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lunedì 29 dicembre 2014

La Macroregione-Adriatico-ionica, ennesima idiozia dell'Unione Europea


Vorrei chiedere a voi lettori: Quanto sapete della Slovenia? Qual è il vostro grado di conoscenza della Croazia, a parte le spiagge e qualche meta turistica? Quanti di voi, di origine italiana, conosce un idioma dell'est europeo? Anche sul piano interno, ci sono delle diversità culturali, economiche, sociali tra la Sicilia e il Veneto?

La prima considerazione che mi salta in mente vedendo la mappa della Macroregione Adriatico-Ionica è l'enorme differenza tra regioni lontane sia geograficamente che culturalmente.

La mappa richiama un misto di esperienze incrociate tra blocco occidentale e orientale, tra culture mediterranee ed altre est-europee.

Prima del crollo del muro di Berlino, noi sapevamo pochissimo di ciò che avveniva in tutto l'est europeo. Eppure la Slovenia era congiunta geograficamente all'Italia. Nonostante questo, per un malinteso senso di pacificazione nazionale e ideologica, non si poteva nemmeno parlare della nostra stessa storia e delle truppe di Tito che sterminarono la nostra popolazione. L'Istria ad esempio era in maggioranza popolata da Italiani, che vennero cacciati e uccisi.

Ancora oggi gli Sloveni hanno aspre rivendicazioni nei confronti degli Italiani in tema di territori contesi.

Gli ideali sono per ingenui, se non ci sono progetti validi

Apprezzati intellettuali come Altiero Spinelli teorizzarono, all'indomani della seconda guerra mondiale una Europa Unita in cui la varie nazioni non si facessero più la guerra.

Bene: Qual è la prima cosa da fare per avvicinare i popoli? Dargli una unica moneta che non corrisponde alle esigenze delle loro singole economie? Creare una singola valuta che faccia dormire sonni tranquilli ai banchieri, perchè è forte e i loro investimenti in euro non si svalutano?

Unire i popoli e le loro culture, prima di unificare le istituzioni

Forse il miglior modo per unire i popoli, anzichè impoverirli tutti insieme, è di unirli culturalmente. Bisogna avvicinarli prima di tutto linguisticamente. Quante lingue europee si insegnano nelle nostre scuole? In quanti in Italia o in Francia studiano il Ceco, la storia moderna dell'Ungheria o sanno quali erano i nomi dei Colonnelli Greci?

Siamo popoli che nuotano nell'ignoranza gli uni degli altri. L'Italiano ad esempio all'estero, è rinchiuso negli stereotipi del mafioso, di qualche città famosa e di qualche piatto tipico come la pizza o la pasta. La  conoscenza altrui di un paese noto come il nostro molto spesso non va oltre.

Gli "illuminati" burocrati europei, di cui la maggior parte dei singoli europei nemmeno conosce il nome, hanno permesso il trasferimento del lavoro dai paesi occidentali a quelli orientali. Gli occidentali hanno perso il lavoro in fabbrica, mentre gli operai dell'europa orientale percepiscono stipendi da fame e sia loro che i loro paesi non si arricchiscono più di tanto.

Questa mappa che dovrebbe costituire la regione macroadriatico- ionica è una suprema immondizia, che intende unire un occidente una volta ricco ma ora in declino, ad un est europeo una volta povero e che ha registrato una modesta ripresa, destinata ad aumentare non più di tanto.

"Uniti nella sfortuna", verrebbe da dire, "uniti nella povertà", quando bisognerebbe cercare di rendere tutti benestanti.

Con queste unioni forzate, in cui ci sono interessi contrastanti e in cui i popoli non comunicano l'uno con l'altro, si creano al contrario divisioni e motivi di conflitto.


Piccole regioni grandi sprechi, grandi regioni grandissimi sprechi.

Una macroregione dovrebbe tendere a unire zone simili con storie simili.

Questa cartina che va dalla Sicilia ai Balcani appare anche come un goffissimo tentativo di distruggere le identità nazionali e di ridisegnare i confini geografici.

Per quanto riguarda il rapporto regioni-Unione Europea, in Italia non abbiamo una buona tradizione. I fondi europei sono sempre stati male utilizzati, sono finiti spesso nelle tasche dei politici e dei loro amici imprenditori.

L'Italia da 16 miliardi di euro ogni anno all'Unione Europea e ne riceve 10 in cambio, sotto forma di fondi per le aree in via di sviluppo. Questi 10 miliardi inoltre vengono utilizzati male dai nostri governi ed enti locali. Che senso ha tutto questo?

Che senso ha ora esportare questo modello su larga scala, condividendo progetti e spartizioni di fondi tra popoli diversi?

I problemi sono a monte: una istituzione che non funziona non può crearne altre

Una istituzione come l'Unione Europea, che ha troppi scheletri nell'armadio e che non è legittimata dalle volontà dei popoli, contro la cui Costituzione pendono i no dei referendum francesi e olandesi (gli Italiani non sono stati nemmeno interpellati in merito) non può essere guida dei popoli.

Gli euroburocrati, che spendono cifre folli per tenere in attività i due parlamenti di Bruxelles e di Strasburgo, non hanno nè l'autorità morale nè la capacità intellettuale di decidere al posto di stati sovrani.

Figuriamoci se sono in grado di disegnare macroregioni, che anche solo "ictu oculi" appaiono ridicole.
Andrea Russo

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