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giovedì 3 gennaio 2008

Baustelle: vintage e classe vanno a braccetto




Era da parecchi anni ormai, che sulla scena pop italiana mancava qualcuno che portasse un po' di aria nuova. Nel settore della musica in cui la commercialità è predominante e viene imposta dai produttori, è difficile essere realmente innovativi. L'unico che ci era riuscito fino ad oggi era stato Franco Battiato. I Baustelle, dopo diversi lustri, ne ripetono le gesta.
Non che siano mancate, negli ultimi anni, delle voci fuori dal coro, o personalità musicali tanto forti da essere innovative e da far valere le proprie idee senza giungere a compromessi con le case di distribuzione. Ma stiamo parlando di generi musicali che si discostano un po' da ciò che va per la maggiore.
I Baustelle, invece, flirtando tra vecchio e nuovo, tra elettronica e melodia anni 60, hanno colto nel segno.
Prima ancora che musicalmente, hanno fatto centro nel comprendere quello che gli anni 60 sono stati: un periodo di grande vitalità, in campo economico, culturale, sociale. Un'era perduta in cui le nostre canzoni facevano il giro del mondo, e in cui avevamo una grande narrativa e un grande cinema.
Tutto questo è andato perduto.
Ragion per cui è saggio andare a cercare i buoni esempi, e fonderli con la propria sensibilità, come hanno fatto i Baustelle.
Dissacranti, sprezzanti delle convenzioni, non fanno mistero del passato burrascoso e di disagio psichIco che ha riguardato qualcuno di loro, soprattutto il leader e cantante Francesco Bianconi, che dalla sofferenza e dal disagio psichico ha saputo riemergere sviluppando grande sensibilità e raffinatezza.

Il malessere giovanile è toccato da loro in maniera moderna, senza fronzoli. Il gusto per la sperimentazione elettronica e per la bella melodia ci fa pensare un po' a Battiato. C'è anche, qua e là, qualche accenno di drum'n base, moda effimera degli anni 90.


Dal successo dei brani degli esordi, che valsero loro il premio di una rivista musicale, fino ad oggi, sono già trascorsi alcuni anni, costellati dalla pubblicazione di canzoni bellissime, di cui alcuneancora poco conosciute: Da "Le vacanze dell'83" a "Love Affair", da "Arriva lo Ye Ye" a "La guerra è finita", contenuta nell'ultimo disco "La Malavita".
Splendida è anche "Alain Delon", sconfinante in una iconografia coerente con il loro modo di sentire.
Francesco Bianconi, anima del gruppo, canta e compone.
Di recente ha scritto anche " Bruci la città" e "Come tu mi vuoi " per Irene Grandi.
Indubbiamente, questo, è per loro un momento di grazia, sia dal punto di vista artistico che dai riscontri dati dai favori del pubblico.
AndreaRusso



















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