Ogni anno come da tradizione, l'1 e il 2 Gennaio vi riporterò i dati della guerra dei fuochi d'artificio.
C'è chi spara in aria con pistole e fucili per salutare il nuovo anno, c'è chi prende in mano petardi che gli esplodono tra le mani e gli fanno saltare le dita di una mano.
Ci sono anche dei morti.
Ne vale la pena?
Qual'è il vantaggio? Fare rumore e danneggiare l'arredo urbano? Spaventare persone ed animali?
E qual'è lo svantaggio? perdere un braccio, una mano o nei casi più gravi, uccidersi?
Ho riportato anche dei casi in cui, durante feste patronali, fuochisti di professione hanno provocato la morte di qualcuno.
Il sottoscritto, durante la Festa di Sant'Andrea di due anni fa, a Pescara, per poco non è stato centrato da un fuoco d'artificio esploso male. Per fortuna sono giovane e io e il mio amico che stava con me abbiamo avuto la prontezza di riflessi di alzarci in piedi e di scappare a gambe levate.
Un mio avo ci ha perso un occhio, da bambino, assistendo ai fuochi d'artificio. Sua madre tentò di mettergli le vesti sopra la testa col suo abito di fine ottocento, ma il razzo passò sotto la lunga gonna e lo centrò in un occhio.
Ricordo che quando andavo a casa di mia nonna la foto di questo avo con la moglie (se non erro il mio bisnonno) campeggiava in bella vista appoggiato su un armadietto: lui con la benda da pirata e i baffi arricciati e lei al suo fianco con qualche piuma di struzzo sulle vesti: sembrava il Dottor Ceccarelli che si vede sui tubetti della Pasta del Capitano in versione riveduta e corretta.
E voi, genitori, state attenti a cosa fanno i vostri figli adolescenti, perquisiteli e togliete i petardi dalla loro portata. Io stesso facevo di queste sciocchezze a 12 anni e ora mi rendo conto del pericolo che ho corso.
Un buon anno a tutti voi , senza rischi inutili.
Avvertenza
E' consentito riportare e linkare gli articoli di questo sito, a patto che vengano riportati nome, cognome e fonte. L'autore si avvale della facoltà di tutelare i contenuti qui pubblicati nelle sedi e nei modi che riterrà più opportuni.
Il blog di Andrea Russo è un sito di opinione e di intrattenimento. Non è, nè intende, essere una testata giornalistica e non ne ha le caratteristiche (redazione, periodicità fissa, registrazione presso un tribunale, et cetera).
E' pertanto dispensato dalle regole riguardanti la stampa nei periodi elettorali.
sabato 31 dicembre 2011
Questo blog compie 4 anni
Questo blog compie 4 anni. Era il 31 Dicembre del 2007 quando mi venne l'idea di aprirne uno. Trovai Blogger, il sito appartenente a Google che consente di creare un blog in maniera del tutto gratuita, con parecchie soluzioni tecniche a disposizione.
Da allora la voglia di tenerlo aggiornato e di scrivere non mi è mai venuta meno, e posso dire che questo spazio online è una piccola opera in divenire di cui vado fiero. Mi ha consentito di esprimere quello che penso e che sento senza censure e mi ha permesso di progredire nell'esercizio della mia carriera giornalistica, già iniziata diversi anni prima.
Un grazie di cuore va a tutti voi lettori, che siete diventati anche abbastanza numerosi nel frattempo. Decine di utenti che quotidianamente hanno voglia di condividere pensieri e idee con me è qualcosa di costruttivo di cui non posso che essere contento.
Buon 2012 a tutti voi.
Da allora la voglia di tenerlo aggiornato e di scrivere non mi è mai venuta meno, e posso dire che questo spazio online è una piccola opera in divenire di cui vado fiero. Mi ha consentito di esprimere quello che penso e che sento senza censure e mi ha permesso di progredire nell'esercizio della mia carriera giornalistica, già iniziata diversi anni prima.
Un grazie di cuore va a tutti voi lettori, che siete diventati anche abbastanza numerosi nel frattempo. Decine di utenti che quotidianamente hanno voglia di condividere pensieri e idee con me è qualcosa di costruttivo di cui non posso che essere contento.
Buon 2012 a tutti voi.
mercoledì 21 dicembre 2011
Zeman elogia i suoi: "Abbiamo vinto una partita difficile, tutta la squadra mi è piaciuta"
E' soddisfatto e sereno Zeman, quando si presenta nel dopopartita in sala stampa. Il suo Pescara ha domato la coriacea Sampdoria, molto ben messa fisicamente, che però non ha fatto valere il suo alto tasso tecnico, sia all'Adriatico che nell'arco delle 19 partite precedenti.
"Era una partita difficile, le squadre si sono annullate fino a metà del secondo tempo". sostiene il boemo.
"Noi non abbiamo concesso niente ai loro attaccanti, ma anche loro sono stati bravi ad annullare il nostro gioco. Non riuscivamo a sfondare ma dopo il goal tutto è stato più semplice.
Mi sono piaciuti tutti i reparti, non era facile contro questa Samp. Per un primo bilancio parziale aspetto la partita con la Nocerina il 6 Gennaio, dopo la quale si concluderà il girone di andata.
Qualcuno diffonde la notizia che il centrocampista Marco Verratti è richiesto proprio dal club genovese, ma Zeman taglia corto:
"Non ne so niente, non mi occupo di mercato".
Iachini, tecnico della Sampdoria, stigmatizza così l'incontro: "Sapevamo che giocare all'aAriatico era difficile, il Pescara è capace di variare le sue soluzioni di attacco in maniera incredibile, è velocissimo e difficile da contenere. Eravamo riusciti per buona parte della gara a tenere a bada i suoi attaccanti, e nel secondo tempo ho cambiato la posizione di Palombo e l'assetto tattico perchè soffriva l'aggressività di Verratti. Il nostro limite è stato quello di non saper concretizzare il gioco che veniva costruito dal centrocampo.
Il tecnico blucerchiato crede ancora nella serie A: "Credo in una rimonta, non potrebbe essere altrimenti, abbiamo giocatori importanti come Palombo, che dovrebbe restare con noi fatte salve delle proposte economiche "indecenti". Dovrebbero arrivare a Gennaio anche dei rinforzi, per cui centrare l'obiettivo dei play off non è impossibile, visto che siamo a pochi punti dalla sesta in classifica".
Andrea Russo
per la testata giornalistica online Abruzzoblog.it
"Era una partita difficile, le squadre si sono annullate fino a metà del secondo tempo". sostiene il boemo.
"Noi non abbiamo concesso niente ai loro attaccanti, ma anche loro sono stati bravi ad annullare il nostro gioco. Non riuscivamo a sfondare ma dopo il goal tutto è stato più semplice.
Mi sono piaciuti tutti i reparti, non era facile contro questa Samp. Per un primo bilancio parziale aspetto la partita con la Nocerina il 6 Gennaio, dopo la quale si concluderà il girone di andata.
Qualcuno diffonde la notizia che il centrocampista Marco Verratti è richiesto proprio dal club genovese, ma Zeman taglia corto:
"Non ne so niente, non mi occupo di mercato".
Iachini, tecnico della Sampdoria, stigmatizza così l'incontro: "Sapevamo che giocare all'aAriatico era difficile, il Pescara è capace di variare le sue soluzioni di attacco in maniera incredibile, è velocissimo e difficile da contenere. Eravamo riusciti per buona parte della gara a tenere a bada i suoi attaccanti, e nel secondo tempo ho cambiato la posizione di Palombo e l'assetto tattico perchè soffriva l'aggressività di Verratti. Il nostro limite è stato quello di non saper concretizzare il gioco che veniva costruito dal centrocampo.
Il tecnico blucerchiato crede ancora nella serie A: "Credo in una rimonta, non potrebbe essere altrimenti, abbiamo giocatori importanti come Palombo, che dovrebbe restare con noi fatte salve delle proposte economiche "indecenti". Dovrebbero arrivare a Gennaio anche dei rinforzi, per cui centrare l'obiettivo dei play off non è impossibile, visto che siamo a pochi punti dalla sesta in classifica".
Andrea Russo
per la testata giornalistica online Abruzzoblog.it
Sansovini illumina il Pescara: l'undicesimo centro dell'attaccante romano regala al Pescara tre punti importanti
"Due squadre in trincea": questo potrebbe essere il titolo della gara di ieri, se si trattasse di un film. Per oltre 70 minuti Pescara e Sampdoria si sono annullate, combattendo a centrocampo pallone su pallone. Una Sampdoria arcigna ma prevedibile ha contenuto il pericoloso attacco biancoazzurro, ma dall'altro lato un'insolita difesa locale, rivitalizzata da un'ottimo Capuano, ha tenuto a bada gente come Bertani e Foggia. Dopo il bel goal di Marco Sansovini al 68', la gara si è poi fatta avvincente e il Pescara è andato vicino al raddoppio diverse volte, meritando alla fine la vittoria.
All'11' Sansovini si rende pericoloso con un tiro direttamente dal calcio d'angolo, mentre al 17' Immobile al termine di una bella triangolazione, è impreciso nel tiro. Al 21' è ancora il Pescara a rendersi pericoloso, ma il colpo di testa di Kone, imbeccato dalla sinistra da Balzano, è impreciso.
La Samp si rende pericolosa solo al 52', con una bella punizione dai 25 metri di Palombo, che sfiora il goal.
Al 68' il Pescara va in vantaggio: bellissima verticalizzazione di Verratti per Sansovini, che supera con uno scatto velocissimo il portiere avversario Da Costa e va in rete.
Il Pescara sembra essersi sbloccato: andrà vicinissimo al raddoppio almeno 4-5 volte. Lorenzo Insigne, galvanizzato dal goal del compagno, mette in crisi la retroguardia avversaria, impeccabile fino a pochi minuti prima. La Samp si sbilancia un po' per recuperare lo svantaggio, ed è proprio il folletto campano a tentare, dal dall'out di destra a 35 metri dalla porta, un bellissimo pallonetto con Da Costa fuori dai pali: il pallone finisce di poco sopra la traversa.
Poco dopo Immobile supera in velocità il portiere blucerchiato, ma è poco lucido per via della stanchezza e calcia male, non centrando la porta. Il Pescara agisce di rimessa, e i suoi attaccanti scattano sempre in posizione regolare, bruciando in velocità la difesa: ancora Immobile va al tiro dopo una progressione spaventosa, ma il suo tiro è impreciso.
Il Pescara porta a casa tre punti contro un'avversario tutt'altro che facile, che però non valorizza appieno le sue individualità. Il team di Zeman è ora quarto in classifica, con 36 punti in venti partite. Non male davvero.
Andrea Russo
per la testata giornalistica Abruzzoblog.it
All'11' Sansovini si rende pericoloso con un tiro direttamente dal calcio d'angolo, mentre al 17' Immobile al termine di una bella triangolazione, è impreciso nel tiro. Al 21' è ancora il Pescara a rendersi pericoloso, ma il colpo di testa di Kone, imbeccato dalla sinistra da Balzano, è impreciso.
La Samp si rende pericolosa solo al 52', con una bella punizione dai 25 metri di Palombo, che sfiora il goal.
Al 68' il Pescara va in vantaggio: bellissima verticalizzazione di Verratti per Sansovini, che supera con uno scatto velocissimo il portiere avversario Da Costa e va in rete.
Il Pescara sembra essersi sbloccato: andrà vicinissimo al raddoppio almeno 4-5 volte. Lorenzo Insigne, galvanizzato dal goal del compagno, mette in crisi la retroguardia avversaria, impeccabile fino a pochi minuti prima. La Samp si sbilancia un po' per recuperare lo svantaggio, ed è proprio il folletto campano a tentare, dal dall'out di destra a 35 metri dalla porta, un bellissimo pallonetto con Da Costa fuori dai pali: il pallone finisce di poco sopra la traversa.
