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martedì 29 novembre 2011
sabato 26 novembre 2011
lunedì 21 novembre 2011
domenica 20 novembre 2011
Prova di forza del Pescara: piega 2 a 1 il Gubbio in 10 uomini
Immagine di repertorio. Fonte: Pescaracalcio.com
La vittoria del Pescara sul Gubbio, prima dell'inizio della gara, era facilmente preventivabile.
Se però si tiene conto che dopo 20' un errore arbitrale rimette in gioco il Gubbio, regalandogli il rigore che porterà all'1-1 e relegando negli spogliatoi un difensore biancoazzurro, il match va valutato sotto un'altra ottica.
L'avvio di gara è scoppiettante: azioni da una parte e dall'altra, col Gubbio che fa un gioco speculare a quello di Zeman, aggredendo la difesa di casa con tre punte che esprimono un costante pressing alto.
Il Pescara appare più lucido e sancisce tale predominanza col goal di Balzano al 17': una bellissima azione coordinata, al termine della quale il cross laterale di Zanon attraversa tutta la porta; nel frattempo sbuca sulla sinistra il terzino pescarese che inzucca e batte l'estremo difensore Gubbiese Donnarumma.
Sembra tutto facile per la squadra di casa, che da l'impressione di poter accrescere ancora il già elevato ritmo di gioco. L'episodio che condizionerà pesantemente la partita è però dietro l'angolo: Capuano e Graffiedi fanno a spallate in area di rigore, ma il contatto è molto leggero, e l'azione non ne è condizionata minimamente; il giudice di gara Emiliano Gallione fischia e indica il dischetto, lasciando spiazzati tutti. Estrae poi il cartellino rosso in direzione di Capuano: oltre al danno, la beffa. Graffiedi dagli undici metri non sbaglia.
Zeman inserisce nella mischia Brosco sacrificando Sansovini ridisegnando un 4-3-2 a cui la squadra si dovrà attenere.
Il Pescara continua ad attaccare ancora più furiosamente esponendosi ai micidiali contropiedi ospiti.
Il secondo tempo ricomincia col forcing della squadra locale, che si concretizza al 7' del secondo tempo con una magia del talento di scuola-Juve Ciro Immobile: in un'azione in velocità supera il portiere e quasi dalla linea di fondo lascia partire da destra un tiro molto difficile che scavalca la difesa schierata a protezione della porta sguarnita.
Gli oltre 11000 tifosi di casa esplodono in una gioia incontenibile, e lo stadio quasi sembra venire giù dallo strepito. Le azioni più clamorose per il Gubbio avvengono al 28' quando Ciofani fallisce un tapin vincente da due metri e con Ragatzu al quale si oppone con un'ottima parata Luca Anania.
Nel finale, una serpentina da cineteca di Lorenzo Insigne per poco non porta il Pescara alla terza marcatura: coi suoi numeri questo ragazzo si sta guadagnando un posto nel "Gotha" del calcio.
Il Gubbio non molla e crea apprensioni all'avversario fino alla fine, ma deve cedere.
Il Pescara ora è secondo: ha dato una prova di forza notevole con questa vittoria tutt'altro che facile. Il Gubbio dal canto suo merita l'onore delle armi: pur inferiore tecnicamente ha aggredito l'avversario con il modulo spregiudicato voluto dal coraggioso tecnico Gigi Simoni, è venuto in Abruzzo per vincere ed è stato in gara fino alla fine.
I "Delfini" però sembravano avere più benzina alla fine, nonostante l'uomo in meno, e hanno prodotto in definitiva più palle goal dell'avversario. Con questa vittoria il Pescara si riporta al secondo posto e lancia un segnale forte alle concorrenti.
Andrea Russo
per la testata giornalistica Abruzzoblog.it
domenica 13 novembre 2011
Garbo: Dalla new wave agli anni del "vuoto culturale", l'artista si racconta. "Siamo sempre figli o nipoti di qualcuno, ispiriamo e veniamo ispirati"
Garbo, nome d'arte di Renato Abate, è nato nel 1958 a Milano, una città all'avanguardia su tanti aspetti, compreso il mercato discografico. Negli anni '80 fu uno dei massimi interpreti della cosiddetta New wave italiana. Ha poi proseguito il suo cammino artistico aggiornando le sue sonorità e collaborando con molti giovani artisti, rimanendo però fedele sostanzialmente al suo modo di comporre e di esprimere le sue idee. I suoi testi sono a volte ermetici ma altamente evocativi sia perchè è una peculiarità del genere musicale, sia perchè le musiche dai ritmi veloci lo richiedono.
