Una premessa e` doverosa: nell`epoca del multimediale si danno per scontate tante cose, perche` le conosciamo per sentito dire, o perche` un blogger su internet ci ha fatto un "sunto" della situazione. Per carita`, tanti professionisti della carta stampata sono meno "professionali" dei bloggers, purtroppo. E i luoghi comuni, anche sull`Inghilterra,sono numerosi.
L`Inglese medio, dalle esperienze in territorio britannico del sottoscritto, non e` affatto riservato, attacca bottone facilmente, in media e` piuttosto educato, vi chiede scusa anche se vi passa a due metri di distanza con la bicicletta o col carrello del supermercato.
Il formalismo inglese non esiste, o per lo meno e` estinto.
Nelle lettere commerciali zelanti segretarie vi scriveranno "yours, sincerely" (tua, sinceramente). E penserete, se siete uomini: "Cavolo, faccio conquiste anche via e-mail". Oppure, semplicemente, si tratta di un in-formalismo un tantino falso e anche un po` fastidioso.
Ma questi sono dettagli. Riassunto in poche parole, il discorso sul tradizionalismo e sull`etichetta inglese e` ormai obsoleto: l`inglese medio e` una persona gentile, un po` meno vivace dell`italiano anche se non cupo, meno complicato dell`italiano nel prendere le decisioni: "straight to the point", diretto al punto.
Certe volte questo pragmatismo e` liberatorio, per chi viene da un paese dove la burocrazia e` lenta e dove , per fare una citazione "Gattopardesca" si spezza il capello in quattro. L`arte del fare concessioni a tutti per non accontentare nessuno e` una prassi della nostra politica e un riflesso della nostra mentalita` dominante.
Davvero c`e` piu` ricchezza in Inghilterra?
Se in Inghilterra vi colpira` positivamente l`efficienza del burocrate che il giorno dopo vi invia il documento richiesto, storcerete il naso di fronte alla sciatteria sia strutturale che di arredamento delle case d`Oltremanica. E vi stupira` vedere una stragrande maggioranza di auto vecchie di almeno 6-7 anni. Gli Inglesi amano meno "apparire"? Potrebbe essere una valida spiegazione, ma non la darei per scontata.
La verita` e` che qui a volte hai l`impressione di stare in una terra piu` ricca, a volte sembra l`esatto opposto.
Robin Hood, che non per niente era britannico, "rubava ai ricchi per dare ai poveri". Una buona parte degli italiani, invece, evade le tasse con grande disinvoltura e "ruba allo stato ladro per aiutare se` stesso".
Piccole osservazioni per capire meglio la mentalita` Inglese
1 l`inglese e` spesso un ciccione, il disordine alimentare e` un problema diffuso.
2 Beve, ma piu` che altro il sabato. Nell`est europeo si vedono cose molto peggiori e in una ipotetica gara di bevute il signor "John Smith" perderebbe senza via di scampo contro un qualsiasi "Andreij Petrov".
3 La vita costa cara, ma chi ha un minimo di buona volonta` riesce a cavarsela senza troppi problemi
4 Ci sono molti modi per risparmiare al supermercato, sui contratti telefonici e su alcune altre cose. I ventenni amano il carnevale: di sabato le ragazze si vestono dqa infermiere o da marinarette, i ragazzi mettono cappelli stravaganti, cravatte stile "beatles", e in alcuni casi-limite c`e` chi si tinge il volto o indossa lenti a contatto rosse.
5 Il rapporto salari-costi della vita e` a netto vantaggio dell`Italia del centro e del sud dove pero` c`e` piu` disoccupazione. Il Nord Italia probabilmente e` piu` simile agli standards economici britannici: economia migliore, ma rapporto salari-prezzi non molto buono.
6 E` difficile reperire cibo di buona qualita`, e quando lo si trova costa il doppio. I ristoranti dove si mangia davvero bene, al di fuori delle grandi citta`, sono pochi.
7 Il tasso di disoccupazione e` piu` basso rispetto alla media italiana
8 In Italia il mercato delle nuove costruzioni e dell`edilizia in generale e` un gigante di fronte a quello inglese, ma la cosa puo` essere vista anche da un lato negativo, perche` correlata a lobby poco virtuose di imprenditori e politici.
9 L`economia bancaria ha un ruolo fondamentale: Londra e` il piu` importante mercato finanziario europeo, ed e` il posto ideale per chi vuole lavorare nel settore.
10 L`assistenza ospedaliera e` inferiore qualitativamente e come impiego di risorse rispetto alla nostra. a livello pubblico. Il welfare e` meno sviluppato e chi non ha lavoro ha seri problemi nel farsi curare adeguatamente.
11 Recentemente e` stato introdotto un salario minimo, il cosiddetto "minimum wage" che tutela il lavoratore. Esso corrisponde in genere a poco meno di 6 sterline per ora.
12 Molti salari vengono corrisposti settimanalmente.
"A manage`r"
Una volta un coraggioso giornalista napoletano di rai tre intervisto` una donna della camorra, dopo che alcuni suoi familiari erano stati arrestati. "Come giustifica i suoi guadagni"? le chiese.
" Faccio la tabaccaia, vendo le sigarette... "
"A manager", sentenzio` ironicamente il cronista in dialetto
A` manager" esatto, confermo` la vecchia camorrista.
