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venerdì 23 ottobre 2009

I racconti dell'età dell'oro

Non capita spesso di vedere, al termine della proiezione di un film, al cinema, le luci che si riaccendono e gli spettatori che si rialzano con un sorriso soddisfatto, segno palpabile che il film ha fatto centro.



Ed è per questo che vale la pena scrivere di questa pellicola recente, presentata all'ultima rassegna del cinema di Venezia: 

"Racconti dell'età dell'oro" possiede un linguaggio comunicativo fresco, diretto, mai banale e soprattutto fuori dagli schemi del già visto. Sono episodi tratti dalla realtà che mantengono intatta la loro autenticità anche nella loro trasposizione artistica, ben girati, ben recitati, con ironia e dramma che si fondono.
Cinque registi hanno fatto rivivere sullo schermo vere e prorie leggende metropolitane: Ioana Uricaru, Hanno Höffer, Răzvan Mărculescu, Constantin Popescu e Cristian Mungiu, regista pluripremiato e attualmente sulla cresta dell'onda. 
La sceneggiatura di tutto il film è dello stesso Mungiu, promotore dell'opera che ha creato l'amalgama tra tanti stili di regia diversi partecipando alla realizzazione artistica e facendo da promotore e supervisore.

In un colloquio privato tra Mungiu e alcuni conoscenti e colleghi, durante un'edizione del festival del cinema di Venezia, qualcuno sollevò il dubbio che ormai tante produzioni fossero create più per i festivals che per gli spettatori.
Fu così che il regista rumeno decise di coinvolgere altri autori connazionali in un'opera che mettesse al centro la gente del suo paese, trovando di estremo interesse trasporre su pellicola quelle leggende metropolitane e grottesche che circolavano all'epoca del regime quando le condizioni di vita erano più dure e la libertà era una parola preziosa e a tratti irraggiungibile.
 
Si tratta di storie probabilmente vere, comunicate tramite il passaparola. Se ne parlava spesso facendo la fila per ottenere il cibo razionato dalle autorità, durante gli ultimi quindici tremendi anni del regime di Ceausescu che portarono il popolo alla ribellione finale. 
Forse il motivo principale di ribellione fu proprio la fame, che scavalcò come priorità anche l'esigenza di libertà.
Ironico è dunque il titolo scelto "I racconti dell'età dell'oro", e la scelta di chiamare leggenda ogni singola storia, proprio per esaltarne la connnotazione di leggenda meropolitana. 
Sono spezzoni che per il contesto di povertà e la chiave grottesca ricordano un po' i films di Kusturica. In Italia circola una versione con soli quattro episodi, ma a quanto pare ne sono stati girati sei.
Uno dei due episodi che non ci è dato di vedere è tra i più esilaranti e al tempo stesso drammatici, ovvero "L'imbottigliamento dell'aria".
Da sottolineare è che in Romania il film non è ancora uscito. Nella versione Romena (chissà perchè preferiamo "rumeno", anzichè "romeno", termine più corretto, secondo i linguisti) i sei spezzoni sarano divisi i due parti:
4 episodi nel gruppo "racconti sulle autorità" e 2 come "racconti d'amore".

Riassumiamo i quattro sketches della versione italiana.
La leggenda della visita ufficiale
 
Un funzionario di partito piomba nel villaggio di Vizuresti, ultima tappa della visita di una delegazione indiana. Tutto deve essere pianificato alla perfezione per accogliere al meglio gli ospiti, e tutto il villaggio ha il dovere tassativo di collaborare.
Ma due contrordini consecutivi provenienti da Bucarest e una cena con qualche bicchiere di vino di troppo fanno sì che il funzionario statale coinvolga il sindaco del paese e altre persone in un tragicomico contrattempo.

La leggenda del trasportatore di pollame
Un autotrasportatore di pollame, per fare una gentilezza ad una bella locandiera, rompe il divieto di non aprire il camion fino alla consegna e preleva delle uova fresche dalle gabbie, finendo in galera.
La leggenda del fotografo
E' in corso la visita di Giscard D'Estaing a Ceausescu, e il giornale "Scinteia", principale organo del partito, ordina al fotografo e al suo assistente di recarsi in fretta sul posto,fotografare l'evento e tornare altrettanto rapidamente: il giornale deve andare in stampa e non c'è tempo.
Qualcosa però va storto: Ceausescu si toglie il cappello di fronte all'ospite straniero, e sembra quasi un'atto di deferenza.
Inaccettabile: bisogna ritoccare la foto. Si decide di mettere il cappello anche al presidente. Ma la fretta è tale che i fotografi non hanno il tempo per finire il loro lavoro, e viene stampato il giornale con una singolare immagine: Ceausescu ascolta il discorso di D'Estaing con un colbacco in testa, ma col cappello vero ancora in mano. 
Si bloccano le stampe e il giornale non andrà in edicola, ma qualcuno riesce lo stesso ad averne una copia, ridendo lui, una volta tanto, del suo dittatore.

La leggenda del poliziotto ingordo 

Un poliziotto riceve in dono un maiale vivo in un periodo di grande fame.
Deve ucciderlo, dunque, per poter mangiare. Per non suscitare la curiosità dei condomini, sigilla la cucina, stacca l'elettricità, apre una bombola del gas e vi rinchiude il maiale, asfissiandolo.
Ha rischiato di far saltare in aria l'intero palazzo, ma ha raggiunto lo scopo. Non ha calcolato però un altro particolare..

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