-Glie l'avranno chiesto tante volte, ma forse
qualcuno dei nostri lettori ancora non lo sa: come nasce il suo nome
d'arte Garbo?
Nasce in modo molto semplice: un cognome italiano dal
suono e dalla rotondità musicale che più mi colpiva e che, suppongo,
istintivamente ricordabile. - Vive a Milano? Come vive il rapporto
con la sua città? In realtà sono nato a Milano, ma vivo in provincia
di Como. Ovviamente, per tanti motivi, Milano l'ho vissuta molto e
credo che come sempre ognuno di noi viva un rapporto di odio e amore
con la propria città, o più in generale, con la propria geografia. -Quando lei divenne noto al grande pubblico qualcuno la accusò di
scimmiottare David Bowie. Dieci anni dopo però sono venuti fuori i
Bluvertigo, i Subsonica, i La Crus e tanti altri gruppi, che,
volutamente o no, avevano e hanno molto in comune con il suo modo di
comporre. Si può ribaltare il punto di vista e dire che è stato lei,
piuttosto, a fare scuola?
Non si può ribaltare la storia, cioè in
poche parole, ti dico semplicemente che David Bowie oggi ha 64 anni,
io 53 e con tutta probabilità la generazione dei musicisti che hai
citato oscilla fra i 35 e i 45 anni. Questo per dirti che anche
artisticamente suppongo esista una staffetta costante che continua ad
ispirare generazioni che si susseguono: siamo tutti figli o nipoti di
qualcuno.
-Ci racconti un episodio particolarmente felice della sua
carriera ed uno particolarmente triste.
Più che uno per tipo, vorrei
dirti che gli episodi più belli della mia carriera sono da sempre
l'incontro con il calore e l'affetto della gente che mi segue e l'atto
creativo, quello della composizione. Quello più brutto (e per fortuna
sporadico) è il silenzio asettico, il vuoto culturale dell'industria
musicale e spesso della gente che lo rappresenta.-Quali strumenti
suona?
Uso strumenti musicali principalmente per comporre, quelli
tradizionali come chitarra e tastiera, ma in realtà qualsiasi cosa che
generi il suono che mi interessa.-Quali sono le persone a cui lei è
più legato?
Unicamente legato alle persone che amo e quelle che mi
amano. -Cosa non rifarebbe tornando indietro nella sua esperienza di
musicista? E cosa non rifarebbe per quanto riguarda la sua vita
personale?
In realtà credo che come artista il mio percorso mi
rappresenti proprio per ciò che io sono, quindi non ritengo sia
interessante pensare a rifacimenti. Mentre nel mio personale, più che
rifare, mi sarei dedicato un po' di più alla “creatività”, cioè un
figlio che non ho. -Che consigli si sente di dare ai giovani che
vogliono fare musica e farne il proprio lavoro?
Beh!... considerando
il fatto che l'attuale realtà discografica gode di pessima salute e
che in generale c'è poco spazio per la musica anche in senso culturale
, è molto difficile pensare ad un ragazzo che si affaccia alla musica
cercandola come mestiere. Ci si può però sempre provare tenendo conto,
a mio avviso, che le armi fondamentali sono la coerenza e la
determinazione. -Ci sono nuovi dischi o tournee che la vedranno
protagonista nel futuro prossimo?
Nei primi mesi del 2012, pubblicherò
il mio nuovo album ed a seguire ci saranno concerti. -Chiuda gli
occhi, conti fino a dieci e ci riveli il desiderio più profondo che
vorrebbe vedere realizzato, per sè e per gli altri.
Vorrei,
utopisticamente e in modo che potrete pensare molto scontato, alzarmi
domani mattina e vedere sostanzialmente il contrario di quello che
accade ogni giorno. Questo non solo per me stesso (mi reputo fino ad
ora una persona fortunata), ma soprattutto per una enorme folla in
difficoltà in ogni paese del mondo.
qualcuno dei nostri lettori ancora non lo sa: come nasce il suo nome
d'arte Garbo?
