Ritengo che questo sia il periodo migliore per recensire un film che avevo in mente da un bel po' di tempo per qualche spunto interessante.
L'idea di realizzare un film su un papa appena eletto in crisi, che non si sente pronto, era una idea interessante, soprattutto nel 2011, prima che Ratzinger si dimettesse e prima che nascessero varie serie televisive in stile Netflix.
Il problema è che questa opera di Nanni Moretti non va in nessuna direzione.
Ci sono degli spunti interessanti che vengono però abbandonati e si perdono nel nulla.
C'è un nuovo papa eletto in conclave che inizialmente rifiuta la nomina, ma non si capice bene il perchè e per tutto il film il protagonista non trova chiarezza ne' pace.
C'è uno psicologo che dovrebbe aiutare a sbloccare la matassa ma non sortisce nessun effetto, se non quello di organizzare un torneo di pallavolo tra i cardinali, trovata di per sè carina visivamente ma pur sempre fine a sè stessa.
C'è addirittura una seconda psicologa ma anche lei non conclude nulla.
Nei primi film Moretti era fissato con i dolci e la cioccolata, poi è apparso spesso come psicologo anche nelle opere di altri registi. Nell'ultimo "Il sol dell'avvenire" lo psicologo lo fa a fare un altro ma tale personaggio è un anziano professionista in fase avanzata di rincoglionimento.
Ci sono attimi di ironia e di rilassatezza (e quindi sei portato a pensare che il film finalmente viri sulla commedia).
Ci sono attimi di sconcerto (e pensi che ormai evolva un dramma).
Il neopapa fugge per la città e si aggrega in segreto ad una compagnia di teatro, sua vecchia passione, fino a salire sul palco anche lui in una rappresentazione. A quel punto tu pensi che il film evolva verso una soluzione "fantasy" in cui coraggiosamente il personaggio si libera di panni così ingombranti per seguire le sue passioni e il suo vero io. Macchè.
Il neopapa si reca di nuovo in Vaticano, esce per il primo saluto alla folla in Piazza San Pietro e annuncia una seconda volta, definitivamente, che lui rinuncia. Il film dunque si conclude con un cardinale che fa una smorfia di dolore. Dovrebbe essere un gesto di profondo sconforto ma sembra più un tifoso dell'Inter che si lamenta del rigore sbagliato da Beccalossi.
Da vecchio comunista rosso (sia pure sbiancato parecchio fino a un rosa quasi impercettibile) ci si aspettava forse una coraggiosa critica della Chiesa (e lì ci sarebbero stati molteplici spunti da utilizzare).
Moretti sceglie di non farlo, anzi, dipinge i cardinali con una certa simpatia e perbenismo.
Scelta legittima, la sua, ma poi, in definitiva, il film non da un senso compiuto allo sconforto e ai dubbi che vorrebbe porre.
Non basta un sempre ottimo Nanni Moretti come attore, un Jean Michel Piccoli sempre carismatico ma ormai imbolsito dagli anni e un contorno di ottimi interpreti noti al cinema italiano.
Peccato perchè Habemus Papam è a tratti gradevole e grazioso, ma da un artista come Moretti ci siamo abituati a ben altro. Anche la colonna sonora di Fabio Piersanti non convince con il suo scontato stile altezzoso, polifonico ed epico.
Affidarsi al solito Nicola Piovani come in tante avventure precedenti sarebbe stato quasi al cento per cento più proficuo.
È un'occasione persa perchè si poteva affrontare la sfida di trattare un tema complesso.
Questo Habemus Papam ricorda i film recenti su Andreotti, Craxi e Berlusconi in cui si evita di affrontare i personaggi nella complessità della loro esperienza di ascesa, consolidamento e declino e ci si sofferma invece solo su alcuni aspetti.
Quando affronti il Real Madrid ti prepari bene per fare una bella figura, altrimenti perdi cinque a zero.
Moretti ha scelto la seconda opzione.
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Categorie: recensione, cinema, Nanni Moretti
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