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venerdì 10 agosto 2012
Schwazer ha sbagliato, ma ora lasciamolo in pace
Era simpatico un po' a tutti, in Italia, con il suo aspetto da bravo ragazzo. Aveva raggiunto risultati importanti in una disciplina molto dura come la marcia, vincendo due bronzi ai mondiali di Helsinki e di Osaka nel 2005 e nel 2007, un oro olimpico a Pechino nel 2008 e un argento agli Europei di Barcellona del 2010.
Alex Schwazer, altoatesino bilingue, italiano del confine, nell'aspetto un po' germanico, nei fatti cittadino del bel paese, già nel 2009, ai Mondiali di Berlino, aveva dato segni di insofferenza.
Era giunto in quella competizione con lo stomaco che si bloccava, una reazione psicosomatica che ne avrebbe compromesso la gara. Non fu in grado di continuare, e a caldo, ai microfoni della Rai, dichiarò: "lo stomaco si chiude, basta che io beva un po' d'acqua durante la gara, come è necessario, per restare in difficoltà. Forse, --aggiunse-, (e questa frase rimase impressa nella memoria di alcuni) era meglio che mi fossi divertito di più negli ultimi tempi, invece di allenarmi come un matto".
Erano i prodromi di quanto sarebbe successo. Lo sport agonistico non è salutare, mette fisico e mente sotto forte pressione. Alex non ce la faceva più. Il suo fisico stesso gli dava segnali di ribellione.
Talvolta è giusto fermarsi, riposare e giungere a un giusto compromesso tra sacrificio e una probabilità di non essere più il numero 1.
Così ha deciso, saggiamente, Federica Pellegrini, che ultimamente ha avuto risultati in calo e che più volte aveva denunciato strani sintomi, come enorme spossatezza tanto da sentirsi malata, oltre ai famosi attacchi di panico di pochi anni fa.
Schwazer è stato trovato positivo ai test dell'antidoping, è stato squalificato dalle olimpiadi in corso. Aveva assunto Epo, una sostanza in grado di mutare la percezione della stanchezza, una droga che si iniettava nelle vene forse all'insaputa di tutti.
Ci saranno conseguenze ora: una squalifica sportiva, per uno o più anni, un procedimento penale, e probabilmente la radiazione dall'arma dei carabinieri, che tanto lo avevano appoggiato anche materialmente in modo da permettergli di vivere con la marcia, da professionista.
La gogna mediatica è già iniziata, e lui dovrà ricostruirsi una vita. Dice di non voler ritornare a correre, quale che sia la pena inflittagli.
Molti italiani, però, non hanno voluto accanirsi su di lui: è già pentito, pagherà sicuramente quello che ha fatto, è giovane, appare a tutti come un bravo ragazzo che ha avuto un periodo di debolezza, e che si dovrà disintossicare, perchè certe sostanze lasciano tracce nel fisico e nel cervello.
Tutti sbagliamo, e ci sono errori molto più grandi di una positività all'antidoping che non vanno davanti ai flash e agli obiettivi delle telecamere.
Vai avanti, Alex, si può sbagliare nella vita, l'importante è rimettersi in marcia.
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