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giovedì 3 maggio 2012

E ora paga per il tuo gesto



E' la sera del 2 Maggio, si gioca il 36imo turno di campionato, la Fiorentina cerca punti per non retrocedere in casa col Novara mentre a Brescia il Genoa, per motivi di sicurezza e per disposizione delle autorità,  gioca contro il Cagliari a porte chiuse perchè la settimana prima dei facinorosi avevano bloccato la partita minacciando i giocatori e facendosi consegnare le loro maglie.


E' l'ennesimo episodio di inciviltà a cui la politica non ha saputo dare sanzioni adeguate finora, e Delio Rossi, allenatore della Fiorentina, cosa fa? Ad una provocazione di un suo giocatore, Ljajic, che arrabbiato per la sostituzione ironicamente gli dice bravo, lui perde ogni controllo e gli si avventa contro prendendolo a pugni.


Un gesto del genere, compiuto di fronte alle telecamere e al pubblico dello stadio, in un ambiente in cui domina la violenza verbale e fisica, è di una gravità estrema.


Il presidente della Fiorentina, Andrea Della Valle, lo ha licenziato. Bene. Ora si attende una decisione del giudice sportivo, che a quanto sembra non sarà dura come dovrebbe. Si dovrebbe infatti spiegare agli sportivi perchè questo fatto non possa essere considerato grave, come e più del doping ad esempio. Se un giocatore si dopa in un certo senso trucca le partite e danneggia la sua salute. Ma un allenatore violento è ancora peggio.  Egli dovrebbe essere una figura di riferimento in uno sport che dovrebbe educare ai valori del gruppo, del fare parte di un contesto in cui ci si aiuta e si collabora per ottenere un obiettivo. 


Il calcio ha un alto valore educativo di per sè: è stato inventato in Inghilterra, dove è nato il fair play, dove si applaude l'avversario se ha giocato meglio e dove la violenza negli stadi è stata arginata. Esso unisce l'educazione al rispetto del proprio corpo, alla sua salute tramite un allenamento costante, e aiuta a socializzare, a sentirsi parte di un contesto. E' un'attività che, come molte altre, ha sottratto tanti ragazzi alla vita di strada.


Un allenatore che prende a pugni un suo allievo di vent'anni, a cui dovrebbe insegnare qualcosa della vita oltre che dello sport, va contro tutti i principi sopra elencati. 


Se a uno sportivo che si dopa si danno uno o più anni di squalifica, bisognerebbe squalificare Delio Rossi con una sanzione altrettanto e forse più severa, tracciando una scala della gravità sia delle fattispecie di doping che di quelle di violenza calcistica.


E poi, rendiamoci conto dell'assurdità di tutto il contesto: tifosi che magari non hanno un lavoro o devono fare salti mortali per arrivare a fine mese, rischiano la galera per il rendimento della loro squadra di calcio.


Nel contempo atleti e trainers che guadagnano cifre assurde non sono capaci di mantenere i nervi saldi perchè un rigore diventa una questione di vita o di morte, dimenticando di quanto sono fortunati, ricchi perchè corrono dietro ad un pallone o dispongono undici uomini su un rettangolo verde.


Corresponsabili di questo clima sono alcuni programmi televisivi dove si polemizza sullo sport, parlando della moviola in campo come se fosse uno strumento che decide i destini dell'universo.

I principi valgono più del risultato, e bisogna avere il coraggio anche di rinunciare a vincere e di perdere soldi se non si persegue la vittoria nella maniera corretta.

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