Questa definizione detta con spirito ironico e` sovrastata da una realta` ancora piu` risibile: in Inghilterra del termine manager si fregiano anche le capo-commesse o i venditori di panini: se c`e` un negozio con due lavoranti, uno e` il capo e uno e` il subalterno, e il primo e` "il manager".
Tutto cio` mi ricorda di quando ero bambino e con altri amici rubavamo le tavole di legno agli operai di un cantiere, per fare la nostra casetta. La costruimmo, la distruggemmo e la riedificammo piu` e piu` volte, con la perizia di piccoli "Renzo Piano". Ci davamo delle gerarchie, decise dal piu` grande o tirate a sorte ( ma qualcuno barava sulla conta). Il primo capo della casetta comandava gli altri due, il secondo capo comandava il terzo capo, il terzo capo comandava se` stesso.
Un vecchio detto popolare dice: " Abbassami il rango ed alzami il salario".
Andrea Russo
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venerdì 29 ottobre 2010
giovedì 28 ottobre 2010
Emigrare in Inghilterra: "il gioco vale la candela"?
In Italia vi sono molti estimatori dell `Inghilterra e del Regno Unito in genere , soprattutto tra i giovani. Non si puo` negare che la necessarieta` della lingua inglese abbia comportato un`influenza culturale su tutto il mondo. E` altresi` vero che buona parte della cultura giovanile degli ultimi decenni abbia avuto come centro propulsore la citta` di Londra.
Per chi sta pensando di trasferirsi in Inghilterra per migliorare la propria posizione lavorativa, o per chi semplicemente vuole trascorrervi un po` di tempo, possiamo darvi alcuni consigli frutto di una esperienza diretta.
Per chi lavora:
1 Andate all`ufficio del lavoro e richiedete un appuntamento per il National Insurance Number, che vi consentira` di essere in regola con il lavoro, di pagare le tasse e di ricevere assistenza medica. Fatelo subito perche` altrimenti avrete problemi. In genere otterrete il National Insurance Number (Numero di assicurazione nazionale) nel giro di 6 settimane.
2 Consultate per cercare lavoro, il sito governativo directgov.co.uk oppure Jobsearch.co.uk o Reed.co.uk. Ovviamente non sono gli unici siti web nel settore.
3 Stipulate un contratto telefonico. Ce ne sono alcuni in cui il pagamento avviene tramite una normale ricarica. Quando avrete un conto corrente bancario inglese potrete stipulare altri contratti che prevedono una detrazione mensile dal vostro conto in banca, ma sono molto vantaggiosi. Le semplici sim ricaricabili, senza contratto, sono costosissime.
4 Aprite un conto in banca, e` indispensabile molto piu` che da noi. E` completamente gratuito e non vi verranno addebitati costi di nessun genere.
5 Imparate il piu` possibile l`inglese: Meglio conoscete la lingua, piu` saranno le opportunita` di lavoro.
Pianificate il vostro trasferimento: i prezzi sono alti. La sterlina vale all`incirca un euro e venti centesimi. Nei primi due mesi di permanenza andrete in passivo di almeno duemila euro, se siete da soli, per i costi piu` disparati.
6 Se superate le difficolta` materiali e burocratiche dei primi mesi, molto probabilmente ve la caverete. Le opportunita` di lavoro sono un 20 30 % in piu` della media italiana.
7 I settori in cui potete trovare una occupazione variano di citta` in citta`: Londra, tra i tanti primati che detiene, e` il cuore europeo dei mercati finanziari. Per chi vuole lavorare in banca o con una finanziaria e` il posto piu` adatto. Anche per chi fa il giornalista o l`artista e` consigliabile puntare dritto su Londra. Attualmente in Gran Bretagna si riscontra una carenza di medici, e cio` costituisce una ghiotta occasione per chi si e` formato nel settore e vuole entrare in questo paese da "emigrante di lusso".
Le badanti vengono regolarizzate quasi sempre e vengono reclutate da agenzie apposite, che provvedono anche a corsi di formazione un po` all`acqua di rose. In genere bisogna possedere un`automobile se si lavora a casa del cliente, ma non sempre. Vi sono tantissime case di cura private.I guadagni sono interessanti (dalle 900 alle 1500 sterline al mese, compreso spesso vitto e alloggio). Anche gli uomini fanno questo lavoro, a volte, che pero` e` molto duro, anche perche` a volte spezza i ritmi del sonno: si lavora spesso di notte ma con cadenze irregolari, e questo puo` avere effetti dannosi sulla salute del lavoratore.
8 Tenete presente che Londra e` un discorso a parte: Offre molto piu` lavoro ma e` altrettanto piu` costosa delle altre citta` inglesi.
Una stanza in affitto a una distanza ragionevole dal centro costa in media 800 euro al mese.
In definitiva, il gioco vale la candela, ma a costo di stare sul posto per almeno 4-5 anni. Imparare la lingua a dovere richiede tempo. L`inglese scritto e le sue regole grammaticali sono facili. La pronuncia invece e` impegnativa, e solo quando si e` sul posto si ci rende conto di come la vostra pronuncia possa decidere le sorti del vostro inserimento sociale e lavorativo nel paese.
Per chi studia
Il discorso per gli studenti e` molto piu` semplice.
