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venerdì 11 aprile 2025

Ecco perché i dazi di Trump non sono il vero problema


(Nelle foto: Giorgia Meloni, Vladimir Putin con Sergio Mattarella, Donald Trump con Viktor Orban, Kaja Kallas)

Tiene banco in questi giorni la discussione su come agire, a livello Italiano ed Europeo, contro i dazi di Trump.

Nel merito, va operata una prima scrematura: va separato il Donald Trump che parla e quello che agisce.

Il primo è ingovernabile e ci mostra a che livello sono giunte le leadership occidentali. Anche Biden si lasciava andare tra l'altro al turpiloquio, contro i giornalisti, negli incontri con gli operai, contro Putin e contro lo stesso Trump durante la campagna elettorale del 2020.

Trump però esprime anche minacce, offese, giudizi, propositi di annessione, et cetera.

Il Trump che agisce, invece, è un grande negoziatore. Sta muovendo passi avanti significativi per la pace in Ucraina, mentre Biden aveva spinto Kiev verso la guerra;

aveva portato avanti un processo di ingerenza e di affarismo anche personalistico iniziato con Euromaidan e col Donbass, ribadendo di voler estendere la Nato.

Su Israele non è chiaro ancora cosa l'ex tycoon Newyorchese voglia fare;

tuttavia si teme che abbia in mente di avallare i piani di distruzione e di diaspora Palestinese di Nethanyau.

Il Presidente Usa in carica sa di avere meno di quattro anni per portare avanti i suoi progetti ambiziosi.

I dazi sono una sfida difficile: usare il protezionismo per poi ricreare un tessuto industriale perduto negli Usa.

Difficilmente quanto prefisso andrà in porto in tempi brevi e ci vorranno eventualmente dei decenni.

Dal punto di vista Europeo e Italiano, il vero punto è un altro: siamo le vittime passive di ogni desiderio degli Stati Uniti.

Biden spingeva per la guerra in Ucraina ad oltranza e per le sanzioni alla Russia e abbiamo obbedito.

Trump vuole l'opposto e sia pur tra tante finte dichiarazioni e riunioni europee allargate, quasi tutte senza logica e senza soluzioni, ci adegueremo anche a lui.

Compreremo le sue armi made in Usa facendo finta di boicottarli.

Compreremo il costoso gas liquefatto americano sperando che nel frattempo potremo tornare ad acquistare quello Russo a più basso costo.



Se avessimo avuto una strategia autonoma, la Germania non avrebbe accettato la distruzione pianificata del Nord Stream, costato parecchi miliardi di euro e fonte di energia a buon mercato;

probabilmente non avrebbe nemmeno dismesso le centrali nucleari;

l'Europa non avrebbe imposto sanzioni boomerang e avrebbe mediato per la pace, salvando per davvero l'Ucraina da una guerra rovinosa, che non sarebbe nemmeno iniziata;



la Ue inoltre avrebbe terminato le politiche di austerity, che hanno impoverito milioni di persone.

Infine avrebbe provveduto a dotarsi dei satelliti e delle tecnologie di difesa che le mancano.

Se l'Italia avesse una strategia, avrebbe proceduto a mettere in atto almeno una parte delle seguenti azioni: 

- una politica di respingimento della migrazione più autonoma e più efficace. 

- Ritorno ad una moneta nazionale senza più dipendere da Bruxelles. 

- Uscita dall'Ue e tassazione competitiva volta ad attirare investimenti stranieri. 

- Una  politica energetica che utilizzi quanto è possibile adoperare:

se non il nucleare di ultima generazione, sfruttiamo quantomeno le biomasse e le rinnovabili;

se in base agli studi fatti il ritorno economico ha consistenza, si proceda alle trivellazioni nelle nostre acque per estrarre petrolio, come da programma di questo governo in carica.

- Rinsaldamento dei rapporti con i paesi del Mediterraneo.

- Piccoli piani Marshall: il governo Meloni ne ha varato uno ma occorrono delle correzioni, al fine di conseguire materie prime importanti e di contrastare l'immigrazione.



Ora ci preoccupiamo dei dazi ma come detto da Giorgia Meloni, questo non è un vero problema:

il protezionismo negli States c'è da tempo immemore. Le relazioni commerciali possono essere dirette verso altri paesi.

Il problema vero siamo noi, ovvero gli Stati Europei. 

Siamo vecchi, gestiti da burocrati stupidi e pieni di mossettine, che mostrano borsette di salvataggio tra un parrucchiere e una epilazione delle gambe. 

Siamo in mano a gente guerrafondaia: i discorsi di alcuni leaders europei ed esponenti di partito  ricordano il chihuaua che abbaia al pitbull. 

Ci governa da Bruxelles qualcuno che dà al marito 320 milioni dei nostri soldi per la sua azienda di tecnologie RNA.

Siamo servili verso gli Stati Uniti e non abbiamo il coraggio di mediare con un poco più di impegno per mettere fine al massacro di Gaza.

Aspettiamo l'alba del domani per ascoltare l'ultima provocazione di Trump, che da buon mercante "disprezza", per poi trattare su quello che compra.

Dobbiamo agire per noi stessi, prima da Italiani e poi da Europei, lasciando fermo e beninteso il punto che l'Unione Europea deve sparire.

Al suo posto ci sarebbero pochi accordi relativi al libero scambio, alla difesa comune e a piani di sviluppo comune, che lascino intatte le sovranità dei singoli paesi.


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Argomenti: politica, Stati Uniti, Italia, Unione Europea, Euro, dazi, Piano Marshall. Donald Trump, Kaja Kallas


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