Nella foto: fautori del "Remain" delusi
Negli ultimi giorni, sono giunti anche in Italia gli echi delle bufale circolate riguardo al referendum sulla Brexit.
Boris Johnson e Nigel Farage, per esempio, che sono stati i principali fautori del "Leave", hanno esagerato la cifra che viene data dall'Uk ogni settimana all'Unione Europea. Essa infatti ammonta a 189 milioni di sterline e non a 350. Non si è precisato inoltre che una buona parte di essa torna indietro.
Tra l'altro Farage, a risultato acquisito, si è subito rimangiato la promessa di destinare quei soldi alla sanità pubblica.
I sondaggi non sono dati certi
C'è poi un'altra argomentazione, piuttosto debole, che stanno cavalcando i fautori del "remain" dopo la loro sconfitta.
I giovani, i più colti e i più ricchi avrebbero votato per rimanere in Europa. Loro sì che sanno stare al mondo e avere una visione delle cose globale e cosmopolita.
Quei villani della provincia, che abitano in città medie e piccole, uniti a quelli con una scolarizzazione più bassa, avrebbero invece votato per il Leave.
Peccato che molti di questi sondaggi provengono dalle stesse fonti che avevano dato il "remain" come vincente, a volte anche con un certo scarto.
I giovani sono europeisti ma solo uno su tre è andato a votare
Questo è un dato governativo ed è inoppugnabile, visto che deriva dai votanti. Tutti loro si sono registrati e hanno mostrato i propri documenti nel momento in cui sono entrati nei seggi.
Ripeto allora un motto che ho già usato in altri articoli "britannici".
"Chi è causa del suo mal, pianga sè stesso", o meglio, "Chi è causa del suo Mal, pianga Shel Shapiro", per rimanere legati a quei territori.
Se i sondaggi possono sbagliare , i dati dei seggi elettorali invece sono inoppugnabili
I sondaggi sono condotti su piccoli campioni di popolazione, sono spesso inaffidabili ma raccolgono alcune informazioni sul votante.
Il voto invece è segreto. Non si può sapere chi ha votato una determinata decisione, conoscendone età, ceto sociale e istruzione.
Si può sapere invece, ad urne chiuse, chi è andato a votare (perchè è stato identificato dalle commissioni nei seggi) ma non collegarlo a cosa ha votato.
E' vero dunque che le province, soprattutto quelle inglesi, hanno scelto in maggioranza il "leave". Questo è un dato misurabile dai risultati del voto.
Tutti hanno gli stessi diritti e la stessa dignità, in Gran Bretagna come altrove
Anche qui però ci sarebbe qualcosa da chiarire.
1 La cultura non è data solo dalla scolarizzazione, ma anche da letture fatte in proprio e da esperienze di lavoro e di vita.
2 Se parliamo di cultura, molti di quei giovani tra i 18 e i 24 anni così europeisti non hanno terminato, sia per dati anagrafici, sia per altri motivi, l'università.
3 Chi dice che i meno colti hanno torto e i più istruiti hanno ragione? Ognuno vede le cose secondo il suo punto di vista e i suoi interessi. Ognuno dà il suo voto in base alla realtà che vive. Ricchi e poveri, istruiti e ignoranti, hanno delle diverse esperienze ed esigenze. Non è un dato misurabile qualitativamente. Si tratta di semplici caratteristiche differenti, che hanno pari dignità.
4 Quelli che erano per il "remain" e che criticano gli "ignoranti" non sono in gran parte quei Laburisti che tanto dicono di battersi per i diritti dei più poveri, dei più deboli e dei meno istruiti?
5 Abbiamo sentito dire in questi giorni questa tiritera: "Londra ormai non ha più affinità con il resto del paese ed è molto più aperta verso il mondo dei bifolchi delle campagne.
Difatti, ha eletto come sindaco, una manciata di giorni fa Sadiq Khan, un laburista di origine pachistana".
Eppure... non era forse proprio Londra la città che ha voluto come primo cittadino Boris Johnson? Lo ha eletto per ben due volte, nel 2008 e nel 2012, facendosi guidare da lui per otto anni.
E guarda un po', Boris Johnson è stato il primo fautore della campagna del "leave". Prima era il campione di una Londra multietnica, ricca e culturalmente viva. Ora viene bollato come fanfarone, ignorante, xenofobo e razzista...