Innanzitutto non pagano la Council tax, che sarebbe l`Ici locale. Il proprietario dell`appartamento gli chiedera` probabilmente delle referenze: lettere scritte di qualcuno che puo` garantire sul pagamento dell`affitto.
Per il contratto di affitto funziona come in Italia: alcune volte viene richiesto dal padrone di casa, alcune volte no. Cio` che vi verra` richiesto, quasi sempre, e` il versamento di un deposito quando entrate nel nuovo appartamento; vi verra` restituito nel momento in cui lasciate la casa, al termine della permanenza. Se causate dei danni all`appartamento, potra` essere trattenuta una somma corrispondente all`importo del danno.
Le universita` funzionano piuttosto bene. Molti stranieri, soprattutto provenienti da paesi poveri mandano i figli a studiare in Inghilterra dove probabilmente ritengono che otterranno una educazione migliore. Le universita`sono un capitolo importante nell`economia Inglese, e tengono letteralmente in piedi alcune citta`. Attorno ad esse ruotano negozi, pubs, locali da ballo ed agenzie immobiliari.
I genitori italiani dovranno rassegnarsi a far fronte a spese importanti. E` anche vero pero` che gli studenti trovano facilmente lavoro nei pubs o con impieghi part time.
I divertimenti non mancano. E` un luogo comune che in Inghilterra vi sia poca vita notturna. E` esattamente il contrario. Si potrebbe obiettare, anzi, che gli studenti britannici spendano fin troppe sere dediti al divertimento. Le strade di sera sono invase dai ventenni anche nei giorni feriali. Cio` costituisce pero` un problema di ordine pubblico, perche` le risse tra ubriachi sono frequentissime.
martedì 26 ottobre 2010
Le scritte sui muri di Roma. Viaggio nella capitale da una insolita inquadratura.
Sono molto lieto di riportare in calce a questa nota il bellissimo articolo della giornalista romana Daniela Amenta. Ben scritto e decisamente divertente, analizza il fenomeno dei writers con spunti del tutto propri.
E` un piacere leggerlo.
Orietta Berti è pazza
Ci sono città che si intuiscono, nella loro interezza, dai cimiteri. Una visita al camposanto e si mostrano di colpo. Di colpo le vedi e le capisci. Le senti, le comprendi. E ci sono posti che iniziano e finiscono in una piazza, tra i bastioni del centro o lungo il bancone di un bar. Roma no. Roma è sfuggente. E’ troppa. Sempre a gambe aperte, denudata, ripresa, fotografata. Che credi di conoscerla e invece t’ha regalato solo un pezzettino di sé. Magari il più inutile. Bisogna camminarci. Attraversarla. Leggerla. Perché Roma è una scritta. Un’enorme scritta. Una “Pasquinata” permanente. Il sor Pasquino lasciava sui muri versi e svolazzi d’acida poesia alla faccia dei potenti. I romani fanno altrettanto. S’armano di vernici, di spray e schizzano case, monumenti, tangenziali e gallerie della metropolitana, peggio dei gatti in calore. Roma si svela così, si racconta così. Slogan dopo slogan, segno dopo segno. Come se le scritte murali fossero rughe e cicatrici di una faccia vera, i particolari determinanti di un immenso volto umano. Chi era Angela, ad esempio? Ce lo siamo chiesti in milioni, passando su Ponte Garibaldi. Era una dichiarazione a lettere cubitali, una delle prime, di cuore e di lotta: Angela ti amo. Con la A cerchiata dell’anarchia. Una scritta rossa, gigantesca, incisa sul travertino bianco dell’Isola Tiberina. La vedevi dall’autobus. Definita e definitiva, quasi fosforescente, chiarissima anche di notte. E ci immaginavamo sia lei, che lui, l’amante anonimo. Pareva di vederli, belli e rivoluzionari, a scambiarsi baci e testi di Bakunin dalle parti del fiume. Che non è biondo, nocciola semmai, ma ha argini perfetti, candidi come fogli Fabriano extralarge. Apparve proprio qui, lungo il Tevere e a pochi metri da Castel Sant’Angelo, l’epica scritta-murales. Finì sui giornali, immortalata dai turisti, altro che “Cuppolone”. Era il disegno di un polso alto almeno un metro e mezzo e con un orologio fermo sulle 11.30: “E’ ora che v’aripijate”. Così, senza altro aggiungere, senza un destinatario preciso. Messaggio tipicamente capitolino. Non tanto per il “v’aripijate” ma per il cinico disincanto. Per questa capacità dell’Urbe e dei suoi figli di trattare di calcio, politica e sentimenti con lo stesso tono sornione e malandrino. Dove altro, se non in via del Tritone, poteva trovare spazio l’estrema sintesi tra tutti gli Andreotti possibili? “Giulio fatte de gladio”. Amen.
