Non tutti hanno la stessa sensibilità e lo stesso modo di concepire ciò che è sacro.
Riguardo alla religione dominante nel mio paese e a tutte le altre sono scettico, la ragione mi porta verso un lido, la speranza verso un altro. Ad ogni modo, quando mi sono recato in un luogo di culto, anche non cattolico, ho sempre ritenuto di osservare il massimo rispetto per quel posto, facendomi tanti scrupoli. Spengo il cellulare, cerco di non entrare se ho abiti troppo estivi, mi tolgo il berretto di fronte a un'immagine sacra, osservo un certo silenzio, e via dicendo.
Chissà forse da lassù qualcuno osserva, o forse no, ma non è importante ai fini di questo discorso: c'è un punto oltre il quale un uomo non deve andare, c'è un momento in cui bisogna fermarsi, ci sono dei simboli che sono molto di più che immagini e oggetti, in cui vengono riposti i sentimenti , la volontà di migliorare, la voglia di purezza di milioni di persone.
Ho visto in passato in chiesa: una donna che mangiava un panino, dei chioschi in cui si vendevano "souvenir", laddove Gesù fu esplicito in materia, cacciando i mercanti dal tempio. Ho visto anche le chiese usate per set cinematografici (con scene anche violente e uccisioni) e per dibattiti politici. L'altra sera, sulla Rai, una nota cantante, sia pure in buona fede, cantava una canzone di musica leggera, con le spalle scoperte, e dietro c'erano dei bambini, tutti spalle all'altare. L'esibizione si è svolta con il beneplacito del vescovo di Pompei ivi presente. Si onorava la Madonna di Pompei appunto, gli intenti erano casti, ma un po' ho storto il naso lo stesso di fronte a una scena simile.
Si ci sposa di frequente in estate, e le spose offrono un bel decollete alla vista dei presenti, magari il petto è più o meno coperto, ma spalle e collo sono ben visibili.
L'idea di chiesa come posto dell'anima, però, di luogo dell'interiorità e della contrizione, del genuiflettersi di fronte alla divinità, dell'espiazione, di un certo sentimento di purezza
non lascia spazio alla all'ufficialità mondana, al baccano, alla tentazione degli occhi.
Ci sono gentil dame dello spettacolo che attirano l'attenzione maschile con il decollete e nel medesimo punto scende una croce appesa al collo in evidenza.
La differente sensibilità moderna dell'indulgenza ha fatto sì che in chiesa ci siano i cuscinetti sugli inginocchiatoi: ma l'inginocchiamento è un atto di sottomissione, di voluta scomodità, di lieve sofferenza.
C'è un esibizionismo, inoltre, del proprio sentimento religioso: gente che "si converte" e va in televisione a dirlo, per poi scriverci sù dei libri ben pubblicizzati.
Le mogli dei boss della malavita sono spesso in prima fila in chiesa.
Non sono americano, non comprendo i gospels in cui si ci dimena negli U.s.a., i telepredicatori, nemmeno le messe trasmesse in diretta televisiva e quel vescovo di provincia che si mostra sempre in primo piano in una rete tv appartenente al Vaticano.
Il silenzio è etereo, è una dimensione di raffinatezza in cui si apre la porta all'Io; e siccome per chi è credente il farsi largo nel proprio mondo interiore coincide con l'avvicinarsi alla divinità, l'assenza di suoni è parte della religione.
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