Nasce in modo molto semplice: un cognome italiano dal
suono e dalla rotondità musicale che più mi colpiva e che, suppongo,
istintivamente ricordabile. - Vive a Milano? Come vive il rapporto
con la sua città? In realtà sono nato a Milano, ma vivo in provincia
di Como. Ovviamente, per tanti motivi, Milano l'ho vissuta molto e
credo che come sempre ognuno di noi viva un rapporto di odio e amore
con la propria città, o più in generale, con la propria geografia. -Quando lei divenne noto al grande pubblico qualcuno la accusò di
scimmiottare David Bowie. Dieci anni dopo però sono venuti fuori i
Bluvertigo, i Subsonica, i La Crus e tanti altri gruppi, che,
volutamente o no, avevano e hanno molto in comune con il suo modo di
comporre. Si può ribaltare il punto di vista e dire che è stato lei,
piuttosto, a fare scuola?
Non si può ribaltare la storia, cioè in
poche parole, ti dico semplicemente che David Bowie oggi ha 64 anni,
io 53 e con tutta probabilità la generazione dei musicisti che hai
citato oscilla fra i 35 e i 45 anni. Questo per dirti che anche
artisticamente suppongo esista una staffetta costante che continua ad
ispirare generazioni che si susseguono: siamo tutti figli o nipoti di
qualcuno.
-Ci racconti un episodio particolarmente felice della sua
carriera ed uno particolarmente triste.
Più che uno per tipo, vorrei
dirti che gli episodi più belli della mia carriera sono da sempre
l'incontro con il calore e l'affetto della gente che mi segue e l'atto
creativo, quello della composizione. Quello più brutto (e per fortuna
sporadico) è il silenzio asettico, il vuoto culturale dell'industria
musicale e spesso della gente che lo rappresenta.-Quali strumenti
suona?
Uso strumenti musicali principalmente per comporre, quelli
tradizionali come chitarra e tastiera, ma in realtà qualsiasi cosa che
generi il suono che mi interessa.-Quali sono le persone a cui lei è
più legato?
Unicamente legato alle persone che amo e quelle che mi
amano. -Cosa non rifarebbe tornando indietro nella sua esperienza di
musicista? E cosa non rifarebbe per quanto riguarda la sua vita
personale?
In realtà credo che come artista il mio percorso mi
rappresenti proprio per ciò che io sono, quindi non ritengo sia
interessante pensare a rifacimenti. Mentre nel mio personale, più che
rifare, mi sarei dedicato un po' di più alla “creatività”, cioè un
figlio che non ho. -Che consigli si sente di dare ai giovani che
vogliono fare musica e farne il proprio lavoro?
Beh!... considerando
il fatto che l'attuale realtà discografica gode di pessima salute e
che in generale c'è poco spazio per la musica anche in senso culturale
, è molto difficile pensare ad un ragazzo che si affaccia alla musica
cercandola come mestiere. Ci si può però sempre provare tenendo conto,
a mio avviso, che le armi fondamentali sono la coerenza e la
determinazione. -Ci sono nuovi dischi o tournee che la vedranno
protagonista nel futuro prossimo?
Nei primi mesi del 2012, pubblicherò
il mio nuovo album ed a seguire ci saranno concerti. -Chiuda gli
occhi, conti fino a dieci e ci riveli il desiderio più profondo che
vorrebbe vedere realizzato, per sè e per gli altri.
Vorrei,
utopisticamente e in modo che potrete pensare molto scontato, alzarmi
domani mattina e vedere sostanzialmente il contrario di quello che
accade ogni giorno. Questo non solo per me stesso (mi reputo fino ad
ora una persona fortunata), ma soprattutto per una enorme folla in
difficoltà in ogni paese del mondo.
Andrea Russo
per la testata giornalistica Newsmag.it
per la testata giornalistica Newsmag.it
Pescara e Padova pareggiano 1 a 1, ma vince lo spettacolo
Il Pescara viene beffato nei minuti di recupero, e dopo essere passato in vantaggio ed aver mancato di un soffio altre segnature, si deve accontentare di un pareggio.
Il Padova, che a nostro giudizio è forse la migliore compagine come organico nella categoria dopo Torino e Sampdoria, si è presentato all'Adriatico per nulla intimorito dai 17000 e oltre supporters locali (compresi abbonati e accreditati).
Non è stata la solita partita casalinga del Pescara, con decine di azioni da goal in suo favore, perchè gli avversari in sostanza non glielo hanno consentito. Ben messi in campo, I Padovani contavano nei loro ranghi giocatori che uniscono esperienza, tecnica e senso tattico, nonchè una certa possenza fisica (Vedi Cutolo, Italiano e Il nigeriano Osuji, subentrato nel secondo tempo).
Al 7' è Cutolo a mettere i brividi alla retroguardia di casa, con un tiro-cross che si spegne sull'esterno della rete.
Al 13' l'attaccante veneto si mette in evidenza ancora con una bella percussione che lo porta a fondo campo, subentra Marcolini che incredibilmente, a porta vuota, mette fuori il più facile dei palloni.
Al 19', al termine di un bellissimo scambio con Togni, il pescarese Lorenzo Insigne mette fuori di poco alla destra dell'ottimo portiere Perin.
Si riscatterà al 61': al termine di un affondo di Gessa l'attaccante di casa è bravo a raccogliere un passaggio al centro: il pallone viaggia ad alta velocità, ma lui è bravo a intercettare e a segnare da due passi, cambiando per l'ennesima volta lo stile di esultanza: l'altra volta aveva imitato il tacchino, questa volta la scimmia. Il calcio è anche questo.
Da segnalare anche il fatto che poco prima Immobile aveva colpito il palo sinistro con un potente bolide.
Il Pescara sembra averla sfangata, e resiste al soprassalto d'orgoglio di un altrettanto splendido Padova, ma al 2' minuto di recupero Trevisan tira, la palla filtra attraverso una specie di barriera formata dai giocatori biancoazzurri e il portiere Anania vede arrivarla tardi: la gioia dei Veneti è incontenibile e i compagni trascinano il giocatore a terra per festeggiarlo.
Un pareggio giusto, in un confronto a distanza tra allenatori: la vecchia volpe Zeman e l'ex giocatore della Juve Dal Canto.
Un vincitore, al triplice fischio finale, in realtà c'è: lo spettacolo.
Andrea Russo
per la testata giornalistica Abruzzoblog.it
Il Padova, che a nostro giudizio è forse la migliore compagine come organico nella categoria dopo Torino e Sampdoria, si è presentato all'Adriatico per nulla intimorito dai 17000 e oltre supporters locali (compresi abbonati e accreditati).
Non è stata la solita partita casalinga del Pescara, con decine di azioni da goal in suo favore, perchè gli avversari in sostanza non glielo hanno consentito. Ben messi in campo, I Padovani contavano nei loro ranghi giocatori che uniscono esperienza, tecnica e senso tattico, nonchè una certa possenza fisica (Vedi Cutolo, Italiano e Il nigeriano Osuji, subentrato nel secondo tempo).
Al 7' è Cutolo a mettere i brividi alla retroguardia di casa, con un tiro-cross che si spegne sull'esterno della rete.
Al 13' l'attaccante veneto si mette in evidenza ancora con una bella percussione che lo porta a fondo campo, subentra Marcolini che incredibilmente, a porta vuota, mette fuori il più facile dei palloni.
Al 19', al termine di un bellissimo scambio con Togni, il pescarese Lorenzo Insigne mette fuori di poco alla destra dell'ottimo portiere Perin.
Si riscatterà al 61': al termine di un affondo di Gessa l'attaccante di casa è bravo a raccogliere un passaggio al centro: il pallone viaggia ad alta velocità, ma lui è bravo a intercettare e a segnare da due passi, cambiando per l'ennesima volta lo stile di esultanza: l'altra volta aveva imitato il tacchino, questa volta la scimmia. Il calcio è anche questo.
Da segnalare anche il fatto che poco prima Immobile aveva colpito il palo sinistro con un potente bolide.
Il Pescara sembra averla sfangata, e resiste al soprassalto d'orgoglio di un altrettanto splendido Padova, ma al 2' minuto di recupero Trevisan tira, la palla filtra attraverso una specie di barriera formata dai giocatori biancoazzurri e il portiere Anania vede arrivarla tardi: la gioia dei Veneti è incontenibile e i compagni trascinano il giocatore a terra per festeggiarlo.
Un pareggio giusto, in un confronto a distanza tra allenatori: la vecchia volpe Zeman e l'ex giocatore della Juve Dal Canto.
Un vincitore, al triplice fischio finale, in realtà c'è: lo spettacolo.
Andrea Russo
per la testata giornalistica Abruzzoblog.it
lunedì 7 novembre 2011
Combattere l'evasione fiscale
C'è chi, in questi giorni, per arginare il debito pubblico e rimpinguare le casse statali propone una patrimoniale. Ma gli italiani, anche quelli ricchi, sono già abbastanza tassati. Il problema è che c'è chi le tasse non le paga. Un'evasione che si aggirerebbe attorno ai 200 miliardi di euro ogni anno. Se si recuperasse soltanto la metà di tale somma si potrebbero reinvestire questi soldi per detassare cle imprese e invogliarle ad assumere nuovo personale e si potrebbero utilizzare altri fondi per le varie voci di spesa essenziali dello stato.
Carcere per gli evasori
Innanzitutto l'evasione vera, non quella di pochi spiccioli o ad una errata compilazione dei moduli, tramite una nuova legge dovrebbe diventare un illecito penale, e non di diritto civile.
Sopra il 15 % si rischierebbe il carcere. La paura fa novanta e in molti eviterebbero di fare i furbi.
Prima dell'entrata in vigore di questa nuova legge, però, si dovrebbe fare un condono, in modo da far emergere spontaneamente tanti evasori; inoltre , oltre a recuperare una parte dei soldi evasi da questi ultimi, si recupererebbero anche quelli che avrebbero evaso in futuro.
Pagamenti tramite versamento bancario
Come secondo passo si dovrebbe istituire l'obbligatorietà per i liberi professionisti del pagamento degli onorari tramite versamento bancario; I soldi avrebbero così una tracciabilità.
Tribunale dei reati fiscali
Si dovrebbe poi istituire una sezione dei tribunali riservata esclusivamente ai crimini fiscali, in modo da rendere agevole e rapido il recupero dei soldi evasi. Ogni libero professionista ogni 6-12 mesi dovrebbe presentare in questi uffici del tribunale, obbligatoriamente una lista dei propri clienti e dei loro rispettivi pagamenti.
Tassare la prostituzione
La prostituzione non è reato, e di fatto è consentita dalla legge. Ciò che la legge non consente è il suo sfruttamento. Tanto vale far pagare le tasse alle prostitute che esercitano il proprio mestiere senza costrizione.L'economista Eugenio Benetazzo ha calcolato che se si tassasse la prostituzione si otterrebbero tra i 25 e i 30 miliardi di euro l'anno.
Essa dovrebbe essere riorganizzata,
-con discrezione, ovvero tutelando il buon costume pubblico;
-nel rispetto delle regole, istituendo una specie di albo professionale;
-con controlli medici,
-con interventi a tutela dell'incolumità.
Parallelamente, lo stato dovrebbe attuare campagne di incentivazione all'abbandono di tale attività con programmi di reinserimento sociale.
In definitiva, se si recuperasse anche solo il 50% dell'evasione fiscale, il 50% dei soldi sprecati in vitalizi, pensioni di parlamentari e consiglieri regionali, il 50% di quanto si spreca con il mantenimento in vita delle province e degli enti inutili, l'Italia non solo sarebbe fuori dalla crisi, ma vivrebbe probabilmente un nuovo boom economico.
Carcere per gli evasori
Innanzitutto l'evasione vera, non quella di pochi spiccioli o ad una errata compilazione dei moduli, tramite una nuova legge dovrebbe diventare un illecito penale, e non di diritto civile.
Sopra il 15 % si rischierebbe il carcere. La paura fa novanta e in molti eviterebbero di fare i furbi.
Prima dell'entrata in vigore di questa nuova legge, però, si dovrebbe fare un condono, in modo da far emergere spontaneamente tanti evasori; inoltre , oltre a recuperare una parte dei soldi evasi da questi ultimi, si recupererebbero anche quelli che avrebbero evaso in futuro.
Pagamenti tramite versamento bancario
Come secondo passo si dovrebbe istituire l'obbligatorietà per i liberi professionisti del pagamento degli onorari tramite versamento bancario; I soldi avrebbero così una tracciabilità.
Tribunale dei reati fiscali
Si dovrebbe poi istituire una sezione dei tribunali riservata esclusivamente ai crimini fiscali, in modo da rendere agevole e rapido il recupero dei soldi evasi. Ogni libero professionista ogni 6-12 mesi dovrebbe presentare in questi uffici del tribunale, obbligatoriamente una lista dei propri clienti e dei loro rispettivi pagamenti.
Tassare la prostituzione
La prostituzione non è reato, e di fatto è consentita dalla legge. Ciò che la legge non consente è il suo sfruttamento. Tanto vale far pagare le tasse alle prostitute che esercitano il proprio mestiere senza costrizione.L'economista Eugenio Benetazzo ha calcolato che se si tassasse la prostituzione si otterrebbero tra i 25 e i 30 miliardi di euro l'anno.
Essa dovrebbe essere riorganizzata,
-con discrezione, ovvero tutelando il buon costume pubblico;
-nel rispetto delle regole, istituendo una specie di albo professionale;
-con controlli medici,
-con interventi a tutela dell'incolumità.
Parallelamente, lo stato dovrebbe attuare campagne di incentivazione all'abbandono di tale attività con programmi di reinserimento sociale.
In definitiva, se si recuperasse anche solo il 50% dell'evasione fiscale, il 50% dei soldi sprecati in vitalizi, pensioni di parlamentari e consiglieri regionali, il 50% di quanto si spreca con il mantenimento in vita delle province e degli enti inutili, l'Italia non solo sarebbe fuori dalla crisi, ma vivrebbe probabilmente un nuovo boom economico.
Il fiume Pescara è a rischio esondazione: urgono misure drastiche.
Novembre ha portato le prime piogge in Italia, creando alluvioni straordinarie. Pescara già conosce questo tipo di fenomeni naturali, visto che ne è stata colpita numerose volte. L'ultimo alluvione risale al 1992, con le barche capovolte nell'alveo del porto canale e il fiume in piena.
In questi casi si dichiara lo stato di calamità naturale, il che significa che bisogna rifondere con soldi pubblici le conseguenze di una disgrazia evitabile.
In passato si è sempre provveduto, più o meno celermente, al dragaggio del fiume Pescara, consentendo la navigazione delle barche dei pescatori e dei traghetti per i passeggeri. Negli ultimi anni ciò non è avvenuto, con danno per l'economia locale e col risultato non trascurabile che una compagnia di trasporto passeggeri che aveva deciso di fare di Pescara una tappa delle sue crociere che partono da Venezia, ha ritirato tale proposito.
Oggi è intervenuto sulla questione il consigliere del Pd Enzo Del Vecchio: "Il rischio concreto di una esondazione del fiume Pescara, nel tratto all’interno del perimetro urbano della Città di Pescara, in conseguenza del forte deposito di materiali nel suo alveo che, oltre ad aver innalzato il livello delle acque, hanno fortemente ostruito gli scarichi dei fossi di scolo delle acque piovane, è vieppiù avvalorato dalla circostanza che lo studio del “Piano Stralcio Difesa Alluvioni” e quello delle “Aree Inondabili” approvate dalla Regione Abruzzo con la delibera del Consiglio Regionale n. 94/5 del 29.01.2008, individua questo territorio a “RISCHIO ELEVATO”.
Noi di Abruzzoblog.it abbiamo sollevato il problema già da tempo, e ogni tanto, imitando parzialmente la ripetitività di Catone il Censore con il suo "Ceterum censeo Carthaginem esse delendam.". I lavori per il dragaggio vanno sbloccati, bisogna far pressioni nelle alte sfere della politica perchè si dispongano e si sblocchino i fondi necessari, e all'occorrenza bisogna ridiscutere il contratto con la ditta appaltatrice se questa non darà prova di poter svolgere i lavori celermente.
C'è in ballo il lavoro dei pescatori, nonchè l'incolumità di molte persone.
