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lunedì 20 giugno 2011

I precari hanno le loro ragioni, ma non hanno sempre ragione.

Faccio una premessa: in qualità di giornalista ho vissuto più di dieci anni da precario, e lavorare gratis in questo e negli altri mestieri che ho svolto di contorno è stata più la regola che l'eccezione. Ma non piango e non ritengo che la soluzione sia scendere in piazza, fare a botte coi poliziotti, sfasciare le vetrine delle multinazionali o delle banche e nemmeno semplicemente strillare.

E' vero: lavorare è un diritto di tutti, chiunque mostri impegno dovrebbe essere premiato e messo in condizione di vivere una vita al di sopra del livello di sussistenza.

E' vero, ci sono ricchi, poveri, raccomandati.

C'è chi studia, lavora tanto, si sacrifica e c'è chi usa scorciatoie.

Ci sono politici corrotti.

E' anche vero che ci sono milioni di Italiani che si raccomandano, a questi politici corrotti.


E' un dato di fatto anche che la maggioranza degli studenti sceglie lauree umanistiche. Milioni di aspiranti psicologi, letterati, avvocati, giuristi, politologi. C'è un buon numero di medici, ma pochi ingegneri, pochi matematici, pochi fisici, chimici, che potrebbero trovare lavoro anche all'estero.

Ci sono alcune università poco selettive e diventano quasi dei diplomifìci.

C'è una maggioranza di studenti che vedi spendere 3 4 sere alla settimana nei disco-pubs a ballare.

C'è una maggioranza che si laurea dopo 6-7-10 anni, con un voto basso o medio.

Sei un po' presuntuoso, se hai una laurea in lettere, con 85 su 110, e dici: no, non vado a lavorare in altri campi, il mio lavoro è fare l'insegnante, ho studiato per quello, ho fatto l'abilitazione e sono in lista con 100 000 persone.

Potresti andare in altri posti d'Italia, dove potresti acquisire punteggio e fare supplenze, per diventare  insegnante in minor tempo.

Ma no, troppo scomodo.

Potresti fare qualche lavoretto, nel frattempo, giusto per renderti indipendente almeno in parte.

"No,io sono principino, non mi abbasso a fare certe cose".

E così sei arrivato a 40 anni, precario.

Non è sempre così, è ovvio, ma accade molto spesso.


Ti hanno assunto per tre mesi, dicendoti: lavora tre mesi, poi vediamo?



Siamo d'accordo, il contesto generale è duro,  ma non ti hanno promesso di assumerti per sempre.


Non puoi nemmeno dire: voglio, pretendo. La situazione è grave ma l'isterismo non ha mai risolto nulla.

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