Scritte immortali, alcune. Mai cancellate. Che resistono al tempo e al traffico della Prenestina. Qui, la consolare, da quindici anni ospita quello sberleffo più degno di un elzeviro: “Co sto caldo ce voleva un bel governo ombra”. E poi scritte multiple, con cancellamenti, aggiunte, richiami. In via Morgagni, dove “Lotta Continua” si è trasformata in “CarLotta Continua a fare la mignotta” in barba al politicamente corretto. O sulla Roma-L’Aquila, già in odor di autostrada. Su di un pilastro prende forma perfino il dogma religioso: “Dio c’è”. Che però si riduce in barzelletta grazie al commento di uno spray apocrifo: “o ce fa?”. Multipla anche la celebre “La Roma è Magica”, riveduta e corretta dai laziali in “Se la Roma è Magica, Cicciolina è vergine”. E via così, tra sfottò e illuminazioni ruggenti. La storia raccontata sui muri. Quella globale, di tutti. Quella privata. “Silvia sei bella come il tramonto”. E un mese dopo via Silvia, con una linea decisa di vernice. “Laura sei bella come il tramonto”. Si attendono altri nomi sulla Tangenziale Est, nuove passioni. Rimane invece unica, come Angela, la rima baciata e dolorosa sulla volta più alta ed esterna del ponte Flaminio, direzione Corso Francia: “Costanza ti amo senza speranza”, opera di un acrobata o, in alternativa, di un ragno.
Roma è così. Come questi graffi che mescolano sogni, sintomi, peripezie e visioni. Leggere Garbatella, ad esempio, è un esercizio di stile continuo. “La malavita invomita, ricca e prepotente”, recita un nauseato muretto. Poco oltre gli risponde un portoncino guardingo “A Ste, guardete tu’ sorella”. Ed ecco che quasi appare questa sorella di Stefano, fanatica e maliziosa, che l’intero quartiere controlla, spia, segue, tra ansimi e sospiri. E’ proprio in periferia che i poeti de ‘noantri si scatenano. E si scatena una romanitas surreale. Centocelle in versione Artaud si condensa nel miglior verso mai prodotto nel circondario: “Orietta Berti è pazza”. Chapeau. Che aggiungere? E’ una stilettata geniale, un colpo raffinato e a sorpresa. Che né gli Skiantos, né Elio e le Storie Tese sarebbero riusciti a fare di meglio. Oppure quell’altra. Imprevedibile, che lascia di stucco: “Non esiste rivoluzione con la motorizzazione”. E tra via dei Mirti e un reticolo di strade che hanno nomi di fiori e frutta, ancora la fantasia al potere: “Onanismo militante”. Benvenuti, allora. Benvenuti a Roma, dove si scrive coi pennelli indelebili. Dove ognuno ha da dire la sua. Dove si tatuano sulle pietre e sugli intonaci frasi, pensieri, romanzi di una riga. “Addio splendida e spensierata adolescenza”, commenta un Peter Pan costretto a invecchiare all’Acqua Acetosa. Replicano in via Baccelli, sul marciapiede battuto dai trans: “I signori della lussuria sono disoccupati”. E non finisce mai. Perché la “Caput” è un giornale, un libro da sfogliare che si rinnova notte dopo notte, quando l’urgenza di dire, di comunicare arma anime pazze e sconosciute. Cosicché può accadere di tutto, pagina dopo pagina, mattone dopo mattone. Vedi il caso della Montagnola che si gemella con Coney Island. Proprio così. La prima scritta apparve nel quartiere, area sud. “Roma like New York. Montagnola like Coney Island”. Da oltreoceano, la risposta chiara e forte (documentata con alcune foto che fecero il giro degli increduli residenti). “Coney Island like Montagnola”. Il che vuol dire che anche questo pezzetto anonimo di città potrebbe avere il suo Lou Reed. E non c’è writer che tenga. Perché nel caso delle scritte non valgono le hall of fame, i tags o i caps. Il tratto o il colore. Vale l’immaginazione, valgono l’acume matto e la voglia di spernacchiare l’insopportabile mondo del buon senso, vale il gusto di sovvertire le regole e di prendersi la parola, senza chiedere il permesso. Il manifesto d’intenti dell’intero movimento degli scrittori murali potrebbe essere in Trastevere. Via San Francesco a Ripa. “Roma città sempre vicina a tutti. Viva gli autisti degli autobus”. La città commenta, dibatte, riflette così. Si riflette su marmi e pietra povera. Si difende. “Più samba meno caramba”, “Più bonghi meno binghi”, “Baccaja reddito”. Si riprende la voce, la lingua. Si racconta, declama. Quattro milioni e mezzo di potenziali Pasquini. Il più gigantesco esercito mai schierato dalla letteratura dei poveri. “Perché come te nessuna mai”, scrivono Giacomo e Corrado sulla Nettunense. Angela, Costanza, Coney Island e Orietta Berti lo sanno bene. Come te, Roma, nessuna mai. Firmato: “Muccino pippa”.
Questo articolo, che mi è particolarmente piaciuto, è firmato da Daniela Amenta. L'avevo letto ieri sul nuovo quotidiano gratuito di Roma 'Epolis' in una versione 'emendata'. Cercandolo in rete ho scoperto che - alla data 16 gennaio 2004 - è anche presente sul blog di cotesta giornalista all'indirizzo: http://www.danielaamenta.splinder.com/. Lì è scritto che era già apparso su un giornale che si chiama 'Urban'.
http://anticameracervello.splinder.com/post/9632268
E` un piacere leggerlo.
