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sabato 23 novembre 2013

Il caso della giornalista Norvegese


Una giornalista Norvegese, Siv Kristin Saellmann è stata precettata dalla televisione nazionale per cui lavora, per aver indossato durante un telegiornale un pendaglio con una croce di un centimetro e mezzo.

Il fatto è stato notato dai membri della numerosa comunità islamica locale, che hanno protestato per una presunta imparzialità da parte della giornalista, che è stata rimossa dal telegiornale.

Prendiamo atto che in Norvegia comandano le minoranze. Una croce microscopica, delle dimensioni di un centimetro e mezzo, regalatale dal marito durante un viaggio a Dubai (un paese musulmano, tra l'altro) è diventata la pietra dello scandalo. In una nazione a maggioranza cristiana, una donna non può esprimere il proprio sentimento religioso o semplicemente portare un accessorio di abbigliamento che può avere un richiamo cristiano. 

Mettiamo il caso allora che un cristiano vada a vivere in un paese a maggioranza musulmana e dica alla giornalista del più importante telegiornale: togliti il chador, è segno di discriminazione nei miei confronti. 

Mettiamo che questa persona tenti anche solo di creare un'associazione cristiana in quel paese. Rischierebbe di essere ucciso. Se si emigra in un' altra nazione, se ne accettano usi e costumi. Col tempo, dimostrando una integrazione avvenuta, si può avere voce in capitolo e verranno riconosciuti all'immigrato\a ulteriori diritti, fino a quello di cittadinanza. Pretendere di decidere a scapito della maggioranza, come tentò di fare il vulcanico Adel Smith in Italia con i crocifissi, è segno di scarsa flessibilità e di chiusura mentale. 

La Norvegia accoglie piuttosto bene gli immigrati, interessandosi al loro benessere, e questo è giusto. E' anche giusto che il paese scandinavo non reagisca con violenza a queste provocazioni dei musulmani, ma forse sarebbe meglio incominciare a dire a loro qualche no. 

Essi possono trovare lì  benessere e assistenza da parte di uno stato che si dimostra tollerante, forse anche troppo.

 

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