Poco dopo Immobile supera in velocità il portiere blucerchiato, ma è poco lucido per via della stanchezza e calcia male, non centrando la porta. Il Pescara agisce di rimessa, e i suoi attaccanti scattano sempre in posizione regolare, bruciando in velocità la difesa: ancora Immobile va al tiro dopo una progressione spaventosa, ma il suo tiro è impreciso.
Il Pescara porta a casa tre punti contro un'avversario tutt'altro che facile, che però non valorizza appieno le sue individualità. Il team di Zeman è ora quarto in classifica, con 36 punti in venti partite. Non male davvero.
Andrea Russo
per la testata giornalistica Abruzzoblog.it
domenica 18 dicembre 2011
Il nostro vittimismo borbonico
Domani c'è Pescara Sampdoria, padroni di casa in cerca un rilancio
Il Pescara cerca un rilancio nella partita interna contro i blucerchiati della Sampdoria, dopo un calo di rendimento e di risultati seguito ad una striscia di 5 vittorie consecutive. Ora il club abruzzese è quinto in classifica. I genovesi, nonostante l'organico di prim'ordine di cui dispongono, stanno deludendo e sono a metà classifica. Occhio però a non sottovalutarli: hanno tutti i mezzi per risorgere da un momento all'altro. Partita di Pescara a parte, non è da escludere che con 3-4 acquisti ad hoc (cosa che sicuramente il presidente Garrone farà), la Samp possa essere la probabile autrice di una scalata in classifica fino al secondo-terzo posto o almeno fino alla zona play off.
C'è da segnalare tra la stampa di settore e una parte dei tifosi un po' di vittimismo.
Addirittura si è arrivati ad affermare che il Torino, che ci ha battuti 4 a 2 bucando la nostra difesa di burro, ha vinto immeritatamente e che l'arbitro ha commesso degli errori.
La ruota gira, e se è vero che il Delfino quest'anno ha subito dei torti arbitrali, è altrettanto vero che l'anno scorso è stato beneficiato da diverse sviste: due rigori non dati agli ospiti nella gara interna Pescara-Frosinone, con 6 generosi minuti (poi diventati sette) di recupero durante i quali i biancoazzurri segnarono la rete del pareggio. Da ricordare anche il rigore inesistente, sempre nella scorsa stagione, dato su Sansovini nella partita Pescara-Varese: l'ottimo attaccante romano si incaricò anche di battere dal dischetto e il Pescara vinse 1-0 proprio grazie a questo regalo arbitrale involontario.
Si potrebbe addurre un altro esempio del nostro vittimismo un po' borbonico. C'è infatti una tendenza in Italia: chi sta più a Nord spesso si sente più evoluto di chi sta più a sud. In base a questo principio nelle partite tra Verona e Pescara disputate in serie C alcuni anni fa volarono insulti razzisti da parte dei veneti.
I nostri commentatori sportivi giustamente mostrarono tutto il proprio sdegno.
Nessuno ricordò però il fatto che, nelle diverse partite in cui in passato abbiamo affrontato squadre più a sud di noi il nostro tifo organizzato ha intonato cori poco belli; contro la Salernitana e il Foggia il motto fu: "e Salerno-Foggia dov'è? Africa la la la". Contro il Napoli la performance vocale della curva si concretizzò in un caldo: " Vesuvio bruciali tutti".
Quando si prova un grande amore per la squadra della propria città, anche degli ottimi giornalisti che agiscono in buona fede, certe cose le dimenticano. Pazienza.
Andrea Russo
per la testata online Abruzzoblog.it
sabato 17 dicembre 2011
L' Italia ha iniziato a ribellarsi alla prepotenza di Francia e Germania
Fino a poco tempo fa il nostro centro-sinistra aveva un pallino nella politica estera: rincorrere l'asse franco-tedesco anzichè quello anglo-americano. Francia e Germania erano i professorini da cui dovevamo imparare.
Tutti erano meglio di noi, l'Europa era un'istituzione indiscutibile e inattaccabile che ci instradava, ci coccolava e ci dava bastonate al momento necessario.
Finalmente ci si è svegliati, non solo a sinistra, in Italia.
Ci siamo resi conto che stavamo dando la sovranità monetaria prima e politica poi a un'Unione Europea che non regge, sgangherata nelle sue istituzioni e nei suoi rappresentanti.
Gli Italiani debbono sottostare alle decisioni di persone che loro non hanno votato e nemmeno conoscono. Se i popoli Europei votano infatti i loro parlamentari dell'Unione,
non possono però sceglierne il presidente,
come avviene nei rispettivi paesi.
Ovviamente non è tutta colpa dell'Europa se le cose vanno male da noi, ma è un dato di fatto che i nostri governanti italiani abbiano mostrato debolezza e non abbiano fatto sentire la propria voce.
Grande è stata la mia soddisfazione quando ho sentito ieri in Parlamento prima Bersani e poi Alfano scagliarsi contro il direttorio franco-tedesco e la politica dell'U.E.
Al "Non accetteremo più un direttorio Franco tedesco" del Pd
ha fatto seguito il discorso di Angelino Alfano:
"Non vogliamo più che l'Europa sia governata unilateralmente da Merkel e Sarkozy al posto della Commissione Europea, e in futuro ci faremo sentire la nostra voce per non essere sopraffatti dagli interessi egoistici dei loro stati. L'Europa non è inattaccabile, non è il bene supremo. E quando ci diranno: ce lo chiede l'Europa, ovvero Francia e Germania, diremo no e ci opporremo"
Finalmente!
venerdì 16 dicembre 2011
Riguardo alla manovra salva-Italia
Il governo Monti ha dissanguato gli italiani senza che ce ne fosse bisogno. Ha toccato diritti acquisiti riguardanti le pensioni, non ha previsto niente per le persone che hanno lavorato 15-20 anni e poi a 50 anni hanno perso il lavoro, senza la possibilità di giungere all'età pensionabile.
Ci hanno detto altre tre volte prima del "salva-Italia: "stiamo per fallire, dobbiamo tassarvi" con le manovre degli anni 90 di Dini, Amato e Ciampi.
Il nuovo premier non eletto dal popolo ha adottato misure recessive, perchè comprimono i consumi, fanno aumentare i prezzi e mettono in ulteriore difficoltà le imprese:
-Mancata rivalutazione delle pensioni al di sopra dei 1400 euro lordi
-Aumento delle accise sui carburanti
-Aumento dell'Iva
-Aumento dell'Ici e rivalutazione del valore degli immobili
-Tassa di trenta euro circa per ogni estratto conto in conti correnti superiori ai 5000 euro
-Aumento delle aliquote fiscali per i commercianti e le imprese individuali e familiari, anche quelle che guadagnano molto poco
ed altro ancora.
Mario Monti ha però promesso: "dopo le tasse, penseremo allo sviluppo dell'economia".
E' come se io dessi due pugni ben assestati a qualcuno; poi lo rimetto in piedi e gli dico: non ti preoccupare, adesso ti porto in uno dei migliori ospedali!
Nelle precedenti manovre il governo di centrodestra, (che non voglio in questa sede difendere) aveva raccolto più soldi senza gravare gli italiani di tali sacrifici, con misure alternative e tagli alla spesa pubblica.
Se davvero fosse il nostro debito pubblico il problema della crisi dei mercati, saremmo già falliti: i 25 miliardi di Monti non sono nulla di fronte a un debito che oscilla tra i 1800 e 1900 miliardi di euro.
Anche la Francia ha un debito pubblico piuttosto alto, la Germania un po' meno, fuori dall'euro Stati Uniti, Gran Bretagna e Giappone hanno un debito enorme.
C'è anche da dire però che in Germania, Stati Uniti e Gran Bretagna ci sono banche in difficoltà mentre i nostri istituti di credito non hanno nessun problema.
Altrove si è investito in titoli tossici e si sono fatte speculazioni finanziarie spericolate, mentre da noi no.
Altrove si è investito meno in beni sicuri, come la casa, mentre gli italiani sono il popolo europeo con più beni immobili.
Il vero problema dunque non era nè l'Italia nè Berlusconi.
Non è vero neanche che aumentare le tasse è necessario, perchè basterebbe colpire l'evasione fiscale e ridurre gli sprechi.
In quanto all'equità sbandierata dal nuovo premier, è avvenuto l'esatto opposto perchè hanno pagato anche i più poveri inutilmente.
La crisi europea non ha accennato a smettere dopo la caduta del governo precedente e l'Europa non ha dato segni di ripresa dopo la manovra Monti.
Ora in Italia c'è da fare ciò che non è stato fatto prima
-Abbiamo sbagliato ad accettare un cambio lira-euro che non ci conveniva, che ha ucciso il nostro sistema produttivo e che conveniva solo alla Germania.
-Abbiamo sbagliato ad accettare in silenzio l'egida di Francia e Germania che pretendevano di darci delle lezioni
-Abbiamo sbagliato insieme al resto d'Europa, ad unire le economia prima dei popoli senza averli nemmeno interpellati prima, i popoli.
-I nostri governanti non sono stati in grado di fare una programmazione industriale degna di questo nome: l'euro ha garantito minori interessi sul nostro debito, ma la lira svalutata garantiva una produttività industriale competitiva, perchè inglesi, americani e tedeschi compravano la nostra merce a poco prezzo,grazie a una divisa più forte.
-L'aumento dei prezzi in Italia ha ridotto i consumi, come li ha ridotti la successiva crisi internazionale del 2008. Numerose aziende con la nuova divisa sono fallite, molti imprenditori hanno spostato le fabbriche e i relativi posti di lavoro in paesi come la Romania e la Cina.
-I nostri politici non hanno fatto nulla per evitare il declino del settore secondario: non hanno detassato le imprese, non hanno attuato politiche protezionistiche introducendo dazi sulle importazioni (nè imponendo all'U.E. di farlo ), non hanno puntato su una industria ad alto livello tecnologico che non avrebbe sofferto la concorrenza dei paesi emergenti.
In molti casi, invece, i nostri governanti hanno fatto l'esatto opposto: hanno incoraggiato gli imprenditori ad investire nei paesi emergenti, garantendo talvolta in prima persona davanti alle loro autorità locali.
Ora c'è bisogno di invertire la rotta:
- meno tasse ai più poveri,
- meno tasse agli imprenditori, che creano posti di lavoro,
- riduzione degli sprechi,
-ottimizzazione dei servizi pubblici e degli apparati burocratici
- lotta all'evasione fiscale,
-una politica industriale programmata e adatta alla nostra nuova valuta,
-tassazione delle rendite finanziarie,
-far sentire la voce dell'Italia in ambito Europeo dopo il fallimento degli arroganti professorini franco-tedeschi, studiare misure attrattive per gli investimenti e la creazione di posti di lavoro dall'estero verso il nostro territorio con misure ad hoc:
-detassazioni,
-zone franche,
-decremento dell'iva,
- creazione di nuove infrastrutture,
-investimenti sulla formazione nei settori di alta tecnologia,
-stop all'assistenzialismo con soldi pubblici per le imprese non più al passo coi tempi e incapaci di essere competitive,
-stop all'erogazione di fondi per la creazione d'imprese, che in teoria sarebbero cosa buona, ma in pratica vanno quasi sempre dispersi per colpa di perversi clientelismi.
-stop ai numeri chiusi: liberalizzazioni nelle professioni notarili, delle farmacie, edicole, taxi e altro ancora
-stop agli atenei in cui i professori fanno quel che vogliono, licenziamenti più facili nella pubblica amministrazione per casi di manifesta inadempienza o illegalità.
Ci hanno detto altre tre volte prima del "salva-Italia: "stiamo per fallire, dobbiamo tassarvi" con le manovre degli anni 90 di Dini, Amato e Ciampi.
