Per apparire, per mettersi in pari.
All'incirca è questo il significato di una canzone, travolgente e al tempo stesso sostanziale, dei Gipsy Fint.
E' un pezzo che mi ha fatto ricordare quel particolare fenomeno che l'arte palesa ogni tanto: quel misto tra comico e drammatico, quella volontà di manifestare gioia sempre e comunque nonostante si abbiano gli occhi lucidi.
Non a caso nel gergo partenopeo si dice spesso: rido per non piangere.
Mi viene in mente anche il bellissimo e crudo "Pianese Nunzio, quattordici anni a Maggio", con un sorprendente e bravissimo Fabrizio Bentivoglio nel ruolo di un prete ambiguo, e l'allora adolescente Emanuele Gargiulo a impersonare un ragazzino travolto da giochi troppo più grandi di lui.
Il padre di Nunzio, nonostante fosse in preda alla disperazione, non lesinava battute a raffica sulla sua stessa condizione di infelicità, fino al punto in cui dava vita ad una piccola piece teatrale, cantando, come solo un napoletano può fare, una canzone struggente e appassionata.
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