Avvertenza

E' consentito riportare e linkare gli articoli di questo sito, a patto che vengano riportati nome, cognome e fonte. L'autore si avvale della facoltà di tutelare i contenuti qui pubblicati nelle sedi e nei modi che riterrà più opportuni.
Il blog di Andrea Russo è un sito di opinione e di intrattenimento. Non è, nè intende, essere una testata giornalistica e non ne ha le caratteristiche (redazione, periodicità fissa, registrazione presso un tribunale, et cetera).
E' pertanto dispensato dalle regole riguardanti la stampa nei periodi elettorali.

giovedì 28 novembre 2024

Turetta: esempio di patriarcato o persona fragile?

Il patriarcato è un fenomeno storico e sociale stratificato, che coinvolge leadership maschili: può essere accomunato alla fragilità del singolo?


Il patriarcato è un fenomeno sociale e storico che coinvolge tante persone e ruoli di comando. Un ragazzo succube e annichilito è ben altra cosa. 

L'Enciclopedia Britannica dà il seguente significato al Patriarcato: 

"ipotetico sistema sociale nel quale il padre o una persona anziana di sesso maschile ha assoluta autoritá sul gruppo familiare; per estensione, uno o piú uomini (come in una assemblea) che esercita assoluta autoritá sulla comunitá come insieme. Costruendo su teorie sviluppatesi con Charles Darwin, molti allievi del diciannovesimo secolo cercarono di formare una reoria di evoluzione culturale unilineare..

Questa ipotesi, ora discreditata, ha suggerito che l'organizzazione umana sociale sia evoluta attraverso una serie di stadi: una promiscuità sessuale animalesca fu seguita da un Matriarcato, che fu a suo turno seguita da un Patriarcato".

Ecco invece la definizione che ne dà la Treccani: 

"in antropologia, tipo di sistema sociale in cui vige il 'diritto paterno', ossia il controllo esclusivo dell'autorità domestica, pubblica e politica da parte dei maschi più anziani del gruppo. La famiglia estesa dominata dal patriarca sarebbe stata, secondo alcuni antropologi evoluzionistici dell'Ottocento (H.J.S. Maine, N.-D. Fustel de Coulanges), l'istituzione centrale della società primitiva basata sulla parentela. Essa avrebbe formato un gruppo corporato che reclutava i propri membri per agnazione (discendenza per linea maschile). 

Questa tesi fu ripresa da S. Freud, secondo il quale la società umana ebbe origine dall'orda patriarcale dominata dal padre o dal maschio più anziano".


La lettura ideologica del patriarcato e dell' "omicidio di stato"



Elena  Cecchettin, sorella della vittima Giulia, viene citata su Fan Page: “Filippo Turetta viene spesso definito come mostro, invece mostro non è. I mostri non sono malati, sono figli sani del patriarcato, della cultura dello stupro. Il femminicidio è un omicidio di Stato, perché lo Stato non ci tutela”. 

Inoltre ha accusato Salvini di "omicidio di stato" per aver messo un semplice "se" nel suo discorso. 


“Ministro dei Trasporti che dubita della colpevolezza di Turetta perché bianco, perché ‘di buona famiglia’. Anche questa è violenza, violenza di Stato”ha scritto Elena. La ragazza si riferisce a ciò che Salvini aveva scritto in un post dopo il ritrovamento di Turetta in Germania: “Se colpevole, nessuno sconto di pena e carcere a vita”. Fonte: Chronist.it  Elena Cecchettin contro Salvini: "Dubita di Turetta perché bianco"


Infine Elena dà la colpa all'intero genere maschile:




Turetta è l'opposto del patriarcato


"E pluribus unum", scriveva Virgilio. 
Scendendo dal generale al particolare, ci troviamo di fronte al caso Turetta: un giovane uomo spaurito, confuso, quasi incapace in sede di processo di articolare un discorso che avesse senso compiuto, eppure in grado di uccidere con trentasette coltellate.

In un mondo che va sempre più verso la criminalizzazione dell'uomo ("Gli uomini devono aver paura ad entrare nell'ascensore", ha detto Claudia Gerini) e in cui secondo alcuni guardare sette secondi una ragazza è una molestia,

risulta difficile scindere tra ideologia Woke e realtà.

Turetta è l'opposto del Patriarcato. Non è il frutto di una visione culturale. Non ha fondato una associazione di maschilisti che vogliono le donne a casa senza lavoro. Non è a capo di una comunità dove i posti dirigenziali sono degli uomini.

È un ragazzo fragile che alla prima avversità presentatagli dalla vita ha sbandato.

