(In collaborazione con Abruzzoblog.it)
Così si è pronunciato l'assessore alle politiche del lavoro della Provincia di Pescara Antonio Martorella sul "Primo maggio": "Abbiamo deciso di venire incontro ai giovani proprio a ridosso della festa dei lavoratori.
Venerdì 29, il Sabato 30 e Domenica 1, giorno culminante della celebrazione, abbiamo predisposto stands in cui abbiamo messo a contatto la domanda e l'offerta lavorativa. In più abbiamo dato l'opportunità a giovani cantautori e a studenti di esprimere le proprie potenzialità, tempo permettendo, prima del concerto del Primo Maggio con Luca Napolitano.
I festeggiamenti dei sindacati si tengono a parte, del resto io rappresento le istituzioni e non i sindacalisti."
La decisione di fare un Primo Maggio senza discorsi istituzionali da un lato è apprezzabile per l'iniziativa dei colloqui di lavoro, ma dall'altro suscita degli interrogativi.
Probabilmente le giunte provinciali e comunali di centrodestra hanno percepito il Primo Maggio come una festa che la sinistra tenta di fare propria (e in effetti in un certo senso è così).
Si assiste dunque ad un boicottaggio silenzioso anche a livello nazionale da parte del centrodestra (cosa non molto edificante).
Lungi da noi prendere parte per qualcuno. Ci si consenta però una considerazione: in questa Italia così separata da scontri tra Guelfi e Ghibellini, si idealizza tutto in nome dello scontro politico: come il 25 Aprile, Festa della Liberazione è un giorno di tutti, così lo sono il primo Maggio e le celebrazioni dell'Unità d'Italia.
Alla resistenza hanno partecipato uomini di sinistra, cattolici, gente comune, gruppi apolitici come la Brigata Maiella. Ci sono grandi lavoratori tra quelli che votano a sinistra e a destra, così come tra i cattolici, che non a caso festeggiano San Giuseppe, patrono dei lavoratori.
Nessuno si arroghi il diritto di mettere la propria bandiera sulla festa dei lavoratori, nemmeno quei Soloni del Nord che sostengono che i meridionali come noi Abruzzesi non fanno niente. Vengano qui a controllare, non sanno di cosa parlano.
C'è anche qualcun altro che non dovrebbe uscire dal seminato: quasi come dei Khomeinisti teocratici, gli adepti del Dio sindacato sono addirittura andati in piazza per costringere i comuni a tenere chiusi i negozi. Quale libertà vi è in un paese in cui un commerciante che vuole lavorare si vede obbligato a chiudere i battenti? C'è chi onora il Primo Maggio con bei discorsi in piazza, chi riposando, e chi invece lavorando, appunto. E' legittimo. Buon Primo Maggio a tutti, sperando che sia un giorno di unità, e non di divisioni.
Andrea Russo
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