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mercoledì 7 febbraio 2024

Il Robinson Crusoe di Paolo Villaggio è grintoso e ricco di contenuti

Oggi ho visto con piacere un vecchio film che ha più anni di me. Si tratta di "Il signor Robinson, mostruosa storia d`amore e di avventura". Anno di grazia: 1976.

Benchè non sia mai stato atletico, Paolo Villaggio lì era ancora discretamente giovane ed in grande forma. In più aveva molto da dire. 

Erano gli anni in cui Fantozzi veicolava un messaggio politico e sociale, che si è perso via via coi film di Villaggio degli anni `80 e `90,  

quando lo stesso personaggio divenne solo una stanca marionetta sfortunata che prende colpi in faccia, svuotato di ogni contenuto.

Il Robinson di Villaggio fu una idea felice: ravvivare le avventure di Robinson Crusoe vestendole della personalità e della inventiva dell'attore Genovese.

Anche qui, come in Fantozzi, uscito nelle sale solo un anno prima, c`è tutto il repertorio intellettuale di Villaggio: la critica dei costumi Italiani, il cittadino medio aggrappato alle sue comodità, alle sue bassezze e al conformismo. C'è la rinuncia a vivere alla grande e secondo i propri principi perchè è più comodo così.

"Bella donna eh? No? Beh però è ricchissima", dice il naufrago al pappagallo appollaiato sulla foto della moglie. Quando poi l`amore puro  dell`avvenente Venerdì lo metterà di fronte ad una scelta, il conflitto esploderà in lui. 

Il protagonista trova dunque la donna dei sogni, addirittura impara la lingua degli indigeni in una nuova isola e si integra, ma il richiamo della civiltà riappare in tutta la sua inciviltà volgare e meschina, malata di gossip, di diavolerie elettroniche e di cibo spazzatura.

Ci sarà un sussulto di orgoglio e di ripensamento, un po`come Fantozzi, almeno per un breve lasso di tempo, umilia il suo superiore a biliardo. Se però il personaggio fosse stato un uomo forte e vincente Villaggio avrebbe cambiato mestiere e non avrebbe avuto debolezze da deridere e da esorcizzare.

La stessa situazione di scelta tra un amore sincero,  scevro da schemi sociali da una parte e la comoda civiltà che riporta il naufrago alle miserie dell`animo dall`altra, esiste anche in un film di due anni prima:

"Travolti da un insolito destino nell`azzurro mare d`Agosto".

Si tratta di una splendida opera di Lina Wertmüller, con la superba Mariangela Melato, la cui bravura sembra di un altro pianeta, nonchè Giancarlo Giannini, altro talento Wertmülleriano.

I titoli lunghi andavano di moda all`epoca, sia nei film che nelle canzoni.




Come accennato, in "Il signor Robinson, mostruosa storia d` amore e di avventura", il ventaglio di spunti ideologici di Villaggio trova parecchio posto, a partire dalla non rinuncia alla civiltà dei consumi.

Il superstite al naufragio gioca a carte da solo, si inventa una macchinina di legno inventandosi un fantasticante Gran Premio di Formula Uno, interrompe la stessa partita a carte per andare a prendere la moglie in una immaginaria stazione; la moglie in realtà è un albero con le foglie vagamente rassomiglianti a dei lunghi capelli.

Il boomerang che si è costruito fornisce altri pretesti comici. Il rapporto col pappagallo è una trovata frequente per i film leggeri di quei tempi. Figuriamoci se non potevano utilizzarla con Robinson e su un'isola tropicale. 










In realtà una delle spiagge è Cala Luna, che come le altre location è sulla costa Nuorese della nostra bella e selvaggia Sardegna.

Infine citiamo la penosa tv fatta per compassione dalla nativa Venerdì (la bellissima, allora ventiquattrenne Eritrea Zeudi Araya).

Robinson cerca di spiegare cosa sono i soldi e le banche a Venerdì con un lungo e troppo contorto discorso. Venerdì lo spiazza semplicemente proponendo lo scambio tra due oggetti.

E poi ci sono le gag, riproposte in parte in altri film: le prove di forza e di intelletto in una gara con un indigeno, in cui si gioca il matrimonio con Venerdì. 

Robinson declama la Divina Commedia e viene ricoperto di ortaggi con disprezzo, cede alla prova del digiuno ingurgitando indecentemente il cibo, tentando inizialmente di farlo di nascosto. Affronta i sassi penzolanti perdendo anche la prova di abilità fisica.

Quello che mi piace di questo film è la mancanza di banalità. Le gag sono riuscite, Paolo Villaggio ha i ritmi giusti e recita per davvero, fa discorsi complessi, il fisico e i riflessi lo accompagnano. Non cede, come farà in seguito, a fare per quasi tutto il tempo la voce roca sibilata.




Qui in veste di Robinson parla, esprime una mimica valida, supportato dalla Fantozziana voce narrante che dà forza e contenuto alle immagini in movimento.

La trama non perde logica e coerenza, nonostante il giusto indugiare nelle gag comiche e i 103 minuti di durata, ben più lunga rispetto a tante altre opere simili.

Infine una menzione a parte la merita la canzone, con annessa colonna sonora, scritta dai fratelli De Angelis e cantata dall`allora in voga Sammy Barbot, Martinicano ai tempi ventunenne, nel fiore degli anni e della bellezza, con una voce soul da brivido.

Bei tempi per il cinema, quelli.


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