan Ford o altre figure fumettistiche, che stride con l'immagine nobilissima di una donna che, sfidando la vecchiaia, sale in ginocchio una scalinata considerata santa dai cattolici.

E anche due battute che ella dice, che dovrebbero essere ad effetto, non sono poi questo granchè. "Lo sa perchè io mangio solo radici? Perchè le radici sono importanti" - confida a Jep.

Pregi
Uno dei momenti più brillanti del film è il momento in cui Jep reagisce alle critiche sferzanti di un'amica: nel monologo di Tony Servillo c'è una critica lucida di certi cosiddetti vip e intellettuali radical-chic che si sentono persone civilmente impegnate, che usano come un randello la propria meternità o paternità come se solo loro fossero padri o madri, che ostentano meriti che non hanno e che omettono il fatto di essere stati avvantaggiati da conoscenze importanti e di essersi fatti strada con mezzucci.

Il vantaggio morale di Jep su di loro è il fatto che lui, conscio della pochezza sua e di chi lo circonda, non si prende sul serio e si perde in cose effimere per rendere tollerabile la propria vita.

Sorrentino dà modo di esprimersi nel pieno delle sue potenzialità un fuoriclasse come Servillo, la cui fama cinematografica è partita proprio dai films del regista partenopeo. 

Il connubio si rinnova in questa pellicola in cui la maschera rugosa dell'attore Casertano, ex allievo di Luigi De Filippo deborda. Ha un sorriso istrionico, dionisiaco, mentre il suo modo di fare e alcune terminologie giovanili lo rendono molto comprensibile per i giovani.

Eppure in lui c'è anche l'indole filosofica propria dei campani, una tradizione che si perpetua sin dai tempi della Magna Grecia. Nè manca, a Servillo la capacità di rappresentare il "Piger Campanus" di latina memoria che va bene a braccetto con il vizio e con la battuta di spirito.

In "la Grande Bellezza" c'è un grande sforzo, sia creativo che in termini di investimento economico. Prima ancora che il film vincesse l'Oscar era già pronto lo spot di Sorrentino che va in giro per Hollywood a bordo dell'ultimo modello della Fiat 500.

L'ottimo regista e il suo cast sontuoso di attori italiani, grazie all'ambita statuetta e ai vari premi conseguiti in giro per il mondo, diventeranno molto più internazionali di quanto fossero prima.

Eppure, nonostante tutto questo, il 50% del lavoro è stato svolto da Roma.

E se è vero che le immagini bisogna saperle catturare, è altrettanto chiaro che gran parte della fascinazione esercitata dal film è data dagli scenari in cui si muove il protagonista: colonne classicheggianti, monumenti famosi, la terrazza di Jep davanti al Colosseo, la vista della Cupola di San Pietro in varie scene; 

e ancora: alcuni  musei, la già citata Via Veneto. Vi sono poi palazzi antichi, residenze con stanze ariose e un po' gelidamente museali che danno poco il senso del calore di un focolaio domestico: giustamente, tra gaudenti, cocainomani, gente dedita alla trasgressione, la normalità tranquillizzante dei lavoratori morigerati e delle loro famiglie è assente.

Decadenza senza tempo
Allo stesso modo in cui La Dolce Vita non rappresentava il proprio tempo, perchè si focalizzava sulle elite che storicamente sono avulse dalla vita delle persone comuni, così La Grande Bellezza non racconta la realtà di oggi. 

Quand'anche si volesse accostare la decadenza dei costumi dei protagonisti con la crisi economica di un'Italia che si affloscia sui suoi vizi e sulle sue mediocrità, i personaggi in questione sono categorie immutabili e immutate dagli anni '60 del boom economico alla lunga crisi dei nostri giorni.
Andrea Russo




martedì 4 marzo 2014

Valloreja ammonisce: "Non cali il silenzio sul cavo di Tivat"




