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mercoledì 10 gennaio 2024

Da Baggio a Haaland, da Trapattoni a Spalletti: il calcio si è evoluto negli ultimi tempi?

Il calcio continua ad essere uno sport seguitissimo in tutto il mondo anche nel 2024, anzi: conquista nuovi spettatori e nuovi mercati. In Cina negli ultimi decenni, di pari passo allo sviluppo delle attività imprenditoriali semi private, l'organizzazione di questo sport è cresciuta, gli stadi si sono riempiti ed i network televisivi si sono attrezzati.

A fronte di un esasperato sviluppo del business che spinge a far svolgere partite quasi ogni giorno e ad allungare campionati, coppe europee e competizioni delle nazionali, l'approccio allo sport più popolare del mondo è cambiato fin dalla educazione dei ragazzi, ovvero:

dalle scuole calcio con genitori invasati sugli spalti a montare il cervello dei ragazzini, come se fossero già dei piccoli professionisti, agli istruttori che mortificano il gesto tecnico individuale a vantaggio della preparazione fisica e dei movimenti collettivi.

Stavo quasi per scrivere che anche la tattica si è evoluta ed è diventata più complessa, ma è una mezza verità che diventa quasi una bugia. Di sicuro oggi si usano molti più schemi di gioco di quando ero bambino.

E' vero anche però che in Italia si è sviluppata, dopo un lungo periodo di difensivismo, una mentalità opposta volta all'attacco a prescindere. E' il trionfo del gioco offensivo fine a sè stesso, anche quando i risultati dicono il contrario.

Le marcature vengono applicate in maniera superficiale, durante i cross e i lanci i difensori guardano molto il pallone e poco l'attaccante, dimenticando che nel 99 per cento dei casi il pallone non va in porta da solo se nessuno lo intercetta, tranne che in qualche caso fortunoso.

Interpellati nel dopopartita su simili sgrammaticature difensive, illustri tecnici odierni difendono apertamente questa impostazione.


Un esempio: Cagliari-Frosinone 4-3

Pochi mesi fa si è arrivati al paradosso.

Il 29 ottobre 2023 il Frosinone conduce per 0-3 sul campo di un frastornato Cagliari al 64'. L'ottimo allenatore dei sardi Claudio Ranieri cambia tre giocatori: il Cagliari ne fa quattro al 72', al 76', al 94' e al 97'. 

Da 0-3 a 4-3 in venticinque minuti.

E tu, lettore, quando vinci per due o tre goal di scarto e mancano venti-trenta minuti alla fine, che fai?

Continui a scoprirti con gli attaccanti che iniziano a mancare di lucidità e con  diversi giocatori che col tuo gioco offensivo hanno già speso tante energie?

O forse è meglio non lasciare spazi all'avversario, applicare un paio di marcature su qualche giocatore pericoloso e poi approfittare delle retrovie sguarnite? 

L'altra squadra disperatamente si sbilancerà, lasciando aperte delle praterie nella propria metà campo.

A quel punto sarà facile per te, con qualche rapido contropiede, fargli addirittura un quarto goal.

Il calcio è un gioco semplice e qualcuno a volte pensa di inventare l'acqua calda.

Secondo me Di Francesco, seppur bravo, ha pagato un offensivismo eccessivo e una incapacità di cambiare tattica a partita in corso.

Bisogna anche riconoscere qualcosa di buono al calcio moderno:

una squadra degli anni '80, fuori casa, difficilmente se la sarebbe giocata a viso aperto, contro una compagine di pari livello, passando in vantaggio di tre goal.

Al tempo stesso però, quasi nessun allenatore dell'epoca avrebbe rinunciato a fare "catenaccio e contropiede" a mezz`ora dalla fine e avanti di tre reti.


La tattica non è reato

State andando in guerra e avete un fucile, un coltello e una bomba a mano. Vi liberereste di una di queste tre armi solo perchè non vi piace usarla?

E' quello che fanno molti tecnici alla moda di oggi. Per loro bisogna giocare, creare azioni offensive, correre fino al 90' e oltre, ad alti ritmi senza mai rallentare.

La tattica è un optional, un inutile orpello da lasciare in regalo al primo accattone che incontri.

Saper gestire un risultato è un'arte non tanto difficile: tenere qualche secondo il pallone, fare un disimpegno, farlo girare lateralmente insieme ai compagni; saper far scorrere i minuti senza farsi mettere in difficoltà;

coprire gli spazi nella propria metà campo e sfruttare quelli liberi nelle retrovie avversarie; 

"spazzare il pallone"  invece di costruire il gioco "dal basso", col difensore che deve impostare il gioco e se perde la palla lascia l'attaccante solo davanti al portiere;

tutti questi stratagemmi sono da rispolverare, perchè si gioca per vincere, non per fare bel gioco e farsi infilare come polli.

L'impressione che ho è che oggi si giochi molto con la corsa e con le gambe e poco con la testa, mentre il calciatore dovrebbe essere invitato a ragionare e a leggere autonomamente la partita.

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