Inclusione e Diversità: sono le due paroline magiche con cui partiti e aziende credono di lavarsi la coscienza e di non sembrare razzisti.
Basta una conferenza o un corso di formazione pieni di belle parole e di frasi fatte e la partita è chiusa.
Tutti incravattati, asettici e con l'aria di chi sta dicendo cose molte profonde, tanto che gli ascoltatori sbadigliano di fronte alle sfilze di luoghi comuni.
Una sommessa considerazione va espressa allora: la vera inclusione, la genuina accettazione, l'empatia sono proprie di coloro che non giudicano e che non notano nemmeno la diversità.
Il buonismo ideologico secondo cui al migrante tutto è permesso altrimenti sei razzista e secondo il quale non si può più parlare liberamente senza incappare in una violazione del politicamente corretto è proprio la corrente di pensiero che alimenta le differenze e le accentua.
É ben sintetizzata dalle canzoni di Checco Zalone in "Cado dalle nubi": vorrebbero essere espressioni di solidarietà ma sortiscono goffamente l'effetto opposto.
Gli stranieri non sono bambini incapaci di intendere e di volere. Le donne non sono minorate mentali. I primi sanno che in ogni paese ci sono regole e che se noi andiamo dalle loro parti non possiamo fare come ci pare, oltre al fatto che in merito loro hanno leggi molto più dure.
Le donne non hanno bisogno di una commiserazione pietista. Frasi del genere: "Una donna è andata nello spazio" o "La prima donna a scalare l'Everest" vorrebbero essere la autolesionista celebrazione di qualcosa di insolito.
Al contrario, è normale che una donna vada nello spazio e che scali l'Everest. Non serve precisarlo.
Non pensate che un portatore di handicap voglia essere compatito giorno e notte. Non ha bisogno di questi piagnistei perdipiù ideologici.
La politica vuole portarci a pensare in questo modo, perchè facendosi paladina del progressismo delle belle parole e dei pochi fatti spera di prendere bei voti.
Io non ci casco e cade a fagiuolo dunque il detto "io l'anello al naso non lo porto più".
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