Il nuovo premier non eletto dal popolo ha adottato misure recessive, perchè comprimono i consumi, fanno aumentare i prezzi e mettono in ulteriore difficoltà le imprese:
-Mancata rivalutazione delle pensioni al di sopra dei 1400 euro lordi
-Aumento delle accise sui carburanti
-Aumento dell'Iva
-Aumento dell'Ici e rivalutazione del valore degli immobili
-Tassa di trenta euro circa per ogni estratto conto in conti correnti superiori ai 5000 euro
-Aumento delle aliquote fiscali per i commercianti e le imprese individuali e familiari, anche quelle che guadagnano molto poco
ed altro ancora.
Mario Monti ha però promesso: "dopo le tasse, penseremo allo sviluppo dell'economia".
E' come se io dessi due pugni ben assestati a qualcuno; poi lo rimetto in piedi e gli dico: non ti preoccupare, adesso ti porto in uno dei migliori ospedali!
Nelle precedenti manovre il governo di centrodestra, (che non voglio in questa sede difendere) aveva raccolto più soldi senza gravare gli italiani di tali sacrifici, con misure alternative e tagli alla spesa pubblica.
Se davvero fosse il nostro debito pubblico il problema della crisi dei mercati, saremmo già falliti: i 25 miliardi di Monti non sono nulla di fronte a un debito che oscilla tra i 1800 e 1900 miliardi di euro.
Anche la Francia ha un debito pubblico piuttosto alto, la Germania un po' meno, fuori dall'euro Stati Uniti, Gran Bretagna e Giappone hanno un debito enorme.
C'è anche da dire però che in Germania, Stati Uniti e Gran Bretagna ci sono banche in difficoltà mentre i nostri istituti di credito non hanno nessun problema.
Altrove si è investito in titoli tossici e si sono fatte speculazioni finanziarie spericolate, mentre da noi no.
Altrove si è investito meno in beni sicuri, come la casa, mentre gli italiani sono il popolo europeo con più beni immobili.
Il vero problema dunque non era nè l'Italia nè Berlusconi.
Non è vero neanche che aumentare le tasse è necessario, perchè basterebbe colpire l'evasione fiscale e ridurre gli sprechi.
In quanto all'equità sbandierata dal nuovo premier, è avvenuto l'esatto opposto perchè hanno pagato anche i più poveri inutilmente.
La crisi europea non ha accennato a smettere dopo la caduta del governo precedente e l'Europa non ha dato segni di ripresa dopo la manovra Monti.
Ora in Italia c'è da fare ciò che non è stato fatto prima
-Abbiamo sbagliato ad accettare un cambio lira-euro che non ci conveniva, che ha ucciso il nostro sistema produttivo e che conveniva solo alla Germania.
-Abbiamo sbagliato ad accettare in silenzio l'egida di Francia e Germania che pretendevano di darci delle lezioni
-Abbiamo sbagliato insieme al resto d'Europa, ad unire le economia prima dei popoli senza averli nemmeno interpellati prima, i popoli.
-I nostri governanti non sono stati in grado di fare una programmazione industriale degna di questo nome: l'euro ha garantito minori interessi sul nostro debito, ma la lira svalutata garantiva una produttività industriale competitiva, perchè inglesi, americani e tedeschi compravano la nostra merce a poco prezzo,grazie a una divisa più forte.
-L'aumento dei prezzi in Italia ha ridotto i consumi, come li ha ridotti la successiva crisi internazionale del 2008. Numerose aziende con la nuova divisa sono fallite, molti imprenditori hanno spostato le fabbriche e i relativi posti di lavoro in paesi come la Romania e la Cina.
-I nostri politici non hanno fatto nulla per evitare il declino del settore secondario: non hanno detassato le imprese, non hanno attuato politiche protezionistiche introducendo dazi sulle importazioni (nè imponendo all'U.E. di farlo ), non hanno puntato su una industria ad alto livello tecnologico che non avrebbe sofferto la concorrenza dei paesi emergenti.
In molti casi, invece, i nostri governanti hanno fatto l'esatto opposto: hanno incoraggiato gli imprenditori ad investire nei paesi emergenti, garantendo talvolta in prima persona davanti alle loro autorità locali.
Ora c'è bisogno di invertire la rotta:
- meno tasse ai più poveri,
- meno tasse agli imprenditori, che creano posti di lavoro,
- riduzione degli sprechi,
-ottimizzazione dei servizi pubblici e degli apparati burocratici
- lotta all'evasione fiscale,
-una politica industriale programmata e adatta alla nostra nuova valuta,
-tassazione delle rendite finanziarie,
-far sentire la voce dell'Italia in ambito Europeo dopo il fallimento degli arroganti professorini franco-tedeschi, studiare misure attrattive per gli investimenti e la creazione di posti di lavoro dall'estero verso il nostro territorio con misure ad hoc:
-detassazioni,
-zone franche,
-decremento dell'iva,
- creazione di nuove infrastrutture,
-investimenti sulla formazione nei settori di alta tecnologia,
-stop all'assistenzialismo con soldi pubblici per le imprese non più al passo coi tempi e incapaci di essere competitive,
-stop all'erogazione di fondi per la creazione d'imprese, che in teoria sarebbero cosa buona, ma in pratica vanno quasi sempre dispersi per colpa di perversi clientelismi.
-stop ai numeri chiusi: liberalizzazioni nelle professioni notarili, delle farmacie, edicole, taxi e altro ancora
-stop agli atenei in cui i professori fanno quel che vogliono, licenziamenti più facili nella pubblica amministrazione per casi di manifesta inadempienza o illegalità.
venerdì 9 dicembre 2011
Anticipata la non convertibilità delle lire
Poche ore dopo l'uscita del precedente articolo, è stata ufficializzata la non convertibilità delle lire. E' stato confermato pertanto l'intento del governo Monti, che grazie a questo stratagemma incasserà una non trascurabile cifra da mettere in bilancio all'interno della manovra salva-italia. Il provvedimento è già effettivo, mentre altri provvedimenti del "pacchetto" sono ancora al vaglio del parlamento e degli schieramenti politici.
mercoledì 7 dicembre 2011
Lire, si può cambiarle entro il 28 Febbraio
Nota bene: il giorno stesso della pubblicazione dell'articolo è entrata in vigore la disposizione del blocco delle operazioni di cambio, come ho scritto nel post successivo.
Prima di fare commenti affrettati, leggete quanto ho scritto nell'articolo successivo.
1936,27 lire. Fu questo il valore stabilito per l'euro nel momento del passaggio dalla vecchia valuta nazionale a quella europea. Dopo un periodo di doppio corso euro-lira, quest'ultima è stata deposta quale moneta ufficiale dello stato italiano, sebbene teoricamente (ma di fatto non è così semplice) la legge consenta di pagare merci e servizi con mezzi alternativi rispetto alla divisa ufficiale, come ad esempio il baratto, lo scambio di servizi o prestazioni, gli scec. Indimenticato resta il simec, una specie di buono che permetteva di fare acquisti a condizioni vantaggiose. Alcuni commercianti si fanno pagare in lire, forse per farsi pubblicità o perchè sanno che si possono ancora cambiare.
E' proprio questo il punto. Fino al 28 Febbraio, le lire si possono ancora convertire in euro andando in una filiale della Banca d'Italia. Lascia perplessi il modo in cui nei tg di oggi, mentre si commentava la vicenda di un azniano signore che ha cambiato 700 milioni delle vecchie lire, si sostenga che dal 5 dicembre non si possa più farlo per via del Decreto Salva-Italia di Monti.
1: il Decreto "SalvaItalia" non è stato pubblicato ancora sulla Gazzetta Ufficiale, per cui, quand'anche contenesse la disposizione di invalidare il cambio delle lire, non è ancora in vigore.
2: fonti provenienti dalla Banca d'Italia assicurano che probabilmente il decreto in questione lascerà le cose invariate, per cui permane la data di scadenza per il cambio lire-euro del 28 Febbraio, come è riportato sul sito dell'ente www.bancaditalia.it/bancomonete/cambiolire/Cambio_Banconote_Lire.pdf
Alcuni pensano di conservarne una quantità modica, o per un fatto affettivo o perchè pensano che un giorno valranno qualcosa. E' bene sapere però che le monete metalliche in lire non avranno mai valore, a detta dei numismatici, in quanto una moneta ha valore collezionistico quando è rara e/o è ben conservata.
La 500 lire colore argento che conteneva un errore, ad esempio ha un certo valore. Esistono invece sesterzi romani che valgono pochi euro perchè sono diffusi.
Per quanto riguarda le banconote da 500 000 lire, forse esse un giorno avranno un valore perchè meno diffuse delle monete. Probabilmente conviene però cambiare anche quelle perchè è dubbio pensare che tra 40 o 50 anni abbiano un valore equivalente alle 240 e oltre euro odierne.
E' da ricordare inotre che le 50 e le 100 lire "micro" non sono più convertibili, mentre lo sono le 50 e le 100 lire degli anni 90'-2000' con la testa di Dante sul retro, come lo sono le 10 e le 20 lire.
Le filiali della Banca d'Italia fanno servizio di sportello per il pubblico nei giorni feriali dalle 8.15 alle 13.30 dal lunedì al venerdì.
La lira dunque ci sta facendo un'ultimo regalo: l'opportunità, per qualcuno, di recuperare un po' di denaro utilizzabile.
Andrea Russo
Prima di fare commenti affrettati, leggete quanto ho scritto nell'articolo successivo.
1936,27 lire. Fu questo il valore stabilito per l'euro nel momento del passaggio dalla vecchia valuta nazionale a quella europea. Dopo un periodo di doppio corso euro-lira, quest'ultima è stata deposta quale moneta ufficiale dello stato italiano, sebbene teoricamente (ma di fatto non è così semplice) la legge consenta di pagare merci e servizi con mezzi alternativi rispetto alla divisa ufficiale, come ad esempio il baratto, lo scambio di servizi o prestazioni, gli scec. Indimenticato resta il simec, una specie di buono che permetteva di fare acquisti a condizioni vantaggiose. Alcuni commercianti si fanno pagare in lire, forse per farsi pubblicità o perchè sanno che si possono ancora cambiare.
E' proprio questo il punto. Fino al 28 Febbraio, le lire si possono ancora convertire in euro andando in una filiale della Banca d'Italia. Lascia perplessi il modo in cui nei tg di oggi, mentre si commentava la vicenda di un azniano signore che ha cambiato 700 milioni delle vecchie lire, si sostenga che dal 5 dicembre non si possa più farlo per via del Decreto Salva-Italia di Monti.
1: il Decreto "SalvaItalia" non è stato pubblicato ancora sulla Gazzetta Ufficiale, per cui, quand'anche contenesse la disposizione di invalidare il cambio delle lire, non è ancora in vigore.
2: fonti provenienti dalla Banca d'Italia assicurano che probabilmente il decreto in questione lascerà le cose invariate, per cui permane la data di scadenza per il cambio lire-euro del 28 Febbraio, come è riportato sul sito dell'ente www.bancaditalia.it/bancomonete/cambiolire/Cambio_Banconote_Lire.pdf
Alcuni pensano di conservarne una quantità modica, o per un fatto affettivo o perchè pensano che un giorno valranno qualcosa. E' bene sapere però che le monete metalliche in lire non avranno mai valore, a detta dei numismatici, in quanto una moneta ha valore collezionistico quando è rara e/o è ben conservata.
La 500 lire colore argento che conteneva un errore, ad esempio ha un certo valore. Esistono invece sesterzi romani che valgono pochi euro perchè sono diffusi.
Per quanto riguarda le banconote da 500 000 lire, forse esse un giorno avranno un valore perchè meno diffuse delle monete. Probabilmente conviene però cambiare anche quelle perchè è dubbio pensare che tra 40 o 50 anni abbiano un valore equivalente alle 240 e oltre euro odierne.
