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mercoledì 5 novembre 2025

Gli eroi della nostra prima giovinezza ci lasciano

Negli ultimi giorni diverse persone note ci hanno lasciato. Erano volti familiari che entravano nelle nostre case tramite la tv e che in qualche modo ci tenevano compagnia.

Io sono della generazione nata alla fine del ventesimo secolo. Per noi questi personaggi erano un po' i nostri eroi e si legano alla nostra età verde.



Giovanni Galeone: a Pescara, ma non solo, il suo nome equivale a quello di un vero e proprio eroe, a cui dedicare una statua o intestare piazze, vie, monumenti e stadi.

Il tecnico di Udine rappresenta un ricordo caro nella mente di tanti, nella città del Vate, legato in buona parte a quel periodo storico tra la seconda metà degli anni '80 e i primi anni '90.

All'epoca l'economia cittadina, come quella del resto d'Italia, era molto vivace. I negozi e le industrie del posto prosperavano e le tasse non avevano ancora raggiunto i livelli folli di adesso.

Questo si rifletteva anche sullo sport. La Sisley Pescara ad esempio, club di pallanuoto guidato dall'imprenditore Gino Pilota, vinse nel 1986-1987 il campionato e nel 1987-1988 la Coppa dei Campioni.

Galeone ha scolpito nelle pietre e nei cuori di Pescara il proprio nome in maniera indelebile, grazie ai risultati ottenuti: 

il primo posto in serie B nel 1986-1987 con una squadra retrocessa l'anno prima e poi ripescata;

l'unica "salvezza" in serie A l'anno dopo;

il secondo posto in serie B con conseguente nuova promozione nella massima serie nel 1991-1992.

Galeone inoltre entrò in sintonia con l'ambiente per il suo carattere Bohemienne: appassionato di letture colte, amante della vita notturna, si trovò a suo agio con una città non tanto grande ma con molto movimento, che affacciandosi sul mare era e resta una meta turistica di tutto rispetto.

Tale rapporto è rimasto saldo fino alla fine, tanto che "Il Gale" ha chiesto di essere cremato e che le sue ceneri vengano sparse nel mare di Pescara.

Oltre ai discreti risultati sportivi, conseguiti in altre piazze come la sua Udine per esempio, Galeone si fece conoscere per il suo calcio sbarazzino e divertente, votato all'attacco e inizialmente rivoluzionario, quando in Italia dominava il difensivismo.



Andrea De Adamich: pur non essendo io un cultore dei motori e della Formula 1, ricordo nitidamente le tante domeniche in cui in tarda mattinata il suo programma Grand Prix mostrava con grande passione tutte le novità in merito. Esaltante era la sigla, ancora oggi nella mente di molti, scritta ed eseguita da Augusto Martelli.

De Adamich, come Giancarlo Baghetti, aveva trascorsi importanti in Formula 1 e la tv aveva messo bene a frutto le sue competenze.





James Senese: figlio di un soldato Afro-Americano e di una donna Napoletana e nato alla fine della seconda guerra mondiale, ha rappresentato con il suo stesso aspetto fisico la sintesi tra due mondi.

Anche la sua musica esplorava l'incontro tra varie culture. Del resto negli anni '70 a Napoli fiorirono giovani artisti dalla grande estrosità e dotati di una certa tecnica sugli strumenti: lui, Tullio De Piscopo,  Enzo Avitabile, Tony Esposito, Pino Daniele, i fratelli Bennato, gli Osanna, ma la lista potrebbe essere ben più lunga, magari estendendosi anche ad altri generi musicali.





Paolo Bonacelli: a volte il talento emerge dalle realizzazioni più piccole, come un semplice spot pubblicitario. Mi ricordo la sua pubblicità del caffè Splendid in cui la famiglia, coalizzata contro di lui, voleva appunto cambiare marca: - E adesso come la mettiamo? - faceva la moglie. - La mettiamo in dispensa - rispondeva lui.

Attore molto solido di teatro, lavorò parecchio anche nel cinema. Tuttavia forse l'unica pellicola dove lo possiamo vedere protagonista è: Salò o le 120 giornate di Sodoma. Purtroppo si tratta, al di là del messaggio ideologico, di un film estremamente osceno, per cui non è adatto a tutti.

Io però ricordo Bonacelli in Fuga di mezzanotte, Non ci resta che piangere, Johnny Stecchino. Quest'ultimo ebbe un successo enorme ed è forse il film più riuscito di Benigni. 

Di Bonacelli si ricorda tra l'altro il suo discorso sui problemi della Sicilia, in cui volutamente omette la mafia, come se non esistesse, concentrandosi sul traffico, sull'Etna e sulla siccità.





Giorgio Forattini: le sue vignette sbattute in prima pagina spopolavano tra gli anni '80 e '90. Disegnava i politici spesso nudi. Spadolini era un suo bersaglio frequente, con la sua obesità debordante. Aveva il coraggio di andare contro la linea editoriale se necessario e questo gli costò la fine della sua collaborazione con La Repubblica per una vignetta su D'Alema pubblicata nel 1999.

Tuttavia fu Panorama a valorizzarlo maggiormente: gli dava spesso intere copertine da riempire con una sua vignetta, oltre ad utilizzarne altre tra un articolo e l'altro. Inoltre, essendo un rotocalco, aveva un tipo di carta e di inchiostro che gli permettevano di disegnare a colori e con una qualità grafica irraggiungibile per un quotidiano.





Mauro Di Francesco: devo dire la verità, non sono un suo grande fan. Eppure a cavallo tra gli anni '80 e '90 era uno dei comici che andavano per la maggiore e quella comicità un po' commerciale ha accompagnato la mia infanzia. 

Una delle scene più belle che lo riguardano si trova in "Sapore di mare 2 - Un anno dopo". 

La sua donna lo abbandona e lui esclama:

- Sei andata via Alina? E chi se ne frega! - 

La sua voce però si fa tremante, sul suo volto splende il sole del tramonto e lui si infila gli occhiali da sole per nascondere le lacrime.

Io lo ricordo però anche in "Aitanic".  In quel musical anche Di Francesco canta: su una nave, in una sorta di coreografia, si fronteggiano, con due gruppi contrapposti, Italiani del Nord e del Sud. Le musiche sono belle in quel film, forse un po' bonario ma divertente. 


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