Lino Banfi è un attore ormai noto a tutti gli italiani da molti anni.
Anche molti dei suoi più feroci detrattori del passato si sono addolciti nei suoi confronti. C'è però una corrente benpensante che si pone in un certo modo nei suoi riguardi. Alcuni giornalisti, e addirittura qualche enciclopedia, come quella del gruppo Repubblica, dicono in sostanza di lui:
Anche molti dei suoi più feroci detrattori del passato si sono addolciti nei suoi confronti. C'è però una corrente benpensante che si pone in un certo modo nei suoi riguardi. Alcuni giornalisti, e addirittura qualche enciclopedia, come quella del gruppo Repubblica, dicono in sostanza di lui:
L'opera di Lino banfi dalle origini fino a tempi recenti è poca cosa, si è riabilitato solo dopo con "Un medico in famiglia" e con alcune fiction.
Questo vuol dire mettersi il prosciutto sugli occhi.
Il vero Lino Banfi è il Pugliese "arrapeto", quello delle battute a volte facili, a volte riuscite, ma quasi sempre efficaci, capace di fare ridere anche chi non è italiano, perchè molta della sua comicità è fisica e primordiale.
L'epoca degli spioncini della porta è finita, ahinoi.
Ma è proprio quel genere che ci piace e ce ne vergogniamo, talvolta, per i suoi eccessi di volgarità.
Prendere o lasciare: i calci nel bassoventre, le donne nude oggetto di torbido desiderio, i giochi di schiaffoni, sono inscindibili dall'inventiva di Banfi e di tanti bravi autori che non hanno avuto un ricambio.
Personalmente io prendo, e anzi ringrazio Lino Banfi perchè ci sono films che, da quando sono nato, mi fanno ridere a crepapelle, e non solo: certe volte me li ricordo e rido al solo pensiero, mentre mi ritrovo nelle situazioni più disparate.
Il film che preferisco di Banfi è "Al bar dello sport", che possiede il giusto mix di primitività ed inventiva. E' un piccolo grande film, perchè racchiude in sè anche la migliore interpretazione di Jerry Calà, (ed è paradossale che essa coincida con il ruolo di un muto).
Calà, come sostiene lo stesso regista Massaro, lì possiede una solarità particolare; abbina grande talento a poesia chapliniana, e si cala in un personaggio affascinante, un po' oracolo e un po' prestigiatore, furbo e tenero, spericolato giocatore di poker e seduttore.
Ma Jerry, lo sappiamo tutti, è abile anche con le parole, e basta la sua unica frase pronunciata nel film alla fine a dimostrarlo. Nel finale Infatti Calà (detto Parola) si sblocca inspiegabilmente e dice:
"Uè, J R dei poveri, adesso che fai, l'innamorato pazzo?"
Questo vuol dire mettersi il prosciutto sugli occhi.
Il vero Lino Banfi è il Pugliese "arrapeto", quello delle battute a volte facili, a volte riuscite, ma quasi sempre efficaci, capace di fare ridere anche chi non è italiano, perchè molta della sua comicità è fisica e primordiale.
L'epoca degli spioncini della porta è finita, ahinoi.
Ma è proprio quel genere che ci piace e ce ne vergogniamo, talvolta, per i suoi eccessi di volgarità.
Prendere o lasciare: i calci nel bassoventre, le donne nude oggetto di torbido desiderio, i giochi di schiaffoni, sono inscindibili dall'inventiva di Banfi e di tanti bravi autori che non hanno avuto un ricambio.
Personalmente io prendo, e anzi ringrazio Lino Banfi perchè ci sono films che, da quando sono nato, mi fanno ridere a crepapelle, e non solo: certe volte me li ricordo e rido al solo pensiero, mentre mi ritrovo nelle situazioni più disparate.
Il film che preferisco di Banfi è "Al bar dello sport", che possiede il giusto mix di primitività ed inventiva. E' un piccolo grande film, perchè racchiude in sè anche la migliore interpretazione di Jerry Calà, (ed è paradossale che essa coincida con il ruolo di un muto).
Calà, come sostiene lo stesso regista Massaro, lì possiede una solarità particolare; abbina grande talento a poesia chapliniana, e si cala in un personaggio affascinante, un po' oracolo e un po' prestigiatore, furbo e tenero, spericolato giocatore di poker e seduttore.
Ma Jerry, lo sappiamo tutti, è abile anche con le parole, e basta la sua unica frase pronunciata nel film alla fine a dimostrarlo. Nel finale Infatti Calà (detto Parola) si sblocca inspiegabilmente e dice:
"Uè, J R dei poveri, adesso che fai, l'innamorato pazzo?"
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