(Foto: Luciano Adriani, Il Centro)
Il boemo si rilancia
Così come era iniziata così è finita, la stagione del Pescara. Con un bagno di folla e l'entusiasmo dei supporters per Zdenek Zeman ed un altro bagno ancora più grande alla fine. Eppure in pochi avrebbero scommesso in un primo posto, ad inizio stagione. Tanti, forse troppi sembravano i giocatori semisconosciuti in serie B o inesperti, e anche i talenti che provenivano da Foggia non avevano raggiunto nemmeno i play off in serie C l'anno prima.
Zeman si è rilanciato a Pescara dopo una decina d'anni di insuccessi, che, parliamoci chiaro, non erano dovuti all'influenza di Moggi, un fantasma che aleggia sempre attorno a lui, benchè ormai inoffensivo. Il Ceco gli rinfaccia di avergli rovinato la carriera, non perde mai una occasione per dirlo. Fa tutto parte di un quadro di vittimismo di cui quest'anno si sono resi parte una certa stampa locale e l'allenatore stesso. Quando si perdeva era sempre colpa degli arbitri e di poteri calcistici ancora troppo "Moggiani".
Eppure non era colpa di Moggi se Zeman aveva una crisi di risultati, come ad esempio durante la retrocessione in terza serie con l'Avellino, gli esoneri in Turchia con il Fenerbahce e in Serbia con la Stella Rossa (dove invece Zenga ha vinto un campionato). Erano demerito del praghese le sue sconfitte, come è merito suo questa promozione diretta in serie A.
Zeman ha dato la possibilità al Pescara calcio di fare le nozze con i fichi secchi. I soci hanno potuto spendere poco, accontentando il trainer nella scelta dei giocatori, ed ottenendo facilmente in prestito Insigne e Immobile da Napoli e Juve, i cui dirigenti ben sapevano che tali attaccanti sarebbero stati valorizzati da un modulo di gioco offensivo.
Ieri sera Zeman è stato portato in trionfo, la città di Pescara dopo una settimana di festeggiamenti si è colorata ancora di bianco e d'azzurro, con persone di ogni età a cantare e ballare per strada.
C'è un nuovo motivo per festeggiare: dopo aver conquistato la promozione, infatti, i Pescaresi hanno avuto l'ulteriore soddisfazione di vedere la propria squadra scavalcare il Torino al primo posto.
Sansovini & company hanno potuto godersi una soddisfazione tutt'altro che scontata: quella di alzare la coppa del torneo al termine della gara con la Nocerina.
In sottofondo c'erano le canzoni sul Pescara fiorite negli anni, anche in tempi recenti. La new entry in tal senso è stato un inno in stile dance, davvero niente male, di Mirko Rinaldi e Luca Teseo. Si tratta di un coro inventato dai tifosi che i due dj hanno adattato.
La Premiazione in stile Champions League
E' stata una premiazione in stile Coppa dei Campioni: l'avevano messa lì da qualche parte durante la gara, quelli della lega. Se il Pescara non avesse vinto o comunque non avesse superato il Torino in extremis, non ci sarebbe stata questa gratificazione aggiuntiva.
Prima Immobile indecentemente ha ricevuto il premio per il capocannoniere del campionato in mutande (è normale però che in queste occasioni ci siano invasioni di campo dei tifosi che letteralmente "spogliano" i propri beniamini in cerca di cimeli).
Poi ci sono state le dichiarazioni commosse del presidente Sebastiani e di Zeman. Poi ancora c'è stata la chiamata uno ad uno dei giocatori, e l'alzata di coppa con i fuochi d'artificio alle spalle.
Poi si è potuto assistere ad svariati giri di campo con un treruote Piaggio verniciato di biancoazzurro su cui sono saliti tifosi e giocatori, seguiti da altri tifosi ed atleti del pescara semisvestiti, in un profanamento delizioso della pista d'atletica ed uno sfavillio di bandiere. Il bianco e l'azzurro hanno dominato ovunque, come era ovvio che fosse.
Ma qualche bandiera diversa si è vista.
Matti Lund Nielsen, l'ottimo centrocampista arrivato a Gennaio, ha portato seco la bandiera Danese per festeggiare, ritenendo implicitamente e giustamente di aver dato lustro alla propria nazione vincendo il campionato cadetto Italiano.
