E` stato un uomo che ha dimostrato dei valori umani molto profondi. La sua è stata la storia di una riscossa di un fanciullo a cui sono venuti a mancare in poco tempo entrambi i genitori, una delle sorelle e che ha avuto un`altra sorella gravemente ammalata.
Immaginate di vivere una giovinezza così. Immaginate un ragazzo che a 18 anni viene mandato in Sardegna, quella degli anni `60 molto più arcaica e povera di quella di oggi.
Questo ragazzo fu adottato dalla popolazione del posto, che gli ha voluto bene, che lo ha invitato a casa, gli ha aperto le porte.
Gigi, soprannominato da Gianni Brera Rombo di Tuono per la sua forza fisica, non ha mai più abbandonato la Sardegna.
Lui era quello che segnò il 3 a 2 nella storica partita Italia-Germania 4 a 3. Fu la punta di diamante della Nazionale che vinse gli Europei del 1968. Fu uno dei principali artefici dell`unico scudetto della Sardegna e del Cagliari. Pensate a quale senso di riscatto si colleghi quell`evento con il comune sentire di una regione piena di problemi eppure bellissima, per la sua natura e la sua gente.
Rinunciò ad una corte serratissima e asfissiante della Juventus di Boniperti e di Agnelli, che gli offrivano il triplo dello stipendio di Cagliari e possibili vittorie molto più importanti.
Gigi Riva era una persona che sapeva dire di no, che non era in vendita, che aveva pudore nelle interviste di non rivelare alcune conversazioni nemmeno troppo segrete avute con colleghi ed amici.
Aveva un atteggiamento che non si vede più tanto tra le persone che ce l`hanno fatta.
Oggi invece abbiamo sportivi che lasciano una gloria sportiva molto più grande in nome dei petroldollari e di un calcio finto e confezionato, artificiale e in mano a dei balordi che non hanno rispetto nemmeno dei defunti.
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