Il suo gesto vigliacco, frutto di una maggiore forza fisica sulla sua ex ragazza dimostra nel contempo la sua debolezza mentale. Era succube, non accettava la separazione.

Non riusciva a contestualizzare un evento della sua vita di fronte a cui quasi tutti gli altri, uomini e donne, in situazioni analoghe, si riprendono in poco tempo, continuando a fare una vita normale.

Filippo è proprio il tipo di uomo fragile generato dalle femministe che criminalizzano il maschio. Se lo si annichilisce, gli si toglie la sua sicurezza, gli si dice che qualunque cosa faccia ha torto, un ragazzo cresce come Turetta.

A parti invertite la lettura ideologica Woke non si applica

I casi in cui donne uccidono uomini in Italia sono numerosi e all'ordine del giorno. 

Il Presidente Mattarella non si è mai scomodato per partecipare ai funerali, i media raramente hanno dato risalto a questi episodi e soprattutto non si è mai parlato di femminismo e di volontà di prevaricare l'uomo, anche quando la donna omicida aveva la gelosia o l'abbandono come movente. 

Inoltre non si è mai coniato un neologismo come il "maschicidio", da opporre al "femminicidio". 

Nei casi di infanticidio invece, si fa riferimento alla debacle psicologica della singola assassina, senza scomodare teorie sociologiche della sopraffazione né si danno contenuti concordati e collettivi al gesto.

Al massimo, a livello sociologico si parla di madri immature che non vogliono sobbarcarsi l'onere genitoriale. 

Anche quando l'omicida di una donna è un immigrato, l'istinto della sinistra di difendere a prescindere tale categoria attenua di molto il suo femminismo. 

Sono dunque da ravvisare due pesi e due misure a seconda del sesso dell'autore e della vittima.

Oggi si coltiva la debolezza nei giovani: è un processo autodistruttivo

La debolezza del giovane omicida Padovano è quella di molti adolescenti e post adolescenti di oggi. Bisogna rivedere la ipersensibilizzazione della società in rapporto ai giovani:

se si accetta che sia normale che una ragazza scoppi a piangere in pubblico perchè ha l'ecoansia, 

se si pensa che sia una reazione congrua suicidarsi perchè qualcuno ha fatto gossip su di te su internet, 

è lì che bisogna agire. 

Consolare i giovani nelle prime difficoltà non vuol dire assecondarne la debolezza  e ingigantire le piccole difficoltà. Piuttosto vanno  invitarti a reagire.

Cyberbullismo contro mazzate vere: cosa traumatizza di più?

Ai tempi delle medie, quindi tra gli undici e i tredici anni, andavo in classe con ragazzi ripetenti e più grandi di me. Abitavano alla "Marina", ovvero il quartiere dei pescatori di Pescara.

Molti di loro avevano fama di temibili bulli. In quegli anni, un giorno sì e uno no, mi trovavo a fare a botte con loro e non solo ero il solo. Era una continua provocazione. 

Ce n'era uno di quindici anni (io ne avevo 12 o 13) già sviluppato e robusto. Uno dei professori di educazione fisica della scuola, che tra l'altro aveva lui stesso una indole violenta, lo responsabilizzava a modo suo. Una volta lo picchiò per essere entrato nel bagno delle ragazze. Gli dette in seguito l'incarico di guidare i compagni in classe a fine lezione.

Questo compagno cresciuto e bullo, mentre entravo in bagno, mi afferrò il braccio con forza per portarmi in aula. Io gli colpii il braccio per divincolarmi; a quel punto lui mi prese di peso e mi lanciò letteralmente sulla tazza del wc. 

Questo venne raccontato prontamente dai miei compagni ad una prof di materie umanistiche, che fece spallucce.

Questa era la mia scuola media. Nessuno si sognò mai lontanamente di suicidarsi, eppure quanto ho raccontato accadeva e me e a tanti soggetti maschi miei coetanei.

Tornati a casa, volavano schiaffi da genitori alla vecchia maniera e da primogeniti di nove anni più grandi, ma questo racconto ve lo risparmio.

Conclusioni

Filippo Turetta è un esempio della debolezza giovanile sviluppatasi negli ultimi anni.

Certe esperienze, sia pur  ingiuste, fortificano. Mettere i ragazzi sotto una campana di vetro è un eccesso di protezione che non li rende immuni, proprio come le prime influenze aiutano i bambini a superare i futuri virus.

La fumosa pseudoscienza della "educazione affettiva" di cui si parla come antidoto non serve a nulla. 

Bisogna avere il coraggio di essere forti ovvero: persone dal senso critico, in grado di reagire ai propri limiti ma anche alle ideologie nichiliste imposte dall'esterno. 



Nessun commento: