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venerdì 16 dicembre 2011

Riguardo alla manovra salva-Italia

Il governo Monti ha dissanguato gli italiani senza che ce ne fosse bisogno. Ha toccato diritti acquisiti riguardanti le pensioni, non ha previsto niente per le persone che hanno lavorato 15-20 anni e poi a 50 anni hanno perso il lavoro, senza la possibilità di giungere all'età pensionabile.
Ci hanno detto altre tre volte prima del "salva-Italia: "stiamo per fallire, dobbiamo tassarvi" con le manovre degli anni 90 di Dini, Amato e Ciampi.


Il nuovo premier non eletto dal popolo ha adottato misure recessive, perchè comprimono i consumi, fanno aumentare i prezzi e mettono in ulteriore difficoltà le imprese:


-Mancata rivalutazione delle pensioni al di sopra dei 1400 euro lordi
-Aumento delle accise sui carburanti
-Aumento dell'Iva
-Aumento dell'Ici e rivalutazione del valore degli immobili
-Tassa di trenta euro circa per ogni estratto conto in conti correnti superiori ai 5000 euro
-Aumento delle aliquote fiscali per i commercianti e le imprese individuali e familiari, anche quelle che guadagnano molto poco


ed altro ancora.


Mario Monti ha  però promesso: "dopo le tasse, penseremo allo sviluppo dell'economia".


E' come se io dessi due pugni ben assestati a qualcuno; poi lo rimetto in piedi e gli dico: non ti preoccupare, adesso ti porto in uno dei migliori ospedali!


Nelle precedenti manovre il governo di centrodestra, (che non voglio in questa sede difendere) aveva raccolto più soldi senza gravare gli italiani di tali sacrifici, con misure alternative e tagli alla spesa pubblica.


Se davvero fosse il nostro debito pubblico il problema della crisi dei mercati, saremmo già falliti: i 25 miliardi di Monti non sono nulla di fronte a un debito che oscilla tra i 1800 e 1900 miliardi di euro.
Anche la Francia ha un debito pubblico piuttosto alto, la Germania un po' meno, fuori dall'euro Stati Uniti, Gran Bretagna e Giappone hanno un debito enorme.


C'è anche da dire però che in Germania,  Stati Uniti e Gran Bretagna  ci sono banche in difficoltà mentre i nostri istituti di credito non hanno nessun problema.
Altrove si è investito in titoli tossici e si sono fatte speculazioni finanziarie spericolate, mentre da noi no.
Altrove si è investito meno in beni sicuri, come la casa, mentre gli italiani sono il popolo europeo con più beni immobili.


Il vero problema dunque non era  nè l'Italia nè Berlusconi.


Non è vero neanche che aumentare le tasse è necessario, perchè basterebbe colpire l'evasione fiscale e ridurre gli sprechi.


In quanto all'equità sbandierata dal nuovo premier, è avvenuto l'esatto opposto perchè hanno pagato anche i più poveri inutilmente.


La crisi europea non ha accennato a smettere dopo la caduta del governo precedente e l'Europa non ha dato segni di ripresa dopo la manovra Monti.


Ora in Italia c'è da fare ciò che non è stato fatto prima


-Abbiamo sbagliato ad accettare un cambio lira-euro che non ci conveniva, che ha ucciso il nostro sistema produttivo e che conveniva solo alla Germania.


-Abbiamo sbagliato ad accettare in silenzio l'egida di Francia e Germania che pretendevano di darci delle lezioni


-Abbiamo sbagliato insieme al resto d'Europa, ad unire le economia prima dei popoli senza averli nemmeno interpellati prima, i popoli.


-I nostri governanti non sono stati in grado di fare una programmazione industriale degna di questo nome: l'euro ha garantito minori interessi sul nostro debito, ma la lira svalutata garantiva una produttività industriale competitiva, perchè inglesi, americani e tedeschi compravano la nostra merce a poco prezzo,grazie a una divisa più forte.


-L'aumento dei prezzi in Italia ha ridotto i consumi, come li ha ridotti la successiva crisi internazionale del 2008. Numerose aziende con la nuova divisa sono fallite, molti imprenditori hanno spostato le fabbriche e i relativi posti di lavoro in paesi come la Romania e la Cina.


-I nostri politici non hanno fatto nulla per evitare il declino del settore secondario: non hanno detassato le imprese, non hanno attuato politiche protezionistiche introducendo dazi sulle importazioni (nè imponendo all'U.E. di farlo ), non hanno puntato su una industria ad alto livello tecnologico che non avrebbe sofferto la concorrenza dei paesi emergenti.


In molti casi, invece, i nostri governanti hanno fatto l'esatto opposto: hanno incoraggiato gli imprenditori ad investire nei paesi emergenti, garantendo talvolta in prima persona davanti alle loro autorità locali.


Ora c'è bisogno di invertire la rotta:


- meno tasse ai più poveri,


- meno tasse agli imprenditori, che creano posti di lavoro,


- riduzione degli sprechi,


-ottimizzazione dei servizi pubblici e degli apparati burocratici


- lotta all'evasione fiscale,


-una politica industriale  programmata e adatta alla nostra nuova valuta,


-tassazione delle rendite finanziarie,


-far sentire la voce dell'Italia in ambito Europeo dopo il fallimento degli arroganti professorini franco-tedeschi, studiare misure attrattive per gli investimenti e la creazione di posti di lavoro dall'estero verso il nostro territorio con misure ad hoc:


-detassazioni,


-zone franche,


-decremento dell'iva,


- creazione di nuove infrastrutture,


-investimenti sulla formazione nei settori di alta tecnologia,


-stop all'assistenzialismo con soldi pubblici per le imprese non più al passo coi tempi e incapaci di essere competitive,


-stop all'erogazione di fondi per la creazione d'imprese, che in teoria sarebbero cosa buona, ma in pratica vanno quasi sempre dispersi per colpa di perversi clientelismi.


-stop ai numeri chiusi: liberalizzazioni nelle professioni notarili, delle farmacie, edicole, taxi e altro ancora


-stop agli atenei in cui i professori fanno quel che vogliono, licenziamenti più facili nella pubblica amministrazione per casi di manifesta inadempienza o illegalità.

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