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lunedì 31 dicembre 2007

Notizie - Viaggio nella Pescara dimenticata

In data 22 Maggio, scrivevo delle riflessioni sulla gestione D'Alfonso della città di Pescara. Tali opinioni rimangono invariate, e le ho integrate in seguito, con altre più recenti e aggiornate dal riscontro di fatti nuovi. Negli ultimi 5 anni , Pescara ha subito un incremento dell'edilizia notevole, pari solo a quello degli anni '60. Premesso che tale boom non è rispondente ad una domanda reale, visto che la nostra popolazione non aumenta con tale dismisura, ci sono anche altre considerazioni da addurre.


Mentre nel centro di Pescara aumenta l'immagine-cartolina del nostro capoluogo, aumenta anche il divario estetico tra quella che una volta era Castellamare adriarico e l'originaria Pescara, fuse ormai da 80 anni.Se si supera il ponte adiacente il comune, giungiamo a Portanuova.


La differenza architettonica è evidente: vi sono più palazzi antichi, e si ha l'impressione di trovarsi in un altra città. Niente vetrine sfavillanti, ma soprattutto una cura molto minore dell'arredo urbano.


Molti lavori sono stati svolti anche qui di recente, ma il contrasto si fa davvero stridente quando giungiamo sulla Riviera Sud e la confrontiamo con quella Nord.


La riviera di Portanuova è all'abbandono, di notte è buia, i marciapiedi sono in rovina.
L'esatto contrario di quanto è stato fatto nella parte della riviera oltre il fiume. Sembra di ritrovarsi in un quartiere popolare, abbellito però dalla presenza del mare.
Il sindaco D'Alfonso, in campagna elettorale, pronunciava sempre queste parole "riqualificazione urbana delle periferie" Questo era un punto cardine del suo programma elettorale, che tanti voti gli ha fruttato da parte degli abitanti delle zone disagiate di Pescara, che speravano che finalmente qualcosa cambiasse.


La riqualificazione c'è stata, ma quasi unicamente nel centro.

Ad un criterio di priorità, si è sostituito un criterio di privilegio dell'apparenza, cosicchè i turisti che vengono da noi vedono una città sfavillante, con Corso Umberto rinnovato, Piazza Salotto restaurata, sebbene non in maniera eccelsa, e tante altre opere pubbliche disseminate qua e là.
Non ci sarebbe niente di male in questo.

Il punto è che il bilancio comunale è in forte passivo. Decine di milioni di euro di debiti, che dovremo pagare di tasca nostra.
Se andiamo a Rancitelli, ci accorgiamo che nulla è cambiato: il degrado è lo stesso.


Insediamenti industriali a ridosso delle abitazioni con scarichi altamente inquinanti, accattoni di provenienza neocomunitaria che aggrediscono i residenti e fanno il bagno nudi sotto la fontana di un parco, cavalli che sfrecciano sull'asfalto, megaretate frequenti della Polizia per spaccio di droga. In alcuni palazzi di San Donato, le cassette delle posta sono divelti , le scalinate sono addirittura in frantumi, il decoro generale è inesistente.


Per riassumere il tutto in una metafora, ripeto sempre che "E' come se un padre, che ha due figli, uno ammalato e un altro che va male a scuola, si mettesse a ridipingere le pareti di casa invece di pensare a loro".


In primis c'è una gestione della città come una scatola vuota, ovvero senza tenere conto delle reali esigenze dei cittadini.




In seconda battuta c'è uno spreco del denaro pubblico: L'Aurum è costato più di 9 milioni di euro di restauri, compresa una mega festa in cui è stato invitato il sindaco di Barcellona, con tanto di fuochi d'artificio.
l'Aurum è solo una vecchia fabbrica dismessa.
Il suo valore artistico non è sottolineato da nessun critico d'arte, nemmeno da quelli prezzolati. Non ha un cortile abbastanza grande per manifestazioni o concerti di rilievo. Costerà, da quanto ci dicono stime recenti, un milione di euro all'anno, solo per la sua gestione. Per recuperare parte di questo debito pubblico che graverà sui cittadini, lo si affitterà per matrimonie e ricevimenti. Prima è stato definito "Il nostro Colosseo", e poi, in pratica, è stato adibito con funzioni di ristorante.

Facciamo allora un'equazione, e accostiamo due notizie.
Con 9 milioni e più di euro il comune ha restaurato l'Aurum.
90 000 euro sono serviti a far lavorare 10 spazzini per tre mesi.

C'erano due linee di condotta che si potevano seguire.

La prima

-Fare qualcosa per la gente che cerca lavoro, in un periodo storico, per l'Italia intera, di recessione e di precarietà.

-Risollevare le periferie dal degrado, dando ad esse più sicurezza e la possibilità di farvi sorgere nuove attività commerciali.

-Costruire abitazioni popolari.

-Aiutare i pescatori, che attraccano le loro imbarcazioni nel porto-canale. Il porto-canale si chiama così perchè le barche sono state messe all'interno del letto del fiume. Privo quasi totalmente di infrastrutture in occasione degli straripamenti degli ultimi anni ha visto le barche dei poveri lavoratori rovesciarsi. Il tutto mentre gli yacht dei ricchi, nel vicino porto turistico, riposavano tranquilli, protette da un golfo artificiale.

La seconda
-Costruire opere pubbliche che danno prestigio alla città

-Fare debiti per costruire in centro e rifare tutto l'arredo urbano di tale zona.

-Rilasciare 220 licenze per la ristorazione in zone dove la concorrenza è già agguerrita per il settore, escludendo le periferie.

-Utilizzare gli Swop, sorta d'investimento d'azzardo sugli interessi del debito comunale.

-Per ripianare i debiti, impostare una politica aggressiva fatta di multe facili, ponendo autovelox nell'immediata vicinanza della discesa di Colle Renazzo, facendo multe sulle macchine parcheggiate sull'ampio marciapiede vicino allo Stabilimento Ammiraglia, dove c'erano cartelli e strisce a terra che consentivano il parcheggio.

-Far costruire nuove caserme delle forze dell'ordine in zone tranquille, ignorando il fatto che disclocarle in zone periferiche potrebbe arginare e prevenire i fenomeni malavitosi.

I vigili camminano impettiti per le strade del centro, ma non ce n'è traccia a Rancitelli.

Casualità?

Il nostro sindaco ha scelto la seconda strada.
Andrea Russo



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