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lunedì 4 gennaio 2010

L'arte di Giuliano Cotellessa tra natura, sentimenti, idee


Nella foto: "Mecanische Exzentric" - olio su tela, 1988

Era la fine degli anni '80 quando le opere di un giovane artista Pescarese iniziarono a circolare nei musei e nelle esposizioni italiane e internazionali. Questo ragazzo dalla corporatura longilinea e dai lineamenti quasi nordeuropei ritraeva figure astratte con colori allegri e accesi. Tali forme si incastravano come pezzi di un mosaico, oppure si legavano in un rapporto più sottile, con sorte di lacci simili all'incontro di persone, sentimenti e ideali. Talvolta l'impatto immediato del colore lasciava il posto ad opere che affrontavano la vita e l'astratto dal punto di vista concettuale, in un bianco e nero eterei che riempivano gli spazi della mente.

Da allora Giuliano Cotellessa ha continuato il suo percorso con coerenza. L'immediatezza dei simboli a volte ricorda Basquiat e si esprime spesso con forme varie e flessuose, aderenti a stati emotivi tenui, distesi. E' il caso di "I colori dell'Africa", un olio su tela del 2007.
Le forme rigide che si ripetono in serie, come in Mecanische Exzentric (1988), aprono invece uno spraglio a riflessioni sulla vita moderna, ma anche sui comportamenti ridondanti che ognuno mette in atto nel teatro della vita: cambiano le stuazioni, gli scenari, i tempi, ma tutto si riconduce al tratto dominante della nostra personalità.

Ennio Morricone ha molto gradito l'ispirazione di diverse opere di Cotellessa ai suoi lavori. Ne ha rinvenuto altresì interpretazioni veritiere di un immaginario e di alcune intuizioni che ne hanno guidato la filmografia.

Diversi critici d'arte, direttori di musei, addetti ai lavori hanno concordemente messo in risalto la capacità di Cotellessa di dire sempre e comunque qualcosa di nuovo, a fronte di quella ripetitività sterile sulla quale sembra esporre, in alcuni suoi quadri, una critica sarcastica e gioiosa.

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