Ha ragione, Nielsen: la serie B italiana non sfigura certo di fronte a serie A non eccezionali come quella danese.
Lui, poi, ha decretato tante giornate di panchina per Togni, perchè da quando è arrivato si è subito inserito nei meccanismi di gioco ed ha scavalcato il brasiliano, facendosi preferire per forza fisica, passaggi precisi ed un insospettato fiuto per il goal.
La partita. Un triste preambolo
Prima del tripudio finale si è consumato il dramma della Nocerina, che ha salutato la seconda serie in un brutto modo. I suoi tifosi fin dal primo minuto hanno lanciato fumogeni ad indirizzo del pubblico di casa del settore-distinti: un comportamento inqualificabile. I supporters di Nocera Inferiore hanno perso l'occasione di salutare la seconda serie con sportività e senso civico, in stile Wolverhampton. I seguaci del "Wolves", in occasione della retrocessione della loro squadra dalla prima alla seconda serie hanno applaudito nonostante tutto i loro giocatori ed hanno rinnovato la loro vicinanza incondizionata alla squadra cantando "Che serà serà, whatever will be will be".
Avremmo gradito ed applaudito una scena del genere ieri sera. Peccato.
Le azioni
Al 3' la tattica del fuorigioco non scatta e la difesa pescarese lascia a Catania una grossa occasione per segnare, ma, solo davanti al portiere, il rossonero fallisce miseramente.
Azione fotocopia attorno al ventesimo: altra dormita della difesa biancazzurra, che come gli altri reparti della squadra si sente già in vacanza, Farias non ne approfitta.
Dopo un bel tiro di Zanon, Anania deve opporsi con i piedi ad un bel tiro di Farias.
Nel secondo tempo i Delfini si svegliano, anche se non è il solito Pescara. I rossoneri dal canto loro continuano ad attaccare, e con un tiro del subentrato Alcibiade, difensore di scuola Juve, sfiorano il vantaggio.
L'arbitro concede 5 minuti di recupero, ma al 92' Maniero, entrato nel secondo tempo, si riscatta di un anno trascorso in gran parte in panchina: esplode da fuori area uno splendido tiro, donando goal e vittoria al Pescara.
Una festa ancora più ricca
La Nocerina già sa, prima del 90', di essere in C, dopo il risultato giunto da Reggio che vedeva dilagare il Vicenza, sua diretta concorrente. L'Italo-africano Barusso, ottimo elemento di centrocampo, è stato il primo, al triplice fischio finale, a recarsi in lacrime negli spogliatoi, seguito dai compagni. Di loro tutto si può dire tranne che non abbiano lottato fino alla fine; nella prima parte del campionato erano addirittura a metà classifica, poi c'è stato un calo.
Il Delfino, invece, come dicevamo, ha la gioia rocambolesca di acciuffare il primo posto all'ultima giornata, in virtù del pari conseguito dal Torino sul campo del già retrocesso Albinoleffe.
Il Pescara ha meritato il primo posto, anche perchè, in qualche gara (non in tutte quelle citate da certa stampa locale vittimista) le sviste arbitrali gli hanno sottratto un totale almeno 7 punti.
Gli Adriatici hanno inoltre giocato il calcio più spettacolare, pur pagando a volte dazio ad una difesa ballerina.
Il team di Zeman si è lasciato preferire ad un Torino costato molti milioni di euro in più che però ha regalato meno emozioni con il suo gioco. Non è un caso che anche quando i biancoazzurri si trovavano terzi o quarti piovevano elogi per loro da personaggi come Guardiola e Sacchi.
Le dichiarazioni di fine campionato
Nel muovere velate accuse, anche Vialli aveva fatto un complimento involontario agli abruzzesi: "Corrono davvero tanto, chissà come si sentirebbe Zeman se qualcuno iniziasse a sospettare di tante energie" , ipotizzando il doping.
E siccome il campionato si doveva concludere col botto Zeman si è trovato nell'imbarazzo di dover commentare i complimenti ricevuti dal suo nemico giurato Luciano Moggi.
Più che rispondere all'ex dirigente della Juve, Il boemo ha voluto dedicare la vittoria del campionato al suo amico e collega scomparso Franco Mancini, nonchè al calciatore Morosini e al tifoso Domenico Rigante, altri lutti che hanno toccato da vicino il sodalizio pescarese.
Andrea Russo