Orietta Berti è pazza
Ci sono città che si intuiscono, nella loro interezza, dai cimiteri. Una visita al camposanto e si mostrano di colpo. Di colpo le vedi e le capisci. Le senti, le comprendi. E ci sono posti che iniziano e finiscono in una piazza, tra i bastioni del centro o lungo il bancone di un bar. Roma no. Roma è sfuggente. E’ troppa. Sempre a gambe aperte, denudata, ripresa, fotografata. Che credi di conoscerla e invece t’ha regalato solo un pezzettino di sé. Magari il più inutile. Bisogna camminarci. Attraversarla. Leggerla. Perché Roma è una scritta. Un’enorme scritta. Una “Pasquinata” permanente. Il sor Pasquino lasciava sui muri versi e svolazzi d’acida poesia alla faccia dei potenti. I romani fanno altrettanto. S’armano di vernici, di spray e schizzano case, monumenti, tangenziali e gallerie della metropolitana, peggio dei gatti in calore. Roma si svela così, si racconta così. Slogan dopo slogan, segno dopo segno. Come se le scritte murali fossero rughe e cicatrici di una faccia vera, i particolari determinanti di un immenso volto umano. Chi era Angela, ad esempio? Ce lo siamo chiesti in milioni, passando su Ponte Garibaldi. Era una dichiarazione a lettere cubitali, una delle prime, di cuore e di lotta: Angela ti amo. Con la A cerchiata dell’anarchia. Una scritta rossa, gigantesca, incisa sul travertino bianco dell’Isola Tiberina. La vedevi dall’autobus. Definita e definitiva, quasi fosforescente, chiarissima anche di notte. E ci immaginavamo sia lei, che lui, l’amante anonimo. Pareva di vederli, belli e rivoluzionari, a scambiarsi baci e testi di Bakunin dalle parti del fiume. Che non è biondo, nocciola semmai, ma ha argini perfetti, candidi come fogli Fabriano extralarge. Apparve proprio qui, lungo il Tevere e a pochi metri da Castel Sant’Angelo, l’epica scritta-murales. Finì sui giornali, immortalata dai turisti, altro che “Cuppolone”. Era il disegno di un polso alto almeno un metro e mezzo e con un orologio fermo sulle 11.30: “E’ ora che v’aripijate”. Così, senza altro aggiungere, senza un destinatario preciso. Messaggio tipicamente capitolino. Non tanto per il “v’aripijate” ma per il cinico disincanto. Per questa capacità dell’Urbe e dei suoi figli di trattare di calcio, politica e sentimenti con lo stesso tono sornione e malandrino. Dove altro, se non in via del Tritone, poteva trovare spazio l’estrema sintesi tra tutti gli Andreotti possibili? “Giulio fatte de gladio”. Amen.
Scritte immortali, alcune. Mai cancellate. Che resistono al tempo e al traffico della Prenestina. Qui, la consolare, da quindici anni ospita quello sberleffo più degno di un elzeviro: “Co sto caldo ce voleva un bel governo ombra”. E poi scritte multiple, con cancellamenti, aggiunte, richiami. In via Morgagni, dove “Lotta Continua” si è trasformata in “CarLotta Continua a fare la mignotta” in barba al politicamente corretto. O sulla Roma-L’Aquila, già in odor di autostrada. Su di un pilastro prende forma perfino il dogma religioso: “Dio c’è”. Che però si riduce in barzelletta grazie al commento di uno spray apocrifo: “o ce fa?”. Multipla anche la celebre “La Roma è Magica”, riveduta e corretta dai laziali in “Se la Roma è Magica, Cicciolina è vergine”. E via così, tra sfottò e illuminazioni ruggenti. La storia raccontata sui muri. Quella globale, di tutti. Quella privata. “Silvia sei bella come il tramonto”. E un mese dopo via Silvia, con una linea decisa di vernice. “Laura sei bella come il tramonto”. Si attendono altri nomi sulla Tangenziale Est, nuove passioni. Rimane invece unica, come Angela, la rima baciata e dolorosa sulla volta più alta ed esterna del ponte Flaminio, direzione Corso Francia: “Costanza ti amo senza speranza”, opera di un acrobata o, in alternativa, di un ragno.
