C'era una volta Silvio, colui che, già imprenditore di successo, divenne una icona politica ma anche pop, un personaggio internazionale semplificato e svuotato di contenuti, dipinto superficialmente come uno sporcaccione, un corruttore, un evasore fiscale, un gaffeur, l'amicone di Putin etc etc..
C'è stata tutta una letteratura che ha fatto la fortuna di tanti scribacchini di sinistra che, ora che Big Silvio è in disgrazia, arrancano e non sanno più di cosa parlare.
Io non mi soffermo su questo. Gran parte dei processi che ha subito sono frutto di una politicizzazione della giustizia. Il personaggio in questione non sarà uno stinco di santo, ma va giudicato sul piano politico.
Ed è su quello che il tycoon rampante venuto fuori come una ventata di aria nuova nel 1994, un genio capace di fondare un partito e in due mesi vincere le elezioni, ha deluso.
Grandi speranze
Si ci aspettava da destra una rivoluzione liberale, una Italia che funzionasse come un'azienda visto che Berlusconi le sapeva gestire bene le sue aziende: rendevano e rendono bene e mai o quasi mai hanno avuto agitazioni sindacali.
Ebbene l'Italia, negli ultimi venticinque anni di centrodestra e di centrosinistra, si è impoverita, ha introdotto il lavoro precario, è entrata nell'euro dimezzando i suoi redditi con una inflazione spaventosa nel 2002 e infine gravata da una valuta molto pesante ha visto fallire buona parte delle sue aziende, a cui l'austerity imposta dall'Europa (quindi le tasse e la stretta conseguente sul credito da parte delle banche) ha dato il colpo di grazia.
Il raddoppiamento dei prezzi
Quando nel 2002 raddoppiarono i prezzi, quattro almeno furono le manchevolezze di Silvio Berlusconi:
1 Avrebbe potuto dire un bel "no" alla moneta unica prima che entrasse in vigore in Italia: c'era tutto il tempo per farlo
2 Non tentò di rinegoziare il cambio 1 euro: 1936,27 lire, che comportò il raddoppiamento dei prezzi.
3 Non prese provvedimenti sufficienti contro l'aumento dei prezzi.
4 Quando i giornalisti gli chiesero come bisognava fronteggiare quella situazione di dimezzamento di fatto dei salari dovuti all'impennata del costo della vita, B. disse: bisogna fare come faceva mia zia, che si faceva un giro di tutti i negozi e infine faceva la spesa solo in quello dove la merce costava meno.
Bella risposta, per un Presidente del Consiglio.
In questo quadro Berlusconi non ha saputo rilanciare il paese, si è adeguato ad una visione repressiva dell'economia e sbagliata da parte di Bruxelles, ha aderito a trattati scellerati che ci hanno portato poi al fiscal compact e al pareggio di bilancio in costituzione.
La "no tax zones"
Nel 2008 B. stava per varare le no "tax zones". Era un piano molto interessante che avrebbe permesso di riqualificare le periferie urbane.
Arrivarono poi i diktat di austerità dalla Germania e dall'Ue e B. obbedì. Niente più "no tax zones", via libera a nuove manovre per inasprimenti fiscali.
Servile collaborazionismo verso la Troika
Big Silvio fu rovesciato dalla presidenza del consiglio nel 2011 per opera di Angela Merkel e della Banca Centrale Europea e invece di ribellarsi e di spiegare ai suoi elettori la perdita di indipendenza che stavano subendo, è stato un collaborazionista e ha appoggiato Mario Monti.
Ha tentato nelle elezioni successive di allearsi con lo stesso Monti, l'uomo di Goldman Sachs e dei poteri europei.
Del resto i governi tecnici vengono creati apposta per essere impopolari. I "tecnici" aumentano le tasse e i politici non se ne prendono la colpa, perchè non fanno parte del governo che le crea, anche se con le loro maggioranze parlamentari approvano le leggi in questione.
Ha poi appoggiato Letta, altro presidente deciso dal palazzo e servile verso i poteri nordeuropei. Infine ha dato il suo consenso anche a Renzi, sua copia politica in salsa giovanile, pensando di fare i propri interessi e disinteressandosi di cosa avveniva nel paese, troppo preso dai suoi processi . Renzi gli ha voltato le spalle ben presto e ora Berlusconi si propone come leader anti-austerity.
La guerra alla Libia
Nel 2011 Francia e Inghilterra, coinvolgendo l'Unione Europea, hanno spinto per fare la guerra a Gheddafi, con cui il nostro paese deteneva accordi privilegiati sia di natura commerciale (fornitura di idrocarburi in primis) che di contenimento dell'immigrazione. Berlusconi avrebbe potuto opporsi e avrebbe potuto evocare lo spettro (poi materializzatosi) delle migliaia di barche di profughi in più che sarebbero arrivate presso le nostre coste.
Anche in questo caso, ha chinato la testa e ha detto sì. Non solo: dovevamo concedere solo le basi aeree per il supporto logistico, poi abbiamo mandato anche gli aerei a fare i bombardamenti, per di più con la solita ipocrisia dei tempi di guerra: "colpiremo solo obiettivi mirati", il che ricorda il vecchio detto delle bombe "intelligenti".
Ora, per l'amore del suo paese, dovrebbe solo farsi da parte, in questo scenario dove centrodestra e centrosinistra si assomigliano in maniera sconcertante.
Che differenza c'è tra Berlusconi e Renzi?
I programmi rabberciati di Renzi e Berlusconi sono uno la fotocopia dell'altro. Silvio ultimamente ha lanciato un vago programma con un grande abbassamento delle tasse. Il punto è: chi gli crede più, dopo dieci anni di governo e tre mandati elettorali?
Il bello è che il giorno dopo Matteo ha lanciato anche lui un programma per abbassare le tasse, per non essere da meno del suo padre spirituale.
Li rendono inoltre simili il collaborazionismo verso l'Europa, l'assenza di idee, la mancanza di polso verso qualsiasi aspetto di politica internazionale, l'assenza di strategia, il rifiuto più assoluto di fare gli interessi del proprio paese anzichè buttarlo nel fango sempre di più.