Toto Cutugno ha portato lustro al nostro paese, anche all'estero, in barba ai giornalisti snob.
La notizia della sua dipartita mi ha lasciato un po' sorpreso. Eppure aveva 80 anni e sapevo della sua malattia che aveva lasciato segni importanti.
Lui però sembrava sempre più giovane della sua età e negli ultimi anni la sua somiglianza con Celentano aveva lasciato il passo a quella con Caetano Veloso, il cantautore Brasiliano anche lui brizzolato e dalla pelle baciata dal sole.
Me lo ricordo eccome, quando conduceva Domenica In, invitando gli altri a cantare insieme a lui. E lo faceva con una certa spontaneità e assenza di smancerie, che sembrava rivolgersi non ad un pubblico di estranei, ma ad amici di vecchia data, con cui tanti convenevoli non servono.
Mi ricordo ed ero ragazzino, di quando vinse l'Eurofestival (Eurovision) nei primi anni '90.
La notizia venne data da tutti i giornali come una cosa prestigiosa. All'epoca la Kermesse non era quella porcheria vuota e ideologica di oggi.
L'anno dopo fu lui stesso a condurre l'edizione successiva in Italia, assieme a Gigliola Cinquetti.
Il festival della canzone Europea non veniva trasmesso in Italia, ma grazie alla vittoria dell'anno precedente dovevamo essere noi il paese ospitante e la Rai fece una eccezione.
Vado ancora a memoria e ho impressi: i Just 4 fun, quartetto Norvegese, con la loro Mrs Thompson; Peppino Di Capri, anche lui in gara; la vincitrice, Carola, bella con i suoi zigomi nordici Svedesi, i suoi occhi verde scuro, così giovane e carina eppure dal viso pulito della studentessa dalla vita normale in cui i ragazzi di allora potevano riconoscersi.
Quelli erano gli anni d'oro di Toto: presentatore di Domenica In, di Eurovision e di tanti altri programmi, eppure autore prolifico e validissimo, iperpresente a San Remo come autore e cantante.
Ha fatto cantare mezza Europa con "L'Italiano", portando allegria a Tedeschi, Sovietici e a noi stessi.
Eppure.. eppure l'Italia è un paese complicato. La critica tende a politicizzare i gusti artistici e a vedere un retropensiero dietro alle cose che si fanno.
Toto ci rimaneva male. Lui poteva essere un po' musone e sorridere poco, ma era uno sincero e non agiva per doppi fini. Quello che scriveva lo sentiva, ed era fin troppo poco ruffiano, pagando le sue liti personalmente.
La verità è che lui non si dava pose da intellettuale, cantava di affetti sinceri, di amicizia tra i popoli, di madri e di figli. Non era di quelle vedute politiche a cui tutti gli artisti Italiani devono sottomettersi per non essere ghettizzati, non cercava di spacciare per trascendentale quello che scriveva.
Questo alla parte del mainstream che si dava le arie non andava giù.
Ricordo di una conduttrice radiofonica ospite in un programma tv della Rai (metà degli anni 2000). Il Festival si era concluso da pochissimo, forse il giorno prima.
La dj disse che non avrebbe programmato il brano di Toto Cutugno per oscuri e contorti motivi di target e di programmazione.
Fu una arrampicata di specchi pazzesca per non ammettere che la canzone le faceva schifo.
Toto non fece una piega e disse: "il mio disco uscirà anche in Germania, in Russia e in altri paesi, alla faccia tua!"
In realtà esclamò: alla faccia della (cognome della conduttrice) ma non è importante citarla in questa sede, perchè non merita di essere additata comunque.
Non importa, quello che intendevo è che lui era una persona vera, e si arrabbiava come una persona priva di ipocrisie. Quante volte ha contestato i veleni di Sanremo, le chiacchiere inutili.
Al Festival dei fiori ha trionfato solo nel 1980, arrivando poi sei volte secondo e partecipandovi in totale quindici volte.
In una intervista di pochi anni fa, ha fatto un bilancio di queste mancate vittorie: "Beh, arrivare secondi dietro a canzoni come Perdere l'amore di Massimo Ranieri e Uomini soli dei Pooh tutto sommato è accettabile. All'epoca c'era grande qualità nei brani".
Non mi soffermerò sulla sua carriera, sui brani importanti scritti per sè stesso e gli altri.
Voglio in questo momento rimarcare il lato umano.
Lui è rimasto coerente, fino all'ultimo istante. La gente comune lo ha compreso, una parte di critici sciocchi, pronti a dire cattiverie e a cercare la prima stecca in una performance, no.
Io sto con Toto, ovunque egli sia adesso. Lui non era, è - una persona genuina e un Italiano vero.