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venerdì 16 gennaio 2015

Il regionalismo ha fallito

(A sinistra: l'Autostrada del Sole negli anni '60)

Le autonomie regionali furono applicate tardi dalla politica italiana: nella Costituzione esse erano previste, eppure ci vollero all'incirca ventiquattro anni per inaugurarle.

Cerchiamo un po' di andare indietro nella nostra memoria storica: dal 1946 al 1970 l'Italia raggiunse uno straordinario boom economico, furono create imponenti infrastrutture, centrali elettriche, ampliati porti e inaugurate autostrade.

L'A1, la cosiddetta "Autostrada del sole", che collega tuttora Napoli a Milano, vide la luce dopo solo 8 anni. La prima pietra venne posta il 19 Maggio del 1956, l'ultima il 14 Ottobre del 1964.

Pensateci bene: solo 8 anni per scavare montagne, tracciare gallerie, costruire ponti, ricoprire di asfalto migliaia di chilometri di territorio nazionale, espropriare terreni etc etc...

Se oggi si tentasse di fare una opera simile, essa probabilmente non vedrebbe mai la luce: numerosi tipi di comitati ed istituzioni locali si opporrebbero o comunque vorrebbero dire la loro, proponendo alternative, varianti e facendo ricorsi a tribunali che molto probabilmente paralizzerebbero tutto.

Estremisti che evidentemente vogliono farci tornare al medioevo perchè si oppongono ad ogni infrastruttura lancerebbero molotov sui cantieri; 

più di un consiglio regionale verrebbe paralizzato da opinioni pro e contro l'opera.

A cosa sono servite le Regioni, se non a creare occupazione per gli amici degli amici e ad ingrossare le fila burocratiche del paese? Se fosse solo questo non sarebbe così male, visto che normali famiglie traggono il proprio sostentamento da questo e centinaia di migliaia di persone in più hanno un lavoro.

Ciò che veramente deve avere fine è il finto processo democratico che porta ogni quattro-cinque anni nuovi politici locali a godere di enormi stipendi, privilegi e rimborsi.

Aggiungiamo inoltre le numerose forme di ruberie che vengono messe in atto dagli esponenti delle regioni. 

Mentre Fiorito si comprava coi soldi delle tasse degli Italiani una automobile fuoristrada per pochi giorni di neve a Roma, la Regione Lazio tagliava 200 posti letto negli ospedali.

Volete davvero società di trasporti, di energia, di conferimento dei rifiuti, acquedottistiche controllate dagli enti locali fonti di sprechi enormi e dominate da logiche clientelari?

Privatizziamo le società a partecipazione pubblica, con delle regole chiare e a tutela dei cittadini. Eliminiamo, con un solo tratto di penna, gli stipendi di migliaia di consiglieri regionali e provinciali e le ruberie di una parte di essi.

I servizi locali continuerebbero ad essere garantiti dall'apparato burocratico, mentre le esigenze e le istanze delle popolazioni regionali verrebbero garantite dai deputati e da una figura che si potrebbe creare ad hoc: un ombudsman, ovvero un difensore civico che avrebbe il dovere di ascoltare le richieste di maggiore interesse pubblico.

Le richieste con il maggior numero di firme dovrebbero essere obbligatoriamente inoltrate in parlamento che avrebbe a sua volta l'obbligo di discuterle.

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