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martedì 22 febbraio 2011

Non ci sono eroi nel calcio

Spesso si cade nel malinteso che il presidente/proprietario di una società calcistica che tira fuori i soldi e fa la squadra forte sia un tifoso vero e un salvatore della patria. La verità è che chi ricopre tale ruolo è un imprenditore e non andrebbe mai contro il suo interesse prettamente economico.

Anche quando apparentemente va in perdita con la squadra di calcio, l'industriale ha altri tipi di vantaggio, più o meno indiretti.
In un modo o nell'altro, ha sempre qualcosa in cambio.

E' un dato di fatto che col football club non si guadagni più e che sia solo una grana, difficile da gestire e dai costi esorbitanti. E' un'azienda in cui gli operai guadagnano sempre e il datore di lavoro può benissimo andarci in perdita.

Un Del Piero, con il suo guadagno annuale tra i 9 e gli 11 milioni di euro,(stipendio + sponsors), potrebbe comprare tranquillamente una squadra di serie A di bassa classifica.

Ma allora perchè gli industriali si imbarcano in questa avventura?
E' presto detto: perchè nel posto in cui si insediano gli viene concesso di costruire palazzine e alberghi, oppure supermercati e attività economiche di vario tipo.

C'è chi, figlio forse di una cultura un po' più trasparente, è venuto dalla Germania e ha proposto uno scambio alla luce del sole: io ti restauro lo stadio di proprietà comunale gratis, e tu, sindaco, mi fai mettere sotto lo stadio un ipermercato.

L'operazione farebbe sorridere: immaginatevi i tifosi incazzati che dopo aver perso una partita in casa spaccano le vetrine del supermercato, magari riescono anche ad entrarvi e mettono tutto sottosopra.

Ma quand'anche questo scambio fosse fattibile, chi si metterebbe contro gli imprenditori locali? Quale politico lascerebbe fare affari a uno straniero a dispetto di chi gli paga la campagna elettorale?

Per questo motivo, non si parli più di salvatori della patria: il calcio nonostante tanti misfatti rimane un gioco bellissimo, ma va visto senza mistificazioni.

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