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sabato 23 novembre 2013

Come pietra paziente, percorso di liberazione interiore

Una giovane donna Afghana si ritrova, durante la guerra civile, a dover curare il marito di mezz'età in coma. Si tratta di una persona stimata nella sua città, considerato un eroe di guerra. E' stato ferito in una banale rissa con un commilitone, e ha un proiettile nel collo. La moglie lo cura con delle flebo, mentre intorno cadono le bombe. La casa viene invasa dai soldati, e una famiglia di vicini viene trucidata. La donna si ritrova da sola, senza soldi, a dover curare un uomo immobilizzato.

Per vincere la solitudine gli parla e si mette a raccontare il suo passato, di cui lui non sa tutto: mano a mano vengono a galla segreti scottanti.  La ragazza, che prima si sentiva perduta senza il marito, si rende conto gradualmente di aver acquistato la propria libertà, iniziando a comprendere il senso della femminilità, della dolcezza, dell'empatia. Parlare, e sfogarsi, sarà una vera e propria cura per la sua afflizione.

Il congiunto inerte, non più aguzzino, incapace di una reazione, sarà la sua "pietra paziente": una credenza dice infatti che se si raccontano i propri segreti e angosce ad un sasso, questo ascolterà tutto e prima o poi si romperà, liberando l'anima di colui che si confessa.

Un timido miliziano che viene a far visita alla donna e una zia di dubbia moralità, ma libera dalle restrittive convenzioni sociali di un Afghanistan in parte medievale , completeranno questo percorso maieutico.

Il regista afghano Atiq Rahimi prosegue con la sua coraggiosa opera di narrazione degli aspetti bui dell'Islam, visti con uno sguardo occidentale.  L'artista giunse come rifugiato politico in Francia oltre vent'anni fa, ai tempi della guerra russo-afghana. Si è laureato poi alla Sorbona di Parigi ed è diventato uno scrittore e un regista apprezzatissimo.  "Come Pietra paziente"  è il suo secondo film,  anch'esso, come il primo "Terra e Cenere", tratto da un suo romanzo.

In quest'opera l'artista vuole dimostrare come una persona giovane, ancora curiosa rispetto alla vita e disposta a mettersi in discussione, possa liberarsi da vecchie credenze che la opprimono.

Nel film, per lunghi tratti angoscioso e cupo, la bravura e la bellezza di Golshifteh Farahani portano raggi di luce. Attrice trentenne, iraniana, ormai molto affermata, ha collaborato con vari registi internazionali, soprattutto in Francia. Pluripremiata nei festival di mezzo mondo, si è dedicata anche al teatro e può vantare un'attività lavorativa molto intensa.


La Farahani riesce a calarsi molto bene nella parte della donna subalterna che affina l'ingegno e inventa raffinati sotterfugi per combattere la sopraffazione quotidiana degli uomini.

Significativa è la scena finale, in cui la protagonista  può finalmente sorridere, anche maliziosamente, se vuole, perchè ha la forza morale e l'astuzia di vincere qualsiasi limitazione della sua libertà.

In "Come pietra paziente"  si possono riconoscere tutti coloro che subiscono delle vessazioni, trovando spunti di riflessione e solidarietà umana da parte dell'autore.
Andrea Russo

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