Sebastian Giovinco è un ragazzo cresciuto nel vivaio della Juventus. La Vecchia Signora l'ha valorizzato e gli ha dato l'opportunità di farlo crescere calcisticamente.
E' stato dato in prestito ad Empoli e Parma per farsi le ossa e per dimostrare, in squadre in cui poteva giocare costantemente, di essere un giocatore decisivo per la Juve.
I fatti dimostrano però che il buon Sebastian, per quanto bravo e per giunta soprannominato "formica atomica" perchè piccolo e vivace, è sempre stato una seconda scelta, per il blasonato club torinese.
Da quando ha iniziato a giocare in prima squadra, sulla panchina del sodalizio bianconero si sono alternati: Didier Deschamps, Giancarlo Corradini (per 2 partite soltanto), Claudio Ranieri, Ciro Ferrara, Alberto Zaccheroni, Luigi Del Neri, Antonio Conte (rappresentato per sei mesi da Massimo Carrera nel periodo della sua squalifica) e infine Massimiliano Allegri.
Per nessuno di questi allenatori "Formica Atomica" è stato un titolare. C'è sempre stato qualcuno considerato più forte di lui, nell'attacco nella Juventus. La compagine bianconera è una grande squadra, per carità, ma non è tra i clubs più forti del mondo. In Europa spesso delude.
Anche qualche anno fa, quando la Juve andava male anche in campionato, Giovinco veniva dato in prestito o relegato in panchina.
Certo, c'era il signor Del Piero che meritava la precedenza e che aveva caratteristiche tecniche simili, ma è anche vero che nelle 50-60 partite da giocare tra campionato e coppe c'era bisogno di farlo riposare.
Inoltre la Juve ha sempre giocato, negli ultimi anni, con due, se non tre giocatori offensivi.
Questa lunga precisazione serve a giungere alla conclusione che Giovinco è un buon giocatore, ma non è un campione.
Ora ha siglato un accordo per giocare, dalla prossima stagione, in Canada, a Toronto. I Canadesi lo ricopriranno di soldi e diventerà il giocatore Italiano più pagato: 7 milioni e mezzo a stagione.
Buon per lui, che, dimostratosi sempre un professionista serio e infaticabile, merita tanta fortuna e affetto da parte degli sportivi.
E' anche vero però che, a 27 anni, decidere di andare in Canada vuol dire uscire dal calcio che conta e iscriversi nel registro delle vecchie glorie, come quelli che vanno a Dubai, in Australia, in Cina o in Giappone negli ultimi anni di carriera.
Tanti soldi però valgono forse la pena, per tentare questa nuova avventura e rappresentare il talento italiano all'estero.
I migliori auguri A Sebastian Giovinco e siamo sicuri che darà il suo contributo per far crescere il movimento calcistico canadese.
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