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domenica 6 giugno 2010

La musica per il cinema degli anni '70

In Italia abbiamo una grande trdizione cinematografica, sebbene negli ultimi anni la settima arte accusi un vistoso declino.
Non fa eccezione la musica composta per il cinema, che negli anni '70 ha vissuto un momento magico difficilmente ripetibile.
I protagonisti di quell'epoca erano talenti cristallini. Ennio Morricone non ha bisogno di presentazioni, come del resto Armando Trovajoli (quello di Arrivederci Roma e Aggiungi un posto a tavola)e Piero Piccioni.

Tra i dimenticati e i sottovalutati ve ne sono molti altri. Tanto per citarne alcuni, Daniele Patucchi non si è discostato da quel genere fusion-bossa nova che andava per la maggiore negli anni '70, e a cui non si è sottratto nemmeno il jazz-man Roberto Pregadio.

Piero Piccioni ha firmato le colonne sonore della maggior parte dei films di alberto Sordi negli anni '70-80, e Fred Bongusto cantò la sua "Noi innamorati all'improvviso".

Sono melodie che ci riconducono ad una visione del mondo ristretta, fatta di passioni torbide, di suggestioni notturne dei film riprogrammati ad ora tarda.

Films a volte volutamente di serie B che però non mancavano di lampi di genio. Musiche bellissime abbinate ad obbrobri su celluloide, come "The man from the deep River" di Umberto Lenzi. Film che rispecchia il talento avventuroso di Ivan Rassimov, la cui storia personale è eloquente: il triestino col volto da straniero nella vita era coraggioso e forte come nei suoi films.

Come dimenticare quelle atmosfere struggenti e melodiche, sottolineate spesso dalla voce di sirena di Edda dell'Orso?

Era un jazz brasiliano, una fusion o una bossa nova mai più ripetutesi, e per questo distintive di quel periodo.
Intensi e sostanziali, gli anni'70 non erano certo privi di estremismi stupidi, di un maschilismo autolesionista e di una presunta "vis" che in realtà era puerilismo da fumetto.

Eppure, con tutta la loro ingenuità e volgarità gratuita tali prodotti dello spirito italico sovrastano le pellicole attuali. Siamo vergognosamente (mi dispiace dirlo, ma è così) rappresentati da Scamarcio, da Elio Germano e da Giovanna Mezzogiorno, attori che meritano rispetto, ma che trent'anni fa non avrebbero potuto essere capofila di nessun cinema, se non davanti alla biglietteria.

E così, tra il prendere e il lasciare nella valorizzazione delle musiche di "Emanuelle nera" o di un film con Edwige Fenech, io prendo, senza pensarci due volte.

Quei suoni, alla luce dei nostri giorni, sono addirittura un caposaldo di civiltà che premia il sacrificio, lo studio della musica e un modo di lavorare che unisce inventiva ad una solida cultura.

Il Jazzman Piero Umiliani, tra l'altro autore dell famosa sigla sportiva "Discomania", Alessandro Alessandroni, diventano ideali cavalieri di un'epoca eroica che si allontana sempre più. Vi saluto con la splendida "Susan Theme" di Daniele Patucchi, preannunciandovi una selezione di brani che delizieranno gli amanti del genere.

Una riflessione ultima: forse non è un caso che molti artisti brasiliani vedano nel padre della Bossa Nova un Francese delle colonie, ovvero Henri Salvador. Essa nasce come genere internazionale e non appoggia del tutto i piedi in Brasile in realtà,sebbene vi tragga ispirazione. La dimostrazione è data dalla quantità di autori italiani succitati che fanno parte integrante della sua storia.

4 commenti:

Francesco Argento ha detto...

Salve, sono Francesco Argento
autore del sito ufficiale dedicato a Piero Umiliani. Trovo il blog molto interessante e volevo solo precisare che Piero non ha composto la sigla sportiva "Stadium" che in realtà era di Oscar Prudente. Piero Umiliani ha composto per il calcio in TV sia una sigla per la Domenica Sportiva (Dribbling)che per 90° Minuto (Discomania).

Amministratore ha detto...

Ha ragione. è stato un lapsus di cui mi scuso. Tra l'altro ho parlato della famosa sigla "Stadium" pochi posts addietro, riportandola col nome del vero autore. Mi sono confuso perchè Piero Umiliani ha firmato un'altra celebre sigla di calcio, "Discomania" appunto.

Anonimo ha detto...

parole sante..inutilmente cerco di far capire che il cinema di una volta erano emozioni pure..vogliamo parlare dell'accoppiata sergio leone ennio morricone o i primi film di dario argento, il grande silenzio di corbucci, tepepa e tanti altri, si dovrebbe parlare anche del cinema francese anni 60 70 e primi 80 troppo dimentica..gente come lino ventura, belmondo, delon..ricordiamo "le samurai", un capolavoro del genere polair..ho avuto la fortuna di crescere nel periodo d'oro del cinema e anche da frequentare le sale parrocchiali...i ragazzini della nostra generazione andavano tutti i pomeriggi al cinema con duecento lire...ma a roma c'erano decine e decine di sale da scegliere nel quartiere trieste o li' intorno...bei tempi che non torneranno mai piu'...io personalmente avro' visto migliaia di film a quei tempi..rivederli in tv e' quasi impossibile tranne ogni tanto uno a tarda ora(rimango sveglio apposta) poi per fortuna esiste emule...se ne trovano tanti..comunque e' proprio vero i tempi migliori sono quelli che hai perduto, non e' un post nostalgico trattasi solo di verita' sacrosante..se preferite le fiction o uomini e donne o amici...problema vostro..non conoscete la qualita'.

johnnystarr ha detto...

ciao
purtroppo leggo questo interessante e ottimo articolo solo adesso (2016)
ma ne condivido in pieno i contenuti e le idee.

mi chiamo Giovanni Perini, sono un compositore e tra gli artisti e generi che preferisco e da cui attingo a livello di influenze, ci sono proprio Umiliani, Morricone, Mancini, Les Baxter per rimanere nel mondo Lounge)

se volete dare un ascolto a qualche mio lavoro, potete farlo qui:

http://www.audiosparx.com/GiovanniPerini

Un caro saluto

GP