E' da ricordare inotre che le 50 e le 100 lire "micro" non sono più convertibili, mentre lo sono le 50 e le 100 lire degli anni 90'-2000' con la testa di Dante sul retro, come lo sono le 10 e le 20 lire.
Le filiali della Banca d'Italia fanno servizio di sportello per il pubblico nei giorni feriali dalle 8.15 alle 13.30 dal lunedì al venerdì.
La lira dunque ci sta facendo un'ultimo regalo: l'opportunità, per qualcuno, di recuperare un po' di denaro utilizzabile.
Andrea Russo
lunedì 5 dicembre 2011
Iannascoli: niente drammi, siamo ancora gli stessi. Alfageme: che bello tornare a Pescara.
Danilo Iannascoli, da molti anni speaker allo stadio ma ormai imprenditore nonchè socio e amministratore delegato della Delfino Pescara, stigmatizza la partita: "Onore al Grosseto che con due soli tiri in porta è riuscito a vincere la gara; sul secondo goal, diciamolo, è stato bravissimo Sforzini che ha compiuto un gesto tecnico notevole. Noi non meritavamo la sconfitta perchè abbiamo attaccato molto e sprecato altrettanto. Non fa niente, può succedere, sono convinto che proseguiremo con la bravura e la grinta che ci ha caratterizzato finora".
Luis Maria Alfageme, che qualche anno fa ha giocato nel Pesacara in serie C, racconta le proprie emozioni:
"Sapevamo che sarebbe stata dura perchè il Pescara è una grande squadra, serviva un'impresa e ci siamo riusciti. Siamo stati bravi nelle ripartenze e abbiamo ottenuto il massimo. Tornare qui è sempre bello, è una bellissima città, ho degli ottimi ricordi, sia per quanto riguarda il lavoro che i rapporti instaurati con la gente del posto.
Andrea Russo
Luis Maria Alfageme, che qualche anno fa ha giocato nel Pesacara in serie C, racconta le proprie emozioni:
"Sapevamo che sarebbe stata dura perchè il Pescara è una grande squadra, serviva un'impresa e ci siamo riusciti. Siamo stati bravi nelle ripartenze e abbiamo ottenuto il massimo. Tornare qui è sempre bello, è una bellissima città, ho degli ottimi ricordi, sia per quanto riguarda il lavoro che i rapporti instaurati con la gente del posto.
Andrea Russo
Un Pescara confuso e deconcentrato perde in casa col Grosseto
Un Grosseto cinico capitalizza al massimo le uniche due occasioni della partita e porta a casa il risultato pieno, espugnando l'Adriatico. Dall'altra parte il Pescara più brutto della stagione, confusionario e con la testa altrove, rimedia una figuraccia di fronte al proprio pubblico.
Eppure all'inizio sembra mettersi bene per i delfini: entrambe le squadre, probabilmente facendosi condizionare dall'insolito clima primaverile, irreale per il 3 dicembre, scendono in campo con le gambe molli, e il Grosseto soprattutto da l'idea di dover soccombere facilmente.
Il Pescara , nel mezzo di una serie di goals clamorosamente falliti, va a segno al 22' con Sansovini che raccoglie un bel lancio dalla sinistra di Gessa: tiro al volo in mezza rovesciata, il portiere Narciso intercetta ma non ce la fa a bloccare, e la palla si insacca alle sue spalle. Un goal bellissimo che porta il Pescara in vantaggio.
Al 40', però, la difesa biancoazzurra non fa scattare il fuorigioco e Alfageme, (uno degli ex della gara come Sansovini ed Immobile del resto) si trova tutto solo di fronte al portiere Anania in area di rigore, lo supera e segna a porta vuota.
Si ci aspetta una strigliata da parte di entrambi gli allenatori e un secondo tempo pù vibrante: macchè.
Il toscani continuano con la tattica "catenaccio e contropiede", sebbene siano tutt'altro che arcigni, e i marcatori danno l'impressione di alzare bandiera bianca nel caso un attaccante un po' più determinato spinga il piede sull'acceleratore. Nel bel mezzo di quella che sembra una rilassata sgambata tra amici in spiaggia piuttosto che una partita di serie B, ecco, intervallato da una serie di tentativi goffi del Pescara, l'affondo di Sforzini: all'80' raccoglie un lungo cross partito dalla difesa, e dalla sinistra, sulla trequarti, lascia partire un gran pallonetto che si insacca alle spalle del portiere Anania.
La partita si conclude sull'1-2 per il Grosseto. Anche Zeman, fin qui bravissimo nel portare in alta classifica il delfino, ha le sue responsabilità: non ha intuito il calo psicofisico dei suoi prima della gara, non è riuscito ad ottenere un a reazione nel secondo tempo dopo il faccia a faccia negli spogliatoi. I cambi da lui attuati inoltre (Maniero per Sansovini e il terzino Petterini a centrocampo al posto di Nicco, hanno creato ulteriore confusione: anche gli allenatori bravi ogni tanto sbagliano.
Andrea Russo
giovedì 1 dicembre 2011
L'Europa delle banche non piace a nessuno
Appare ormai chiaro che i popoli dell'Europa Occidentale, interpellati riguardo alla permanenza in Europa e nell'euro, abbiano decretato il loro consenso alla fine di questa esperienza.
Da quando è entrato in vigore l'euro, almeno per i paesi del blocco occidentale non si sono visti grandi benefici, e probabilmente nella bilancia dei pro e dei contro questi ultimi prevalgono, nell'andamento dell'economia.
Si è voluta attuare, in maniera arruffona e controversa, un'unione di stati che parte prima dalla moneta e dall'economia e poi dall'interscambio tra le varie identità culturali. Si sono così messe insieme una Grecia disastrata e ancora un po' bizantina con la Germania e l'Olanda mitteleuropea, paesi dell'ex blocco occidentale ed altri dell'ex patto di Varsavia che ancora non possono cancellare il loro passato, dato che troppo forti sono le caratteristiche pregresse nella cultura, nell'impostazione delle istituzioni e nella mentalità della gente per poter essere cancellate in venti anni.
Abbiamo oggi nella stanza dei bottoni di Bruxelles personaggi non eletti,. tecnocrati distanti da una base elettorale a cui rendere conto, per lo più paladini delle banche che poco conoscono le vicissitudini locali delle popolazioni europee, Stiamo parlando di persone che preferiscono analizzare resoconti, controverse statistiche piuttosto che vedere con i propri occhi la realtà dei fatti. Ecco perchè si sono fatti prendere per il naso da un Papandreou che ha contraffatto i conti statali della Grecia per entrare nell'Euro.
Persone che senza mezzi termini si spera vengano spazzate via in favore di politici democraticamente eletti e responsabili.
Se in un governo nazionale vi sono rapporti tra alta politica e alta imprenditoria, questa relationship perversa in europa si acuisce e si fa più elitaria, visto le dimensioni più ampie in cui la partita si gioca.
Oltre ai connubi finanza-politica gli europei devono fare i conti con i personalismi delle politiche nazionali, con Francia e Germania a farla da padrona per avere leggi e disposizioni più favorevoli e l'Italia con l'Inghilterra (ancora sovrana monetariamente) e qualche altro stato a cercare di ritagliarsi un posticino al sole.
A dire il vero, di sole in questa situazione congiunturale nebbiosa non se ne vede. Vediamo affannarsi politici e banchieri che dopo aver combinato disastri, aver fatto crescere i prezzi in mezza europa, aver fatto crollare il tessuto industriale in favore di operai rumeni e cinesi malpagati, che non si arricchiranno, adesso fanno pagare i propri errori con tagli e aumenti di tasse ai popoli nazionali.
Perchè vengono eseguite tassazioni ridicole alle rendite finanziarie e enormi carichi all'economia reale, che crea invece posti di lavoro e arricchisce il popolo e non pochi speculatori?
Perchè si lascia che trasmigrino fabbriche Italiane, Francesi, Tedesche, Inglesi in Romania senza porre regole a tutela dei lavoratori rumeni, sfruttati, malpagati, senza garanzie sindacali effettive come il nostro limite massimo 8 ore di lavoro al giorno?
Perchè non si impone un salario minimo di 500 euro anzichè 180-250 euro? Si migliorerebbero le condizioni di quella povera gente e nel contempo si renderebbe meno attrattivo lo spostamento delle industrie e la perdita di lavoro di operai occidentali, come quelli italiani.
L'Europa delle banche non piace a nessuno, mentre l'Italia commissariata da un non eletto uomo delle banche
paga il dazio di aver avuto Prodi e Berlusconi quali presidenti incapaci di rimettere in sesto la macchina amministrativa, le finanze pubbliche e il tessuto industriale.
In sostanza, si procede aumentando le tasse a tutti, non certo solo ai ricchi.
Appare un miraggio dunque una ripresa economica in una situazione in cui si aumenta l'Iva, le imprese pagano tasse alte, e un alto numero di disoccupati e la restante moltitudine di ipertassati non sono in condizione di spendere e di far circolare la moneta.
Da quando è entrato in vigore l'euro, almeno per i paesi del blocco occidentale non si sono visti grandi benefici, e probabilmente nella bilancia dei pro e dei contro questi ultimi prevalgono, nell'andamento dell'economia.
Si è voluta attuare, in maniera arruffona e controversa, un'unione di stati che parte prima dalla moneta e dall'economia e poi dall'interscambio tra le varie identità culturali. Si sono così messe insieme una Grecia disastrata e ancora un po' bizantina con la Germania e l'Olanda mitteleuropea, paesi dell'ex blocco occidentale ed altri dell'ex patto di Varsavia che ancora non possono cancellare il loro passato, dato che troppo forti sono le caratteristiche pregresse nella cultura, nell'impostazione delle istituzioni e nella mentalità della gente per poter essere cancellate in venti anni.
Abbiamo oggi nella stanza dei bottoni di Bruxelles personaggi non eletti,. tecnocrati distanti da una base elettorale a cui rendere conto, per lo più paladini delle banche che poco conoscono le vicissitudini locali delle popolazioni europee, Stiamo parlando di persone che preferiscono analizzare resoconti, controverse statistiche piuttosto che vedere con i propri occhi la realtà dei fatti. Ecco perchè si sono fatti prendere per il naso da un Papandreou che ha contraffatto i conti statali della Grecia per entrare nell'Euro.
Persone che senza mezzi termini si spera vengano spazzate via in favore di politici democraticamente eletti e responsabili.
Se in un governo nazionale vi sono rapporti tra alta politica e alta imprenditoria, questa relationship perversa in europa si acuisce e si fa più elitaria, visto le dimensioni più ampie in cui la partita si gioca.
Oltre ai connubi finanza-politica gli europei devono fare i conti con i personalismi delle politiche nazionali, con Francia e Germania a farla da padrona per avere leggi e disposizioni più favorevoli e l'Italia con l'Inghilterra (ancora sovrana monetariamente) e qualche altro stato a cercare di ritagliarsi un posticino al sole.
A dire il vero, di sole in questa situazione congiunturale nebbiosa non se ne vede. Vediamo affannarsi politici e banchieri che dopo aver combinato disastri, aver fatto crescere i prezzi in mezza europa, aver fatto crollare il tessuto industriale in favore di operai rumeni e cinesi malpagati, che non si arricchiranno, adesso fanno pagare i propri errori con tagli e aumenti di tasse ai popoli nazionali.
Perchè vengono eseguite tassazioni ridicole alle rendite finanziarie e enormi carichi all'economia reale, che crea invece posti di lavoro e arricchisce il popolo e non pochi speculatori?
Perchè si lascia che trasmigrino fabbriche Italiane, Francesi, Tedesche, Inglesi in Romania senza porre regole a tutela dei lavoratori rumeni, sfruttati, malpagati, senza garanzie sindacali effettive come il nostro limite massimo 8 ore di lavoro al giorno?
Perchè non si impone un salario minimo di 500 euro anzichè 180-250 euro? Si migliorerebbero le condizioni di quella povera gente e nel contempo si renderebbe meno attrattivo lo spostamento delle industrie e la perdita di lavoro di operai occidentali, come quelli italiani.
L'Europa delle banche non piace a nessuno, mentre l'Italia commissariata da un non eletto uomo delle banche
paga il dazio di aver avuto Prodi e Berlusconi quali presidenti incapaci di rimettere in sesto la macchina amministrativa, le finanze pubbliche e il tessuto industriale.
In sostanza, si procede aumentando le tasse a tutti, non certo solo ai ricchi.
Appare un miraggio dunque una ripresa economica in una situazione in cui si aumenta l'Iva, le imprese pagano tasse alte, e un alto numero di disoccupati e la restante moltitudine di ipertassati non sono in condizione di spendere e di far circolare la moneta.
martedì 29 novembre 2011
sabato 26 novembre 2011
lunedì 21 novembre 2011
domenica 20 novembre 2011
Prova di forza del Pescara: piega 2 a 1 il Gubbio in 10 uomini
Immagine di repertorio. Fonte: Pescaracalcio.com
La vittoria del Pescara sul Gubbio, prima dell'inizio della gara, era facilmente preventivabile.
Se però si tiene conto che dopo 20' un errore arbitrale rimette in gioco il Gubbio, regalandogli il rigore che porterà all'1-1 e relegando negli spogliatoi un difensore biancoazzurro, il match va valutato sotto un'altra ottica.
L'avvio di gara è scoppiettante: azioni da una parte e dall'altra, col Gubbio che fa un gioco speculare a quello di Zeman, aggredendo la difesa di casa con tre punte che esprimono un costante pressing alto.
Il Pescara appare più lucido e sancisce tale predominanza col goal di Balzano al 17': una bellissima azione coordinata, al termine della quale il cross laterale di Zanon attraversa tutta la porta; nel frattempo sbuca sulla sinistra il terzino pescarese che inzucca e batte l'estremo difensore Gubbiese Donnarumma.
Sembra tutto facile per la squadra di casa, che da l'impressione di poter accrescere ancora il già elevato ritmo di gioco. L'episodio che condizionerà pesantemente la partita è però dietro l'angolo: Capuano e Graffiedi fanno a spallate in area di rigore, ma il contatto è molto leggero, e l'azione non ne è condizionata minimamente; il giudice di gara Emiliano Gallione fischia e indica il dischetto, lasciando spiazzati tutti. Estrae poi il cartellino rosso in direzione di Capuano: oltre al danno, la beffa. Graffiedi dagli undici metri non sbaglia.
Zeman inserisce nella mischia Brosco sacrificando Sansovini ridisegnando un 4-3-2 a cui la squadra si dovrà attenere.
Il Pescara continua ad attaccare ancora più furiosamente esponendosi ai micidiali contropiedi ospiti.
Il secondo tempo ricomincia col forcing della squadra locale, che si concretizza al 7' del secondo tempo con una magia del talento di scuola-Juve Ciro Immobile: in un'azione in velocità supera il portiere e quasi dalla linea di fondo lascia partire da destra un tiro molto difficile che scavalca la difesa schierata a protezione della porta sguarnita.
Gli oltre 11000 tifosi di casa esplodono in una gioia incontenibile, e lo stadio quasi sembra venire giù dallo strepito. Le azioni più clamorose per il Gubbio avvengono al 28' quando Ciofani fallisce un tapin vincente da due metri e con Ragatzu al quale si oppone con un'ottima parata Luca Anania.
Nel finale, una serpentina da cineteca di Lorenzo Insigne per poco non porta il Pescara alla terza marcatura: coi suoi numeri questo ragazzo si sta guadagnando un posto nel "Gotha" del calcio.
Il Gubbio non molla e crea apprensioni all'avversario fino alla fine, ma deve cedere.
Il Pescara ora è secondo: ha dato una prova di forza notevole con questa vittoria tutt'altro che facile. Il Gubbio dal canto suo merita l'onore delle armi: pur inferiore tecnicamente ha aggredito l'avversario con il modulo spregiudicato voluto dal coraggioso tecnico Gigi Simoni, è venuto in Abruzzo per vincere ed è stato in gara fino alla fine.
I "Delfini" però sembravano avere più benzina alla fine, nonostante l'uomo in meno, e hanno prodotto in definitiva più palle goal dell'avversario. Con questa vittoria il Pescara si riporta al secondo posto e lancia un segnale forte alle concorrenti.
Andrea Russo
per la testata giornalistica Abruzzoblog.it
domenica 13 novembre 2011
Garbo: Dalla new wave agli anni del "vuoto culturale", l'artista si racconta. "Siamo sempre figli o nipoti di qualcuno, ispiriamo e veniamo ispirati"
Garbo, nome d'arte di Renato Abate, è nato nel 1958 a Milano, una città all'avanguardia su tanti aspetti, compreso il mercato discografico. Negli anni '80 fu uno dei massimi interpreti della cosiddetta New wave italiana. Ha poi proseguito il suo cammino artistico aggiornando le sue sonorità e collaborando con molti giovani artisti, rimanendo però fedele sostanzialmente al suo modo di comporre e di esprimere le sue idee. I suoi testi sono a volte ermetici ma altamente evocativi sia perchè è una peculiarità del genere musicale, sia perchè le musiche dai ritmi veloci lo richiedono.
-Glie l'avranno chiesto tante volte, ma forse
qualcuno dei nostri lettori ancora non lo sa: come nasce il suo nome
d'arte Garbo?
Nasce in modo molto semplice: un cognome italiano dal
suono e dalla rotondità musicale che più mi colpiva e che, suppongo,
istintivamente ricordabile. - Vive a Milano? Come vive il rapporto
con la sua città? In realtà sono nato a Milano, ma vivo in provincia
di Como. Ovviamente, per tanti motivi, Milano l'ho vissuta molto e
credo che come sempre ognuno di noi viva un rapporto di odio e amore
con la propria città, o più in generale, con la propria geografia. -Quando lei divenne noto al grande pubblico qualcuno la accusò di
scimmiottare David Bowie. Dieci anni dopo però sono venuti fuori i
Bluvertigo, i Subsonica, i La Crus e tanti altri gruppi, che,
volutamente o no, avevano e hanno molto in comune con il suo modo di
comporre. Si può ribaltare il punto di vista e dire che è stato lei,
piuttosto, a fare scuola?
Non si può ribaltare la storia, cioè in
poche parole, ti dico semplicemente che David Bowie oggi ha 64 anni,
io 53 e con tutta probabilità la generazione dei musicisti che hai
citato oscilla fra i 35 e i 45 anni. Questo per dirti che anche
artisticamente suppongo esista una staffetta costante che continua ad
ispirare generazioni che si susseguono: siamo tutti figli o nipoti di
qualcuno.
-Ci racconti un episodio particolarmente felice della sua
carriera ed uno particolarmente triste.
Più che uno per tipo, vorrei
dirti che gli episodi più belli della mia carriera sono da sempre
l'incontro con il calore e l'affetto della gente che mi segue e l'atto
creativo, quello della composizione. Quello più brutto (e per fortuna
sporadico) è il silenzio asettico, il vuoto culturale dell'industria
musicale e spesso della gente che lo rappresenta.-Quali strumenti
suona?
Uso strumenti musicali principalmente per comporre, quelli
tradizionali come chitarra e tastiera, ma in realtà qualsiasi cosa che
generi il suono che mi interessa.-Quali sono le persone a cui lei è
più legato?
Unicamente legato alle persone che amo e quelle che mi
amano. -Cosa non rifarebbe tornando indietro nella sua esperienza di
musicista? E cosa non rifarebbe per quanto riguarda la sua vita
personale?
In realtà credo che come artista il mio percorso mi
rappresenti proprio per ciò che io sono, quindi non ritengo sia
interessante pensare a rifacimenti. Mentre nel mio personale, più che
rifare, mi sarei dedicato un po' di più alla “creatività”, cioè un
figlio che non ho. -Che consigli si sente di dare ai giovani che
vogliono fare musica e farne il proprio lavoro?
Beh!... considerando
il fatto che l'attuale realtà discografica gode di pessima salute e
che in generale c'è poco spazio per la musica anche in senso culturale
, è molto difficile pensare ad un ragazzo che si affaccia alla musica
cercandola come mestiere. Ci si può però sempre provare tenendo conto,
a mio avviso, che le armi fondamentali sono la coerenza e la
determinazione. -Ci sono nuovi dischi o tournee che la vedranno
protagonista nel futuro prossimo?
Nei primi mesi del 2012, pubblicherò
il mio nuovo album ed a seguire ci saranno concerti. -Chiuda gli
occhi, conti fino a dieci e ci riveli il desiderio più profondo che
vorrebbe vedere realizzato, per sè e per gli altri.
Vorrei,
utopisticamente e in modo che potrete pensare molto scontato, alzarmi
domani mattina e vedere sostanzialmente il contrario di quello che
accade ogni giorno. Questo non solo per me stesso (mi reputo fino ad
ora una persona fortunata), ma soprattutto per una enorme folla in
difficoltà in ogni paese del mondo.
qualcuno dei nostri lettori ancora non lo sa: come nasce il suo nome
d'arte Garbo?
Nasce in modo molto semplice: un cognome italiano dal
suono e dalla rotondità musicale che più mi colpiva e che, suppongo,
istintivamente ricordabile. - Vive a Milano? Come vive il rapporto
con la sua città? In realtà sono nato a Milano, ma vivo in provincia
di Como. Ovviamente, per tanti motivi, Milano l'ho vissuta molto e
credo che come sempre ognuno di noi viva un rapporto di odio e amore
con la propria città, o più in generale, con la propria geografia. -Quando lei divenne noto al grande pubblico qualcuno la accusò di
scimmiottare David Bowie. Dieci anni dopo però sono venuti fuori i
Bluvertigo, i Subsonica, i La Crus e tanti altri gruppi, che,
volutamente o no, avevano e hanno molto in comune con il suo modo di
comporre. Si può ribaltare il punto di vista e dire che è stato lei,
piuttosto, a fare scuola?
Non si può ribaltare la storia, cioè in
poche parole, ti dico semplicemente che David Bowie oggi ha 64 anni,
io 53 e con tutta probabilità la generazione dei musicisti che hai
citato oscilla fra i 35 e i 45 anni. Questo per dirti che anche
artisticamente suppongo esista una staffetta costante che continua ad
ispirare generazioni che si susseguono: siamo tutti figli o nipoti di
qualcuno.
-Ci racconti un episodio particolarmente felice della sua
carriera ed uno particolarmente triste.
Più che uno per tipo, vorrei
dirti che gli episodi più belli della mia carriera sono da sempre
l'incontro con il calore e l'affetto della gente che mi segue e l'atto
creativo, quello della composizione. Quello più brutto (e per fortuna
sporadico) è il silenzio asettico, il vuoto culturale dell'industria
musicale e spesso della gente che lo rappresenta.-Quali strumenti
suona?
Uso strumenti musicali principalmente per comporre, quelli
tradizionali come chitarra e tastiera, ma in realtà qualsiasi cosa che
generi il suono che mi interessa.-Quali sono le persone a cui lei è
più legato?
Unicamente legato alle persone che amo e quelle che mi
amano. -Cosa non rifarebbe tornando indietro nella sua esperienza di
musicista? E cosa non rifarebbe per quanto riguarda la sua vita
personale?
In realtà credo che come artista il mio percorso mi
rappresenti proprio per ciò che io sono, quindi non ritengo sia
interessante pensare a rifacimenti. Mentre nel mio personale, più che
rifare, mi sarei dedicato un po' di più alla “creatività”, cioè un
figlio che non ho. -Che consigli si sente di dare ai giovani che
vogliono fare musica e farne il proprio lavoro?
Beh!... considerando
il fatto che l'attuale realtà discografica gode di pessima salute e
che in generale c'è poco spazio per la musica anche in senso culturale
, è molto difficile pensare ad un ragazzo che si affaccia alla musica
cercandola come mestiere. Ci si può però sempre provare tenendo conto,
a mio avviso, che le armi fondamentali sono la coerenza e la
determinazione. -Ci sono nuovi dischi o tournee che la vedranno
protagonista nel futuro prossimo?
Nei primi mesi del 2012, pubblicherò
il mio nuovo album ed a seguire ci saranno concerti. -Chiuda gli
occhi, conti fino a dieci e ci riveli il desiderio più profondo che
vorrebbe vedere realizzato, per sè e per gli altri.
Vorrei,
utopisticamente e in modo che potrete pensare molto scontato, alzarmi
domani mattina e vedere sostanzialmente il contrario di quello che
accade ogni giorno. Questo non solo per me stesso (mi reputo fino ad
ora una persona fortunata), ma soprattutto per una enorme folla in
difficoltà in ogni paese del mondo.
Andrea Russo
per la testata giornalistica Newsmag.it
per la testata giornalistica Newsmag.it
Pescara e Padova pareggiano 1 a 1, ma vince lo spettacolo
Il Pescara viene beffato nei minuti di recupero, e dopo essere passato in vantaggio ed aver mancato di un soffio altre segnature, si deve accontentare di un pareggio.
Il Padova, che a nostro giudizio è forse la migliore compagine come organico nella categoria dopo Torino e Sampdoria, si è presentato all'Adriatico per nulla intimorito dai 17000 e oltre supporters locali (compresi abbonati e accreditati).
Non è stata la solita partita casalinga del Pescara, con decine di azioni da goal in suo favore, perchè gli avversari in sostanza non glielo hanno consentito. Ben messi in campo, I Padovani contavano nei loro ranghi giocatori che uniscono esperienza, tecnica e senso tattico, nonchè una certa possenza fisica (Vedi Cutolo, Italiano e Il nigeriano Osuji, subentrato nel secondo tempo).
Al 7' è Cutolo a mettere i brividi alla retroguardia di casa, con un tiro-cross che si spegne sull'esterno della rete.
Al 13' l'attaccante veneto si mette in evidenza ancora con una bella percussione che lo porta a fondo campo, subentra Marcolini che incredibilmente, a porta vuota, mette fuori il più facile dei palloni.
Al 19', al termine di un bellissimo scambio con Togni, il pescarese Lorenzo Insigne mette fuori di poco alla destra dell'ottimo portiere Perin.
Si riscatterà al 61': al termine di un affondo di Gessa l'attaccante di casa è bravo a raccogliere un passaggio al centro: il pallone viaggia ad alta velocità, ma lui è bravo a intercettare e a segnare da due passi, cambiando per l'ennesima volta lo stile di esultanza: l'altra volta aveva imitato il tacchino, questa volta la scimmia. Il calcio è anche questo.
Da segnalare anche il fatto che poco prima Immobile aveva colpito il palo sinistro con un potente bolide.
Il Pescara sembra averla sfangata, e resiste al soprassalto d'orgoglio di un altrettanto splendido Padova, ma al 2' minuto di recupero Trevisan tira, la palla filtra attraverso una specie di barriera formata dai giocatori biancoazzurri e il portiere Anania vede arrivarla tardi: la gioia dei Veneti è incontenibile e i compagni trascinano il giocatore a terra per festeggiarlo.
Un pareggio giusto, in un confronto a distanza tra allenatori: la vecchia volpe Zeman e l'ex giocatore della Juve Dal Canto.
Un vincitore, al triplice fischio finale, in realtà c'è: lo spettacolo.
Andrea Russo
per la testata giornalistica Abruzzoblog.it
Il Padova, che a nostro giudizio è forse la migliore compagine come organico nella categoria dopo Torino e Sampdoria, si è presentato all'Adriatico per nulla intimorito dai 17000 e oltre supporters locali (compresi abbonati e accreditati).
Non è stata la solita partita casalinga del Pescara, con decine di azioni da goal in suo favore, perchè gli avversari in sostanza non glielo hanno consentito. Ben messi in campo, I Padovani contavano nei loro ranghi giocatori che uniscono esperienza, tecnica e senso tattico, nonchè una certa possenza fisica (Vedi Cutolo, Italiano e Il nigeriano Osuji, subentrato nel secondo tempo).
Al 7' è Cutolo a mettere i brividi alla retroguardia di casa, con un tiro-cross che si spegne sull'esterno della rete.
Al 13' l'attaccante veneto si mette in evidenza ancora con una bella percussione che lo porta a fondo campo, subentra Marcolini che incredibilmente, a porta vuota, mette fuori il più facile dei palloni.
Al 19', al termine di un bellissimo scambio con Togni, il pescarese Lorenzo Insigne mette fuori di poco alla destra dell'ottimo portiere Perin.
Si riscatterà al 61': al termine di un affondo di Gessa l'attaccante di casa è bravo a raccogliere un passaggio al centro: il pallone viaggia ad alta velocità, ma lui è bravo a intercettare e a segnare da due passi, cambiando per l'ennesima volta lo stile di esultanza: l'altra volta aveva imitato il tacchino, questa volta la scimmia. Il calcio è anche questo.
Da segnalare anche il fatto che poco prima Immobile aveva colpito il palo sinistro con un potente bolide.
Il Pescara sembra averla sfangata, e resiste al soprassalto d'orgoglio di un altrettanto splendido Padova, ma al 2' minuto di recupero Trevisan tira, la palla filtra attraverso una specie di barriera formata dai giocatori biancoazzurri e il portiere Anania vede arrivarla tardi: la gioia dei Veneti è incontenibile e i compagni trascinano il giocatore a terra per festeggiarlo.
Un pareggio giusto, in un confronto a distanza tra allenatori: la vecchia volpe Zeman e l'ex giocatore della Juve Dal Canto.
Un vincitore, al triplice fischio finale, in realtà c'è: lo spettacolo.
Andrea Russo
per la testata giornalistica Abruzzoblog.it
lunedì 7 novembre 2011
Combattere l'evasione fiscale
C'è chi, in questi giorni, per arginare il debito pubblico e rimpinguare le casse statali propone una patrimoniale. Ma gli italiani, anche quelli ricchi, sono già abbastanza tassati. Il problema è che c'è chi le tasse non le paga. Un'evasione che si aggirerebbe attorno ai 200 miliardi di euro ogni anno. Se si recuperasse soltanto la metà di tale somma si potrebbero reinvestire questi soldi per detassare cle imprese e invogliarle ad assumere nuovo personale e si potrebbero utilizzare altri fondi per le varie voci di spesa essenziali dello stato.
Carcere per gli evasori
Innanzitutto l'evasione vera, non quella di pochi spiccioli o ad una errata compilazione dei moduli, tramite una nuova legge dovrebbe diventare un illecito penale, e non di diritto civile.
Sopra il 15 % si rischierebbe il carcere. La paura fa novanta e in molti eviterebbero di fare i furbi.
Prima dell'entrata in vigore di questa nuova legge, però, si dovrebbe fare un condono, in modo da far emergere spontaneamente tanti evasori; inoltre , oltre a recuperare una parte dei soldi evasi da questi ultimi, si recupererebbero anche quelli che avrebbero evaso in futuro.
Pagamenti tramite versamento bancario
Come secondo passo si dovrebbe istituire l'obbligatorietà per i liberi professionisti del pagamento degli onorari tramite versamento bancario; I soldi avrebbero così una tracciabilità.
Tribunale dei reati fiscali
Si dovrebbe poi istituire una sezione dei tribunali riservata esclusivamente ai crimini fiscali, in modo da rendere agevole e rapido il recupero dei soldi evasi. Ogni libero professionista ogni 6-12 mesi dovrebbe presentare in questi uffici del tribunale, obbligatoriamente una lista dei propri clienti e dei loro rispettivi pagamenti.
Tassare la prostituzione
La prostituzione non è reato, e di fatto è consentita dalla legge. Ciò che la legge non consente è il suo sfruttamento. Tanto vale far pagare le tasse alle prostitute che esercitano il proprio mestiere senza costrizione.L'economista Eugenio Benetazzo ha calcolato che se si tassasse la prostituzione si otterrebbero tra i 25 e i 30 miliardi di euro l'anno.
Essa dovrebbe essere riorganizzata,
-con discrezione, ovvero tutelando il buon costume pubblico;
-nel rispetto delle regole, istituendo una specie di albo professionale;
-con controlli medici,
-con interventi a tutela dell'incolumità.
Parallelamente, lo stato dovrebbe attuare campagne di incentivazione all'abbandono di tale attività con programmi di reinserimento sociale.
In definitiva, se si recuperasse anche solo il 50% dell'evasione fiscale, il 50% dei soldi sprecati in vitalizi, pensioni di parlamentari e consiglieri regionali, il 50% di quanto si spreca con il mantenimento in vita delle province e degli enti inutili, l'Italia non solo sarebbe fuori dalla crisi, ma vivrebbe probabilmente un nuovo boom economico.
Carcere per gli evasori
Innanzitutto l'evasione vera, non quella di pochi spiccioli o ad una errata compilazione dei moduli, tramite una nuova legge dovrebbe diventare un illecito penale, e non di diritto civile.
Sopra il 15 % si rischierebbe il carcere. La paura fa novanta e in molti eviterebbero di fare i furbi.
Prima dell'entrata in vigore di questa nuova legge, però, si dovrebbe fare un condono, in modo da far emergere spontaneamente tanti evasori; inoltre , oltre a recuperare una parte dei soldi evasi da questi ultimi, si recupererebbero anche quelli che avrebbero evaso in futuro.
Pagamenti tramite versamento bancario
Come secondo passo si dovrebbe istituire l'obbligatorietà per i liberi professionisti del pagamento degli onorari tramite versamento bancario; I soldi avrebbero così una tracciabilità.
Tribunale dei reati fiscali
Si dovrebbe poi istituire una sezione dei tribunali riservata esclusivamente ai crimini fiscali, in modo da rendere agevole e rapido il recupero dei soldi evasi. Ogni libero professionista ogni 6-12 mesi dovrebbe presentare in questi uffici del tribunale, obbligatoriamente una lista dei propri clienti e dei loro rispettivi pagamenti.
Tassare la prostituzione
La prostituzione non è reato, e di fatto è consentita dalla legge. Ciò che la legge non consente è il suo sfruttamento. Tanto vale far pagare le tasse alle prostitute che esercitano il proprio mestiere senza costrizione.L'economista Eugenio Benetazzo ha calcolato che se si tassasse la prostituzione si otterrebbero tra i 25 e i 30 miliardi di euro l'anno.
Essa dovrebbe essere riorganizzata,
-con discrezione, ovvero tutelando il buon costume pubblico;
-nel rispetto delle regole, istituendo una specie di albo professionale;
-con controlli medici,
-con interventi a tutela dell'incolumità.
Parallelamente, lo stato dovrebbe attuare campagne di incentivazione all'abbandono di tale attività con programmi di reinserimento sociale.
In definitiva, se si recuperasse anche solo il 50% dell'evasione fiscale, il 50% dei soldi sprecati in vitalizi, pensioni di parlamentari e consiglieri regionali, il 50% di quanto si spreca con il mantenimento in vita delle province e degli enti inutili, l'Italia non solo sarebbe fuori dalla crisi, ma vivrebbe probabilmente un nuovo boom economico.
Il fiume Pescara è a rischio esondazione: urgono misure drastiche.
Novembre ha portato le prime piogge in Italia, creando alluvioni straordinarie. Pescara già conosce questo tipo di fenomeni naturali, visto che ne è stata colpita numerose volte. L'ultimo alluvione risale al 1992, con le barche capovolte nell'alveo del porto canale e il fiume in piena.
In questi casi si dichiara lo stato di calamità naturale, il che significa che bisogna rifondere con soldi pubblici le conseguenze di una disgrazia evitabile.
In passato si è sempre provveduto, più o meno celermente, al dragaggio del fiume Pescara, consentendo la navigazione delle barche dei pescatori e dei traghetti per i passeggeri. Negli ultimi anni ciò non è avvenuto, con danno per l'economia locale e col risultato non trascurabile che una compagnia di trasporto passeggeri che aveva deciso di fare di Pescara una tappa delle sue crociere che partono da Venezia, ha ritirato tale proposito.
Oggi è intervenuto sulla questione il consigliere del Pd Enzo Del Vecchio: "Il rischio concreto di una esondazione del fiume Pescara, nel tratto all’interno del perimetro urbano della Città di Pescara, in conseguenza del forte deposito di materiali nel suo alveo che, oltre ad aver innalzato il livello delle acque, hanno fortemente ostruito gli scarichi dei fossi di scolo delle acque piovane, è vieppiù avvalorato dalla circostanza che lo studio del “Piano Stralcio Difesa Alluvioni” e quello delle “Aree Inondabili” approvate dalla Regione Abruzzo con la delibera del Consiglio Regionale n. 94/5 del 29.01.2008, individua questo territorio a “RISCHIO ELEVATO”.
Noi di Abruzzoblog.it abbiamo sollevato il problema già da tempo, e ogni tanto, imitando parzialmente la ripetitività di Catone il Censore con il suo "Ceterum censeo Carthaginem esse delendam.". I lavori per il dragaggio vanno sbloccati, bisogna far pressioni nelle alte sfere della politica perchè si dispongano e si sblocchino i fondi necessari, e all'occorrenza bisogna ridiscutere il contratto con la ditta appaltatrice se questa non darà prova di poter svolgere i lavori celermente.
C'è in ballo il lavoro dei pescatori, nonchè l'incolumità di molte persone.
Ripetiamo altresì che è necessario costruire un'ulteriore opera all'esterno dell'alveo del fiume affinchè le barche dei pescatori, (che procurano da vivere a diverse famiglie), siano ben protette come lo sono le barche dei ricchi nel Porto Turistico (che invece servono solo al divertimento).
Andrea Russo
Pescara: alcuni riflessioni per uno sviluppo economico
Se consultiamo l'enciclopedia Rizzoli del 1978, scopriamo che Pescara all'epoca contava 133 683 abitanti . Oggi ne conta, secondo dati Istat risalenti a Maggio del 2011, 123.047. Emerge chiaro un dato: a Pescara la popolazione, nonostante l'enorme flusso immigratorio, non cresce da decenni, ed anzi, negli ultimi 33 anni è diminuita di oltre diecimila unità. Parallelamente a questo dato, è importante sottolineare come la quantità degli immobili di nuova costruzione in città sia stata enorme, da allora, e la volumetria complessiva delle costruzioni nella città del Vate è quasi raddoppiata, nel frattempo.
Emerge dunque un dato di fatto: l'interesse a cementificare il nostro territorio è stato quasi puramente speculativo, ovvero non corrispondente a una vera esigenza abitativa: ne ha fatto le spese l'ambiente, nonchè la qualità della vita dei residenti.
Un terreno come l'enorme spiazzo antistante il tribunale nuovo, ad esempio, sarebbe stato rivalutato da un parco con molti alberi, fontane, spazi per i bambini e per gli anziani, anzichè aggiungere ulteriore cemento ad un posto già abbastanza squallido, fatto di cavalcavia, pompe di benzina, case popolari, caseggiati di nuova costruzione di dubbio gusto.
In questo momento si dovrebbe pensare a migliorare l'economia dei cittadini comuni, non a cementificare inutilmente.Siamo di fronte ad una delle più grandi crisi economiche della storia d'Italia, e tanti sono gli interventi che si possono e si devono compiere in ambito comunale:
-Corsi di formazione gratuiti che possano servire al collocamento dei dissoccupati in settori che hanno ancora mercato: corsi da operaio specializzato (in partnership con aziende del settore), corsi da elettricista, idraulico, caldaista, piastrellista, di informatica, di lingue straniere.
- Assunzione di un centinaio di disoccupati tramite cooperative finanziate dal comune, per la manutenzione del territorio, per l'assistenza ai disabili, per il doposcuola ai ragazzi, per le attività sportive e ricreative. Se a Palazzo di Città si pagano centomila euro per il servizio di sicurezza, a maggior ragione si possono trovare fondi per strappare alla disoccupazione molti giovani residenti nel suo territorio.
-Creazione di impianti sportivi nelle zone periferiche: lo sport ha tolto dalla strada ed ha addirittura dato lavoro a molti ragazzi disagiati.
-Creazione di pompe di benzina comunali con prezzo ribassato: come è avvenuto già a Pizzoferrato, un distributore comunale potrebbe garantire un risparmio di venti-trenta centesimi al litro sul carburante, e potrebbe essere fonte di introiti per il Comune. La presenza delle pompe di benzina comunali costringerebbe anche gli altri gestori della zona ad abbassare i prezzi, per reggere la concorrenza.
I soldi si possono trovare tagliando piccoli importi sulle innumerevoli voci che compongono il bilancio cittadino, dal surplus che sta giungendo sul recupero dei crediti ici e Tarsu, dalle multe e dalle rendite per l'occupazione del suolo pubblico.
Andrea Russo
per la testata Abruzzoblog.it
domenica 6 novembre 2011
Cambiare gli Italiani per cambiare l'Italia
La tendenza in generale in questi giorni è quella di dare la colpa di tutte le proprie disgrazie alla politica.
Non è colpa dei politici però se gli Italiani (o meglio una parte di essi) evadono 200 miliardi di tasse all'anno. Soldi che potrebbero essere utilizzati per ospedali, scuole, per l'abbassamento delle tasse alle aziende che potrebbero tornare competitive e riprendere ad assumere personale.
Chi afferma che tanto le tasse andrebbero nelle tasche dei politici lo fa con una certa ipocrisia, sarà in parte anche vero ma non li giustifica. Questi signori poi non si devono lamentare se le cose vanno male. Il principio "sono disonesto", tanto lo sono anche gli altri non è proponibile, è incivile, da terzo mondo, è una giustizia fai da te a metà tra la "Legge del taglione" del codice di Hammurabi e l'ammissione totale della mancanza di senso civico, nonchè un avallo tacito alla legge del più forte.
Non è colpa dei governanti nemmeno se migliaia di dipendenti pubblici (non tutti ovviamente) scaldano la sedia sul posto di lavoro o addirittura si assentano.
Siamo noi Italiani da cambiare, i politici sono nostra derivazione, affondano le loro azioni nel nostro costume popolare. Iniziamo a fare autocritica, prima di criticare gli altri.
La mia generazione è fatta di gente molle, anche il sottoscritto ogni mattina si alza e si dice che non ha dato abbastanza, che non è soddisfatto di sè stesso.
Questo però è il punto di partenza, nessuno ci verrà a bussare alla porta a farci regali. Bisogna adattarsi. Oggi la presunzione tra i giovani è grande. Gente che prende la laurea in 10 anni con 80 su 110 snobba lavori manuali. Buon per loro, facciano i disoccupati.
Una postilla la vorrei riservare a certi imprenditori avidi: non è vero che se non assumono è perchè non ce la fanno, almeno non sempre. Molte aziende mirano a farti lavorare gratis, con la scusa della formazione, degli stages, di una futura opportunità di contratto.
Ne sanno qualcosa i miei colleghi giornalisti. Lo stato non fa rispettare le regole, ci sono giornali scritti quasi interamente tramite collaborazioni gratuite. Se si facessero rispettare le regole, avremmo una situazione diversa: i giornali sarebbero costretti a farne lavorare 10 con uno stipendio pieno, anzichè 100 gratis o quasi, con un salario che non consente di cambiare la propria vita. Meglio allora assicurare un futuro a pochi che la miseria perenne a tanti.
Non è colpa dei politici però se gli Italiani (o meglio una parte di essi) evadono 200 miliardi di tasse all'anno. Soldi che potrebbero essere utilizzati per ospedali, scuole, per l'abbassamento delle tasse alle aziende che potrebbero tornare competitive e riprendere ad assumere personale.
Chi afferma che tanto le tasse andrebbero nelle tasche dei politici lo fa con una certa ipocrisia, sarà in parte anche vero ma non li giustifica. Questi signori poi non si devono lamentare se le cose vanno male. Il principio "sono disonesto", tanto lo sono anche gli altri non è proponibile, è incivile, da terzo mondo, è una giustizia fai da te a metà tra la "Legge del taglione" del codice di Hammurabi e l'ammissione totale della mancanza di senso civico, nonchè un avallo tacito alla legge del più forte.
Non è colpa dei governanti nemmeno se migliaia di dipendenti pubblici (non tutti ovviamente) scaldano la sedia sul posto di lavoro o addirittura si assentano.
Siamo noi Italiani da cambiare, i politici sono nostra derivazione, affondano le loro azioni nel nostro costume popolare. Iniziamo a fare autocritica, prima di criticare gli altri.
La mia generazione è fatta di gente molle, anche il sottoscritto ogni mattina si alza e si dice che non ha dato abbastanza, che non è soddisfatto di sè stesso.
Questo però è il punto di partenza, nessuno ci verrà a bussare alla porta a farci regali. Bisogna adattarsi. Oggi la presunzione tra i giovani è grande. Gente che prende la laurea in 10 anni con 80 su 110 snobba lavori manuali. Buon per loro, facciano i disoccupati.
Una postilla la vorrei riservare a certi imprenditori avidi: non è vero che se non assumono è perchè non ce la fanno, almeno non sempre. Molte aziende mirano a farti lavorare gratis, con la scusa della formazione, degli stages, di una futura opportunità di contratto.
Ne sanno qualcosa i miei colleghi giornalisti. Lo stato non fa rispettare le regole, ci sono giornali scritti quasi interamente tramite collaborazioni gratuite. Se si facessero rispettare le regole, avremmo una situazione diversa: i giornali sarebbero costretti a farne lavorare 10 con uno stipendio pieno, anzichè 100 gratis o quasi, con un salario che non consente di cambiare la propria vita. Meglio allora assicurare un futuro a pochi che la miseria perenne a tanti.
martedì 25 ottobre 2011
martedì 18 ottobre 2011
Italia-Irlanda del Nord: disguidi e proteste fuori dallo stadio.
Pescara calcio s.p.a. batte Figc 1-0. Potrebbe essere questo un titolo alternativo per la partita Italia-Irlanda del Nord. Alcuni giornalisti e molti altri titolari di accrediti di vario genere sono rimasti fuori dallo stadio Adriatico Luigi Cornacchia di Pescara perchè il botteghino addetto al rilascio ha chiuso ben 45 minuti prima della partita. Tra l'altro, questo orario di chiusura anticipata non era stato segnalato sul sito della Federazione. In definitiva, ci sono state persone che non hanno potuto svolgere il proprio lavoro, e altre che non hanno potuto sfruttare il diritto acquisito di vedere la nazionale, dopo aver fatto tanti chilometri per giungere sul posto.
Quando gioca il Pescara, il servizio accrediti viene smaltito dagli stewards. Se qualcuno arriva in ritardo, anche in forte ritardo, chiama gli uomini della sicurezza, i quali gentilmente gli portano l'accredito. La macchina organizzativa funziona, in quel caso e tutti sono contenti.
Facendo di necessità virtù, chi è rimasto fuori, ieri sera, ha potuto documentare un quadro interessante, da divulgare in quanto foriero di informazioni utili.
Giovani portatori di handicap hanno dovuto rinunciare alla partita, in quanto c'erano solo una ventina di posti per loro, davvero pochi.
Incauti giovanotti hanno acquistato fuori dallo stadio biglietti omaggio a venti euro, e sono stati accompagnati all'uscita, perchè tali tagliandi erano già stati annullati. Ci compiaciamo nel segnalare che avevamo già messo in guardia gli sportivi su questo sito sui problemi del bagarinaggio che riguardavano la partita in questione.
La serata fuori dai cancelli tutto sommato è risultata interessante: litigi tra furbi o legittimi possessori di biglietti ed onesti stewards con la pettorina gialla ( vittime, questi ultimi, della cattiva organizzazione dell'evento); tifosi Irlandesi che si sono presentati visibilmente ubriachi e con il bicchiere di birra in mano all'ingresso.
Venditori di gadgets che hanno messo a frutto l'evento, e almeno in questi tempi difficili hanno portato qualcosa a casa.
Un'umanità bella e brutta circondava l'impianto sportivo, la grande folla era ormai scomparsa, i negozianti attorno continuavano il loro lavoro, soprattutto nei bars. Baristi e avventori non si curavano minimamente di quanto accadeva intorno, continuando la loro serena attività e il loro onesto lavoro, segno che si può vivere bene anche senza la bella partita dell'Italia. Si va avanti con un'esempio ulteriore di disorganizzazione da raccontare, niente di più.
Andrea Russo
per la testata Abruzzoblog.it
Quando gioca il Pescara, il servizio accrediti viene smaltito dagli stewards. Se qualcuno arriva in ritardo, anche in forte ritardo, chiama gli uomini della sicurezza, i quali gentilmente gli portano l'accredito. La macchina organizzativa funziona, in quel caso e tutti sono contenti.
Facendo di necessità virtù, chi è rimasto fuori, ieri sera, ha potuto documentare un quadro interessante, da divulgare in quanto foriero di informazioni utili.
Giovani portatori di handicap hanno dovuto rinunciare alla partita, in quanto c'erano solo una ventina di posti per loro, davvero pochi.
Incauti giovanotti hanno acquistato fuori dallo stadio biglietti omaggio a venti euro, e sono stati accompagnati all'uscita, perchè tali tagliandi erano già stati annullati. Ci compiaciamo nel segnalare che avevamo già messo in guardia gli sportivi su questo sito sui problemi del bagarinaggio che riguardavano la partita in questione.
La serata fuori dai cancelli tutto sommato è risultata interessante: litigi tra furbi o legittimi possessori di biglietti ed onesti stewards con la pettorina gialla ( vittime, questi ultimi, della cattiva organizzazione dell'evento); tifosi Irlandesi che si sono presentati visibilmente ubriachi e con il bicchiere di birra in mano all'ingresso.
Venditori di gadgets che hanno messo a frutto l'evento, e almeno in questi tempi difficili hanno portato qualcosa a casa.
Un'umanità bella e brutta circondava l'impianto sportivo, la grande folla era ormai scomparsa, i negozianti attorno continuavano il loro lavoro, soprattutto nei bars. Baristi e avventori non si curavano minimamente di quanto accadeva intorno, continuando la loro serena attività e il loro onesto lavoro, segno che si può vivere bene anche senza la bella partita dell'Italia. Si va avanti con un'esempio ulteriore di disorganizzazione da raccontare, niente di più.
Andrea Russo
per la testata Abruzzoblog.it
giovedì 13 ottobre 2011
mercoledì 12 ottobre 2011
Euro 2012, Italia-Irlanda del Nord 3-0
di Piercarlo Presutti.
Fonte: Ansa
PESCARA - Cassano c'è sempre, Giovinco forse non ci sarà mai: se alla partita conclusiva del girone di qualificazione con l'Irlanda del Nord si chiedeva piu' che una vittoria (comunque arrivata rotonda, 3-0), un responso sui protagonisti dell'attacco della Nazionale italiana in prospettiva Euro 2012, questo e' piuttosto chiaro. In una serata dedicata alle indicazioni tecniche, in una terra a lui storicamente favorevole (qui parti' nel 2009 la contestazione a Lippi che non lo convocava), Cassano si regala la prima doppietta in azzurro. raggiungendo tra gli altri a quota 9 gol Totti, mentre la cosiddetta 'Formica atomica' da' vita a una prestazione disinnescata.
Spesso nascosto con i suoi 164 centimetri di altezza tra le torri avversarie, Giovinco non sfrutta l'occasione, dando la sensazione di non avere ancora la maturita' tecnica, oltre che le doti fisiche, per incidere a livello internazionale: al contrario il barese esce dal campo salutato da una standing ovation, che ne rilancia le quotazioni. Il resto e' corollario, seppure di buon significato: l'ennesima vittoria in un girone quasi trionfale, il possesso di palla insistito, e anche l'esordio di Osvaldo, ''strappato'' cosi' alle sirene della madrepatria Argentina e forse piu' utile in prospettiva di quanto possa essere Giovinco.
Fischi di una parte dei mille sostenitori nordirlandesi all'inno britannico avevano aperto la serata, ma un applauso immediato degli azzurri a zittire la minicontestazione con motivazioni storiche aveva dato subito il senso 'amichevole' della partita.
E in effetti il clima svelenito dalle tensioni belgradesi aveva caratterizzato l'avvio di gara, producendo però 20' minuti iniziali tra i piu' brutti dell'era Prandelli. Con gli occhi di tutti puntati sulla coppia Giovinco-Cassano in avanti, i ritmi bassi del centrocampo azzurro avevano consentito al contrario alla squadra di Worthington di guadagnare metri. E, forse suggestionati dal furore zemaniano di casa allo stadio Adriatico di questi tempi, i difensori azzurri, segnatamente Balzaretti e Chiellini, regalavano con un paio di castronerie brividi sgraditi a Buffon. Anzi, Chiellini si mangiava anche un gol fatto al 20' quando, appostato sulla linea di porta avversaria, metteva fuori di testa su angolo di Pirlo.
Ma a far decollare la partita, o perlomeno a dare un'accelerata al gioco, ci pensava un minuto dopo una splendida combinazione De Rossi-Cassano: il romanista lanciava al millimetro in profondita', il milanista si lasciava sfilare la palla sulla testa e al volo dal cuore dell'area, di destro realizzava. E Giovinco? Si smarriva tra le torri difensive Mc Auley e Baird, perdeva anche qualche pallone di troppo: alla fine di un primo tempo contrassegnato anche da una grande parata di Buffon (tuffo su colpo di testa di McGivern al 27') comunque faceva registrare tre battute a rete: un destro fuori al 34' dopo dribbling azzeccato, un sinistro parato al 36' e una rovesciata alta di poco al 45'. A inizio ripresa finalmente si faceva vivo Aquilani con un tiro da lontano, parato con qualche difficolta' da Taylor. Poi Montolivo calciava fuori di poco, prima che all' 8' Cassano, lanciato stavolta da Aquilani, perfezionasse la propria doppietta con un destro telemetrico verso il secondo palo. Prandelli apriva allora il ballo delle sostituzioni concedendo la standing ovation al barese e inserendo Osvaldo, cosi' ufficialmente italiano per il calcio internazionale che verra'.
Ancora una botta di Aquilani parata al 17', e soprattutto un tiro di Montolivo deviato in angolo in extremis da Taylor. Ma il portiere nordirlandese non poteva fare niente qualche istante dopo sul pasticcio dei due centrali britannici su appoggio al centro di Balzaretti, lanciato da Pirlo: in un recupero affannoso, era McAuley a mettere nella propria rete.
Giovinco, anticipato dal portiere su lancio di De Rossi, sfogava la sua rabbia al 36' calciando una bottiglietta vuota dopo un lungo periodo di assenza dal proscenio della gara. Era, questa, l'immagine della delusione: l'unica nell' ennesima serata di festa della Nazionale guidata da Prandelli.
Fonte: Ansa
PESCARA - Cassano c'è sempre, Giovinco forse non ci sarà mai: se alla partita conclusiva del girone di qualificazione con l'Irlanda del Nord si chiedeva piu' che una vittoria (comunque arrivata rotonda, 3-0), un responso sui protagonisti dell'attacco della Nazionale italiana in prospettiva Euro 2012, questo e' piuttosto chiaro. In una serata dedicata alle indicazioni tecniche, in una terra a lui storicamente favorevole (qui parti' nel 2009 la contestazione a Lippi che non lo convocava), Cassano si regala la prima doppietta in azzurro. raggiungendo tra gli altri a quota 9 gol Totti, mentre la cosiddetta 'Formica atomica' da' vita a una prestazione disinnescata.
Spesso nascosto con i suoi 164 centimetri di altezza tra le torri avversarie, Giovinco non sfrutta l'occasione, dando la sensazione di non avere ancora la maturita' tecnica, oltre che le doti fisiche, per incidere a livello internazionale: al contrario il barese esce dal campo salutato da una standing ovation, che ne rilancia le quotazioni. Il resto e' corollario, seppure di buon significato: l'ennesima vittoria in un girone quasi trionfale, il possesso di palla insistito, e anche l'esordio di Osvaldo, ''strappato'' cosi' alle sirene della madrepatria Argentina e forse piu' utile in prospettiva di quanto possa essere Giovinco.
Fischi di una parte dei mille sostenitori nordirlandesi all'inno britannico avevano aperto la serata, ma un applauso immediato degli azzurri a zittire la minicontestazione con motivazioni storiche aveva dato subito il senso 'amichevole' della partita.
E in effetti il clima svelenito dalle tensioni belgradesi aveva caratterizzato l'avvio di gara, producendo però 20' minuti iniziali tra i piu' brutti dell'era Prandelli. Con gli occhi di tutti puntati sulla coppia Giovinco-Cassano in avanti, i ritmi bassi del centrocampo azzurro avevano consentito al contrario alla squadra di Worthington di guadagnare metri. E, forse suggestionati dal furore zemaniano di casa allo stadio Adriatico di questi tempi, i difensori azzurri, segnatamente Balzaretti e Chiellini, regalavano con un paio di castronerie brividi sgraditi a Buffon. Anzi, Chiellini si mangiava anche un gol fatto al 20' quando, appostato sulla linea di porta avversaria, metteva fuori di testa su angolo di Pirlo.
Ma a far decollare la partita, o perlomeno a dare un'accelerata al gioco, ci pensava un minuto dopo una splendida combinazione De Rossi-Cassano: il romanista lanciava al millimetro in profondita', il milanista si lasciava sfilare la palla sulla testa e al volo dal cuore dell'area, di destro realizzava. E Giovinco? Si smarriva tra le torri difensive Mc Auley e Baird, perdeva anche qualche pallone di troppo: alla fine di un primo tempo contrassegnato anche da una grande parata di Buffon (tuffo su colpo di testa di McGivern al 27') comunque faceva registrare tre battute a rete: un destro fuori al 34' dopo dribbling azzeccato, un sinistro parato al 36' e una rovesciata alta di poco al 45'. A inizio ripresa finalmente si faceva vivo Aquilani con un tiro da lontano, parato con qualche difficolta' da Taylor. Poi Montolivo calciava fuori di poco, prima che all' 8' Cassano, lanciato stavolta da Aquilani, perfezionasse la propria doppietta con un destro telemetrico verso il secondo palo. Prandelli apriva allora il ballo delle sostituzioni concedendo la standing ovation al barese e inserendo Osvaldo, cosi' ufficialmente italiano per il calcio internazionale che verra'.
Ancora una botta di Aquilani parata al 17', e soprattutto un tiro di Montolivo deviato in angolo in extremis da Taylor. Ma il portiere nordirlandese non poteva fare niente qualche istante dopo sul pasticcio dei due centrali britannici su appoggio al centro di Balzaretti, lanciato da Pirlo: in un recupero affannoso, era McAuley a mettere nella propria rete.
Giovinco, anticipato dal portiere su lancio di De Rossi, sfogava la sua rabbia al 36' calciando una bottiglietta vuota dopo un lungo periodo di assenza dal proscenio della gara. Era, questa, l'immagine della delusione: l'unica nell' ennesima serata di festa della Nazionale guidata da Prandelli.
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