Svaniti gli spettri di un Abruzzo nuclearizzato, permangono quelli delle radiazioni. Un cavo di trasmissione elettrica ad alto voltaggio dovrebbe infatti passare a pochi centimetri dalla superficie delle strade di Pescara e comporterebbe una esposizione per i cittadini a campi magnetici notevoli, addirittura in grado di modificare le frequenze di un dispositivo pacemaker applicato al cuore dei cardiopatici.   E' quanto sostiene Lorenzo Valloreja, presidente del comitato "Nessuno tocchi il nostro futuro"
"Il referendum del 2012 ha scongiurato la creazione di centrali nucleari, per una delle quali era probabilmente stato progettato il cavo di Tivat che dovrebbe giungere in Abruzzo attraverso l'Adriatico. La diffusione del cavo però è ancora nei progetti di Italia e Montenegro, e noi vogliamo vietarla per vari motivi. Innanzitutto vi sono molti studi che comprovano l'aumento dei casi di tumore nelle zone esposte ai campi elettromagnetici. Poi ci sarebbe bisogno di lavori che modificherebbero in negativo il territorio abruzzese. Un' altra motivazione è il fatto che il cavo non va sulla strada dell'autosufficienza energetica, ma amplifica la nostra dipendenza dall'estero. Sapete tra l'altro con che carburante funziona la centrale montenegrina a cui si collegherebbe il cavo? A carbone! Infine in questi casi gli amministratori locali sanno bene che la manutenzione, per colpa di un iter farraginoso, spetterebbe non alla Terna (la società che si occupa del progetto) ma ai comuni interessati, con un dispendio di risorse economiche notevoli".
A fianco di Valloreja, in questa battaglia, c'è Attilio Falchi, membro del Comitato Nazionale No Triv:
"La Regione Marche", afferma, " ha rifiutato di far entrare il cavo nel suo territorio, salvandosi dallo scempio che potrebbe accadere a noi abruzzesi. Il punto è: che modello di sviluppo vogliamo dare all'Abruzzo? C'è chi ha già provato a farne un centro petrolifero, con trivellazioni in mare e raffinerie da costruire vicino alla costa. Io invece ritengo che produrre energia pulita sia possibile e non è un caso che la Germania si sia fissato l'obiettivo di produrre energia pulita per il 60% del suo fabbisogno".
Valloreja e Falchi lanciano dunque un ulteriore appello alle istituzioni locali e nazionali, oltre a quelli già inoltrati, affinchè si apra una discussione seria in merito.  

"Nuove lettere d'amore a Flaiano": Pescara ricorda il suo illustre scrittore


Lo scrittore pescarese Ennio Flaiano non aveva un buon rapporto con la sua città natale. In più occasioni sparò a zero contro le amministrazioni locali, il modello di sviluppo della città, la mentalità abruzzese. Eppure, negli ultimi anni di vita egli si riavvicinò a Pescara e si lasciò andare a vecchi ricordi tenuti celati per il suo modo di fare a volte un po' schivo. 

Domani, Mercoledì 5 Marzo, presso l'Auditorium Petruzzi, in Via delle Caserme, verrà presentato un e-book, ovvero un libro scaricabile online, sulla sua vita e le sue opere. Nell'opera multimediale l'artista viene ricordato da persone che lo hanno conosciuto o ci hanno lavorato insieme, come l'autore televisivo Enrico Vaime, il regista e scrittore Italo Moscati e il docente di Diritto Amministrativo Diego De Carolis. 

Moscati e De Carolis saranno presenti all'incontro. In particolare quest'ultimo racconterà il rapporto finora rimasto inedito tra Flaiano e la pubblica amministrazione. Promotori dell'incontro sono il giornalista Massimiliano Spiriticchio (che modererà il dibattito) e Riccardo Leone, che ha curato l'e-book, con particolare cura verso la chiarezza dei contenuti e la fruibilità presso il grande pubblico. Durante l'evento verranno fornite informazioni su come acquistare l'e-book senza la procedura online. 


Chi vuole, però, può scaricarlo al prezzo di 8 euro presso il sito: lulu.com nella sezione "Saggistica". L'assessore alla cultura Giovanna Porcaro ha sottolineato come sia importante valorizzare i talenti a cui Pescara ha dato i natali, che spesso restano nascosti e che andrebbero valorizzati. Oltre a D'Annunzio e Flaiano, inoltre, possono essere ricordati ad esempio il musicista Alessandro Cicognini e lo scultore Pietro Cascella. 

Anche il luogo dell'evento ha una serie di richiami storici importanti: si trova nello stesso edificio del Museo delle Genti d'Abruzzo, proprio di fronte al cortile della casa natale di Gabriele D'Annunzio. 

A pochi passi ci sono la casa natale di Ennio Flaiano e un monumento a lui dedicato a Piazza Unione. Si tratta di quella Pescara vecchia, quella piccola porzione di città che si sviluppa su tre strade e che ha conservato l'aspetto di un borgo: essa è, in qualche modo, depositaria di un grande patrimonio storico. Andrea Russo

Immagini da Pyongyang

lunedì 3 marzo 2014

Vigilesse a Pyongyang, Corea del Nord

Il militarismo e il rigore esasperati del regime Nord-Coreano creano situazioni come questa, con vigilesse che si muovono a scatti nel traffico. In realtà le macchine vanno dove vogliono e loro sembrano stare lì più per fare scena che per altro. Infatti vengono scelte per questo ruolo solo ragazze magre e bellissime. 

