Anni fa, prima che la Juventus venisse messa sotto accusa per doping, Zeman espresse dubbi sulla crescita atletica di alcuni suoi giocatori. Poco tempo dopo ci fu un processo da cui venne fuori ben poco: il medico sociale Agricola prescriveva ai bianconeri sostanze strane, ma non illecite. Per tirare su i giocatori dallo stress fisico forte a cui erano sottoposti, somministrava loro fosfocreatina (un farmaco che si da ai malati di cuore) e antidepressivi.
In questi giorni Vialli, che ha giocato nella Juve dal '92 al '96, ha avanzato dubbi sul social network "twitter", riguardo alla splendida tenuta atletica dei giovani del Pescara di Zeman in questo periodo, rilanciando la polemica.
Sarebbe stato meglio per entrambi astenersi da dichiarazioni, se poi non si supportano con prove.
Non si degnò all'epoca Zeman di fornire prove a sostegno dei suoi dubbi contro la Vecchia Signora. Altrettanto ha omesso di fare il grande calciatore e poi allenatore Gianluca Vialli.
Di sospetti, illazioni, diffamazioni, sono pieni i periodi peggiori della storia dell'uomo.
L'inquisizione, la caccia alle streghe, le purghe staliniane, i regimi di sinistra e di destra del '900 hanno in comune punizioni derivanti dal semplice sospetto.
Se si hanno le prove per accusare qualcuno, la sede più appropriata per farlo è il tribunale. Meglio tacere altrimenti.
Sì, è vero, l'uso di farmaci non proprio ortodossi, anche se legali nella Juventus di Vialli non era un bell'esempio per lo sport. Altrettanto non è un buon esempio il modo di fare di Zeman, che critica spesso i suoi colleghi. Ha criticato il gioco di Lippi, di Capello, di Donadoni, di Mancini.
Ha definito Mourinho, rispondendo affermativamente alla domanda di un giornalista, "Un grande comunicatore, che nasconde il fatto di essere un mediocre allenatore"
Ha poi criticato Ranieri, in un momento in cui questi affermò di privilegiare il risultato allo spettacolo.
Insomma Zdenek Zeman fa le pulci ad allenatori che hanno vinto molto più di lui e che hanno allenato squadre ben più blasonate delle sue. Per di più sostiene che Moggi ha distrutto la sua carriera: non è colpa di Moggi se nel 1999 è durato in panchina solo tre mesi al Fenerbahce, e altrettanto fallimentare si è rivelata la sua esperienza nel 2008 alla Stella Rossa di Belgrado. Altrettanto non sono colpa di Moggi le sue deludenti prestazioni da allenatore dell'Avellino nel 2003-2004 e nel Foggia dell'anno scorso.
Zeman, le sue buone occasioni per allenare squadre importanti le ha avute, dopo Roma e Lazio. Fino ad ora, però, ha vinto soltanto un campionato di C-2 col Licata nel 1985 e uno di serie B col Foggia nel 1991.
Quest'anno gli giungono tanti complimenti: il suo Pescara gioca un bel calcio, ma a corrente alternata. Il Pescara è terzo, ad un punto da Sassuolo e Torino, in serie B.
Ha vinto tante partite, soprattutto in casa, con un gioco spumeggiante. Ha altresì rimediato diverse brutte figure, in casa col Grosseto poco più di un mese fa, col Torino fuori casa con 4 enormi svarioni difensivi, a Reggio Calabria, a Castellamare di Stabia e a Livorno.
Il Pescara corre molto perchè ha una media bassa nell'età dei giocatori, e perchè Zeman lavora molto sulla velocità. Quest'anno la squadra adriatica fa un bel gioco ma non ha nulla di mostruoso.
I sospetti di Vialli , quindi, sull'iperefficienza fisica del Pescara in realtà sopravvalutano il valore stesso della squadra: su di essa piovono commenti come si trattasse del Real Madrid di Hugo Sanchez. Restiamo calmi: Il Delfino è una squadra terza in classifica, in un campionato di serie B. Fa un calcio spettacolare, sì, ma lo fa contro avversari spesso modesti. E' una squadra molto forte se rapportata alla cadetteria. E' una squadra modestissima se paragonata a Milan e Inter.
Vialli dunque dovrebbe evitare di dare troppa importanza al Pescara con illazioni stupide e ai limiti della diffamazione, e Zeman dovrà ricordarsi che quando avrà messo in bacheca un campionato e una coppa dei campioni nello stesso anno, o una coppa del mondo, potrà definirsi meglio di Mourinho e di Lippi.
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