Ecco cosa sosteneva Beniamino Andreatta ( di cui Il Presidente Enrico Letta si professa allievo) a proposito della lira. Per la cronaca Andreatta fu tra gli autori della privatizzazione della banca d'Italia, nonchè delle azioni di politica monetaria propedeutiche all'entrata nell'euro.
Una delle conseguenze più gravi del divorzio tra Ministero del Tesoro e Banca d'Italia è stato il fatto che da allora in poi la nostra banca centrale e le banche italiane non furono più invitate ad acquistare i buoni del tesoro.
I nostri titoli di stato, esposti agli umori dei mercati, da allora in poi devono essere ripagati dallo stato (quindi la collettività), ad interessi più alti.
L'impennata inflazionaria italiana dei primi anni '90 fu dovuta proprio a questo fattore: per rendere i titoli di stato più attraenti si promettevano interessi molto alti.
Nino Galloni, funzionario esperto in economia, disse che questo avrebbe fatto schizzare in alto il debito pubblico, cosa che si avverò, in effetti.
Galloni si oppose tra l'altro, alla moneta unica, e Kohl in persona fece pressioni su Andreotti per farlo mandare via.
Da qui si può spiegare un concetto: il debito pubblico, in generale, in italia come altrove, è dovuto in maggior parte NON alla corruzione, NON agli sprechi, ma agli INTERESSI SUI TITOLI DI STATO.
Se esso però è detenuto dai cittadini di quello stato o dai suoi enti pubblici, esso è sostenibile.
Ciò avviene in Giappone, dove il debito ormai sta per arrivare al 270% del Pil (contro il nostro 130%).
Il Fondo Monetario Internazionale, che dà consigli sulla gestione delle politiche monetarie ed eroga prestiti, afferma che il debito giapponese è sostenibile, proprio perchè è in mani giapponesi.
La Banca centrale Giapponese acquista titoli pubblici a iosa, e in parte lo fanno anche i giapponesi. Questo rende il debito più sicuro, perchè meno esposto alle speculazioni