Ripetiamo altresì che è necessario costruire un'ulteriore opera all'esterno dell'alveo del fiume affinchè le barche dei pescatori, (che procurano da vivere a diverse famiglie), siano ben protette come lo sono le barche dei ricchi nel Porto Turistico (che invece servono solo al divertimento).
Andrea Russo
Pescara: alcuni riflessioni per uno sviluppo economico
Se consultiamo l'enciclopedia Rizzoli del 1978, scopriamo che Pescara all'epoca contava 133 683 abitanti . Oggi ne conta, secondo dati Istat risalenti a Maggio del 2011, 123.047. Emerge chiaro un dato: a Pescara la popolazione, nonostante l'enorme flusso immigratorio, non cresce da decenni, ed anzi, negli ultimi 33 anni è diminuita di oltre diecimila unità. Parallelamente a questo dato, è importante sottolineare come la quantità degli immobili di nuova costruzione in città sia stata enorme, da allora, e la volumetria complessiva delle costruzioni nella città del Vate è quasi raddoppiata, nel frattempo.
Emerge dunque un dato di fatto: l'interesse a cementificare il nostro territorio è stato quasi puramente speculativo, ovvero non corrispondente a una vera esigenza abitativa: ne ha fatto le spese l'ambiente, nonchè la qualità della vita dei residenti.
Un terreno come l'enorme spiazzo antistante il tribunale nuovo, ad esempio, sarebbe stato rivalutato da un parco con molti alberi, fontane, spazi per i bambini e per gli anziani, anzichè aggiungere ulteriore cemento ad un posto già abbastanza squallido, fatto di cavalcavia, pompe di benzina, case popolari, caseggiati di nuova costruzione di dubbio gusto.
In questo momento si dovrebbe pensare a migliorare l'economia dei cittadini comuni, non a cementificare inutilmente.Siamo di fronte ad una delle più grandi crisi economiche della storia d'Italia, e tanti sono gli interventi che si possono e si devono compiere in ambito comunale:
-Corsi di formazione gratuiti che possano servire al collocamento dei dissoccupati in settori che hanno ancora mercato: corsi da operaio specializzato (in partnership con aziende del settore), corsi da elettricista, idraulico, caldaista, piastrellista, di informatica, di lingue straniere.
- Assunzione di un centinaio di disoccupati tramite cooperative finanziate dal comune, per la manutenzione del territorio, per l'assistenza ai disabili, per il doposcuola ai ragazzi, per le attività sportive e ricreative. Se a Palazzo di Città si pagano centomila euro per il servizio di sicurezza, a maggior ragione si possono trovare fondi per strappare alla disoccupazione molti giovani residenti nel suo territorio.
-Creazione di impianti sportivi nelle zone periferiche: lo sport ha tolto dalla strada ed ha addirittura dato lavoro a molti ragazzi disagiati.
-Creazione di pompe di benzina comunali con prezzo ribassato: come è avvenuto già a Pizzoferrato, un distributore comunale potrebbe garantire un risparmio di venti-trenta centesimi al litro sul carburante, e potrebbe essere fonte di introiti per il Comune. La presenza delle pompe di benzina comunali costringerebbe anche gli altri gestori della zona ad abbassare i prezzi, per reggere la concorrenza.
I soldi si possono trovare tagliando piccoli importi sulle innumerevoli voci che compongono il bilancio cittadino, dal surplus che sta giungendo sul recupero dei crediti ici e Tarsu, dalle multe e dalle rendite per l'occupazione del suolo pubblico.
Andrea Russo
per la testata Abruzzoblog.it
domenica 6 novembre 2011
Cambiare gli Italiani per cambiare l'Italia
La tendenza in generale in questi giorni è quella di dare la colpa di tutte le proprie disgrazie alla politica.
Non è colpa dei politici però se gli Italiani (o meglio una parte di essi) evadono 200 miliardi di tasse all'anno. Soldi che potrebbero essere utilizzati per ospedali, scuole, per l'abbassamento delle tasse alle aziende che potrebbero tornare competitive e riprendere ad assumere personale.
Chi afferma che tanto le tasse andrebbero nelle tasche dei politici lo fa con una certa ipocrisia, sarà in parte anche vero ma non li giustifica. Questi signori poi non si devono lamentare se le cose vanno male. Il principio "sono disonesto", tanto lo sono anche gli altri non è proponibile, è incivile, da terzo mondo, è una giustizia fai da te a metà tra la "Legge del taglione" del codice di Hammurabi e l'ammissione totale della mancanza di senso civico, nonchè un avallo tacito alla legge del più forte.
