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mercoledì 4 giugno 2008

Politica estera- Ahmadinejad:L'Italia è nostra amica, l'Israele è da distruggere, gli U.S.A. hanno paura di noi














Di sicuro, ha il merito di movimentare il vertice della Fao (di stanza a Roma in questi giorni); prima tende una mano all'Italia e alla comunità internazionale, poi mostra nell'altra un pugnale da battaglia, lanciando minacce di distruzione ad Israele. Il leader Iraniano Mahmoud Ahmadinejad inscena un teatrino che mescola tentativi di distensione e segnali di guerra.

"L'Italia è un nostro partner privilegiato, afferma, e intendiamo stringere ulteriori rapporti di amicizia e di collaborazione con questo paese". La dichiarazione segue quanto già espresso in due lettere distinte inviate sia al nostro Presidente della Repubblica Napolitano, che al Presidente del Consiglio Berlusconi.
Sull'Israele, invece, continua a proclamare, anche di fronte ai capi d stato convenuti a Roma, la disruzione totale.
Sugli Stati Uniti afferma: "solo loro ci temono; con gli altri stati abbiamo ottimi rapporti"
Il tutto mentre il leader dell'Onu, Ban Ki Moon, pone sul tavolo altre questioni riguardanti la fame nel mondo, con obiettivi ben precisi: abbattere i veti protezionistici, finanziare un programma da 30 miliardi di dollari per lo sviluppo delle colture e l'aumento del cibo disponibile del 50 %, invertire la tendenza ad occupare il suolo con un'agricoltura destinata al carburante (olio di colza, ad esempio), per aumentare i terreni coltivati ai fini tradizionali del'alimentazione.

Le Reazioni sull'argomento-Iran
Per quanto riguarda le reazioni dei diretti interessati, L'italia, tramite il ministro degli Esteri Franco Frattini ha già espresso nei giorni scorsi la volontà di dialogare con l'Iran, andando in fondo a due temi: i rapporti politico-commerciali tra i due paesi e le aspirazioni del paese mediorientale sul nucleare che preoccupano il mondo intero.
Il papa ha abilmente evitato un incontro imbarazzante con il leader Iraniano, vista la non opportunità dell'incontro con chi lancia messaggi di morte ad altre nazioni.
Per quanto riguarda i motivi di una apertura alla cooperazione da entrambe le parti, essi sono già noti: l'Italia è uno dei principali partners commerciali dell'Iran. Inoltre il governo italiano coglie l'opportunità di ben figurare e di accrescere il suo peso all'interno del consesso internazionale, ponendosi come principale mediatore per la soluzione della crisi iraniana.
Ma sulla crisi iraniana esiste già una commissione composta dai 5 membri del consiglio di sicurezza dell'Onu più la Germania. E proprio la Germania pone il veto all'ingresso nelle trattative dell'Italia: "Stiamo già ottenendo buoni risultati e non possiamo rischiare di romprere gli equilibri" afferma Angela Merkel; inoltre tali decisioni di allargamento vanno prese in sede di Unione Europea.
La Germania dunque non perde l'occasione per mettere il bastone tra le ruote all'Italia. Innanzitutto, dove sono questi buoni risultati? In secondo luogo: la commissione sul nucleare Iraniano è formata da ben tre stti che con l'U. E. non hanno nulla a che fare; la stessa Germania è stata aggiunta, solo per la questione iraniana, in tale gruppo.
Ma si sa, anche nella macropolitica come nella vita delle persone comuni, colui da cui bisogna guardarsi è il "caporale", poichè il capoufficio non teme la tua concorrenza, e il fuoriclasse, al di là del suo grado, va avanti per la sua strada, perchè non ha bisogno di sgomitare.
Ecco dunque che i caporali Germania e Francia (in questo caso solo la prima), mosquitos al pari dell'Italia nei rapporti di forza geopolitici del pianeta, non perdono mai l'occasione per svilire il nostro paese, prendendo come pretesto argomenti come il nostro bilancio pubblico o altre questioni interne. Da ultima, si segnala questa esternazione del governo tedesco che non può permettere che l'Italia diventi il mediatore più importante della crisi Iraniana e che colga l'occasione per implementare i suoi rapporti commerciali.
Le Reazioni sul monito di Ban ki Moon
Intanto, Nikolas Sarkozy ha già annunciato ce aumenterà gli aiuti ai paesi bisognosi del 50%, rispondendo tra l'altro a un altro appello, quello del leader senegalese della Fao Diouf.

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