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mercoledì 21 maggio 2008

Racconti - Come si diventa Cinno

(Da Bar sport, di Stefano Benni)
Il piccolo Masotti, il primo giorno di scuola, non piangeva come tutti gli altri bambini.
Mangiava un fruttino di cotognata e si guardava intorno. Piangevano, invece, i Masotti genitori, perchè era il giorno che sognavano da anni. Il piccolo Masotti fu inquadrato con tanti bambini neri e tante bambine bianche. Il direttore, un uomo dallo sguardo severo e dai modi bruschi, li guardò sfilare tutti davanti senza una parola.

Quando passò Masotti gli disse: "Tu, aggiustati il fiocco", e fece l'atto di toccarlo: Il piccolo Masotti estrasse dal grembiulino nero una gambina secca e piena di bozzi da caduta da bicicletta, e colpì il direttore a cavallo delle braghe.
Ebbe così inizio la carriera scolasica del piccolo Masotti.

Il piccolo Masotti era figlio unico di due Masotti. Masotti padre era camionista e portava pesce refrigerato su e giù per l'autostrada: triglie giapponesi, merluzzi di Hong Kong e un rombo di Cattolica a far da guardia.
Guidava tutta la notte con la sola compagnia di un pacchetto di nazionali e una foto a colori di Ava Gardner, con autografo falso fatto dalla moglie.

Non aveva mai avuto incidenti, tolta la distruzione di un Mottagrill Pavesi nel 1968 e una caduta nel Po per la quale i pescatori della zona continuarono a pescare seppie per molti anni a seguire.
Guadagnava quanto bastava per non morir di fame, ma sognava per il figlio un futuro diverso.

Masotti madre faceva le tendine a fiori con una macchina da cucire a pedali, il casco in testa e una maglia della Legnano per non sciupare i vestiti. Le vendeva agli ospizi e ai camionisti amici del marito, per cui faceva anche la decoratrice. Prendeva un vecchio tre assi e in un giorno lo trasformava in un confortevole chalet svizzero, con vasetti di fiori, fodere con i conigietti, tappetini e, a richiesta, un abat jour sul retrovisore. Anche lei sognava per il figlio un futuro diverso.

Fu deciso che il piccolo Masotti si sarebbe laureato e avrebbe fatto l'avvocato. Fu allevato con grandi dosi di minestra e, su consiglio degli amici del bar, con giochi che sviluppavno l'intelligenza, come la battaglia navale e il meccano. Ma il piccolo Masotti non si rivelò subito nè geniale nè più avanti di quelli dell sua età.

Le sue corazzate affondavano come biscotti, e l'unica cosa che riuscì a fare col meccano fu un metro snodabile da sarto. Non leggeva Kant, non aveva orecchio per la musica, se gli si metteva la matita in mano disegnava sempre la stessa cosa, una patata, e poi si addormentava.
"E' ancora bimbo, verrà fuori", dicevano i Masotti genitori, ma erano un po' preoccupati.

Masotti padre lo rimpinzava di fosforo, e ogni tanto rubava qualche quintale di merluzzo congelato dal carico e obbligava p.M. (piccolo Masotti) a mangiarlo a merenda.
P.M. non protestava, si metteva il pesce in bocca e andava a giocare sotto il camion.

La prima pagella del Masotti fu tutta di 1, con un 3 in ginnastica. Il maestro disse che il ragazzo, si vedeva subito, era svogliato, non seguiva, e passava il tempo a intagliare con un temperino. Aveva già distrutto il suo tavolo ricavandone due zoccoli olandesi e una mazza da baseball, e doveva tenere i gomiti poggiati sulla porzione del compagno.

Le sue schegge di legno erano un pericolo mortale per la classe, perchè partivano come proiettili.
Era capace di far decollare, in un giorno, fino a duecento aeroplanini di carta, alcuni dei quali restavano in aria anche dieci minuti oscurando la visibilità.

I suoi dettati pesavano come crescenti fritte e trasudavano inchiostro e sudore.
Faceva delle a larghe come un foglio e doveva fermarsi a metà della curva.
Fu subito bocciato.

Masotti padre, per l'incazzatura, prese su e andò da Bologna a Taranto in tre ore da casello a casello, tanto che il camion si surriscaldò e arrivò a destinazione un gigantesco carico di fritto che si sparse pr la città dei due mari.

La Masotti madre non disse niente, continuò a pedalare sulla macchina da cucire, ma con l'aria triste di chi è rimasto staccato dal gruppo in salita.
Il p.M fu mandato a ripetizione dal professor Manicardi, bella figura di studioso, che lo legò alla sedia e gli lesse per 9 ore Leopardi, tutti i giorni, per tre mesi.

Il piccolo Masotti imparò a memoria la metà dell' "Infinito", poi fece la doccia e dimenticò tutto.

Fu bocciato anche qello seguente, e poi quello seguente.

Allora Masotti padre gli disse che se non si metteva a studiare non gli avrebbe più dato da mangiare.
Il p.M. accusò il colpo. Tutte le notti si sentì ripetere " Se un contadino ha nove mele e ne vende la metà....". Studiò per un mese, spostando grandi quantità di mele sul tavolo e contattando tutti i contadini della zona.
Alla fine propose come soluzione dieci mele e mezzo e una cambiale di meloni in tre rate.
Fu ribocciato.
Il Masotti padre si rassegnò. Invecchiato e con le gomme sgonfie, senza neanche più la forza di suonare il clacson, cominciò a girare in tondo sulla tangenziale senza voler vedere più nessuno.
Gli amici gli tiravano al volo panini e giornali dal finestrino, e una volta al mese una battona ex trapezista di circo si lanciava da un leoncino per tenergli compagnia.

La Masotti madre, invecchiata e incanutita, aveva smesso di pedalare e ora allenava una squadra di suore che facevano mutande carcerati.

Il piccolo Masotti, che aveva ormai diciannove anni e stazzava sul quintale, andava a scuola col suo grembiulino che gli copriva metà del torace, e la cartella con la solita vecchia matita, un mozzicone invisibile a occhio nudo, che portava a temperare da un orefice.

Andò avanti, finchè i soldi finirono.

Un giorno il piccolo Masotti aprì la cartella e non trovò la solita merenda,un panino con una cernia.
Quella sera non tornò a casa.
L'indomani, alle prime luci dell'alba, si presentò al bar.
Era nato un Cinno.

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