Roma è così. Come questi graffi che mescolano sogni, sintomi, peripezie e visioni. Leggere Garbatella, ad esempio, è un esercizio di stile continuo. “La malavita invomita, ricca e prepotente”, recita un nauseato muretto. Poco oltre gli risponde un portoncino guardingo “A Ste, guardete tu’ sorella”. Ed ecco che quasi appare questa sorella di Stefano, fanatica e maliziosa, che l’intero quartiere controlla, spia, segue, tra ansimi e sospiri. E’ proprio in periferia che i poeti de ‘noantri si scatenano. E si scatena una romanitas surreale. Centocelle in versione Artaud si condensa nel miglior verso mai prodotto nel circondario: “Orietta Berti è pazza”. Chapeau. Che aggiungere? E’ una stilettata geniale, un colpo raffinato e a sorpresa. Che né gli Skiantos, né Elio e le Storie Tese sarebbero riusciti a fare di meglio. Oppure quell’altra. Imprevedibile, che lascia di stucco: “Non esiste rivoluzione con la motorizzazione”. E tra via dei Mirti e un reticolo di strade che hanno nomi di fiori e frutta, ancora la fantasia al potere: “Onanismo militante”. Benvenuti, allora. Benvenuti a Roma, dove si scrive coi pennelli indelebili. Dove ognuno ha da dire la sua. Dove si tatuano sulle pietre e sugli intonaci frasi, pensieri, romanzi di una riga. “Addio splendida e spensierata adolescenza”, commenta un Peter Pan costretto a invecchiare all’Acqua Acetosa. Replicano in via Baccelli, sul marciapiede battuto dai trans: “I signori della lussuria sono disoccupati”. E non finisce mai. Perché la “Caput” è un giornale, un libro da sfogliare che si rinnova notte dopo notte, quando l’urgenza di dire, di comunicare arma anime pazze e sconosciute. Cosicché può accadere di tutto, pagina dopo pagina, mattone dopo mattone. Vedi il caso della Montagnola che si gemella con Coney Island. Proprio così. La prima scritta apparve nel quartiere, area sud. “Roma like New York. Montagnola like Coney Island”. Da oltreoceano, la risposta chiara e forte (documentata con alcune foto che fecero il giro degli increduli residenti). “Coney Island like Montagnola”. Il che vuol dire che anche questo pezzetto anonimo di città potrebbe avere il suo Lou Reed. E non c’è writer che tenga. Perché nel caso delle scritte non valgono le hall of fame, i tags o i caps. Il tratto o il colore. Vale l’immaginazione, valgono l’acume matto e la voglia di spernacchiare l’insopportabile mondo del buon senso, vale il gusto di sovvertire le regole e di prendersi la parola, senza chiedere il permesso. Il manifesto d’intenti dell’intero movimento degli scrittori murali potrebbe essere in Trastevere. Via San Francesco a Ripa. “Roma città sempre vicina a tutti. Viva gli autisti degli autobus”. La città commenta, dibatte, riflette così. Si riflette su marmi e pietra povera. Si difende. “Più samba meno caramba”, “Più bonghi meno binghi”, “Baccaja reddito”. Si riprende la voce, la lingua. Si racconta, declama. Quattro milioni e mezzo di potenziali Pasquini. Il più gigantesco esercito mai schierato dalla letteratura dei poveri. “Perché come te nessuna mai”, scrivono Giacomo e Corrado sulla Nettunense. Angela, Costanza, Coney Island e Orietta Berti lo sanno bene. Come te, Roma, nessuna mai. Firmato: “Muccino pippa”.
Questo articolo, che mi è particolarmente piaciuto, è firmato da Daniela Amenta. L'avevo letto ieri sul nuovo quotidiano gratuito di Roma 'Epolis' in una versione 'emendata'. Cercandolo in rete ho scoperto che - alla data 16 gennaio 2004 - è anche presente sul blog di cotesta giornalista all'indirizzo: http://www.danielaamenta.splinder.com/. Lì è scritto che era già apparso su un giornale che si chiama 'Urban'.
http://anticameracervello.splinder.com/post/9632268
mercoledì 20 ottobre 2010
Storie di plagio vero e presunto in Italia e nei paesi anglofoni.
1 Robiole, flirts e religioni.
Alla riunione della Jesus Army, a Norwich, abbiamo assistito ad un vero e proprio spettacolo, genuino e gradevole anche agli occhi di chi proviene da un`altra estrazione socio-culturale. Canti e filmati si susseguivano corredati da una scenografia di prim`ordine.
L`ultima canzone, l`ultimo atto di questo evento, ha spiazzato le nostre orecchie italiane: un canto appassionato, sincero, indirizzato verso la divinita`. Ma.. ascoltando bene.. cambiavano solo le parole ma la melodia era proprio quella dello spot della robiola Robiola Osella.
Uno zefiro di nostalgia ci ha colpiti perche` tutto questo ci riportava ai piu` allegri anni 80.
Lungi dall`attuare l`equazione similitudine-plagio, abbiamo voluto approfondire, ed e` venuto fuori che una canzone ben piu` famosa di quella della Jesus Army, "The water is wide" era ancora piu` simile a quella del nostrano prodotto alimentare italico.
E ad una analisi meno superficiale qualcosa di religioso nel refrain commerciale rimane; "un antico amore che arriva fresco a te, latte e sapore, alle fattorie.." l`amore, prima avente una valenza spirituale, ora diventa l`affetto del fattore o della massaia, profuso nel preparare il buon cibo, unito alle conoscenze secolari tramandate di padre in figlio.
http://www.youtube.com/watch?v=fvbEgPlvgGE
Cliccando su questo link potete ascoltare " The water is wide". E` un canto tradizionale irlandese, chiamato anche "O waly waly". Ve ne riportiamo la prima strofa: The water is wide, I cannot get over
Neither have I wings to fly. Give me a boat that can carry two and both shall row, my love and I".
Azzardiamo una libera traduzione: Il mare (o il fiume) e` vasto .Non posso andare oltre. Non ho nemmeno le ali per volare. Datemi una barca che possa trasportare due persone e tutti e due potremo remare, il mio amore ed io.
