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sabato 24 maggio 2025

Fermare la strage di Gaza



Nella foto in alto: effetti dei bombardamenti. Nelle altre immagini: Gaza prima della distruzione.

Secondo Rai News, che riporta le statistiche dell'Onu, sono oltre 50000 i morti a Gaza a causa degli attacchi Israeliani, perlopiù civili. "Le rappresaglie israeliane hanno causato almeno 52.928 morti a Gaza, in maggioranza civili, secondo gli ultimi dati del ministero della Salute di Hamas, ritenuti affidabili dall'ONU." 


Dopo gli attacchi del 7 Ottobre da parte di Hamas su vari obiettivi di Israele, inclusa la strage del festival di Supernova, che totalizzarono 1400 decessi, il governo di Nethanyau ha deciso di rispondere in questo modo.



Ancora oggi rimangono nelle mani di Hamas decine di ostaggi Israeliani.

Gaza è stata per anni una città ghetto. I suoi abitanti non potevano uscire.

Analizzare le ragioni e le dinamiche di una guerra civile che dura da svariati decenni è troppo complesso in questo momento e c'è del resto chi lo fa già bene.

Potremmo da ambo le parti elencare ragioni e torti.





C'è una emergenza però che prevale e che ha la priorità in questo momento ed è la strage in corso.

Bambini fatti a pezzi dalle bombe con tanto di video a testimoniarlo, viveri tagliati a migliaia di persone lasciati a morire di fame e malattie, convogli di aiuti umanitari bloccati.





Secondo molti esperti si tratta a tutti gli effetti di un genocidio e varie organizzazioni per i diritti umani sono d'accordo:

da Amos Goldberg


ad Amnesty International


a Human Rights Watch





Spero che gli esecutivi dei singoli paesi, soprattutto quelli più importanti, nonchè le varie istituzioni sovranazionali prendano provvedimenti più decisi in merito: dal termine delle ostilità alle soluzioni umanitarie fino alle mediazioni politiche per stabilizzare le aree interessate.

Auspico anche che il governo Italiano adotti posizioni più nette e prenda azioni più concrete per condannare e far smettere questo massacro.

Quello che ho potuto rilevare, invece, è che nel Belpaese le forze dell'ordine rimuovono le bandiere palestinesi dai balconi di chi le espone. Episodi simili si registrano anche in altre realtà Europee.

Si fatica a riconoscere il Sionismo come una forma di nazionalismo estremo e si bolla come antisemita chi esprime una critica costruttiva in merito.




Ciò è dovuto alla sudditanza e alla paura nei confronti di estabilishment potenti, protetti tra l'altro da uno stato dominante come gli Stati Uniti.

In definitiva, allo stesso modo in cui non è accettabile la via del terrorismo per difendere gli interessi Palestinesi, allo stesso tempo Nethanyau non è al di sopra delle leggi internazionali e non può abbandonarsi a reazioni spropositate, coinvolgendo tra l'altro Iran, Siria, Giordania e Libano nella sua furia bellicista.

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