Non è colpa dei governanti nemmeno se migliaia di dipendenti pubblici (non tutti ovviamente) scaldano la sedia sul posto di lavoro o addirittura si assentano.
Siamo noi Italiani da cambiare, i politici sono nostra derivazione, affondano le loro azioni nel nostro costume popolare. Iniziamo a fare autocritica, prima di criticare gli altri.
La mia generazione è fatta di gente molle, anche il sottoscritto ogni mattina si alza e si dice che non ha dato abbastanza, che non è soddisfatto di sè stesso.
Questo però è il punto di partenza, nessuno ci verrà a bussare alla porta a farci regali. Bisogna adattarsi. Oggi la presunzione tra i giovani è grande. Gente che prende la laurea in 10 anni con 80 su 110 snobba lavori manuali. Buon per loro, facciano i disoccupati.
Una postilla la vorrei riservare a certi imprenditori avidi: non è vero che se non assumono è perchè non ce la fanno, almeno non sempre. Molte aziende mirano a farti lavorare gratis, con la scusa della formazione, degli stages, di una futura opportunità di contratto.
Ne sanno qualcosa i miei colleghi giornalisti. Lo stato non fa rispettare le regole, ci sono giornali scritti quasi interamente tramite collaborazioni gratuite. Se si facessero rispettare le regole, avremmo una situazione diversa: i giornali sarebbero costretti a farne lavorare 10 con uno stipendio pieno, anzichè 100 gratis o quasi, con un salario che non consente di cambiare la propria vita. Meglio allora assicurare un futuro a pochi che la miseria perenne a tanti.
Non è colpa dei politici però se gli Italiani (o meglio una parte di essi) evadono 200 miliardi di tasse all'anno. Soldi che potrebbero essere utilizzati per ospedali, scuole, per l'abbassamento delle tasse alle aziende che potrebbero tornare competitive e riprendere ad assumere personale.
Chi afferma che tanto le tasse andrebbero nelle tasche dei politici lo fa con una certa ipocrisia, sarà in parte anche vero ma non li giustifica. Questi signori poi non si devono lamentare se le cose vanno male. Il principio "sono disonesto", tanto lo sono anche gli altri non è proponibile, è incivile, da terzo mondo, è una giustizia fai da te a metà tra la "Legge del taglione" del codice di Hammurabi e l'ammissione totale della mancanza di senso civico, nonchè un avallo tacito alla legge del più forte.
Non è colpa dei governanti nemmeno se migliaia di dipendenti pubblici (non tutti ovviamente) scaldano la sedia sul posto di lavoro o addirittura si assentano.
Siamo noi Italiani da cambiare, i politici sono nostra derivazione, affondano le loro azioni nel nostro costume popolare. Iniziamo a fare autocritica, prima di criticare gli altri.
La mia generazione è fatta di gente molle, anche il sottoscritto ogni mattina si alza e si dice che non ha dato abbastanza, che non è soddisfatto di sè stesso.
Questo però è il punto di partenza, nessuno ci verrà a bussare alla porta a farci regali. Bisogna adattarsi. Oggi la presunzione tra i giovani è grande. Gente che prende la laurea in 10 anni con 80 su 110 snobba lavori manuali. Buon per loro, facciano i disoccupati.
Una postilla la vorrei riservare a certi imprenditori avidi: non è vero che se non assumono è perchè non ce la fanno, almeno non sempre. Molte aziende mirano a farti lavorare gratis, con la scusa della formazione, degli stages, di una futura opportunità di contratto.
Ne sanno qualcosa i miei colleghi giornalisti. Lo stato non fa rispettare le regole, ci sono giornali scritti quasi interamente tramite collaborazioni gratuite. Se si facessero rispettare le regole, avremmo una situazione diversa: i giornali sarebbero costretti a farne lavorare 10 con uno stipendio pieno, anzichè 100 gratis o quasi, con un salario che non consente di cambiare la propria vita. Meglio allora assicurare un futuro a pochi che la miseria perenne a tanti.
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