Ed ecco invece l`allegra versione dello spot commerciale, per cui nutriamo un interesse squisitamente filologico, e, semmai, nostalgico verso anni belli per molti di noi
www.youtube.com/watch?v=QbJo4yrSiYY
Non possiamo non divertirci di fronte a tale spezzone di business-cinema. Oltre al gia` citato "antico amore che arriva fresco a te", c`e` un notevole neologismo, da un lato risibile dall`altro apprezzabile: "Alle fattorie trovi la bonta`, Robiola Osella "Naturalita`". Non dunque Naturalezza, spontaneita`, ma "naturalita`", quasi una ideologia dell`amore per la natura, da non confondere con il "naturismo", fenomeno sociale che spesso sconfina nel nudismo, e con il Naturalismo, che e`una corrente letteraria francese da cui e` scaturito il "Verismo" italiano.
Ma questo e` solo uno dei tanti esempi di cui vi renderemo edotti, all`interno dello sconfinata rete di scambi culturali e artistici tra l`Italia e i paesi anglosassoni. Alla prossima.
Alla riunione della Jesus Army, a Norwich, abbiamo assistito ad un vero e proprio spettacolo, genuino e gradevole anche agli occhi di chi proviene da un`altra estrazione socio-culturale. Canti e filmati si susseguivano corredati da una scenografia di prim`ordine.
L`ultima canzone, l`ultimo atto di questo evento, ha spiazzato le nostre orecchie italiane: un canto appassionato, sincero, indirizzato verso la divinita`. Ma.. ascoltando bene.. cambiavano solo le parole ma la melodia era proprio quella dello spot della robiola Robiola Osella.
Uno zefiro di nostalgia ci ha colpiti perche` tutto questo ci riportava ai piu` allegri anni 80.
Lungi dall`attuare l`equazione similitudine-plagio, abbiamo voluto approfondire, ed e` venuto fuori che una canzone ben piu` famosa di quella della Jesus Army, "The water is wide" era ancora piu` simile a quella del nostrano prodotto alimentare italico.
E ad una analisi meno superficiale qualcosa di religioso nel refrain commerciale rimane; "un antico amore che arriva fresco a te, latte e sapore, alle fattorie.." l`amore, prima avente una valenza spirituale, ora diventa l`affetto del fattore o della massaia, profuso nel preparare il buon cibo, unito alle conoscenze secolari tramandate di padre in figlio.
http://www.youtube.com/watch?v=fvbEgPlvgGE
Cliccando su questo link potete ascoltare " The water is wide". E` un canto tradizionale irlandese, chiamato anche "O waly waly". Ve ne riportiamo la prima strofa: The water is wide, I cannot get over
Neither have I wings to fly. Give me a boat that can carry two and both shall row, my love and I".
Azzardiamo una libera traduzione: Il mare (o il fiume) e` vasto .Non posso andare oltre. Non ho nemmeno le ali per volare. Datemi una barca che possa trasportare due persone e tutti e due potremo remare, il mio amore ed io.
Ed ecco invece l`allegra versione dello spot commerciale, per cui nutriamo un interesse squisitamente filologico, e, semmai, nostalgico verso anni belli per molti di noi
www.youtube.com/watch?v=QbJo4yrSiYY
Non possiamo non divertirci di fronte a tale spezzone di business-cinema. Oltre al gia` citato "antico amore che arriva fresco a te", c`e` un notevole neologismo, da un lato risibile dall`altro apprezzabile: "Alle fattorie trovi la bonta`, Robiola Osella "Naturalita`". Non dunque Naturalezza, spontaneita`, ma "naturalita`", quasi una ideologia dell`amore per la natura, da non confondere con il "naturismo", fenomeno sociale che spesso sconfina nel nudismo, e con il Naturalismo, che e`una corrente letteraria francese da cui e` scaturito il "Verismo" italiano.
Ma questo e` solo uno dei tanti esempi di cui vi renderemo edotti, all`interno dello sconfinata rete di scambi culturali e artistici tra l`Italia e i paesi anglosassoni. Alla prossima.
lunedì 18 ottobre 2010
Video del giorno - Brooke Sharkey: If we were water (se fossimo acqua)
E` un brano di sua composizione, con intercalari in francese.
lunedì 11 ottobre 2010
Realta` religiose in Inghilterra: La Jesus Army
(Mi scuso per l`erronea accentazione, dovuta ad un problema tecnico, che verra` risolto il prima possibile).
Alcune settimane fa c`e` stato, a Norwich, il raduno della Jesus army (l`esercito di Gesu`)
Sviluppatosi negli ultimi 50 anni, questo movimento religioso di radici protestanti conta fedeli in tutto il mondo, anche se rimane per ora una realta` di rilevanza inferiore rispetto alle stesse varianti del protestantesimo e in confronto alle altre realta` spirituali.
Nell`ultimo giorno del raduno nazionale svoltosi nel capoluogo del Norfolk, un centinaio di chilometri circa ad est di Londra, c `erano 250-300 persone a Bank Plan, un palazzo donato da una banca alla cittadinanza per svolgere attivita` di vario tipo.
Cio` che predicano gli aderenti alla Jesus army non e` poi tanto diverso da quello che prescrive il cattolicesimo: ovviamente i riti cambiano un po`: non c`e` la confessione, durante la messa si canta e si suonano molte canzoni religiose moderne, quasi tutte con tanto di copyryght a tutela dei diritti d`autore.
