Nella foto: il giornalista di origine Georgiana Georgyi Gongadze
Dopo essermi documentato in maniera più approfondita, posso dire di essere giunto ad un grado di consapevolezza maggiore, pur senza ovviamente pretendere di vendere verità a buon mercato ad alcunchè.
In questo pezzo mi soffermerò solo sull'argomento: giornalisti di opposizione uccisi.
Apparentemente non c'entra col conflitto in corso, ma se seguirete i prossimi interventi, vedrete che il puzzle si comporrà.
Tempo fa mi sono confrontato con una giornalista di "La Stampa", quotidiano nazionale di Torino, parte del gruppo editoriale Gedi/L'Espresso, storicamente riconducibile alla famiglia Agnelli.
Ci siamo trovati abbastanza d'accordo su tanti punti e tale Paola Ottaviani mi riconosceva nel frattempo lo status di "collega", con doveroso rispetto.
Quando alla fine del dibattito abbiamo avuto una diversità pacata di vedute, ecco gli appellativi della suddetta nei miei confronti: "Ma dove lo avete preso questo? E' un propalatore di fake news".
Il motivo del contendere è che io ritengo che bisogna informarsi del punto di vista dei Russi anche, al fine di farsi una idea più completa.
La Ottaviani invece ritiene che si debba dare credito solo alla stampa che racconta le cose in una certa maniera, tappando la bocca a quelli che lei definisce "Troll di Putin".
Una domanda allora mi è sorta: chi è giudice e arbitro della verità, chi decide cosa sia vero e cosa sia menzogna?
E soprattutto: se si è così sicuri di avere ragione, perchè temere che gli altri esprimano un parere opposto?
"I fatti si incaricheranno di definirli spergiuri", come avrebbe detto Bettino Craxi.
In Russia uccidono i giornalisti, dice la Ottaviani. Vero, ci sono stati dei casi di giornalisti uccisi e scomodi al potere.
In Ucraina invece, proprio quella Ucraina che vuole avvicinarsi all'Europa e all'occidente, la patria del patriota Zelensky, che a sua volta "eroicamente" veste la magliettina verde militare nel bunker, non ha visto uccidere decine di giornalisti negli ultimi decenni?
Andiamo ad approfondire un po'.
Un articolo di David Kirichenko, giornalista del Kiev Post, riporta di 18 giornalisti tra gli uccisi, imprigionati o scomparsi dal 1992.
https://euobserver.com/opinion/153115
Un articolo di End Impunity ci va più pesante e parla di 16 giornalisti solo tra quelli uccisi, dal 1995:
Ci sono casi ben noti in Ucraina. Quello di Georgiy Gongadze, fondatore del giornale di opposizione al governo Kucma, Ukrayinska Pravda.
Denunciò di essere pedinato da esponenti della polizia segreta, proprio nel periodo di pubblicazione di una lettera da parte 80 giornalisti Ucraini che denunciavano l'impunità per le violenze subite dai colleghi.
Fu trovato morto in un bosco non lontano da Kiev il 3 Novembre del 2000, decapitato e sfigurato perchè cosparso di diossina liquida.
Come in tutti i casi analoghi, la giustizia non individuò i colpevoli.
Pavel Sharamet (trascrizione libera dal cirillico) saltò in aria con la sua auto a Kiev il 20 luglio del 2016. Il corsivista e presentatore televisivo era critico sia nei confronti di Putin, sia di Lukashenko, nonchè dello stesso presidente Ucraino Petro Poroshenko.
Le indagini e i processi tenutisi portarono, ancora una volta, a un nulla di fatto.
Il fotografo Andy Rocchelli, che ha documentato il conflitto in Donbass, si trovava insieme ad Andrej Mironov, giornalista e traduttore al suo seguito, ad Andreevka, nel distretto di Slovjansk.
I due furono fatti oggetto nei pressi di un binario morto di colpi di armi leggere ed uno di mortaio provenienti dal lato dell'esercito Ucraino.
In parole povere, una sorta di cannonata fece saltare in aria il loro veicolo
Il comandante Markiv era in carica nella zona. Siccome aveva legami col nostro paese, fu arrestato in uno dei suoi viaggi in Italia.
Fu condannato in primo grado. La Corte di Assise di Appello di Milano invece, nell'assolverlo per vizi procedurali e per insufficienza di prove, confermò allo stesso tempo che da quanto accertato, gli spari erano avvenuti da parte Ucraina e non dagli indipendentisti.
Il sito filogovernativo Myrovorets (Il Pacificatore) che da anni pubblica liste di "nemici del popolo" Ucraino con nomi, cognomi , recapiti telefonici indirizzi, ha messo una scritta sulla sua foto "Liquidato".
Va menzionato che in tali schedari pubblici figurano decine di reporter di guerra e membri della stampa di numerosi paesi. La loro "colpa" è di non avere narrato la guerra nel Donbass come piace ai piani alti di Kiev.
In questi tristi elenchi della morte erano inseriti anche i giornalisti Kalashnikov e Buzina, eliminati pochi giorni dopo la pubblicazione dei loro dati personali.
Oles Buzina era noto per aver condotto in tv programmi di storia. Si era, diversi anni prima, candidato per un partito filorusso, senza grandi risultati. I Russi e i russofoni sono una minoranza molto consistente in Ucraina.
Non è tutto: sono molti i giornalisti sopravvissuti, ma ridotti a malpartito o in fin di vita.
In Ucraina decine di testate sono state chiuse perchè invise ai governi post-maidan (quelli, per intenderci, filoamericani ed europei seguiti alle dimissioni di Yanukovich e in carica ultimi anni).
Ebbene sì, il beatificato e apparentemente innocuo ex comico Zelensky ha chiuso decine di media e ha tra l'altro fatto licenziare migliaia di funzionari assunti prima di euromaidan.
Ci ritorneremo su con articoli a parte.
L'Ucraina è tutt'altro che un paese dove regna la democrazia. Il dissenso non è tollerato. Gli stessi gangli del potere si fanno la guerra contro l'uno con l'altro. L'Ex presidente Petro Poroshenko è stato messo sotto accusa dai suoi successori e solo recentemente scagionato.
L'economia è in mano a poche decine di oligarchi che si spartiscono la torta. I filonazisti combattenti di Pravj Sektor, assoldati da Kiev, minacciarono qualche anno fa che avrebbero marciato verso la capitale se non avessero ricevuto maggior supporto militare.
Menzione merita anche il negoziatore Denis Kireev, imprenditore vicino agli ambienti pro-Yanukovich e filorussi ma inspiegabilmente accettato tra i negoziatori ucraini dopo l'offensiva russa.
E' stato ritrovato ucciso di fronte al tribunale di Kiev, una zona dove i Russi non sono mai giunti. La vicenda non è chiara. Alcune voci giornalistiche hanno parlato di un suo "tradimento", mentre ambienti governativi, tramite Twitter, lo avrebbero definito un eroe.
L'affresco disegnato poc'anzi sul panorama Ucraino è un primo squarcio sullo stato di salute della democrazia del paese di Bulgakov, di Nijinski e di Gogol.
Esso toglie il velo alla mistificazione in atto da parte dei media occidentali di dare un "volto umano" all'apparato di potere di Kiev.
Si tratta di una lobby tutt'altro che rassicurante, democratica e pacifica in cui prevaricazione, monopoli, corruzione, disparità sociali, rapporti con le mafie e con frange estremiste armate segnano il tratto identitario di chi muove i fili.
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