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domenica 15 novembre 2009

Giornalismo: distruggere e ricominciare.

Non si può continuare ad abbozzare. Di fronte a situazioni di precarietà ormai standardizzate, i più si rassegnano.

La professione del giornalista è una fra le più precarie, e non solo in Italia.

C'è una prevaricazione degli editori sui dipendenti, e non c'è una controparte sindacale o un'istituzione di settore in grado di contrastare lo stato delle cose.

Esiste l'Ordine dei giornalisti, frastagliato in tante entità regionali, esiste il sindacato di categoria, ma i risultati dove sono, se sì e no il 10 % di noi vive di questo lavoro e il resto lo fa per passione?

Occorre una riorganizzazione: aprire un dibattito tra menti libere per rialzarsi e cominciare un nuovo corso, una rinascita che coinvolga gli addetti ai lavori in una nuova epoca eroica del giornalismo, in cui si torni allo spirito vero della professione.

Non più schiavi della faziosità, ma veramente liberi di dire ciò che si pensa. Non più tenuti sospesi a un filo dagli imprenditori dell'informazione, ma tutelati da organi di controllo indipendenti e forti.

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