A volte sono protette da ombrelli fissi nel cemento e ad orari prestabiliti si danno il cambio della guardia, marciando come Topolino. 

Se può sembrare uno spettacolo buffo e anche sensuale per gli uomini che guardano, immaginatevi di essere nei panni di quelle poliziotte e di ruotare in maniera meccanica per ore. Chissà se si divertono o se per loro è un incubo.


domenica 2 marzo 2014

E tu saresti l'innovatore?


Matteo Renzi è appena giunto a Palazzo Chigi, con armi e bagagli. Non ha fatto nemmeno in tempo a disfare le valigie che ha già firmato il decreto che rende possibile l'aumento, da parte dei comuni, della tassa sulla casa.

Personalmente, sono molto scettico sul suo successo in veste di Premier. 

Innanzitutto si è insediato con una manovra di palazzo, senza chiedere il consenso delle urne. Gli Italiani non hanno votato nè lui, nè la maggioranza che lo sostiene. Sono i vizi del parlamentarismo che, speriamo, in futuro venga soppresso in nome dell'elezione diretta del presidente del consiglio, del presidente della repubblica, nonchè l'obbligo di scegliere solo ministri legittimati dal popolo tramite una previa elezione come deputati.

Questo presidente (non eletto, esattamente come Monti e Letta che l'hanno preceduto) pochi mesi fa andò a chiedere la benedizione ad Angela Merkel, la Cancelliera tedesca che con la sua influenza sulle decisioni della banca centrale e la sua politica dell'euro forte sta mettendo in ginocchio mezza Europa.

Questa sottomissione alla Merkel già faceva intuire una cosa molto semplice, che avrebbe però avuto un effetto fondamentale sulla sua azione politica: niente revisione del fiscal compact, niente pugni sbattuti nè di fronte ai vertici europei di Bruxelles, nè tantomeno in visita a Berlino.

Se dunque l'Italia non può stampare moneta, nè tantomeno ha il coraggio di dare vita ad una vera rivoluzione liberale che ci salverebbe dai debiti e dalla Troika della finanza da dove ripartirà la crescita economica?

Renzi è finanziato da vari ambienti della finanza tra cui fondi Lussemburghesi e non si opporrebbe mai alle direttive dei poteri economici europei e delle istituzioni finanziarie internazionali, ritornando alla moneta sovrana.

Inoltre, da uomo di sinistra, non avrà mai il coraggio di licenziare i fannulloni appartenenti alle aziende pubbliche, nè imporrebbe mai in maniera massiccia la privatizzazione della miriade di aziende pubbliche, nazionali, regionali, provinciali e comunali che creano deficit.

Mettiamo pure che l'ex sindaco di Firenze trovi i soldi per abbassare le tasse alle aziende: li dovrà togliere a qualcun altro, con queste regole del gioco.


E' già una realtà l'aumento della Tasi (che riguarderà anche i più poveri) di cui parlavamo all'inizio.

Inoltre Renzi ha già più volte annunciato di voler tassare i pensionati con una pensione lorda di 3500 euro. Ciò vuol dire che chi ha lavorato tanto e i soldi se li è sudati, e prende una pensione netta di 2500 euro al mese, già ampiamente tassata e calcolata sulla base di redditi precedenti (abbondantemente tassati anch'essi) verrà ulteriormente vessato.

Per quanto riguarda l'aumento delle tasse sui buoni del Tesoro di cui tanto si parla, esse colpirebbero sì le banche, ma anche i piccoli risparmiatori, comuni cittadini e magari vecchietti che investono nei titoli pubblici le loro poche sostanze. 

In più se si tasseranno i buoni di nuova emissione, ciò potrebbe spingere gli investitori a non acquistarli. Ciò provocherebbe un aumento dei tassi di interesse che danneggerebbe, in ultima istanza, gli italiani stessi.

Sarebbero queste le geniali idee che Renzi ci propina?

L'Italia si può salvare solo se: esce dall'euro, ripristinando una sovranità monetaria e una consapevole politica valutaria; investe nell'economia reale e nelle infrastrutture; taglia sprechi e ruberie dei politici e ha il coraggio di cacciare a pedate le migliaia e migliaia di dipendenti pubblici che scaldano la sedia non facendo il proprio lavoro; si fa rispettare in sede di trattative internazionali.

