Dopo circa venticinque giorni di conflitto, assorbito lo sviluppo degli eventi e delle informazioni ricevute, vengo con la tranquillità consona ad un tale argomento a rappresentarvi la mia umile opinione.
Putin avrebbe potuto vantare qualche ragione e rivendicazione, in uno scacchiere internazionale complesso che ancora oggi si regge su contrappesi tra le varie potenze.
Trovarsi i missili americani puntati a poche centinaia di chilometri da Mosca sarebbe stato uno scacco insopportabile da digerire e un pericolo troppo grande. Tuttavia esso era ancora lontano dal concretizzarsi e poteva essere scongiurato con la diplomazia e con tecniche di deterrenza
Vladimir Putin ha deciso di aggredire deliberatamente un paese indipendente e internazionalmente riconosciuto, che stava bussando alle porte dell'Europa e del mondo occidentale.
L'errore tattico è stato enorme e si ritorcerà sia contro i Russi che contro l'ego e il potere del superuomo con manie di grandezza da Zar seicentesco.
Le sanzioni economiche si faranno sentire con grande veemenza, trascinando il paese nella povertà. Gli amici saranno quelli poco raccomandabili: perlopiù altre dittature come Cina, Corea del Nord e parzialmente la Turchia nonchè altre realtà ondivaghe e travagliate.
Gli effetti dei ponti tagliati con la potenza eurasiatica si faranno sentire anche da noi.
Ci saranno anche effetti positivi: l'Europa sta trovando l'occasione per pensare ad una unità militare che difenda i confini efficientemente e nazioni come l'Italia hanno finalmente iniziato a riflettere su un piano di semi autosufficienza economica a lungo termine.
I milioni di profughi Ucraini, oltre alle svariate migliaia di Russi stessi che sono fuggiti altrove, non saranno una questione di facile gestione. Gli effetti di questa guerra dureranno per molti anni.
I ponti che si stavano aprendo tra l'Eurasia e il mondo occidentale sono di nuovo incendiati. I popoli si allontanano.
Putin avrebbe dovuto usare l'astuzia e la tattica che si era notata nella questione Crimea, per fare il proprio interesse. Da questa storia uscirà più debole.
Avremmo potuto dare delle lezioni ai Russi in termini di democrazia, ma qualche treno si è perso. La decisione di escludere i Russi dai social media, le lezioni su Dovstoeski cancellate, il direttore di orchestra defenestrato nonostante la sua dichiarazione contro la guerra, i media russi oscurati in Italia non sono un bel segnale.
Dovremmo sforzarci di comprendere la controparte. Ci aiuterebbe a superare i conflitti. Probabilmente rafforzerebbe le nostre ragioni perfino. Usare la censura e metodi Maccartisti, ovvero misure tipiche delle dittature, per combattere una regime autoritario opposto, è un controsenso che mostra alcuni limiti delle nostre classi dirigenti odierne.