La cosa che salta piu` all `occhio e` che la messa prevede un momento di abbandono collettivo, in cui si da il via libera alle emozioni ed ognuno puo` esternare un flusso di pensieri spontanei. Si ci tocca e inizia una preghiera indirizzata al proprio vicino, molto sentita e ad occhi chiusi.
Durante questa estasi cantata non mancano suoni apparentemente privi di senso, esternazioni volute di estasi mistica, sicuramente comunque non e` lingua inglese. Come e` prassi nei riti protestanti, si cita spesso il vecchio testamento e raramente si menziona la Madonna.
Non c`e` una gerarchia istituzionalizzata come nella chiesa cattolica: gli uomini che stanno al vertice sono persone che hanno conquistato una certa popolarita` all`interno delle comunita` locali e spesso non sono sacerdoti. Esistono altresi` dei sacerdoti che ricevono un`investitura formale, e a cui viene concesso di sposarsi e di avere figli come e` prassi nelle confessioni di questo genere.
Quando si parla di religione si battono sentieri delicati, ognuno ha le proprie convinzioni, ogni individuo ha la propria sensibilita` e la propria via verso il raccoglimento e la ricerca interiore.
Si possono rinvenire pero` messaggi universali, che sono condivisibili ad ogni latitudine:
accettazione di cio` che e` diverso da noi,
essere corretti gli uni con gli altri;
combattere quello che qualcuno chiama il diavolo e qualcuno laicamente chiama gli impulsi negativi, senza estremismi;
recuperare il valore dell`amicizia: essere compagni di pub, di comitiva o di bevute e` una cosa superficiale, mentre aiutarsi nel momento della difficolta` e del bisogno e` segnale di sentimenti piu` autentici e di valori piu`profondi.
Andrea Russo
Alcune settimane fa c`e` stato, a Norwich, il raduno della Jesus army (l`esercito di Gesu`)
Sviluppatosi negli ultimi 50 anni, questo movimento religioso di radici protestanti conta fedeli in tutto il mondo, anche se rimane per ora una realta` di rilevanza inferiore rispetto alle stesse varianti del protestantesimo e in confronto alle altre realta` spirituali.
Nell`ultimo giorno del raduno nazionale svoltosi nel capoluogo del Norfolk, un centinaio di chilometri circa ad est di Londra, c `erano 250-300 persone a Bank Plan, un palazzo donato da una banca alla cittadinanza per svolgere attivita` di vario tipo.
Cio` che predicano gli aderenti alla Jesus army non e` poi tanto diverso da quello che prescrive il cattolicesimo: ovviamente i riti cambiano un po`: non c`e` la confessione, durante la messa si canta e si suonano molte canzoni religiose moderne, quasi tutte con tanto di copyryght a tutela dei diritti d`autore.
La cosa che salta piu` all `occhio e` che la messa prevede un momento di abbandono collettivo, in cui si da il via libera alle emozioni ed ognuno puo` esternare un flusso di pensieri spontanei. Si ci tocca e inizia una preghiera indirizzata al proprio vicino, molto sentita e ad occhi chiusi.
Durante questa estasi cantata non mancano suoni apparentemente privi di senso, esternazioni volute di estasi mistica, sicuramente comunque non e` lingua inglese. Come e` prassi nei riti protestanti, si cita spesso il vecchio testamento e raramente si menziona la Madonna.
Non c`e` una gerarchia istituzionalizzata come nella chiesa cattolica: gli uomini che stanno al vertice sono persone che hanno conquistato una certa popolarita` all`interno delle comunita` locali e spesso non sono sacerdoti. Esistono altresi` dei sacerdoti che ricevono un`investitura formale, e a cui viene concesso di sposarsi e di avere figli come e` prassi nelle confessioni di questo genere.
Quando si parla di religione si battono sentieri delicati, ognuno ha le proprie convinzioni, ogni individuo ha la propria sensibilita` e la propria via verso il raccoglimento e la ricerca interiore.
Si possono rinvenire pero` messaggi universali, che sono condivisibili ad ogni latitudine:
accettazione di cio` che e` diverso da noi,
essere corretti gli uni con gli altri;
combattere quello che qualcuno chiama il diavolo e qualcuno laicamente chiama gli impulsi negativi, senza estremismi;
recuperare il valore dell`amicizia: essere compagni di pub, di comitiva o di bevute e` una cosa superficiale, mentre aiutarsi nel momento della difficolta` e del bisogno e` segnale di sentimenti piu` autentici e di valori piu`profondi.
Andrea Russo
sabato 9 ottobre 2010
Brooke Sharkey
10 minuti fa ho conosciuto, a cento metri da dove vi scrivo, tale Brooke Sharkey.
Chi e` Brooke? E` una Busker. Chi sono i buskers? Non sono "quelli che le buscano", come verrebbe da pensare a qualcuno. I buskers sono i cantanti di strada.
A Norwich, nella via piu` famosa e centrale, ovvero London street, c`e` sempre qualche cantante, nelle ore diurne, talvolta anche ben attrezzato con strumenti elettrici e amplificatori.
La maggior parte di loro possiede un certo talento. Brooke vende di persona i suoi dischi, che hanno una copertina molto bella in bianco e nero, e i brani sono di sua composizione, anche se in giro per l`Inghilterra esegue, con una voce che potete giudicare da soli, brani di artisti noti. Bella e brava.
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