E' per questo che Renzi non solo non ci salverà dalle sabbie mobili della crisi, ma non recupererà nemmeno il nostro prestigio internazionale. Spero, da Italiano, di essere smentito.

Andrea Russo





Avellino-Pescara 1-1




(Nella foto: il sorriso di Serse Cosmi a fine gara è eloquente. Il suo Pescara ha rischiato di capitolare, riscattandosi solo in extremis con la rete di Caprari)

Le due squadre, entrambe reduci da risultati negativi, prendono ossigeno

Un Avellino tosto scende in campo con determinazione contro un Pescara che regge il colpo. 

In tono con il simbolo della squadra irpina, si può dire che il sabato dello stadio Partenio si connoti per un tempo da lupi: preceduta da una pioggia abbondante, la partita si svolge con un tempo freddo e un po' di nebbia.
Il campo è pesante e sembra di assistere ad un match tra squadre scozzesi.

Già nel primo tempo si intuisce il canovaccio della gara: il pallone non rotola, ma nonostante tutto i padroni di casa sembrano avere un leggero predominio.Gli ospiti hanno una difesa accorta e producono contropiedi insidiosi.

Al 10' ci prova Ciano dal limite, ma l'estremo difensore biancazzurro Pelizzoli blocca a terra. Il biancazzurro Sforzini offre un discreto lavoro di sponda per l'altra punta Maniero e gli altri compagni che si inseriscono in avanti e al 15' serve Bovo, che si invola verso la porta, ma giunto al limite dell'area viene atterrato da Peccarisi;

ci sarebbero il fallo e l'ammonizione, in un caso del genere, ma per l'arbitro Ciampi (molto modesto nella sua prestazione) lascia correre. Galabinov prova più volte a incunearsi all'interno dell'area avversaria, ma viene respinto e murato nei suoi tiri efficacemente dalla difesa. Il suo tentativo più significativo è il tiro, poco alto sopra la traversa, effettuato al 33'. 

Al 57' Galabinov serve Ciano,che con un bel sinistro costringe Pelizzoli a deviare in calcio d'angolo. Al 58' Castaldo per poco non incorna su pallone spiovente; la difesa Pescarese pasticcia, rinviando quasi nella propria porta. 

Al 74' Fabbro, subentrato in avvio di secondo tempo a Peccarisi, inzucca su calcio d'angolo dalla destra, trafiggendo Pelizzoli. 

Il portiere del Delfino è colpevole almeno in parte dell'avvenuto, in quanto non esce dai pali lasciando l'avversario libero di inserirsi. Caprari, entrato a metà del secondo tempo, raddrizza la partita al 90': servito da Brugman in verticale, si trova a tu per tu col portiere Terracciano e lo supera. 

Finisce 1-1, e il pareggio è tutto sommato giusto, anche se l'Avellino ha avuto un paio di occasioni nitide in più. 

Le due squadre prendono un po' il respiro, visto che le uscite precedenti non erano state favorevoli per entrambe. Chi vede maggiormente il bicchiere mezzo pieno è sicuramente il Pescara: ha giocato fuori casa, contro un'avversaria che ha qualche punto in più in classifica e che si è battuto con grande impegno. 

L'avvento di Serse Cosmi sulla panchina Adriatica lo rende utile per ora come un talismano. La mano del tecnico sul gioco non si può ancora vedere. E' anche vero però che l'atmosfera è cambiata e quel pizzico di sfortuna sempre presente si è dissolto tra i monti della Campania. 

La trasferta nel centro-sud  sembrava infatti un copione già scritto, col Pescara che cede come al solito nei minuti finali e accusa un calo fisico. 

E' giunto invece un buon pareggio. Caprari, tornato alla base nel mercato di Gennaio, sembra iniziare a carburare: nella mezz'ora giocata ha tentato di servire i compagni e di creare scompiglio. Già prima del goal, pochi minuti addietro, c'era andato vicino inserendosi a due passi dal palo sinistro. 

Il pareggio non è giunto per caso: sono note le doti di suggeritore di Brugman, mentre quelle da mattatore di Caprari sono altrettanto da tenere in considerazione. L'Avellino si conferma come matricola terribile. 

Ciò che colpisce nella squadra di Rastelli è la personalità, e non è un caso che la squadra sia in zona play off, nonostante un calo nell'ultimo mese. 
Andrea Russo