Avvertenza

È consentito riportare e linkare gli articoli di questo sito, a patto che vengano riportati nome, cognome e fonte. L'autore si avvale della facoltà di tutelare i contenuti qui pubblicati nelle sedi e nei modi che riterrà più opportuni.
Il blog di Andrea Russo è un sito di opinione e di intrattenimento. Non è, nè intende, essere una testata giornalistica e non ne ha le caratteristiche (redazione, periodicità fissa, registrazione presso un tribunale, et cetera).
È pertanto dispensato dalle regole riguardanti la stampa nei periodi elettorali.

venerdì 2 maggio 2025

"Il ragazzo dal kimono d'oro": un film discreto che non sfigura con "Karate kid"




É giunto il momento di rimettere le cose a posto: troppe volte "Il ragazzo dal kimono d'oro" è stato recensito con un pizzico di scherno e visto soltanto come la brutta copia del più noto "Karate Kid". 

In questa sede non prenderemo in considerazione i sequel sia dell'uno che dell'altro. Seppure il film originale non avesse un budget altissimo (8 milioni di dollari) è facile dedurre che il "non ufficiale" remake italiano sia costato molto meno. 

Tuttavia al regista John Avildsen e agli attori Ralph Macchio e Pat Morita, la produzione italiana rispondeva con dei giovanissimi Kim Rossi Stuart e Ken Watanabe, truccato incredibilmente da anziano come maestro di vita e di arti marziali. 





Questi ultimi due sono diventati in seguito degli eccellenti attori, impegnati in opere di ben altro spessore autoriale. 

Tuttavia stiamo scrivendo di due film riusciti in termini di intrattenimento. Le storie che raccontano "reggono" e affascinano un pubblico eterogeneo. 

Il regista, produttore e sceneggiatore Fabrizio De Angelis, sia pure riproponendo qualcosa di già visto,

ha voluto ambientare la storia in una location esotica come le Filippine. 

Con qualche passo falso nel copione del tipo "si vede che sei cresciuto con le vitamine giuste" e con mezzi quasi artigianali, il ragazzo dal Kimono d'oro è comunque un film che funziona e che diverte. 

Perfino nella scena del mercato e nelle altre con la gente del posto, la ripresa leggermente mossa dona un senso di realismo quasi documentaristico allo spettatore.

Il trucco eseguito su Watanabe, che potrebbe sembrare strano oggi, era l'outfit tipico dei film di kung fu.

Anche una trovata come "il colpo del drago" con tanto di scossa elettrica, era alla fin fine ascrivibile a quel repertorio fatto di fantasia e di effetti speciali che in altre pellicole andavano ben oltre.

Per il resto gli elementi sono piuttosto standard: il ragazzo che reagisce contro i bulli, un sottobosco di malavita, un maestro filosofo, una storia d'amore giovanile, un contesto familiare da rimettere a posto e gesti di generosità vari. 

Soprattutto c'è quel messaggio di ribellione alle ingiustizie che qui è ben sviluppato ed è insito nell'indole di alcune persone. Perfino il padre del protagonista Anthony, da giornalista, è finito nei guai per aver combattuto persone molto potenti.




Janet Agren copre il ruolo della madre. Negli anni precedenti si era già fatta una esperienza solida nel nostro cinema ed è tuttora ricordata con piacere in Italia.

Come spesso accade in questi film "di genere" la colonna sonora è molto meglio del film stesso. 




Il motivetto elettronico che parte durante gli allenamenti nella foresta o nelle fasi più tranquille del film ha un che di avvolgente e di vagamente asiatico, così come il tema sonoro durante le scene di combattimento ha la tensione giusta e non sfigura affatto con quelli di produzioni da decine di milioni di dollari.

Del resto il curriculum del musicista Simon Boswell non lascia adito ad equivoci.

Il film è online, ve lo consiglio.

Buon divertimento.

***

Argomenti: cinema, recensione, Il Ragazzo dal Kimono d'oro, Kim Rossi Stuart, Ken Watanabe, Fabrizio De Angelis

Nessun commento: