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mercoledì 11 dicembre 2013

La Casta ha tirato troppo la corda. Ora il popolo insorge



Rho: I poliziotti si tolgono il casco e marciano assieme ai manifestanti. I giovani intonano: "Poliziotto uno di noi"

L'Italia, da ormai tre giorni, è in fermento. Dalle città più grandi a quelle di provincia, si segnalano numerosi assembramenti in tutto il territorio nazionale. 

C'è chi ha provocato blocchi stradali, chi si è messo col proprio camion nelle zone di sosta delle autostrade, chi ancora ha protestato in piazza. 

L'Italia dopo 5 anni di crisi si sveglia arrabbiata e partecipativa, mossa dalla volontà di manifestare il proprio dissenso finalmente in maniera attiva. 

Accade ciò che era inevitabile e che si è fatto attendere fin troppo. I politici di Roma pur rilevando che la situazione fosse grave, hanno continuato a tergiversare, a riempire i media di proclami, a pensare a tutto fuorchè alle esigenze del paese. 

Da due anni non abbiamo una maggioranza di governo in cui il popolo si riconosca, le larghe coalizioni che hanno unito centrodestra e centrosinistra hanno fallito, l'immobilismo è dilagato. 

Siamo stati dietro a tutto tranne che alle cose importanti: ai processi di Berlusconi, alla leadership di Renzi, alle passeggiatine con gli altri capi di governo di Enrico Letta in giro per il mondo. 

Il ministro dell'economia Fabrizio Saccomanni non ha trovato 1 miliardo di euro che rimaneva, per togliere l'Imu sulla prima casa, quando la macchina statale, con tutti i suoi sprechi, costa 700-800 miliardi l'anno.

Ed ora la gente è stanca. Ciò che preoccupa non sono le violenze di una netta minoranza di partecipanti, ma la volontà di proseguire su questa strada da parte dei nostri politici. 

Hanno detto sì all'austerity e al ripagamento dei debiti verso le banche, che viene mascherato con la dicitura di debito pubblico. 
Hanno alzato bandiera bianca nella programmazione industriale, non hanno una idea chiara di come fare uscire il paese dal pantano della crisi economica. 

Dovevano votare, centrodestra e centrosinistra, per una nuova legge elettorale. Il popolo gli chiedeva di ridursi i compensi, i benefits, i privilegi e non si sono privati di un centesimo. Non hanno nè diminuito nè tantomeno azzerato i finanziamenti ai partiti che non sono dovuti perchè il popolo ha votato un referendum in tal proposito. 

L'unico che l'ha fatto è stato il movimento di Beppe Grillo, a cui, con i suoi pregi e i suoi limiti, questo va riconosciuto. 

Ora il Presidente del Consiglio Enrico Letta riceve per l'ennesima volta la fiducia dalle Camere, ma quanto durerà? 

Aveva promesso di abolire il senato, di cancellare le province, di modificare la costituzione e tanto altro ancora. Dove sono i risultati? La disoccupazione è ben oltre il 12% riportato dall'Istat, che spesso racconta favole. Un esempio: nel 2002, con l'avvento dell'euro, il costo della vita in tutta Italia raddoppiò.

E' una cosa che tutti ricordano, purtroppo amaramente, perchè ha provocato molti danni e molto impoverimento. Eppure l'Istat per quell'anno registrò un aumento dell'inflazione (ovvero un aumento generale dei prezzi) del 2,5%. 

Gli Italiani vedono con i propri occhi la verità e non gli si può raccontare storie all'infinito. Quando si parla di lavoro, bisogna sottolineare poi che le condizioni degli assunti sono peggiorate: contratti a tempo determinato, salari sempre più bassi ed altro. Lo stato Italiano, per rispettare accordi assurdi che stanno impoverendo mezza Europa, rinuncia a spendere per ospedali, scuole, carceri. 

Gli Italiani sono arrabbiati, sempre di più, e vanno nelle piazze a manifestare lo scontento. Si organizzano, in una alleanza trasversale che coinvolge tutti gli orientamenti elettorali. Non si illudano Letta e il suo Ministro degli Interni Alfano: le proteste continueranno, anche la settimana prossima. 

Ed è probabile che riprenderanno presto, dopo un po' di pausa, se non dovessero sortire l'effetto di mandare governo e parlamento a casa. Inoltre Enrico Letta non sembra in grado di rassicurare gli animi nè di gestire la situazione. Non ne ha la credibilità, è un presidente di compromesso che non corrisponde ad una maggioranza voluta dagli italiani, ai quali non è dato, con la legge elettorale "Porcellum", di scegliere il proprio candidato premier e nemmeno il proprio deputato o senatore, ma possono soltanto barrare con una crocetta il simbolo di un partito. 

Il Ministro dell'Interno Angelino Alfano è la sintesi vivente dei giochi di palazzo in corso, della noncuranza della classe dirigente verso i cittadini elettori. Scelto da Berlusconi come garante della linea politica del Pdl all'interno del governo di unità nazionale, si è separato dal suo padre putativo per rimanere seduto sulla poltrona ministeriale, insieme agli altri ministri del Pdl. 

L'ex delfino del Cavaliere ha mostrato una sintonia con Letta invidiabile, ne ha condiviso le scelte (poche) e l'inerzia (tanta). Dice che va tutto bene, non è insoddisfatto dell'azione di governo, vi partecipa anzi, con grande soddisfazione. In sintesi, questo duo Letta-Alfano è l'emblema di una classe dirigente sottomessa all'Unione Europea e alla Germania, elitaria e lontana dal popolo, incravattata e moderata che taccia di populismo chiunque raggiunga un notevole consenso elettorale. 

Ora però questi signori se la devono vedere con un popolo assai poco impomatato e molto arrabbiato, che non gode privilegi e che lotta ogni giorno con tasse e bollette. Sono assediati, lì, nel bunker di Montecitorio. Perfino i poliziotti, che prendono ordini da Alfano, hanno mostrato, a Rho come a Torino, solidarietà con i manifestanti. 

Il governo ormai è sotto pressione, la pazienza è finita, il popolo è in movimento, e chi parla di un mandato elettorale che durerà fino al 2015 o addirittura al 2018 ha fatto male i conti.
Andrea Russo 

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